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La ragazza, stesa sul freddo pavimento del dormitorio vuoto, lesse ancora una volta quella lettera consunta senza riuscire a interpretare davvero ciò che lo studioso aveva tentato di trasmettere con quelle parole scritte nella tipica calligrafia graffiata che la giovane aveva di sicuro ereditato da lui. Quasi sapeva recitare a memoria quell'unico resto tangibile della sua famiglia. Ma più leggeva lo scritto, più esso perdeva significato trasformandosi in un delirio del quale, per puro sentimentalismo, non riusciva a liberarsi.
Da bambina aveva immaginato di essere lei stessa il giovane dal cuore puro che avrebbe salvato la Terra ma, ben presto, soprattutto durante l'addestramento militare, si era accorta che certe responsabilità, certi meriti, erano riservati agli uomini.
3455. Una manciata di mesi la separavano dalla storiella riguardo l'anno della discordia, ma in quel momento tutti i suoi pensieri andavano a Herald, suo nonno materno venuto a mancare quasi un decennio prima.
«Xenya Cass Thompson.»
Una voce fredda attirò la sua attenzione, rimbombando sulle pareti in cemento armato della costruzione.
«Presente» bofonchiò la ragazza, allungando lo sguardo verso l'uomo alto e gracile, vestito con una divisa militare di qualche taglia in più.
Si alzò dal pavimento del dormitorio per raggiungere il Comandante della legione d'assalto, non prima di aver però fatto sparire la lettera nella tasca interna della giacca usurata.
L'ambiente vuoto e impersonale del mondo in cui viveva le aveva sempre dato uno strano senso di irrequietezza, ma si diresse comunque con quell'andatura fiera che la contraddistingueva verso l'individuo dal naso adunco, facendo rimbombare i propri passi sul pavimento dell'edificio, come tutti scavato sotto il livello della terra.
«Come ci si sente a essere l'unica soldatessa dell'intero Ordine?» le chiese l'uomo, ammiccando, mentre Xenya saliva gli scalini per uscire in superficie e raggiungere il Comandante.
Le poneva ogni giorno la stessa domanda, sin da quando, poco più di un anno prima, si era arruolata sotto gli occhi sbalorditi e inorriditi dei suoi compagni e di tutti gli occupanti del Settore.
«Bene, signore» rispose lei, ormai meccanica, sempre evitando di guardare in volto il suo superiore.
«Non so perché tu sia stata anche solo accettata nell'esercito, Xenya, e di conseguenza non oso immaginare che cosa tu abbia fatto per farti reclutare nel Progetto X.»
«Non lo so nemmeno io, signore» affermò, non del tutto sincera, continuando a scrutare l'esterno.
I suoi genitori l'avevano avvisata: sarebbero venuti anche per lei un giorno, sarebbero andati a prenderla sfruttando un pretesto o un altro. E il Progetto X era di certo una scusa plausibile per portarla via dal Settore Cinquantatré.
«Tieni» borbottò l'uomo. Le lanciò poi addosso un completo militare nero, colpendola al petto.
La soldatessa lo esaminò tra le braccia: maglia sottile, giacca e pantaloni della stessa lugubre tonalità, ricoperti di tasche.
Si cambiò senza che lui la guardasse. Mentre spostava la lettera nella nuova tasca sul pettorale sinistro si accorse che sopra di questa era stata ricamata con filo bianco una scritta che citava Xenya C. T. a lettere capitali; su quella di destra c'era invece una croce dello stesso colore che stava a indicare la sua nuova appartenenza.
Poco dopo, il Comandante si voltò ancora verso la giovane. Restò colpita dall'intensità del suo sguardo, così diverso da quello che solitamente la squadrava con rimprovero.
«Ora vattene, ragazza» ordinò l'uomo, togliendole di mano i vecchi abiti che lei stringeva ancora tra le dita. «Il Primo Settore ti attende.»
Xenya lanciò un ultimo sguardo al freddo stanzone del tutto svuotato: a quell'ora tutte le altre donne del Cinquantatré si trovavano con ogni probabilità nelle cucine della mensa comune a preparare la cena per tutti gli abitanti, accompagnate dalle loro figlie che avrebbero a loro volta dovuto imparare il mestiere delle casalinghe per mandare avanti il Settore.
Lo stesso destino per tutte, ma non per lei.
Perché era un soldato d'assalto, e per quell'incarico era stata addestrata nell'esercito di Clock come tutti i maschi dai sedici ai quarant'anni di ogni Settore, senza oneri o onori differenti.
