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Fissare la tenda oscurante era stato molto più complicato del previsto.
Allontanandosi di due passi, Xenya osservò la propria creazione: non male, considerando che quella non era una tenda e che era tenuta ferma con delle puntine - non il massimo in termini di praticità.
«Almeno non mi sveglierò più per colpa del sole.»
Prese la forbice e i rimasugli di stoffa che aveva abbandonato sul letto e li infilò nell'ultimo cassetto del comò. Non sapeva cosa sarebbe potuto tornarle utile nel futuro.
Il boato di una sirena irruppe nel suo piccolo ambiente sicuro. Sobbalzò, chiudendo troppo in fretta il cassetto.
«Cosa...»
In quell'istante si ricordò di essere ancora a Fronds. Ultimamente la sua psiche stava fuggendo dalle responsabilità con molta più facilità di quanto avrebbe dovuto.
Cosa sarebbe dovuto significare quell'allarme?
La domanda trovò subito risposta perché qualcuno quasi divelse la porta dell'abitazione di Xenya. La ragazza venne di nuovo spaventata quando Zehekelion irruppe nella sua camera.
«Sapevo saresti stata qui. Dobbiamo sbrigarci, alla tenda abbiamo bisogno anche di te.»
E senza attendere il tempo necessario perché Xenya potesse ribattere, il Vice la prese per un braccio e la trascinò letteralmente fuori dalla sua casa.
«Cosa sta succedendo?» chiese lei, affannata mentre tentava di tenere il passo dell'elfo dalle gambe troppo lunghe.
«L'allarme di riunione. Significa che bisogna andare tutti davanti alla tenda... Ma per noi persone importanti vuol dire che dobbiamo entrarci per discutere il problema serio.»
La mente di Xenya si teletrasportò a un unico pensiero, o meglio a un'unica persona.
«Fermo» si lamentò lei, strattonando la presa affinché potesse darle ascolto. «E Made- Sasha? Non possiamo lasciarla sola a...»
«E invece sì, almeno per il momento» borbottò, rafforzando la stretta e proseguendo imperterrito.
«Puoi dirmi cosa succede? Ti prego.» Il tono di Xenya era esasperato.
«Non lo so. Ero appena tornato a casa dai bagni quando è suonato l'allarme e tu, com'è ovvio, non ne sei rimasta turbata.»
In effetti, Xenya era rimasta più che altro spaesata al forte rumore. Le sarebbero stati necessari altri istanti perché potesse prendere coscienza.
Il ragazzo proseguiva a passo svelto lungo il sentiero della zona residenziale e, con il ritmo che aveva acquisito, la ragazza poteva vedere delle piccole gocce simili a rugiada scendergli dai capelli più scuri del solito. Rimbalzavano sulla sua pelle prima di scorrere lungo la mascella e le linee definite del collo prima di poggiarsi sul collo della sua maglia.
Xenya si morse la lingua e cercò di accelerare ancora. Per ogni passo di Zehekelion, lei doveva farne almeno due, e solo per evitare che il suo arto venisse strappato dalla foga.
«Mi dispiace di non essere uscita subito, io...»
«Sì, tranquilla» la interruppe lui. «Scusami per l'agitazione, ero solo preoccupato per te. Dopo tutto quello che hai passato oggi, i doveri sono forse l'ultima cosa per cui dovrei stressarti.» Zehekelion rallentò fino a quasi fermarsi, liberandole il braccio.
Xenya prese un respiro profondo. Fu il suo turno di prendere il polso dell'accompagnatore e guardarlo negli occhi.
«Andiamo» gli disse. «Hanno bisogno di noi.»
Zeke annuì e, insieme, corsero lungo la serpentina della zona residenziale sino a raggiungere quella politica.
L'esterno della tenda era già gremita dai primi elfi che, giunti sul posto, si scambiavano ipotesi sull'accaduto.
Xenya aprì il portone e lo richiuse non appena anche l'elfo col fiatone non fu entrato.
