Capitolo 6

Nuray

Un corpo fermo, bloccato, incapace di muoversi, il mio corpo. I muscoli intorpiditi, come la bocca, la stessa che in questo momento cerca di urlare, senza riuscire. La stessa che vorrebbe ritrovare la sua voce per chiedere aiuto, quel aiuto che mentalmente lo urlo ma che nessuno sarà in grado di sentirlo. Un corpo profanato ingiustamente da un mostro senza umanità, con tutto che lui è umano. Un corpo che ha aggredito un altro corpo, il mio, privandomi del mio essere, trattandomi con brutalità, strappando i miei vestiti di dosso come se fossero dei pezzi di vecchi stracci. Uno straccio sporco, privo di significato e calpestato. È così che lui mi ha ridotto. Lui è un mostro, quello che per tutto il tempo mi ha costretto di guardarlo negli occhi marroni mentre mi infangava nuovamente e ingiustamente.

<Avanti ragazzina, svegliati. Apri gli occhi Nuray!>

<Non respiro> la mia voce esce fioca mentre cerco di far passare l'aria nei polmoni. Sento un tocco mentre il mio corpo viene sollevato e i capelli mi vengono spostati da davanti agli occhi nello stesso momento in cui continuo a sentire un sussurrio, o perlomeno a me arriva in modo ovattato la sua voce.

<Fai dei profondi respiri, ti prego Lya> sussurra nuovamente Can mentre sento come le sue braccia stringono il mio corpo in un forte abbraccio come se stessi cercando di fermarmi i tremori che scuotono il mio corpo.

<Ti prego Lya> continua a sussurrare all'infinito soffermandosi su quel soprannome che usava papà.

Le sue braccia continuano a stringermi a se mentre con una mano accarezza lentamente la mia schiena, e solo dopo minuti che a me sembrano infiniti riesco a riprendermi, anche se non del tutto. Odio quando sogno quella notte, così come odio me stessa di non saper sconfiggere quella parte di me che ormai mi divora ogni notte da anni.

<Ti senti meglio?> domanda Can a bassa voce.

<Sto bene> rispondo mentre ispiro profondamente ma il mio gesto non è solo per far entrare l'aria nei polmoni ma per ispirare il suo profumo, lo stesso che c'era sulla felpa che mi aveva prestato. Quella felpa grigia involontariamente ha viaggiato con me fino a Istanbul e la notte l'ho indossata per dormire.

<Quante volte hai mentito dando questa risposta?>

<Non me lo ricordo> sussurro piano mentre pian piano il mio corpo inizia a rilassarsi sotto il suo tocco.

<Cosa hai sognato?>

<Niente> mi affretto a rispondere mentre mi allontano da lui, scendendo dal letto.

<Allora ti piace urlare nel sonno> lo sento borbottare e sentire queste parole uscire dalla sua bocca mi fanno accigliare. Lui mi ha sentito per questo è qui.

<Magari il mio era un urlo di piacere> mormoro piano ma l'attimo dopo mi corpo la bocca con le mani rendendomi conto della grande cavolata che ho appena detto. Ma cosa vado a pensare? Come diamine mi è venuto in mente di dire una cosa del genere. Proprio io, io che...

<Guardami ragazzina> la voce calma di Can arriva alle mie orecchie interrompendo i miei pensieri, brutti e angoscianti pensieri.

<Mh?> mugolo solamente alzando di poco la testa quando le sue dita sollevano il mio mento.

<Lo sai che i vestiti prestati vanno ritornati indietro?> chiede dal nulla mentre abbassa lo sguardo sulla felpa grigia che indosso, la sua per la precisione.

<La vuoi davvero indietro?> chiedo mormorando, quasi dispiaciuta direi. Questa felpa è comoda e mi tiene al calduccio e poi il suo...

<Il profumo> sussurro a bassa voce quando mi rendo conto che la felpa ha perso il suo profumo. Quello che per le due notti precedenti ho indossato, dormendo senza interrompere il mio sonno.

<Non può essere> continuo a sussurrare incredula. Non mi è mai capitato di dormire tutta la notte in modo tranquillo e quando è successo a Istanbul per due giorni di fila ho pensato che fosse per la troppa stanchezza ma solo adesso, in questo preciso momento mi rendo conto che forse è stato proprio grazie a questa felpa o forse al profumo che tanto odorava di Can che mi ha fatto dormire in modo tranquillo, la stessa tranquillità che sento quando lui si avvicina a me.

<Ma di cosa stai parlando?> domanda Can mentre inarca le sopracciglia.

