7. Vivere per sé
<<Io non potevo farle altro male!>>
Bakugou guardò Midoriya dritto negli occhi.
Lo sguardo freddo, ma non adirato.
Non capiva.
In quale universo le persone avrebbero dovuto soffrire per gli altri?
Tagliarsi per gli altri?
Vivere per gli altri?
La vita era una, era una per tutti.
Ad ognuno la sua.
Katsuki non concepiva l'idea di dovere qualcosa a qualcuno, perché lui era cresciuto solo e non aveva mai ricevuto nulla da terzi.
<<Forse quello strano tra noi due sono io,>> disse il biondo, <<ma se vuoi il mio parere, sei un'idiota.>>
Izuku rimase sorpreso da quelle parole.
Possibile che Katsuki non fosse in grado di provare nemmeno un po' di compassione?
<<Non capisco...perché mai tu dovresti vivere per tua madre?>> Chiese, <<Lei ti ama, lo so, ma questo non implica che tu le sia debitore della tua vita, solo perché lei ha deciso di crescerti.>>
<<Ma...>> fece per protestare Izuku, tuttavia Bakugou lo interruppe subito:
<<Crescerti è stata una sua scelta. A lei tu non devi proprio un cazzo. Men che meno, se la vita ti fa schifo. Tu non devi vivere per fare un piacere a lei.>>
<<Mi ha visto tentare di ammazzarmi! Con che cuore potrei farle un'altra volta un torto simile?!>>
<<Torto? Ti pare di farle un torto? Al massimo le provocherai del dolore perché ti ama, ma da quando vederti vivo per lo straccio che sei, sarebbe farle un favore?!>> Ringhiò.
Izuku sgranò gli occhi.
<<Lei vuole vederti felice, e se la vita non può renderti tale, perché non morire?>>
<<Ed il tempo ed i soldi che ha speso per me?>>
<<È forse un tuo problema?! Cosa cazzo dovrei dire io, che sono al polo opposto rispetto a te, eh?>> Domandò Bakugou, incazzato come non mai.
Si avvicinò a passo svelto verso Izuku, il suo respiro si condensava in larghe nuvolette di vapore che si disperdevano svelte nell'aria.
Katsuki si piantò proprio dinanzi al ragazzo più piccolo, guardandolo dall'alto dei suoi dieci centimetri buoni di altezza in più.
<<Io nemmeno l'ho avuto qualcuno che spendesse soldi e tempo per me, eppure vivo. E fidati, vivevo da Dio prima di restare bloccato qua.>>
Fece una breve pausa, e poi con tono più tranquillo disse:
<<Io non vivo per qualcun altro, io vivo per me stesso, perché è quello il modo giusto di vivere.>>
Izuku prese a fissare il basso.
Le lacrime agli occhi.
Per un attimo Bakugou assunse un'espressione contrita, ma si voltò per evitare che Deku vedesse il suo astio.
<<Pensi che io non abbia mai avuto crisi esistenziali? Pensieri suicidi o riguardanti l'autolesionismo?>> Chiese Katsuki.
Izuku sgranò gli occhi.
<<Deku, quella merda è la quotidianità, vale così per tutti.>>
Sempre evitando di guardarlo negli occhi.
<<Ho perso il conto da un pezzo di quante volte mi sono chiesto quale fosse il mio posto nel mondo. Quante volte mi sono sentito smarrito. Tu hai avuto la fortuna di avere un punto di riferimento, tua madre, ma quando questa è diventata il tuo unico punto di riferimento, allora hai toppato.>>
Diede un calcio alla neve, nuovamente infervorato.
Le sue emozioni andavano e venivano in quel momento, si sentiva prima quiete e poi tempesta, e poi di nuovo quiete.
Lo guardò si nuovo dritto negli occhi.
Izuku si sforzò di non guardare altrove questa volta.
<<Se vuoi morire, muori. Se vuoi vivere, vivi. Ma se davvero vuoi vivere, vivi per te stesso. Trova una ragione per farlo che riguardi te, e non aggrapparti ad una cosa o ad una persona sola, perché se essa dovesse essere fragile, se dovesse crollare, crolleresti con lei.>>
Izuku deglutì.
Non credeva che Bakugou fosse capace di una tale complessità di pensiero.
Pensava fosse solo capace di menare le mani.
Il biondo gli diede le spalle un'altra volta.
<<Vieni.>> Disse allora con voce tranquilla, <<Rientriamo. Ho freddo.>>
Izuku, con le guance ed il naso rossi per il gelo, annuì e prese a seguirlo.
Qualche giorno dopo, fine gennaio
Per quanto Izuku avrebbe voluto, nei giorni successivi Bakugou non smise mai di chiamarlo Deku.
Quel nomignolo gli piaceva poco, però era necessario per far sì che le infermiere pensassero vi fosse una qualche interazione, tra loro.
Le interazioni effettive, tuttavia, calarono.
Izuku non tentò più nessun tipo di approccio, non palesò alcun segno d'interesse per l'altro.
La schiettezza di Bakugou l'aveva scosso a tal punto, che non riusciva a fare altro che a pensare a sé, a sua madre, a quello che avrebbe voluto o dovuto fare.
Ma la cosa che più stupiva Izuku, fu che in neanche un paio di settimane di conoscenza era riuscito ad aprirsi con Kacchan e a raccontargli uno dei suoi più reconditi segreti.
Cose delle quali non aveva mai parlato con nessuno.
Anche perché non aveva nessuno con cui parlarne.