Alle donne non era vietato intraprendere la carriera militare - la divisione medica ne contava addirittura due che al bisogno aiutavano -, ma occuparsi della sopravvivenza era sempre stato un compito da uomini.
Eppure lei era Xenya Cass Thompson, unico soldato donna sull'intera faccia della Terra, ora assoldata per il misterioso Progetto X.
Quando una stagione prima le era stata recapitata la strana lettera, scritta su carta nera con inchiostro bianco, non era stato molto piacevole. Ancora sentiva le viscere accartocciarsi al ricordo della lettura riguardo a una preparazione sperimentale da testare su tre ragazzi addestrati per ogni Settore. La riuscita di questo Progetto non era chiara, ma nessuno era in grado di rifiutarsi finché vi sarebbe stato scritto proteggere l'intero Ordine di Clock.
'Tutte balle' era stato il suo primo pensiero.
Xenya non era ancora riuscita a scoprire chi fossero gli altri due selezionati, come se tutti volessero far finta di nulla, vivere una vita normale. Ormai però il giorno prefissato era giunto e non c'era alcuna possibilità di sfuggire al misterioso Progetto X.
Lei si era fatta subito un'idea del motivo che stava dietro al suo reclutamento: volevano trovare una scusa per ucciderla dato che, come soldato adempiente, non era incriminabile di alto tradimento come invece erano stati i suoi genitori, capi ribelli giustiziati nove anni addietro.
Inspirò a pieni polmoni l'aria acre del suo Settore, per poi dirigersi verso l'ingresso della mensa, situata nei pressi del centro del nucleo abitato, da dove avrebbe iniziato a compiere il suo dovere.
Sentimenti contrastanti occupavano la mente di Xenya ma, in quanto soldato, non avrebbe permesso alla paura di dominarla.
Non avrebbe sentito nostalgia di quel luogo; non si lasciava nulla di importante alle spalle, se non le parole curiose di qualche bambina, sussurratele durante la notte. Niente parenti, né fidanzati. In quel Settore c'erano solo lei e un confuso mucchio di altra gente.
Decise di concentrare il proprio pensiero sul sole che quel giorno splendeva alto nel cielo giallognolo, riscaldando l'atmosfera ricca di scorie che ogni giorno facevano ammalare persone su persone. Però lei si riteneva fortunata perché, nonostante le numerose ore di esposizione che il suo impiego le procurava, era l'unica persona dell'esercito a non avere sviluppato i sintomi dell'irradiazione.
Insieme al suo respiro, esalò anche gli ultimi pensieri che la preoccupavano. Non sarebbe stato bello ricordare il proprio Settore come un enorme campo di quasi-mutanti.
Giunse a gran velocità all'esterno dell'edificio comune dove si tenevano i due pasti giornalieri. Si potevano già avvertire i tipici rumori della cucina in fermento per la cena, nonostante il tetto della costruzione fosse rialzato di pochi centimetri dal livello del terreno. Ma nell'abitudinaria visione della mensa, irruppero altri due soldati nella stessa tenuta nera che indossava la ragazza.
Xenya sorrise appena: dunque erano loro i tre prescelti del Settore Cinquantatré, coloro che sarebbero stati parte di una nuova e potentissima legione.
Uno di loro già lo conosceva: erano stati addestrati assieme e, cosa alquanto bizzarra, ricordava il suo nome. Si chiamava Yekson Heir e, se non errava, era terrorizzato dal buio. Era di poco più basso della media dei soldati, ma comunque più alto della ragazza, portava i capelli scuri tagliati molto corti ed erano rotondeggianti e neri gli occhi che la stavano scrutando. La carnagione incredibilmente scura ogni tanto attirava l'attenzione durante le lezioni sul mimetismo, ma mai quanto i capelli scarlatti di Xenya.
Il secondo ragazzo, sulla sinistra di Yekson, era proprio la sua controparte: molto alto, capelli così biondi da poter passare per bianchi, tagliati più corti sui lati e zigomi molto più che accennati. Gli occhi grandi erano azzurri con dei riflessi grigio intenso e stavano squadrando da capo a piedi la giovane.
«David Strange» si presentò altezzoso quest'ultimo, non appena la ragazza fu alla distanza necessaria per udirlo.
«Xenya» tagliò corto lei, finendo di avvicinarsi e inserendo le mani in due delle numerose tasche dei pantaloni neri.