<Niente. Cosa ci fai qui?> chiedo, cambiando tono di voce. Lo faccio sempre quando devo smascherare questa parte di me che mi fa diventare fragile.

<Ti ho sentita urlare e sono corso da te. Di solito riuscivo a calmarmi ma questa volta penso che tu abbia avuto un attacco di panico mentre dormivi, ho avuto paura quando non ti ho più sentita respirare> confessa piano mentre sfiora lentamente la mia guancia e per quanto vorrei allontanarmi, per quanto mi sembra assurdo e sbagliato non c'è la faccio, no quando per la prima volta non mi fa paura questo tipo di contatto.

<In che senso di solito?>

<Devo andare> dice frettolosamente e quando la sua mano si allontana dal mio viso improvvisamente un brivido di freddo si impossessa di me, del mio corpo.

<Perché non rispondi mai?> domando mentre lo fermo, prendendolo per mano.

<Neanche tu lo fai>

<Certe cose è meglio se non vengono allo scoperto> sussurro piano rilasciando lentamente la presa su di lui e lasciarlo libero mentre io mi giro di spalle cercando di rimandare indietro le lacrime che però non tardano a scivolare giù dai miei occhi. Odio la persona debole che sono diventata. Un tempo ero forte, allegra e vivace ma adesso sono solo un mucchio di macerie.

******

<Adoro come cucina la cuoca. Menomale che dopo il matrimonio resteremo a vivere in questa casa> la voce fastidiosa di Melissa attira la mia attenzione e il suo commento mi colpisce in pieno viso peggio dell'acqua fredda del lago. Melissa e la fidanzata di Can e lui e mio fratello, più o meno.

<O mio dio> sussurro sconvolta mentre dalle mani mi cade la forchetta andando a finire nel piatto causando un forte rumore.

<Nuray> mi richiama Cansu preoccupata mentre con gli occhi cerca di leggermi dentro solo che questa volta non troverà nessuna risposta, no quando la mia mente è confusa, annebbia.

<Tutto bene bambi?>

<Non ho capito per quale motivo la chiami in questo modo. Ha un nome, usa quello> sbotta la mia amica Cansu alle parole di Cemal. Tra i due c'è fuoco e fiamma e si conoscono appena.

<Sembra una cerbiatta, nel senso buono. Cioè, è molto bella. I suoi occhi lo sono> farfuglia mentre continua a mangiare e dalle espressioni che vedo a tavol mi convinco che non sono l'unica sorpresa dalle sue parole.

<Cognatina, la colazione non è del tuo gradimento?> domanda Melissa mentre fissa il mio piatto colmo di mangiare.

<Cansu ha esagerato con le porzioni> rispondo cercando di giustificarmi in qualche modo. Odio quando la mia amica riempie il mio piatto, da sempre all'occhio quando non tocco niente.

<Melissa, cara, non penso proprio che a mia sorella non piaccia la colazione, infondo è stata lei a cucinare> interviene Tarik dando via a un mormorio continuo da parte della ragazza.

<Ti piacerebbe> sussurro piano dopo averla sentita dire che quando verrà ad abitare qui dopo il matrimonio dovrò prepararle questa deliziosa colazione.

<Mangia questo> dice Can mentre mette davanti a me una fetta biscottata ricoperta con della marmellata.

<È alle fragole> precisa subito dopo e involontariamente un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra.

<Un altro gesto inaspettato> sussurro tra me e me ma quando anche Can sorride di nascosto capisco che non sono stata proprio silenziosa.

<Ho saputo da Fikret che sei una veterinaria>

<Una veterinaria a cui serve un lavoro dato che ha venduto la sua clinica> interviene Cansu facendomi alzare gli occhi al cielo.

<Tu avevi una clinica veterinaria?> domanda curioso Tarik.

<Non perché è la mia migliore amica ma Nuray è davvero brava nel suo lavoro>

<Come mai l'hai venduta?> chiede curioso Can mentre mi incita con lo sguardo di finire la mia fetta biscottata. E lo faccio, sbuffando ma lo faccio. Infondo la marmellata alle fragole è l'unica che mangio.

<Così> rispondo facendo spallucce. Non mi va di parlare del motivo delle mie scelte, non con lui, non davanti agli altri.

<A noi farebbe comodo avere un veterinario disponibile tutti i giorni> dice Tarik mentre seduto alla mia sinistra afferra la mia mano in modo affettuoso e a questo piccolo contatto stringo fortemente i denti mentre l'altra mano la nascondo sotto il tavolo chiudendola in un pugno cercando di non respingerlo.

