Capitolo 7
Nuray
Alcuni giorni sono passati da quando mi sono trasferita definitivamente a Cukurova e con mia grande sorpresa i miei due fratelli, pinco panco e panico pinco sono stati davvero gentili con me, ma soprattutto disponibili per la qualsiasi. Inizialmente pensavo che mi stessero prendendo in giro, soprattutto Cemal che i primi giorni dal mio arrivo alla tenuta magnolia era irascibile e infastidito dalla mia presenza, eppure si è dimostrato un bravo ragazzo. Certo, a tratti fastidioso ma pur
sempre bravo, così come Tarik. Di Can però non posso dire la stessa cosa. Da quando abbiamo passato quella mattina al lago qualcosa sembra essere cambiato tra di noi, in peggio però. Ricordo di come mi lasciò da sola sul pontile proprio subito dopo avermi riscaldato con le sue braccia, e da allora una crepa sembra essersi creata tra di noi.
In questi giorni ho dato una mano a Selin e a sua mamma con la casa, ma anche ai ragazzi, aiutandoli con i bovini e con tutto quello che riguarda la terra. Però non sono stati solo giorni di lavoro ma anche giorni divertenti dove i ragazzi hanno portato me e Cansu in giro, mostrandoci i meravigliosi posti di Adana dato che Cukurova è circondata praticamente dalle pianure. Abbiamo visitato la Grande Moschea Sabanci Merkez Camii e salendo in cima al minareto il panorama era davvero molto bello, avendo una visuale sulle cupole della moschea e su tutta la città di Adana. La grande torre dell'orologio Saat Kulesi oppure il vecchio bazar sono alcune delle cose che in seguito abbiamo visitato e devo ammettere che ho adorato il bazar, mi ha ricordato molto quello che c'è a Istanbul.
<Sei sparita oggi> la voce di Can interrompe i miei pensieri mentre ancora girata di spalle sento il rumore dei suoi passi avanzare fino a quando non sento la sua presenza dietro di me.
<Non penso che importa a qualcuno> sussurro piano mentre finisco di pulire lo zoccolo di Pimpi.
<Non ti ho vista a colazione, in giro per casa non ti ho trovata, neanche al lago ci sei andata>
<Non ci vado più> borbotto piano sospirando in seguito.
<È successo qualcosa?> domanda mentre noto come il tono della sua voce è cambiato in modo radicale. Mi ha dato l'impressione di sentire la preoccupazione nel timbro nella sua voce.
<Va tutto bene>
<Allora perché non mi guardi negli occhi?>
<Sto pulendo lo zoccolo di Pimpi> borbotto nuovamente.
<Pimpi sarebbe il bovino?> domanda incredulo per poi ridacchiare leggermente.
<Mi piace dare un nome agli animali che curo> rispondo facendo spallucce. Volevo andare a prendere Stella ma quando vidi Pimpi zoppicare mi sono fermata per vedere cosa c'era in lei che non andava. Un pietra si era incastrata nel suo zoccolo e quando camminava sicuramente gli provocava un po' di dolore.
<Sei stata qui per tutto il giorno?> domanda mentre questa volta afferra la mia mano impedendomi di torturare ancora quel poverino animale.
<È pulito, puoi lasciarlo andare>
<Allora posso andare anche io> farfuglio velocemente mentre ritiro la mano che lui stava ancora tenendo in una stretta.
<Perché ho l'impressione che mi stai evitando?>
<Ho da fare Can> dico la prima scusa che mi viene in mente. In realtà neanche io so per quale motivo oggi sono scappata, rifugiandomi qui con la scusa di Pimpi. Il mio umore è stato sotterrato ancora prima che scendessi dal letto e non mi andava proprio di vedere nessuno, soprattutto lui.
<Ti ho ferita> sussurra piano mentre afferra nuovamente la mia mano ma questa volta tirandomi più vicino a lui, così vicino che i nostri corpi si stanno toccando e pochi centimetri separano le nostre labbra.
<Guardami Lya> sussurra piano quel soprannome che ho sentito uscire solo dalla bocca di mio padre, ma lui, detto da lui ha un effetto diverso su di me. Alzo di poco la testa, posando lo sguardo, i miei occhi su di lui, o meglio dire nei suoi occhi che già mi stavano guardando e quel marrone intenso è capace di trasmettermi una strana scarica in grado di farmi sussultare il cuore. È questo il motivo per cui ho preferito restare da sola. Stanotte la mia mente per la prima volta non è stata tormentata dal ricordo di quello sera, bensì è stata disturbata da un sogno alquanto strano. Ho sognato lui che felicemente si sposava in riva al lago, lì dove mi aveva abbandonata silenziosamente qualche giorno fa. Non so perché ma quell'immagine di lui mano nella mano con Melissa mentre si scambiavano le promesse mi fece svegliare con l'affanno mentre il mio cuore sembrava afflitto. Ed è sbagliato, qualsiasi fosse il senso di questa mia reazione è sbagliata.
