Cap.1 - Routine

Nora's POV

Tre piccole figure si affaccendevano sulla sabbia bollente. I loro profili erano appena visibili sull'enorme distesa color rame. Si muovevano lentamente, senza alcuna fretta. Si fermarono per qualche minuto, poi montarono di nuovo sulla sella dei loro speeder e si allontanarono, lasciando dietro di loro una piccola nuvola di sabbia rossiccia.

Non si erano rassegnati, ancora.

Erano sulle loro tracce da ore, e non sembrava volessero smettere. I Rat erano testardi. La loro dedizione eguagliava quasi il loro odio. L'odio verso coloro che avevano invaso la loro terra.

Nora se ne stava seduta su una roccia, cercando di difendersi come poteva dai raggi del sole. La temperatura era altissima, quasi al limite della sopportazione umana. L'unico sollievo erano la tuta isolante e il casco con respiratore artificiale, che consentivano di isolare l'aria all'interno della tuta da quella all'esterno, mitigando la sensazione di caldo opprimente.

Osservava le lande desertiche tutt'intorno a lei, cercando i segni di altre pattuglie di predoni. La situazione era tranquilla, ma non ci sarebbe voluto molto prima che i loro inseguitori capissero di aver preso un abbaglio.
A quel punto, sarebbero tornati sui loro passi, scandagliando ogni centimetro di deserto.

Si aggiustò il corto lembo di stoffa che portava sulla schiena a mo' di mantello, in modo che non la intralciasse nei movimenti.
Poi si girò, curandosi di tenere un profilo più basso possibile, e si avvicinò alla sua compagna, alcuni metri più in là.

Irina si era sistemata nell'incavo tra due grosse rocce. Vicino a lei, un piccolo panno su cui erano appoggiati alcuni frammenti meccanici. Stava trafficando con una vecchia radio, vistosamente usurata e piena di polvere.

«Novità?»
«L'ho ripulita e ho sostituito i pezzi danneggiati. Se non funziona così, non funzionerà in nessun altro modo»

Irina poggiò il cacciavite sul panno vicino a lei, iniziando a girare la rotellina sotto il display della radio.
Inizialmente non udirono altro che un gracchiare confuso, ma poi, per la loro gioia, l'interferenza cessò bruscamente, lasciando il posto ad una voce nitida.

«...contatto. Ripeto, pattuglia sedici, stabilite un contatto. Non abbiamo vostre informazioni da sei ore. Se siete in ascolto, vi prego, rispondete»

«È bello sentire di nuovo la tua voce, Irah»

«Irina? Sei tu?»

«Puoi scommetterci. Sembravi preoccupato, prima. Hai forse dubitato di noi?»

«Preoccupato? Dannazione, è la terza volta in due mesi che sparite per ore. Per quanto ne sapevo io, potevate benissimo essere... beh, lasciamo perdere. L'importante è che state bene. Dove vi trovate?»

«Speravamo potessi dircelo tu. Riesci a rintracciare la fonte del nostro segnale?»

«Certo, solo un momento»

Le due udirono il loro compagno battere le dita sulla tastiera di un computer, e qualche secondo e qualche imprecazione più tardi, udirono di nuovo la sua voce.

«Venti miglia a sud del Proq. Vi siete allontanate molto, ragazze. Che è successo?»

«Un gruppo di Rat ci ha testo un imboscata ad uno dei guadi. Abbiamo tentato di forzare il passaggio, ma ci hanno respinte. Abbiamo perso entrambi i nostri speeder, e la radio si è riempita di sabbia. Siamo riuscite a ripararla solo ora»

«Siete senza un mezzo? È un bel problema. Quanti predoni avete visto?»

«Ad attaccarci erano una dozzina, ma ne saranno arrivati sicuramente degli altri. Potrebbero essere una cinquantina, forse»

«Non posso mandare uno skiff direttamente da voi, sarebbe troppo rischioso. Stabiliamo un rendez-vous ai piedi del Proq, versante est, tra tre ore esatte»

«Cosa non ti è chiaro di 'abbiamo perso i nostri speeder'?»

«I Rat hanno degli speeder. Potreste usare i loro»

«Ottima idea. Forse potrebbero prestarcene uno, se glielo chiediamo gentilmente. Che diamine hai nel cervello, Irah?»