«Abbiamo un incendio in avvicinamento» asserì Ger, seduto, con le braccia incrociate.
I tre scienziati erano già nell'edificio, in piedi sul lato destro del lungo tavolo. Xenya li raggiunse subito. Zeke lo fece non appena si fu ripreso dalla corsa a perdifiato.
«Da dove è partito?» domandò Zenith rivolta ai suoi due assistenti. Anche lei era uscita da poco dalle docce. «Se arriva da nord può aver preso anche i Palazzi.»
«Incendi di una tale portata non si scatenano da soli, fatalità nella nostra zona. Per non parlare della presenza di droni che scandagliano l'area che brucia.» Yekson incrociò le braccia al petto. Il nuovo incarico gli aveva dato proprio un sacco di fiducia in se stesso - e Xenya ne era orgogliosa.
«Gli scudi?» chiese apprensivo Zeke. «Li avete accesi?»
In quel frangente la fata si ricordò di quando il Vice le aveva parlato degli scudi che proteggevano Fronds da occhi indiscreti o, come in quel caso, droni sentinella provenienti dai Palazzi.
«Certo che li abbiamo attivati» disse Zenith. «Ma come ben sai ci terranno nascosti solo se le condizioni esterne non saranno estreme... E direi che un fuoco è piuttosto estremo. Anche se lo spegnessimo, dovremmo uscire allo scoperto.»
«Quindi gli scudi non servono a niente, grandioso.» Undrel, ferito al labbro inferiore, alzò le braccia in alto per poi farle cadere lungo i fianchi in un gesto esasperato.
«Il punto è che il nuovo Strength a capo dei Palazzi deve essere impazzito per aver deciso di ardere l'ultima zona verde rimasta al mondo.» Ger, corrucciato, sembrava stesse pensando a tutti gli scenari possibili a cui sarebbero andati incontro. E dall'espressione che aveva, gran parte di essi non comprendevano un lieto fine per Fronds.
«La classica, vecchia filosofia de se non l'avrò io, non l'avrà nessuno.» Zeke si passò una mano tra i capelli che, bagnati, si divisero in grosse ciocche scure. Il suo sguardo era perso sulla parete opposta della tenda, anche lui intento a formulare strategie.
Ger sorrise appena alla frase del suo Vice.
«Diciamo piuttosto che il bastardo vuole stanarci e l'unico modo che il suo piccolo cervellino ha elaborato è quello di dare fuoco all'intero fottuto pianeta.» Zenith sbuffò, iniziando poi a camminare avanti e indietro.
«Grazie Zenith per la dose di educato realismo... Ci mancava.» Undrel alzò gli occhi scuri al cielo, guadagnandosi una pernacchia dalla mentore.
«Ragazzi, concentratevi.» Ger richiamò all'ordine la nuova generazione di leader. «Come possiamo evitare il disastro?»
«Dalle previsioni fatte da me e Undrel, l'incendio non arriverà all'accampamento.» Yekson decise di prendere posto su una sedia, iniziando dunque a incrociare le dita in modo nervoso. «La zona nord-est potrebbe essere l'unica a rischio, il resto dovrebbe essere al salvo. Gli scudi dovrebbero tenere abbastanza da evitare di farci scoprire.»
«Abbiamo certezze? Le ipotesi mi spaventano.» Ger poggiò i gomiti sul tavolo, fissando Yekson. «I pannelli olografici sviluppati da Herald sono vecchi. Non possiamo giocare con la vita della gente, non possiamo permetterci di perdere l'invisibilità con elfi qui dentro.» Allungò le braccia sul tavolo, giunto a una realizzazione per lui bizzarra. «Se l'incendio non prende l'accampamento in pieno, significa che devono aver sbagliato i calcoli. Come mai?»
«Jamie, il ragazzo di questa mattina.» Xenya prese la parola, facendo un passo in avanti. «Hanno visto che è morto in questa zona, probabilmente non si sono fidati del punto esatto.»