«Ehm... Yekson Heir. Ti ricordi di me?» Si passò una mano tra i pochi capelli con fare agitato. Era chiaro che nemmeno lui sapesse il perché del suo reclutamento per il misterioso Progetto.
«Certo.» Xenya sorrise. «Voi...» cercò di porre una domanda per favorire la conversazione, ma alcune grida la interruppero.
Girò il viso di scatto e vide alcuni bagliori accompagnati dal tipico rumore esplosivo: spari provenienti dall'interno della mensa.
«Troll» affermò David in un feroce sussurro. Corse poi verso il luogo del misfatto, estraendo la propria pistola.
Altri colpi e altre urla.
Divenne quindi il turno di Xenya di sfoderare l'arma e dirigersi all'interno dell'edificio, scendendo le ripide scale piegata di poco sulle ginocchia.
«Sono entrati dal retro!» urlò a David, nella speranza che almeno sapesse dove si trovasse l'accesso per lo scarico merci. Non ricevette risposta ma non se ne preoccupò: mentre poggiava i piedi sul terreno piano, sapeva che la priorità era salvare le persone che stavano dentro.
Molto fumo, giunto all'improvviso dal centro della mensa, le annebbiò la vista. Fu costretta a tossire, impegnandosi a non fermarsi: il suo dovere era scovare i mutanti e il fallimento non era concepibile.
Xenya impugnò nel modo più saldo che poté la sua Tennee calibro quaranta con la mano destra, mentre con l'altro braccio per schermarsi le vie respiratorie. Sperava che anche il tessuto della nuova giacca riuscisse a filtrare l'aria.
A metà dello stanzone ancora offuscato, Xenya notò la sagoma scura di una figura bassa e tozza che le si avvicinava brandendo una clava tra le mani e lei fu costretta a sparare un po' alla cieca un paio di proiettili.
Un grugnito lasciò l'essere che cadde poi a terra con un tonfo sordo, permettendo alla giovane di proseguire addentrandosi nella fitta foschia grigia.
Soccorrere gli abitanti dai troll era all'ordine del giorno nel Settore Cinquantatré, soprattutto se i soldati di turno al perimetro non riuscivano a fare un buon lavoro.
«Ragazza! Esci da qui!» le intimò la voce di David proveniente da un luogo impreciso, ma lei lo ignorò e mirò a un'altra sagoma pressoché uguale alla precedente per poi sparare.
Xenya si guardò attorno restando il più possibile in guardia, ricaricando ancora una volta la sua arma: dopo qualche istante si udì il rumore della porta di servizio che veniva aperta. Il fumo si diradò veloce e fu quindi possibile per tutti i presenti osservare i due individui stesi a terra e privi di vita.
Distanti qualche passo uno dall'altro, nei pressi del proiettore olografico dell'holojournal, giacevano infatti due troll: venivano chiamati così gli umani il cui DNA era stato fortemente modificato dalle scorie radioattive.
In entrambi si potevano osservare enormi bolle purulente sul viso che li rendevano in pratica irriconoscibili come persone. Uno di questi aveva un terzo braccio che spuntava dalla radice di quello sinistro. L'altro aveva una gamba molto più piccola del normale e impugnava un vecchio fucile a pompa, risalente con ogni probabilità a prima della guerra.
«Ti avevo detto di uscire» affermò David, affiancandosi a Xenya con un tono gelido.
«Pensi che mi impressioni per questi?» ridacchiò lei, molto divertita dalla scarsa opinione che aveva suscitato nel suo compagno. «Mi sono arruolata per questo. È da anni che i troll minacciano questo Settore» sbuffò lei, per poi uscire dalla mensa comune senza badare alle donne che piangevano a ridosso dei mobili della mensa e delle cucine.
Una squadra di soldati medici accorse sul luogo per medicare le ferite e portar via i due cadaveri mutanti, proprio quando Xenya e David erano intenti a salire in superficie. Mentre li incrociavano lungo la stessa scalinata, i dottori squadrarono i due giovani in tenuta nera, quasi invidiosi per la loro relativa fortuna di poter viaggiare e diventare i primi soldati d'élite.
Una volta riemersi, i due soldati poterono osservare un uomo sconosciuto, vestito solo di nero, che affiancava Yekson.
«Progetto X?» chiese questo.
Xenya in risposta annuì e lo stesso fece David, mentre raggiungevano il terzo compagno.
«Bene, seguitemi» bisbigliò l'adulto, incamminandosi poi con grandi falcate verso il retro del tetto della mensa comune.
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