<Io, io, ecco...> inizio a balbettare a bassa voce cercando di darli una risposta ma sono obbligata a fermarmi quando il mio respiro si mozza, togliendomi il fiato.

<Sicuramente sarà felice di lavorare con noi> interviene Can rispondendo al mio posto.

<Nuray mi avevi promesso di farmi vedere la tenuta che ne pensi se andiamo ora?>

<Ti faccio da guida io> risponde Cemal mentre si alza da tavola afferrando Cansu per un braccio e fra alzare di malavoglia.

<Cosa ti ha fatto la mia povera mano che la torturi in questo modo?> domanda Can quasi sussurrando al mio orecchio e non capendo a cosa si riferisce aggrotto le sopracciglia confusa mentre mi giro di poco con il busto verso di lui e quando alzo di poco la testa per guardarlo, cercando qualche spiegazione alle sue parole, per poco non sfioro le mie labbra con le sue per colpa della poco distanza che c'è tra di noi. Ma quando diamine si è avvicinato così tanto?

<Quella che stai stringendo sotto il tavolo in modo rabbioso e la mia mano ragazzina> sussurra nuovamente ad un palmo dalle mie labbra e questo avvicinamento mi fa tremare il cuore.

<Can, amore, dobbiamo organizzare il matrimonio> la voce di Melissa mi fa sussultare e come una molla scatto all'impiedi mentre il mio sguardo cade sulla mano di Can, la stessa mano dove al dito ha il suo anello di fidanzamento.

<Scusate, ho da fare> mormoro velocemente per poi uscire dalla cucina dirigendomi fuori.

<Ma che mi prende> sussurro a bassa voce mentre mi porto le mani nei capelli con fare disperato. Lui è mio fratello dannazione, non posso farmi consolare da lui ogni volta che vado in panico.

<Nuray>

<Ciao Ishak>

<Vuoi venire con me?> domanda appena mi raggiunge in veranda.

<Venire dove?>

<Faccio uscire i bovini. Di solito li liberiamo la mattina lasciandoli liberi a pascolare>

<Andiamo a cavallo?> chiedo felice ma soprattutto speranzosa. Non ricordo neanche l'ultima volta quando ho montato in sella ma invece ricordo come papà mi portava sempre a cavalcare. Ricordo che mi diceva che si sentiva libero quando montava in sella e ogni volta ho solo potuto darli ragione.

<Vieni, andiamo a prendere i cavalli>

<L'altra volta ho visto nelle scuderie un bellissimo cavallo bianco, posso prendere quello?>

<Stella non è stata ancora addestrata> mi informa Ishak quasi dispiaciuto mentre entriamo all'interno delle scuderie.

<Come mai?>

<I tuoi fratelli hanno provato di addestrarlo ma nessuno è riuscito di avvicinarsi a questo esemplare. Aspetta, ma che fai?> domanda con un tono di voce preoccupato quando apro il cancello della stalla dove sta chiuso il cavallo.

<Sicuramente qui stupidi ragazzi hanno usato la forza quando il cavallo vuole i suoi tempi per imparare a fidarsi di te> lo informo mentre a piccoli passi mi avvicino a Stella che si trova al centro della stalla e senza fare movimenti bruschi mi fermo davanti a lei guardandola negli occhi. Papà mi diceva sempre che il contatto visivo con il proprio cavallo è molto importante perché si crea una specie di legame creando una comprensione tra l'uomo e il cavallo stesso.

<Ma come ci riesci?> domanda Ishak incredulo quando accarezzo lentamente Stella.

<Papà ha sempre detto che ho un dono, secondo lui riesco a connettermi con gli animali. Forse per questo ho scelto di diventare un veterinario> rispondo mentre le mie labbra si curavano di poco all'insù al ricordo di mio padre. Quanto mi manca.