«Aspetta, però.» Anche Zehekelion avanzò. «L'hanno sepolto a Minneapolis.»
«Il localizzatore è ancora attivo. Pensano che siamo nella città.» Yekson batté appena le mani, capendo cosa deve aver falsificato le previsioni di David.
«Meglio così.» Ger annuì, rilassando quindi le spalle. «Se pensano che siamo a Minneapolis, faranno di tutto per concentrarsi su quella.»
«Meglio?!» sbottò Zenith, fermando il suo incedere con un ghigno rabbioso. «A Minneapolis c'è lo smeraldo! Non voglio nemmeno pensare cosa potrebbe succedere se si surriscaldasse.»
«Non ti preoccupare.» Undrel le si avvicinò. «Con la sera arriverà anche il vento da ovest. Prima che tramonti il sole, il fuoco sarà in Wisconsin, mancando in pieno la città. E a quel punto dovranno spegnerlo perché minaccerà di entrare a Clock stesso.»
Zenith riprese a passeggiare lungo il lato della tenda, tranquillizzata.
«Non hanno nemmeno calcolato quello perché si saranno precipitati contando sull'effetto sorpresa per stanarci.» Un sorrisetto orgoglioso apparì sul volto di Yekson. Aveva di nuovo superato David in astuzia.
«Aspettate» Zeke interruppe il momento di gloria. «In Wisconsin ci sono i raccolti degli stregoni... Cosa possiamo fare per loro?»
«Fermo.» Xenya si voltò di scatto verso di lui. «Hai detto raccolti?»
«Sì, anche loro dovranno mangiare qualcosa.» Il Vice corrugò le sopracciglia senza capire.
Zenith si bloccò di nuovo, fissando l'amica nella stessa maniera con cui lei stava fissando Zehekelion. Xenya si voltò poi verso l'altra ragazza e si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente.
«Un incendio si propagherà ovunque, facendo perire colture» citò l'elfa, facendosi nascere sulle iridi violette un bagliore di eccitazione mista a terrore.
«L'eclissi» sputò fuori Xenya.
«E se non fosse stato Strength? Manca poco all'inizio del nuovo anno solare.» Zenith dovette portarsi una mano alla fronte. Stava sudando.
«La situazione sta degenerando.» Ger batté un pugno sul tavolo per richiamare l'attenzione di tutti i presenti. «Ragazze, concentratevi: che il sole si oscuri è l'ultimo dei nostri problemi. L'incendio si avvicina e gli scudi, a tali temperature, potrebbero non reggere.»
«Provare a bagnare il perimetro est con acqua mista a sabbia potrebbe rallentare l'avanzare del fuoco nella nostra direzione?» Zeke si rivolse alla sorella.
«In teoria, sì.»
«E allora vale la pena provarci.» Xenya prese in mano la situazione, dopotutto era lei il braccio. «Mi pare di aver capito che gli scudi comprendono anche la zona subito adiacente alla recinzione, quindi nessuno vedrà la gente che riversa secchi.»
«Xenya, non possiamo rischiare vite invano. Quando il fuoco sarà troppo vicino e gli scudi cederanno, noi tutti dovremo già essere altrove.» Il Capo sembrava quasi sul punto di essere convinto, ma gli servivano ulteriori rassicurazioni.
E Yekson sembrava molto incline a fornirgliene alcune.
«Se il vento sposterà l'incendio ancora di più verso est e i droni controllano la zona dove c'è il fuoco...»
«Il nostro lato ovest sarà libero.» Undrel completò la frase. «Abbiamo l'accesso originale, quello della zona agricola. Potremmo far scappare tutti da lì.»
«Verso dove?» Gli occhi di Ger si illuminarono.
«Il Lago Lida.» Fu il turno di Zeke di avere ottime idee. «Sotto il livello dell'acqua c'è il vecchio bunker, quello dove ti eri nascosto anche tu. Potremmo nasconderci là fino a quando l'allarme ai Palazzi non sarà rientrato.»
