20. Tra lacrime e gratitudine

Quando si fece troppo buio per vedere senza l'ausilio dei lampioni, Bakugou decise che era giunto il momento di andare.
Fu così che Iida li portò in un ristorante di cucina tipica Giapponese.
Ad Izuku e Bakugou non capitava spesso di poter mangiare veramente bene, ed in un altro posto l'occasione sarebbe stata sprecata.
Entrambi Bakugou e Iida ordinarono del ramen bollente, ma Izuku, al contrario, avrebbe fatto carte false per una scodella di katsudon, il suo piatto preferito in assoluto.
E non si limitò ad una sola ciotola: ne prese tre in tutto, e se le svampò, letteralmente.
Aveva fatto la fame per mesi, in ospedale, e quella sera aveva deciso che si sarebbe riempito fino al limite delle proprie capacità.
Bakugou, che per contro aveva gustato con relativa lentezza la propria pietanza, non l'aveva mai visto mangiare con così tanto gusto.
E ciò lo rese felice.
I tre parlarono del più e del meno, ma dinanzi ad Iida, Bakugou non osò spiccicare mezza parola su di sé e si limitò a commentare di tanto in tanto.
Izuku lo notò, e ne fu lieto.
Bakugou si fidava di lui. E di lui soltanto.
Dopo la cena, presero a girare per la città con l'intenzione di comprarsi qualcosa, ma alla fine si ridussero al mero guardare, e quando furono le nove e mezza di sera, si avviarono nuovamente verso l'ospedale.

Raggiunsero con passo silenzioso la stanza duecentoventotto ed Iida disse che avrebbe aspettato fuori.
Bakugou seguì Midoriya all'interno, e mentre il biondo restava in un angolo, Izuku prese a cambiarsi.
<<È stata una bella giornata...>> disse Bakugou, gli occhi fissi sul verdino.
Midoriya si stava levando le scarpe in quel momento e poco dopo le fece seguire dai pantaloni.
Noncurante della presenza di Bakugou il quale distolse lo sguardo, arrossendo, nonostante il più piccolo avesse le mutande.
Izuku s'infilò i pantaloni verdi della tuta ospedaliera e si tolse la felpa per poi appenderla allo schienale di una sedia.
<<Sono felice che tu ti sia divertito.>> commentò sorridendo.
Si tolse la maglietta bianca dinanzi a Bakugou e gli diede le spalle quando dovette prendere quella dell'ospedale appoggiata sul letto.
Gli occhi del biondo calarono sul suo corpo, così esile, fragile, e coperto di tagli.
Un vago senso d'impotenza lo pervase, come se quel corpo fosse qualcosa che andava protetto e lui non fosse stato presente per farlo, al momento opportuno.
Izuku si mise la maglietta e salì sul letto.
Si coprì con le coperte e girò il viso verso Kacchan.
Non aprì bocca.
Bakugou lo guardò dal suo angolo e chiese:
<<Perché sei stato solo per tutto questo tempo, Deku?>>
Il volto di Izuku assunse un'espressione prima confusa e poi sofferente.
Non voleva doverlo dire, si vergognava di ciò che era, ma si sforzò comunque:
<<Non...non sono mai stato bravo a socializzare. Non sono mai stato popolare...>>
Si fermò.
Capì che Bakugou desiderava sapere di più.
Deglutì.
Proseguì:
<<Ecco...a scuola ottenni risultati medio-alti per un breve periodo, poi però iniziai ad essere deriso e picchiato, perciò la mia media calò drasticamente. Credo mi prendessero di mira per le mie fragilità a livello fisico, e...per la mia timidezza...>> spiegò, <<...talvolta anche per la mia sessualità, la quale spesso finiva per risultare piuttosto ambigua a molte persone...>> mormorò.
Bakugou sgranò gli occhi.
<<Aspetta un secondo, anche a te piacciono i ragazzi?>>
<<Una specie...>> Rispose lui, <<Non proprio i ragazzi...diciamo che se qualcuno mi piace, quello che è o cos'ha tra le gambe, non m'importa minimamente.>>
Il ragazzino si grattò il capo.
<<Comunque sono convinto che mi chiamassero "checca" più per la mia gentilezza, che per altro...>>
Guardò in basso ed alcune lacrime iniziarono a fare capolino dai suoi occhi.
Si sforzò di ricacciarle indietro, ma si scoprì più debole di Bakugou, in tal senso.
<<Mia madre mi ha sempre insegnato che...più gentilezza porti agli altri, più te ne ritornerà indietro, un giorno...>> deglutì, <<...ma, là fuori...più sei gentile...più vieni considerato debole.>> Si asciugò gli occhi con le coperte.
<<Per evitare di essere preso di mira cercavo di mantenere un profilo basso, ma più mi sforzavo di passare inosservato, peggio era...>>
Guardò in basso.
<<Mi lasciavano scritte oscene sul banco...rubavano, nascondevano e bruciavano le mie cose...solo perché ero più timido e fragile di quanto non fossero loro...>>
Volse lo sguardo verso Bakugou e la sua voce si ruppe, subito dopo:
<<Ero sbagliato, Kacchan...>> disse infine tra le lacrime, <<Ero sbagliato...per mia madre, per i miei compagni di classe....per i miei insegnanti, per la società. Sono nato sbagliato...>>
Mostrò i polsi ed aggiunse:
<<È per questo motivo che l'ho fatto...o almeno, ci ho provato...mi sentivo così fuori posto, così perso e messo in disparte...>>
Pianse.
<<Mi sentivo così solo...>>
Guardò nuovamente in basso.
L'attimo seguente fu un battito di ciglia: Katsuki coprì la distanza tra loro in neanche un paio di falcate e lo circondò con le proprie braccia, soverchiandolo con la propria statura, abbracciandolo, stringendolo forte.
<<Hai ragione, forse per loro eri sbagliato...>> disse Bakugou, <<...ma non pensare mai di essere il solo.>>
Si allontanò un poco premettendo ad Izuku di guardarlo negli occhi.
<<Guarda me, ti sembro giusto io? Sono un criminale, un rifiuto della società. Nemmeno i miei genitori mi hanno voluto. Pensi che io fossi giusto per loro? Pensi che io sia giusto secondo Nighteye, Togata o Iida? No, affatto. Ai loro occhi sono uno scarto. Sono più nocivo che altro...>>
Izuku sgranò gli occhi a quelle parole.
Il biondo proseguì:
<<Però...vedi, nonostante anch'io fossi sbagliato, ho puntato i piedi ed ho fatto vedere al mondo che esistevo, e che doveva accettarmi.>>
Izuku lo fissò, in lacrime.
<<Non lasciarti schiacciare dalla vita. Non lasciarti schiacciare dalle persone. Nemmeno dagli stronzi come me.>>
Sorrise.
<<Fregatene del parere e delle azioni degli altri, sii più forte di loro.>> Lo incitò, <<E qualunque cosa accada, quando verrà il momento, esci da qui. Esci da qui, ed inizia a vivere.>>