🌸Can🌸

Ieri sera dopo cena e dopo aver accompagnato Melissa a casa sua mi sono rifugiato dentro lo studio, quello che ho realizzato dentro la vecchia camera da letto di Nuray. Avevo già uno studio al piano di sotto per questo i miei fratelli inizialmente non capivano questa mia scelta di realizzare un'altro studio nella stanza di Nuray e come scusa avevo proprio usato quella che Cemal disse a Melissa nonostante non fosse vera. Ha ceduto la mia stanza a Nuray perché sapevo quanto a lei fosse piaciuta ma la sua vecchia stanza l'ho trasformata in uno studio solo per non permettere a qualcuno altro di occupare la stanza e questo perché nei gironi passati quando durante la notte urlava nel sonno ogni volta mi sono precipitato da lei cercando di calmarla e adesso che la mia nuova stanza si trova al piano di sopra volevo avere una scusa per stare sullo stesso piano, per questo ho messo un piccolo divano dentro lo studio, per questo ieri sera mi sono rifugiato lì dentro. Sono stato sveglio praticamente tutta la notte, pronto per alzarmi e scappare da lei, cosa che è accaduto. Inizialmente ho pensato che il suo tormento fosse dovuto alla mancanza prematura di nostro padre, ma dopo averla non solo sentita urlare ma anche vista contorcersi nel letto ho avuto, ho l'impressione che qualsiasi fosse la causa del suo tormento è molto più grave di quanto da a vedere. Ho notato, ho visto con i miei occhi come certe volte si perde avendo un attacco di panico così come oggi ho avuto la conferma che certe volte si spaventa quando viene presa alla sprovvista, quando inaspettatamente qualcuno la tocca. Eravamo a tavola, mentre ancora facevamo colazione quando Tarik l'ha presa per mano e lei seduta alla mia sinistra è stata in grado di trasmettermi la sua ansia per questo avevo afferrato la sua mano destra da sotto il tavolo e lei senza rendersene conto ha continuato a stringerla così forte fino a quando improvvisamente non si è alzata dalla sedia uscendo fuori dalla cucina. In quel attimo, in quel preciso istante quando l'ho persa di vista una forza interiore a me inspiegabilmente mi incitava di andare da lei, di seguirla e incapace di comprendere il perché io l'avrei fatto, l'avrei seguita ma Melissa mi ha fermato iniziando a parlare a raffica dell'organizzazione del nostro matrimonio. Ha insistito così tanto che ad un certo punto, senza ricordare per cosa, lei è stata in grado di farmi uscire fuori di senno e la nostra conversazione è finita con un nostro litigio. Per questo in questo momento mi trovo in sella al mio cavallo. La preoccupazione che continuo a provare per Nuray e il litigio con Melissa, anzi, soprattutto la discussione che ho avuto con la mia fidanzata mi ha stressato così tanto che avevo, ho bisogno di sfogarmi correndo. Mi piace andare a cavallo, sentire il vento soffiarmi in viso mentre scompiglia i miei capelli che solo in momenti come questi posso tenere liberi dato che a Melissa non piace vedermi con i capelli lunghi e liberi, per questo li tengo sempre legati.

<Io ancora stento a crederci. Sei così brava> la voce di Ishak attira la mia attenzione, interrompendo i miei stessi pensieri.

<Vai più veloce!> urla euforico e quando in sottofondo sento la risata di Nuray mi acciglio.

<Vai così!> sento Isak parlare nuovamente mentre io mi affretto a superare la collina mentre l'angoscia si insinua dentro il mio cuore. Mica staranno facendo quello a cui penso.

<Ma che...> mormoro piano, incapace di finire la frase quando arrivando in cima alla collina vedo giù nella valle Nuray a cavallo.

<Ma come diamine ci è riuscita?> mi pongo questa domanda mentre mi avvicino a lei. Ho cercato così tante volte di domare quel cavallo ma mai una volta che ci sono riuscito. Mentre lei è riuscita a salirci sopra, senza sella per giunta.

<Signor Can, ha visto? Nuray è riuscita a calmare la bestia> dice Ishak in modo euforico, fin troppo per i miei gusti.

<Ho visto> dico semplicemente mentre continuo a guardare Nuray che cavalca Stella in modo eccezionale.

"È inutile che cercate di domarla, Stella è uno spirito libero, non vuole padroni ma una guida" furono queste le parole di mio padre quando cercai per l'ultima volta di addestrare Stella, poco prima che lui venisse a mancare.

<Facciamo una garra?> domanda Nuray con il sorriso sulle labbra mentre mi affianca.

<Non so quanto ti conviene sfidare il signor Can, lui è davvero molto bravo> la informa Ishak al che lei mi rivolge uno sguardo di sfida, proprio come quel giorno al lago quando mi sfidò con questi occhi meravigliosi facendomi tuffare nelle acque gelide del lago.

<Questo perché non hai visto me fare sul serio> dice sicura di se mentre continua a guardarmi e da una parte il mio ego trionfa quando lei osserva me senza degnare almeno di uno sguardo Ishak che la divora con gli occhi. Cosa che però mi da decisamente fastidio.

<Vediamo cosa sai fai> mormoro piano mentre istintivamente le rivolgo un piccolo sorriso che lei non tarda a cambiare e forse è la prima volta da quando è arrivata che la vedo sorridere per davvero.