Zenith sorrise vittoriosa, nonostante la preoccupazione ancora le velasse il volto.
«Bene.» Ger sospirò, lasciandosi poi ricadere sullo schienale della propria sedia. «Ricapitolando, il nostro piano consiste nel passo zero - gli elfi dovranno procurarsi tutte le scorte a disposizione per il loro nucleo - , il passo uno - preparare e versare secchi di sabbia e acqua lungo il perimetro est - e il passo due - raccoglimento all'uscita agricola e fuga verso il bunker al lago Lida -. Tutto chiaro?»
«Chiaro.»
«Mentre io spiegherò il piano agli altri elfi, voi dovrete recuperare tutto il necessario per voi stessi e posizionare i vostri zaini vicino all'uscita. Per i secchi ci sarà una catena: Undrel e Yekson, voi coordinerete il prelievo dell'acqua dal lago Loon, quello a sud est dell'accampamento.»
«Sissignore.»
«Zenith, tu dovrai occuparti della miscela con la sabbia sulla riva del lago.»
«D'accordo.»
«Xenya, sarai l'inizio della catena che da sud est deve arrivare fino a nord est.»
La ragazza annuì.
«Zehekelion, tu devi controllare l'estremità finale della catena. Occupiamoci prima di quello che sarà il lato più esposto, quello all'estremo nord est, e poi man mano scenderai con gli alti fino al lago Loon.»
«D'accordo.»
«Ricordate che non appena l'allarme di riunione sarà di nuovo attivato, dovrete precipitarvi all'uscita agricola per raggiungere il bunker. E, come al solito, date priorità alla maggioranza. Xenya, in quanto nuovo Generale, tu farai da chiudifila.»
«Va bene.»
«E ora andate... Sarà un pomeriggio interessante.»
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Le porte della mensa vennero aperte con forza, seppur controllata, da Zehekelion. Subito dopo di lui tutti i giovani si riversarono nel grande stanzone e, con passo sostenuto, superarono anche la barriera che li separava dal retro del bancone da cui i pasti venivano serviti.
«Da questa parte.» Zenith superò il gemello e, spostando da un lato alcuni carrelli che le intralciavano il percorso, ruotò una sorta di timone metallico che aprì quindi una porta.
«La camera delle razioni viene sigillata per ovvi motivi» spiegò Undrel, guardando Zenith che entrava nella stanza buia. «Ogni nucleo abitativo ha la sua dose di razioni da prelevare in caso di emergenza. Giusto per avere più chance di sopravvivere.»
Tutti raggiunsero la ragazza dagli occhi violetti e subito la lunga sala rettangolare venne illuminata a giorno. Lunghe scaffalature occupavano tutte le pareti e reggevano numerose scatole metalliche etichettate con uno o più nomi.
«Aspetta un attimo.» Zeke si voltò per guardare Xenya. «Voi non avete ancora la vostra dose di razioni.»
Yekson e Xenya si fissarono per un istante: era ovvio che non avessero le proprie razioni, erano arrivati lì da troppo poco.
«Nessun problema» esalò Zenith, aprendo la sua scatola e reggendo le due dozzine di buste tra le mani. «Condivideremo con voi le nostre.»
«Giusto. Voi nel frattempo andate a casa e preparate i vostri zaini con tutto ciò che pensate possa servirvi. Vi seguiamo a ruota.» Zeke stava ancora scorrendo lo sguardo sulle etichette alla ricerca del proprio nome.
«Dove li troviamo gli zaini?» domandò Xenya.
«Sotto il letto, in teoria» le rispose Undrel che aveva già richiuso il suo contenitore. «Yeks, tu già sai dov'è il tuo. L'hai tolto stamattina.»
I due ragazzi annuirono e uscirono di gran carriera dalla mensa. Appena fuori, presero a correre diretti verso le loro abitazioni. Essere veloci era fondamentale per evitare la confusione che gli elfi, diretti nel verso opposto, avrebbero causato cercando di arrivare in fretta alla camera delle razioni.