<Mi dispiace se in qualche modo ti ho ferita> sussurra piano mentre sento le sue mani appoggiarsi sui miei fianchi e questo nuovo contatto mi fa sussultare, cosa che a lui non sfugge affatto.
<Perdonami> dice a bassa voce, allontanando subito dopo le mani.
<Non mi hai ferita Can. A volte preferisco restare da sola> rispondo dicendo la verità però. Quando i problemi bussano alla porta io mi isolo cercando un modo per superare quel momento da sola, anche se non sono più brava a farlo.
<A volte stare in compagnia è la soluzione migliore>
<È difficile quando non si ha la compagnia giusta> mormoro piano mentre abbasso di poco lo sguardo che istintivamente ricadere sulle sue labbra.
<Se vuoi io posso farti compagnia, ogni qualvolta che avrai bisogno> propone mentre accarezza lentamente la mia guancia. È strano come il mio corpo si immobilizza davanti ad altre persone mentre con lui, quando lui mi accarezza, quando mi prende per mano, invece di scappare resto. Resto perché il suo tocco è in grado di calmarmi.
<Quando io ho bisogno di te tu non ci sei> sussurro piano un qualcosa che è uscito dalla mia bocca in modo spontaneo senza che io lo volessi dire.
<Perché dici questo?>
<Niente, lascia stare> mormoro mentre faccio un passo all'indietro mettendo anche se di poco una certa distanza tra di noi.
<Almeno per una volta esprimi quello che ti disturba>
<Strano come ti interessa quello che penso, eppure quando mi sono aperta con te mi hai lasciata da sola> parlo mentre una risata amara esce dalla mia bocca. Io quel giorno al lago mi sono affidata al mio cuore che timoroso mi incitava di aprirmi con lui e quando l'ho fatto lui, Can, se n'è andato.
<Perdonami se ti ho lasciata da sola di notte> dice dispiaciuto mentre mortificato abbassa lo sguardo. Già, anche in quei momenti mi ha lasciato da sola. Nessuno mi era mai rimasto accanto, nessuno tranne Cansu, e quando durante la notte mi svegliavo trovando lui a sostenermi un parte di me si sentiva sollevata ma non so per quale motivo lui dopo quel giorno al lago mi ha tolto completamente la possibilità di avere la sua presenza.
<Come vedi è meglio quando resto da sola. Non posso abbandonare me stessa> sussurro piano. Un tempo avevo provato a farlo. Non avevo più le forze di lottare contro di me, contro il dolore ma lui, quella maledetta emozione si è aggrappata così tanto a me che è riuscita a tenermi in vita. È buffo come la sorte prima ti distrugge e poi cerca in qualche modo a salvarti.
<Non è stato facile lasciarti da sola> mormora piano mentre fa un passo in avanti annullando nuovamente la distanza tra di noi.
<Eppure l'hai fatto>
<Non del tutto> confessa mentre io nel sentire la sua risposta aggrotto le sopracciglia confusa. In che senso, mi domando mentalmente.
<Ti ho preso una cosa e spero che tu possa accettare questo> dice poi dal nulla mentre tira fuori dalla tasca del suo giubbotto nero un piccolo oggetto che solo in seguito riesco a riconoscere come un piccolo cofanetto in pelle blu.
<Non capisco> ammetto sincera ma in modo confuso quando mette tra le mie mani quel oggetto.
<Aprilo> mi incita a bassa voce mentre continua a guardarmi negli occhi. E lo faccio, lentamente e con la mano che leggermente mi trema lo apro, trovando al suo interno un ciondolo e quando mi rendo conto di che ciondolo si tratta strabuzzo gli occhi incredula.
<Come, cioè, questo...>
<Sei rimasta a guardare questo ciondolo per minuti interi mentre continuavi a torturare quella collanina che hai al collo, quel ciondolo che gelosamente nascondi ogni volta per non farlo vedere a nessuno>
<Tu eri lì> sussurro piano. L'altro ieri sono andata in città con Cansu e Selin e mentre le due si sono perse a fare shopping sfrenato io mi sono rifugiata tra le bancarelle del bazar a guardare gli innumerevoli oggetti fatti a mano. Mi sono persa lasciandomi trasportare dagli aromi delle spezie che facilmente si sentivano nell'aria, così come mi sono persa a guardare questo bellissimo ciondolo. Si tratta della mano di Fatma con al centro l'occhio di Allah e mentre ero intenta a guardare la bancarella mi era sembrato di sentire nell'aria il suo profumo.
<Secondo me tu sei come Fatma>
<A cosa ti riferisci?> domando spaesata.
