12. Mentire per il bene di coloro che amiamo
Katsuki restò con gli occhi sgranati per qualche secondo, mentre la donna lo teneva stretto a sé.
E anche quando si staccò, il biondo non fu subito in grado di metabolizzare quanto accaduto.
<<Io sono Midoriya Inko,>> Si presentò lei sgargiante, <<la madre di Izuku.>>
L'avevo intuito.
Pensò Katsuki. Si sentì francamente irritato, ma anche avvolto da un certo tepore...difficile da quantificare o definire.
<<Tu devi essere Bakugou Katsuki, o sbaglio?>> Proseguì la donna.
Katsuki annuì svelto. Non proferì parola.
<<Il Dottor Nighteye mi ha parlato tanto di te...mi sembri un così bravo ragazzo.>> Disse lei, sempre sorridente.
Deku deglutì, dubbioso su come Bakugou avrebbe reagito.
Il biondo, al contrario, lo stupì:
<<Ah...faccio del mio meglio...>> Si limitò a dire, e a Deku per poco non cascò la mandibola a terra.
Inko sorrise ancora e Deku si ricompose appena in tempo perché lei si girasse e tornasse verso il letto senza sospettare alcunché.
<<Bene! Dato che oggi è San Valentino, ovvero uno dei miei giorni preferiti, ho deciso di portare un regalo ad entrambi!>> Spiegò la signora Midoriya, infilando le mani nella borsa nera che si era portata appresso.
Dalla stessa estrasse dei pacchettini rettangolari, di spessore piuttosto sottile, accuratamente incartati e con un fiocco all'estremità.
Li porse ad entrambi i ragazzi, senza perdere la propria positività.
Forzata o meno che fosse.
Izuku posò il pacchetto da parte, certo che fosse cioccolato.
Promise che l'avrebbe mangiato a cena, quella stessa sera.
Katsuki ficcò il suo nella tasca della giacca, ringraziando con un cenno del capo. Mai con un sorriso.
Il quattordici febbraio, per tutto il mondo San Valentino, ovvero la festa degli innamorati.
In Giappone si festeggia in maniera insolita (almeno secondo i paesi occidentali): è diventata infatti usanza assai diffusa, che sia la donna a portare dolci alle persone del sesso opposto a lei care - non solo amanti, anche amici e colleghi -, le quali dovranno poi ricambiare un mese dopo, il quattordici marzo, ovvero il giorno del White Day.
Le successive due ore piene furono una sfida per Bakugou, il quale ascoltò pazientemente tutti i discorsi che i due, madre e figlio, decidevano di propinarsi a vicenda, ingoiando il rospo tutte le volte che Izuku mentiva su se stesso e sul mondo che lo circondava.
Il verdino, infatti, parlava con leggerezza di quanto tutti fossero gentili, di quanto le medicine lo aiutassero, di quanto gli piacesse il cibo e la compagnia.
Tutte cazzate.
Non accennò a nulla che riguardasse le loro sempre più frequenti discussioni, al fatto che tentasse di vomitare le pillole dopo averle ingerite, o al fatto che le nascondesse, o al fatto che di gentile, lì dentro, ci fosse, bene o male, solo Togata.
Nulla o quasi, che fosse veritiero.
Al termine di quelle due ore infernali, venne per Inko il momento di levare le tende: il dottor Togata entrò nella stanza, annunciando il termine dell'orario delle visite, e mentre si apprestava a disinfettare nuovamente i tagli sui polsi del più piccolo, pregò Bakugou di accompagnare la donna fino all'ingresso.
Al pensiero che Kacchan avrebbe accompagnato sua madre, Midoriya si allertò immediatamente e non fece altro che pregare Katsuki con gli occhi fino a che non fu fuori: non dirle nulla, ti prego.
I due, donna e ragazzo, si avvicinarono alla porta.
Lei salutò caldamente il figlioletto, sorridendo ed alzando una mano nella sua direzione, ma non appena fu fuori, si fermò.
Sospirò.
La sua faccia divenne di colpo pallida, aveva grandi e profonde occhiaie scure.
Bakugou la guardò incuriosito.
<<Si sente bene?>> Chiese.
Tutta la sua positività sembrava essersi dissolta in un battito di ciglia.
Vedendo gli occhi del ragazzo fissi su di sé, la donna sorrise tristemente.
<<Sono patetica, non è vero?>>
Bakugou non seppe se essere onesto o mentire.
Decise di non rispondere affatto.