«Ma...» iniziò Xenya, appena affaticata. «Yeks, devi dirmi qualcosa?»
Yekson roteò gli occhi, pur sorridendo, alla voce cantilenante dell'amica che tentava di imitare Undrel.
«È sfuggito il bacio...» ammise lui. «Giusto prima di essere interrotti dall'allarme meteo.»
«Grandioso! Ecco perché è ferito sul labbro: l'hai morso.»
«E tu, piuttosto?» Le diede un lieve spintone. Mancava poco alle loro case. «Mi è giunta voce di una certa dichiarazione inaspettata e indesiderata.»
«Ma come...» Xenya annaspò.
«Zenith l'ha costretto a parlare e quando ha vuotato il sacco, beh, ero nelle vicinanze.»
«Hai origliato?!» Xenya lo fulminò con lo sguardo.
«Può darsi. Ma tu cosa pensi di fare?»
Mancavano un altro paio di bifamiliari prima della loro.
«Penso a non pensarci. Ora ci sono cose molto più importati di cui preoccuparsi.»
«Va bene. Ci vediamo qui tra pochissimo.» Yekson sospirò ed entrò nella sua metà.
Xenya esitò un istante davanti la propria porta. Inghiottì l'istinto di andare a controllare e informare Madeline. Doveva concentrarsi sui suoi doveri e i suoi affetti la stavano distraendo troppo.
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«Xenya...»
«Cosa ci fai qui?!» Xenya dovette inclinare di poco il capo all'indietro per guardare storto Zehekelion che pareva essersi perso. «Devi andare all'estremità nord, gli altri stanno arrivando.»
Il Vice guardò oltre la testa della ragazza, notando senza alcuna sorpresa che i tre scienziati stavano discutendo riguardo alle proporzioni tra sabbia e acqua nei secchi.
«Cosa ci fai qui?» domandò di nuovo Xenya, richiamando l'attenzione del ragazzo ai suoi occhi verdi.
«Ti aiuterò come chiudifila» affermò, incrociando le braccia. «So che non vuoi l'aiuto di nessuno...»
«Non è che non lo voglio» specificò Xenya. «È che non mi serve. Presto prenderò il comando effettivo su queste persone, sulle loro vite. Loro saranno il mio popolo e in quanto loro Generale è mio dovere salvaguardare anche le loro aspettative.»
«Anche io in poco tempo dovrò svolgere compiti più importanti. E per lo stesso motivo tuo, penso dovrei stare in fondo con te.»
«Non pensi che sia proprio perché siamo entrambi importanti il motivo per cui Ger ha deciso di dividerci?» Xenya inclinò appena la testa, incrociando anche lei le braccia. «Se siamo distanti c'è meno possibilità che ci uccidano entrambi.»
«Ma se stiamo vicini c'è più possibilità di salvarci a vicenda.»
Si guardarono negli occhi per un lungo istante prima che a Xenya sfuggì un sorriso e fu costretta a distogliere lo sguardo. Non era più sicura se stessero parlando del piano di fuga o di... loro.
«Non sei il mio Secondo» gli ribadì, una volta riacquisita un'espressione seria. «Quindi non hai il dovere di stare nelle mie vicinanze.»
«Ma ciò vuol dire che non puoi neanche darmi ordini in termini di strategia.»
«Vero.» Xenya rise sarcastica. Quel ragazzo era davvero bravo. «Quindi te lo chiederò per favore. Ger ha affidato il compito a me, devo dimostrargli di essere in grado di completarlo.»
Zeke annuì tetro per poi voltarsi e allontanarsi.
«Non verrai con me, capito?» gli urlò.
Lui, in tutta risposta, alzò le mani e proseguì per la sua strada senza preoccuparsene. Xenya cercò di contenere un sorriso prima di avvicinarsi agli altri tre che sembravano aver raggiunto un accordo.
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