<Tu sei in grado di superare il dolore che continuamente di mette alla prova solo perché il dolore che ti porti veramente dentro è molto più forte>
<Stai blaterando>
<Si narra che Fatma amava così tanto suo marito che quando lui portò a casa una nuova concubina Famta addolora nel scoprire questa notizia non si resi conto di aver messo la mano dentro la zuppa bollente, tanto era lo strazio nel suo cuore causato dal marito. Non so cosa ti tormenta ma so per certo che quel dolore che ti fa urlare durante la notte è più forte di qualsiasi altro dolore che hai dovuto sopportare, proprio come Fatma>
<È un semplice ciondolo Can, stai blaterando cose senza senso> dico velocemente cercando di sembrare credibile. Conoscevo già la leggenda di Fatma e ho sempre pensato che lei in quel momento avesse sofferto tanto nel vedere il marito con un'alta, infatti per questo questo piccolo oggetto simboleggia la forza, la pazienza è l'amore mentre l'occhio di Allah si dice che protegge dal malocchio ma io non c'entro niente. Io non sono forte come lui pensa.
<Comunque questo è per te> specifica nuovamente.
<Ho già un ciondolo per la mia collana e non lo toglierò per mettere quest'altro> dico sicura di questa mia scelta. È vero, questo ciondolo mi è piaciuto in particolar modo ma ho scelto di con comprarlo proprio perché tengo fin troppo al mio ciondolo che come dice Can nascondo gelosamente.
<Puoi sempre averne due> propone speranzoso.
<Invece di portare un ciondolo a me perché non ne prendi uno per la tua collana dato che è priva di ciondoli?>
<Quello che io avevo l'ho perso> confessa piano e dalla tristezza che riesco a leggere nei suoi occhi capisco che qualsiasi cosa avrà perso per lui era davvero importante.
<Perché?> domando solamente dopo un lungo momento di silenzio da parte di entrambi.
<Ho pensato che ti sarebbe piaciuto> confessa imbarazzato abbassando di poco lo sguardo.
<Grazie Can> sussurro piano mentre mi alzo di poco sulle punte dei piedi appoggiando istintivamente una mano sul suo torace con l'intenzione di rilasciare sulla sua guancia un piccolo bacio ma nel momento in cui io mi avvicino a lui, Can alza nuovamente lo sguardo, muovendo di poco la testa mentre la mia bocca, le mie labbra sfiorano in modo ingenuo le sue baciandolo a fior di labbra.
🌸Can🌸
Il profumo inebriante di Nuray ogni volta riesce a mandare la mia mente in estasi, facendomi provare un emozione intensa, in grado di stordirmi ogni volta. Succede questo ogni volta che lei mi passa accanto, lasciando dietro di se questa flagranza che si mischia tanto con l'odore della sua pelle. Non mi è mai capitato di fare simili pensieri, neanche con la mia fidanzata Melissa, eppure Nuray è in grado di farmi sentire questa emozione di piacere, ma anche di pace, soprattutto quando come quella volta al lago lei si feci abbracciare da me, o magari come ora, quando lei si trova di fronte a me, mentre le nostre labbra accidentalmente ma allo stesso tempo piacevolmente si sono sfiorate. E so che è sbagliato tutto questo, così come è stato sbagliato il mio comportamento dell'altro ieri quando casualmente la vidi girare tra le bancarelle del bazar. Nuray molto spesso è silenziosa, ma lei anche immersa nel silenzio è in grado di attirarti a se, almeno è così che io mi sento. È così che mi sono sentito anche quel giorno. Avrei voluto raggiungerla e magri passeggiare fra le bancarelle affiancati ma la ragione, quella parte di me che è ancora razionale me lo ha impedito, ricordandomi che sono fidanzato è qualsiasi cosa Nuray è stata in grado di scaturire in me quel giorno al lago non andava affatto bene. Che poi, neanche io so cosa c'è che non va in me quando la vedo. L'unica cosa che so è che Melissa, quella ragazza che conosco da quando sono stato adottato, ecco, con lei forse non ho mai provato questa forte vibrazione all'altezza del cuore che provo per Nuray.
<Scusa, io, cioè, grazie per il ciondolo> farfuglia in modo impacciato mentre abbassa lo sguardo timidamente cercando di evitare il mio sguardo. Tutto questo però dura pochi secondi perché forse attratta come me punta nuovamente i suoi occhi su di me e quando il marrone dei suoi occhi diventano limpidi per la prima volta, lasciando spazio ad una strana luce mi rendo conto di quanto lei è bellissima, sempre, anche quando è imbronciata.
Ed è così, guardandola negli occhi che lentamente sporgo la testa in avanti con uno strano pensiero in mente, incapace di controllare i miei movimenti, come se il mio corpo, le mie azioni fossero controllate non da me ma bensì da questa intensità che verso di lei continuo a provare. E non so neanche io cosa vorrei fare, o forse si ma persino il pensieroso stesso mi fa paura e quando penso che ormai non posso respingere questo richiamo verso di lei questa bolla, il momento che tra di noi si era creato viene spezzato quando riesco a sentire in lontananza la voce della sua amica Cansu.
<Ma cosa cerco di fare> sussurro tra me e me facendo un passo all'indietro, allibito dalle mie stesse intenzioni. Ma che diamine mi sta prendendo, mi domando mentalmente cercando però di evitare il suo sguardo in ogni modo possibile.
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