<Continua a sognare Can> la sento urlare mentre mi sorpassa facendomi mangiare la sua polvere. E potrei sorpassarla a mia volta, potrei andare più veloce ed invece resto indietro, resto a guardarla in tutto il suo splendore mentre continuo a pensare a come mi ha fatto tremare il cuore un attimo fa quando per la prima volta ha pronunciato il mio nome.

<Sei lento Can> dice ridacchiando appena la raggiungo sul pontile, al lago.

<Ti ho fatto vincere> rispondo facendo spallucce cercando di sembrare indifferente nonostante la sua dolce risata è in grado di smuovere qualcosa all'interno del mio petto.

<Non riesco a spiegarmi come hanno fatto a fiorire le magnolie se siamo a gennaio> dice incredula mentre sedendosi punta lo sguardo sull'albero che è pieno di fiori.

<Sei stata tu> rispondo di rimando senza rendermi conto, non subito perlomeno.

<Cosa c'entro io?>

<Conosci la leggenda della magnolia?> chiedo curioso mentre mi siedo accanto a lei lasciando le gambe a penzolare in giù.

<Non proprio>

<La leggenda narra che la pianta fosse formata da due parti, una esterna, ossia il corpo, e una interna che rappresenta l'anima e il cuore della pianta che un giorno si innamora di un'azalea gialla cresciutagli difianco. Non essendo corrisposta il cuore si spezzò in due, staccandosi dal corpo credono così due tipi di magnolia. Ricordo che papà diceva sempre che l'albero avrebbe fiorito quando la sua metà sarebbe ritornata>

<Non è mai fiorito l'albero?> chiede sorpresa interrompendomi.

<Lo sai che questo albero ha la tua stessa età? Papà mi disse che lo piantò in un giorno importante e a questo punto credo proprio che è stato piantato quando tu sei nata. Da quando sono qui non ho mai visto un fiore eppure un giorno quando di mattina mi sono trovato a passare di qua ho visto per la prima i suoi bellissimi fiori>

<Un giorno?> chiede sussurrando mentre gira di poco la testa possano i suoi bellissimi occhi su di me.

<Il giorno che tu sei arrivata qui alla tenuta> ammetto piano. Ricordo ancora il paesaggio meraviglioso che vidi quel giorno all'alba mentre il profumo delle magnolie si sentiva per tutto il campo, lo stesso profumo che ho sentito quando la vidi il primo giorno.

<Fikret mi ha fatto ricordare che papà mi chiamava sempre Lya ma non ho mai capito il perché> confessa mentre mi rivolge uno sguardo tenero ma sicuramente sarà dovuto al ricordo di papà.

<Lui ha sempre sostenuto che io fossi la sua magnolia> dice piano mentre noto come il tono della sua voce si è incrinato leggermente.

<La magnolia viene considerata una pianta portatrice di fortuna> confesso. Papà lo diceva sempre e sono sicuro che lui considerava sua figlia, questa bellissima ragazza che dovrei considerare mia sorella, lui la considerava la sua fortuna per questo usava quel soprannome, lo stesso che a volte uso anche io involontariamente. Gli si addice davvero. Lei sembra avere entrambe le caratteristiche delle magnolie, una parte forte, cercando di tenere su questa maschera che di giorno usa, e poi lei e anche la magnolia quella più piccola, più fragile, soprattutto di notte quando i sogni la tormentano senza darle tregua.

<La fortuna non è stata dalla mia parte> mormora piano mentre sposta lo sguardo in avanti.

<A cosa ti riferisci?> chiedo azzardando. Vorrei sapere così tanto di lei ma lei non si espone mai.

<Mia madre è morta> sussurra piano con la voce spezzata spezzando anche me con la sua confessione. E dopo un momento di silenzio inizia a raccontarmi della sua famiglia, di quei segreti che ha scoperto solo ora, di come ha avuto un papà presente solo a metà, di come e morta sua madre, del dolore causato dalla perdita di papà, e più la sento più il mio cuore si fa piccolo mentre si stringe all'interno del mio petto facendomi male. Mi sento come se fossi connesso a lei e ogni lacrima che versa in questo momento mi fa contorcere il cuore, così senza pensarci due volte apro le mie braccia circondandola con esse mentre la tiro al mio petto abbracciandola forte.

<Non piangere, ti prego> sussurro piano incapace di fare di più. Incapace di alleviare la sua sofferenza e fa male. Fa male vederla così a pezzi.

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