«Non posso fare di meglio, Irina. Mi dispiace. Se ci sono così tanti predoni come dite, una missione di soccorso è troppo rischiosa. Dovete cercare di allontanarvi dalla zona calda, in qualche modo»

«Va bene. Versante est del Proq, tra tre ore. Vedi di esserci»

«Senz'altro, ragazze. Chiudo»

Irina imprecò a bassa voce.

«Non è colpa sua»

«Non è colpa sua? Nora, ci ha lasciate da sole in mezzo a questo fottuto deserto»

«Gli skiff sono troppo preziosi. Non possiamo perderne nemmeno uno»

La compagna la zittì con un cenno della mano.

«Lasciami stare, non voglio discutere anche con te»

Nora scosse il capo, rassegnata. Si allontanò, lasciando l'amica a sbollire la sua rabbia in solitudine. Raggiunse quindi la sua roccia, mettendo mano al binocolo.

Una nuova scia di polvere si stava alzando da nord, ad almeno due chilometri dall'ammasso roccioso nel quale si erano nascoste.
Che i Rat avessero già mangiato la foglia? Non si aspettava che i predoni del deserto capissero così in fretta di essere stati imbrogliati.

Durante lo scontro al fiume lo speeder di Nora era andato distrutto. Per fuggire avevano utilizzato quello di Irina, ma quasi subito si erano accorte che i freni si erano rotti, rendendolo inutilizzabile. Tuttavia erano riuscite ad usarlo per creare una falsa pista, spedendolo alla massima velocità tra le dune del deserto. I Rat avevano abboccato e avevano proseguito l'inseguimento, mentre loro si erano nascoste lì.

La ragazza tirò un sospiro di sollievo quando, sulla cima di una duna, apparvero soltanto quattro piccoli veicoli, i cui piloti non sembravano avere molta fretta. Probabilmente si trattava dell'estrema retroguardia del gruppo di predoni.

Si fermarono a meno di cinquecento metri dalla loro posizione, sistemandosi all'ombra di una grossa roccia. Probabilmente non erano nemmeno al corrente dell'inseguimento in corso.

«Insomma, hai qualche idea?»

Disse Irina, dalle sue spalle.

«Forse»

                             *****

La testa del Rat era al centro del mirino luminoso. Nora tirò indietro il caricatore del suo fucile, inserendo un proiettile nella lunga canna. Il suo bersaglio se ne stava appoggiato di schiena su una roccia, ignaro di tutto.

I predoni del deserto erano una razza simile agli umani, per certi versi. Camminavano eretti, con due braccia e due gambe. Ma le similitudini finivano lì. Erano più alti, ed esili. A prima vista potevano sembrare degli esseri deboli, con poca attitudine alla violenza. Ma la loro particolare muscolatura era molto più potente di quella umana, e gli permetteva di sviluppare una forza decisamente maggiore. Un rat poteva sollevare un essere umano e scagliarlo ad alcuni metri di distanza senza troppa fatica.

La testa ricordava vagamente quella di un rapace, con un becco corto e un folto piumaggio sulla testa. Gli occhi erano piccoli e scattanti, mentre il naso era ridotto a due fessure sopra il becco.

Tutta la parte superiore del corpo era ricoperta da un piumaggio più o meno folto, mentre le due gambe erano scoperte, la pelle grigia nuda. Le mani e i piedi erano sostituiti da artigli completamente ricoperti dalla cartilagine, che li rendeva delle temibili armi da mischia.

Tuttavia, la maggior parte di queste caratteristiche non poteva essere notata se non da un esame molto approfondito. Infatti, i predoni erano usi indossare delle lunghe vesti con cappuccio, dai colori simili a quelli dell'ambiente in cui vivevano.

Irina doveva ormai essere in posizione. Attendeva soltanto il suo segnale.
Se volevano avere qualche speranza di eliminare tutti e quattro i Rat senza che questi riuscissero ad inforcare i loro speeder e sparire tra le dune, dovevano svolgere un lavoro impeccabile.

I predoni erano famosi per la loro abilità alla guida, e ancora di più per le loro capacità nella fuga. Dopo il primo sparo, avrebbero avuto solo pochi secondi a disposizione per completare il lavoro.

All'improvviso, scorse per un momento un riflesso della luce del sole, alcune centinaia di metri alla sua destra.