Deku aveva pianto ancora un po' tra le sue braccia e poi si era scusato, per quella figura - a detta sua, ridicola - e per avergli rovinato il compleanno.
Bakugou, per contro, non lo considerava rovinato.
Si riscoprì insolitamente positivo e tranquillo, quella sera.
Non era da lui.

Quando uscì dalla stanza, trovò Iida ad aspettarlo.
Lo sbirro non si era mosso di un millimetro.
Il poliziotto lo accompagnò a casa e gli augurò una buona notte.
E questa volta, Bakugou ricambiò.
Quando entrò nel proprio "appartamento", però, non vide Kirishima, come si sarebbe aspettato, bensì solo un cellulare a conchiglia, vecchio come il cucco, ed il suo caricabatterie, entrambi poggiati sulla scrivania.
Sotto di essi, un bigliettino, firmato dallo stesso Kirishima, che diceva:

Non sapevo dove fossi perciò ho lasciato qui il cellulare che mi hai chiesto.
Dentro ci sono il mio numero, quello del capo e quello generale della banda.
Buona notte,
Kirishima.

Bakugou sospirò.
Nemmeno un augurio di Buon Compleanno...
Pensò frustrato.
Kirishima non si sarebbe mai dimenticato il mio compleanno. Mai.
Katsuki si buttò sul letto ed affondò la faccia nel cuscino.
Non pianse né emise alcun sibilo.
Sotto le proprie dita poteva ancora sentire la consistenza dei capelli, verdi e sottili come fili d'erba, di Deku.
Quella lieve sensazione, iniziava già a mancargli.

Angolo autrice
Katsuki è gay, mentre Izuku pansessuale!
Personalmente non apprezzo più di tanto le etichette, ma mi rendo conto che per alcuni siano ciò che contribuisce a darsi un'identità, perciò posso solo fare un applauso alla grande varietà della LGBTQ+.
*clap clap*
Bakugou sta pian piano cambiando, che sia l'affetto da parte di Izuku il motivo di questo cambiamento? O il biondino si fa di Xanax di nascosto? Non lo sapremo mai :)
Spero che la storia vi stia piacendo!
Alla prossima :3

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