<<Non so come comportarmi con lui...se non così...>> mormorò, <<Fare finta che vada tutto bene...per non ferirlo...>>
Prese a camminare a passo lento e ciondolante, lungo il corridoio.
Zoppicava un poco perciò Katsuki le porse un braccio.
Non si sarebbe mai reputato capace di un simile gesto, ma sentì che fosse giusto così.
Anche lui era in grado di capire quanto la donna fosse allo stremo.
Lei fingeva...anzi, per paura di ferirsi a vicenda, fingevano entrambi.
E Katsuki provava pena per entrambi.
Erano così stupidi ai suoi occhi.
Non li capiva.
Lui che era solito non avere peli sulla lingua, non riusciva a concepire un simile comportamento, ma sentiva che infierire non sarebbe servito.
Non a lei, almeno.
<<Vorrei solo che...si coprisse tutti quei tagli...>> commentò allora lei, gli occhi leggermente offuscati dalle lacrime, <<Insomma perché...perché li lascia così in bella vista, è come se...come se volesse rinfacciarmi il mio fallimento...>> disse poi, la voce già rotta dalle lacrime.
Bakugou si ficcò una mano in tasca in cerca di un pezzo di carta da poterle porgere, ma la sua ricerca fu vana.
<<È Nighteye,>> le disse allora, dopo aver rinunciato a cercare un fazzoletto, <<Dek-ehm...Midoriya mi ha detto che Nighteye non vuole che se le copra.>>
Lei lo guardò confusa.
<<Sì, ecco...se disinfettate e tenute scoperte, le ferite guariscono prima...>> spiegò Bakugou, lievemente a disagio.
La donna parve sollevata, e non poco.
Si perse per un secondo nei propri pensieri e poi si affrettò a dire:
<<Ti prego, perdonami se ho detto certe cose...per un po' ho temuto lo facesse di proposito...>>
Realizzò di colpo qualcosa perciò proseguì:
<<...ti scongiuro, non dirgli ciò che ho detto e fatto...non vorrei si sentisse preso in giro dai miei comportamenti, o offeso dalle mie parole...>> Si portò due dita alla fronte, <<In quanto sua madre non avrei mai dovuto dubitare di lui...>>
Assunse in un istante lo stesso atteggiamento che era solito assumere Izuku quando iniziava a rimuginare su tutte le possibili pieghe che una situazione avrebbe potuto prendere.
Era un atteggiamento che Katsuki odiava, abituato com'era a vivere di puro istinto; ma trovò comunque buffo vedere che, in tal senso, Inko era identica a Deku.
Katsuki chinò il capo e con tono sommesso disse:
<<Non si preoccupi...non parlerò.>>
Lei sorrise e prese le mani del criminale tra le sue.
<<Sei un bravo ragazzo...>> Disse, <<Ti prego, sii gentile con mio figlio.>>
Bakugou annuì nuovamente.
Chissà quanto avrebbe mantenuto realmente di ciò che aveva appena promesso.
Lei lo abbracciò di nuovo e lo strinse a sé, inondandolo di calore.
Una volta sciolti dall'abbraccio i due si salutarono e Bakugou riprese a passo lento la via verso la stanza duecentoventotto.
<<Com'è andata?>> Lo incalzò Deku, non appena fu di ritorno, <<Ti ha fatto domande? Ti ha chiesto qualcosa?>>
Bakugou proseguì dritto attraverso la stanza, lo sguardo vitreo.
Si sedette alla finestra e rispose:
<<No...niente.>>
<<Ha detto qualcosa? Ha fatto qualche commento?>>
Bakugou ripensò ai timori della donna riguardo ai tagli sui polsi del ragazzo, riguardo a quanto la inquietassero realmente ed alla paura che Deku li mostrasse per ripicca.
<<No...>> mentì.
Mi ha chiesto di non ferirlo...
Pensò.
Ed una consapevolezza ancora più atroce si fece strada di colpo nella sua testa:
A entrambi è bastato così poco per riuscire a cambiarmi...
Guardò fuori dalla finestra, verso quel cielo che iniziava pian piano a diventare sempre più cupo con l'ascesa della notte, e mormorò piano, senza che Izuku potesse capire:
<<Tu e tua madre...siete molto simili...>>
Angolo autrice
La paura di ferirsi vicendevolmente può creare barriere tra le persone, e la gente finisce per non parlare affatto delle proprie perplessità, generando solo più incomprensioni.
Lo so per esperienza.
Spero che il cap vi sia piaciuto!
Un abbraccio, cya cya^^
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