Era Irina, e quello era il segnale. Lei non perse tempo. Prese un bel respiro, prese bene la mira, e tirò indietro il grilletto. La roccia su cui si appoggiava il Rat si tinse di un rosso scuro, mentre il corpo scivolava lentamente verso terra.

Uno dei predoni si alzò di scatto, lungo fucile alla mano. Ma non fece neanche in tempo a guardarsi intorno, che un proiettile gli strappò via metà della testa piumata. Gli altri due furono più furbi. Scattarono a testa bassa verso gli speeder, abbandonando in corpi dei compagni morti.

Uno si alzò di scatto, per poi ruzzolare a terra e rimanere immobile, con una chiazza scura che imbrattava la veste.
Nora, che aveva già ricaricato, si concentrò sull'ultimo predone, ormai a pochi metri dallo speeder. Mirò alla testa incappucciata, premendo il grilletto.

Il proiettile sfiorò la stoffa del cappuccio, finendo nella sabbia pochi metri più in là. Il Rat balzò in sella al suo speeder, premendo sull'acceleratore. Il tozzo veicolo scattò in avanti, mandando il proiettile di Irina a scheggiare una roccia.

Nora imprecò, cercando di prendere nuovamente la mira. Il predone procedeva molto velocemente, con bruschi e frequenti cambi di direzione. Stava cercando di raggiungere la cima della duna più vicina, oltre la quale sarebbe stata al sicuro. La ragazza sparò di nuovo, puntando ai motori. Mancò nuovamente il bersaglio. Ma non aveva tempo per compiangersi.

Prese di nuovo la mira, puntando ai motori. Il bersaglio era a più di cinquecento metri, ormai, e procedeva a velocità elevata. Era un tiro difficile, ma non aveva altra scelta se non tentare. Prendendo un respiro, tirò indietro l'indice, facendo scattare il grilletto.

Il Rat continuò nella sua corsa spericolata, senza diminuire di velocità. Ma arrivato quasi in cima, il veicolo sbandò di lato, mentre una piccola lingua di fumo iniziava ad uscire dal serbatoio. Il predone non riuscì a riprendere il controllo dello speeder, e questo alla fine si ribaltò. Tuttavia, entrambi finirono oltre l'orlo della duna, sparendo dalla vista.

Senza pensarci due volte, la ragazza uscì dalla sua copertura tra le rocce, correndo verso i resti del bivacco nemico.
Con la coda dell'occhio vide che anche Irina aveva fatto la stessa cosa.

Ignorando i cadaveri, andò spedita verso i veicoli rimasti. Inforcò il tozzo sedile dello speeder, premendo immediatamente sull'acceleratore. Non ci impiegò molto per raggiungere la cima della duna.

Sull'altro versante, una scia di rottami si arrestava ad alcune decine di metri più in basso.
Lì, scorse solo un indistinto ammasso di rottami e lembi di tessuto.

Nora si avvicinò, smontando dal suo mezzo. Estrasse il coltello che portava alla cintura, avvicinandosi guardinga. Il serbatoio fumava ancora, e c'era il rischio che potesse esplodere. Non aveva visto il predone cadere dal veicolo, e non poteva stabilire con certezza se questo fosse morto o meno. Doveva verificare personalmente.

Il Rat giaceva riverso su un fianco a pochi metri dallo speeder, immobile. Lei si avvicinò lentamente, coltello alla mano. Non aveva idea di cosa aspettarsi. Le si affiancò Irina, che teneva il fucile puntato verso il corpo davanti a loro. Le due si scambiarono uno sguardo di intesa, e Nora si fece avanti, coperta dalla compagna pochi passi più indietro. Tenendo il coltello sollevato sopra di lei, pronta a colpire, si inginocchiò al fianco del predone.

Con la mano liberà afferrò lentamente il cappuccio color sabbia, e con un gesto secco lo tirò indietro. La testa era girata in una posizione innaturale, e il lungo collo da rapace era stranamente rigonfio.

«È morto, si è spezzato l'osso del collo cadendo. Andiamo»

Irina si girò, montando di nuovo sul suo speeder.

Nora gettò un ultimo sguardo al predone morto. Gli occhietti, una volta probabilmente vispi e scattanti, adesso fissavano il vuoto sopra di lui.

«Avanti, Nora!»

«Si, andiamo»

Rispose lei, fissando per l'ultima volta lo sguardo assente del Rat. Poi si alzò, montò sul suo veicolo senza dire una parola, e partì verso nord.

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