Non aggrapparti ad una persona sola.
Midoriya non poteva fare a meno di pensarci.
A cosa avrebbe dovuto aggrapparsi uno come lui?
Da piccolo avrebbe voluto diventare un medico, ma era rimasto schiacciato da coloro che lo avevano chiamato secchione per tutta la vita.
Aveva ancora quella aspirazione?
Non lo sapeva più.
Rimuginare sulle parole di Katsuki lo aveva reso oltremodo silenzioso.
Bakugou, per contro, sempre tronfio ed arrogante, cominciava ad accusare gli effetti collaterali dell'aver perso gran parte delle attenzioni a lui dedicate.
Le ore passate in silenzio per lui erano noiose e stressanti.
Non era affatto in grado di stare fermo tanto a lungo.
Ma era anche troppo orgoglioso per rivolgere la parola a Izuku per primo, perciò, in breve tempo, iniziò a girare per l'ospedale per conto proprio.
Prima sporse solo il naso fuori dalla stanza, poi qualche passo ed infine, prese a gironzolare sempre più lontano e sempre più a lungo, come un cane randagio, lasciando il giovane Midoriya sempre più solo.
Uno dei pochi giorni divertenti per il piccolo paziente, fu quando Togata beccò Bakugou a curiosare in giro per l'area d'emergenza, nella quale venivano portati i feriti gravi.
Inutile dire che il medico ricacciò il criminale quasi a calci in culo, nella stanza duecentoventotto.
<<Da quanto tempo hai iniziato a gironzolare per l'ospedale?! Da quanto ficchi il naso negli affari altrui?!>> Gli urlò addosso Mirio, una volta giunti nella stanza di Midoriya.
Izuku non l'aveva mai visto così incazzato.
Bakugou, schiacciato in un angolo, con lo sguardo abbassato, ma pervaso da un fuoco scoppiettante - forse rabbia verso se stesso per essersi fatto beccare -, non proferì parola, per quanto avrebbe voluto ribattere.
<<Da quanto, Midoriya?>> Chiese allora Mirio, rivolgendosi al verdino.
Il biondo alzò gli occhi, allarmato.
Quelli color smeraldo del ragazzino sul letto, non lo guardarono nemmeno.
<<Solo oggi.>> Mentì Deku, <<Ha detto di star annoiandosi ed ha deciso di farsi un giro.>> Gli occhi verde smeraldo si posarono finalmente su quelli increduli del biondo.
Katsuki non vi vide niente.
Né tristezza per essere stato lasciato solo per l'ennesima volta, né dolore, né felicità, né tantomeno senso di superiorità per avergli appena salvato il culo.
Né nulla che lasciasse trapelare altre emozioni.
Nulla, nel modo più assoluto.
Izuku si rivolse nuovamente a Mirio, il quale esitò un attimo e poi aggiunse:
<<Midoriya, perché non me l'hai detto?>>
Deku sorrise.
Un sorriso così falso, agli occhi di Bakugou.
Con aria innocente disse:
<<Non pensavo fosse un problema...>>
Togata si raddrizzò e si ricompose.
Guardò Midoriya e poi Bakugou.
<<Beh...se è solo una volta, può anche passare.>> Disse, <<Ma non farlo più, siamo intesi?>>
Bakugou grugnì, leggermente alterato per aver appena perduto il suo principale passatempo.
<<Siamo intesi?>> Chiese nuovamente Mirio.
Katsuki abbassò ancora di più lo sguardo, sconfitto in tutti i sensi.
Annuì con la testa e lasciò che il medico se ne andasse per poi sedersi a terra ed imprecare a bassa voce.
<<Perché mi hai coperto?>> Chiese poi.
<<Perché sei dalla mia parte più di quanto non lo siano loro. E poi, fai l'ostile nei miei confronti, ma odi più loro di me.>>
Deku sapeva che Bakugou non lo sopportava, ma era certo che provasse più astio nei confronti di coloro che l'avevano costretto a stare lì con lui.
In fondo, non era stato certo Midoriya, a chiedere che gli venisse dato un "amico".
<<Non sei arrabbiato con me per aver preso su ed essermene andato in giro per i fatti miei?>> Chiese Katsuki.
- Per averti lasciato solo. -
Izuku sorrise.
Altro sorriso falso.
<<Tranquillo. Ci sono abituato.>>
Nessuno dei due parlò per tutto il resto del pomeriggio.
Alle sette di quella stessa sera, Iida venne a prendere Bakugou, come di consueto.
Kacchan salutò il verdino con un cenno della mano mentre usciva dalla stanza, gesto mai fatto prima.
Izuku ne fu in parte sorpreso, ma sorrise a quel gesto e lo ricambiò.
Camminando svogliatamente per i corridoi della struttura che Bakugou conosceva ormai come le proprie tasche, ad un tratto il suo sguardo rosso rubino s'incrociò per un attimo con degli occhi azzurro ghiaccio appartenenti ad una montagna d'uomo.
Il gigante lo guardò con disprezzo e lo oltrepassò, diretto nella direzione opposta alla sua, seguito da un'altra montagna d'uomo, con un largo sorriso stampato in faccia.
Il sangue si gelò nelle vene di Katsuki non appena capì.
Si voltò per un ulteriore conferma, ma non aveva più dubbi ormai.
Cazzo...
Angolo autrice
Buonsalve!
Come va? Come state?
Chi saranno mai i due bestioni e dove saranno diretti?
A domani per scoprirlo!
Cya cya :)
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