Capitolo 4
Nuray
Un tocco dolce sfiora la mia guancia in modo lento mentre un profumo inebriante arriva alle mie narici stordendomi completamente, con tutto che ancora sono dormiveglia.
<Apri gli occhi, ti prego> un mormorio simile ad una preghiera arriva alle mie orecchie e quando finalmente il mio cervello si mette in funzione, riconoscendo quel timbro di voce mi acciglio, aprendo gli occhi all'istante.
<Stai bene?> domanda Can con un tono di voce quasi preoccupato appena incontro il suo sguardo. Il mio corpo, io mi trovo dentro un letto non mio, mentre Can è seduto sul bordo del letto fin troppo vicino a me e quando abbassando lo sguardo vedo su di me vestiti che non mi appartengono strabuzzo gli occhi.
<È stata Selin a cambiarti> si affretta a parlare mentre continua a guardarmi ma a me da solo fastidio. Il suo sguardo fisso su di me, questo profumo che continuo a sentire, questi vestiti che non sono miei, tutto mi provoca disgusto. Lentamente mi porto le gambe al petto mentre circondo il mio corpo con le braccia cercando di calmare il tormento che piano piano mi assale. Odio quando per via della mente perdo il controllo sul mio corpo, sul mio respiro.
<Non mi toccare> sussurro piano quando vedo Can alzare la mano nella mia direzione.
<Cosa c'è che non va?> lo sento domandare mentre con la coda dell'occhio lo vedo alzarsi all'impiedi al che io mi alzo a mia volta scendendo però dall'altra parte del letto mentre cerco di regolarizzare il mio respiro mentre il cuore martella dentro il mio petto.
<Guardami Nuray> la voce di Can arrivare nuovamente alle mie orecchie in modo ovattato e con tutto che ho la vista quasi sfogata riesco a vedere la sua figura avvicinarsi a me ed è allora che mi si mozza completamente il respiro.
<Fermo> riesco a dire balbettando mentre metto una mano davanti come segno di protesta ma due braccia forte avvolgono il mio corpo per la prima volta in un caloroso abbraccio che pian piano riesce a calmarmi. La mia testa resta appoggiata sul suo petto, sentendo il battito regolare del suo cuore, mentre le sue calorose braccia continuano a stringermi forte a lui.
<Da quando soffri di attacchi di panico?> domanda a bassa voce mentre accarezza lentamente la mia schiena.
<Non penso che debba interessarti> sussurro con la voce fioca mentre cerco di fare dei respiri profondamente.
<Infatti non dovrebbe, eppure voglio saperlo> continua a parlare a bassa voce staccandosi di poco da me per guardami negli occhi e non so se e dovuto all'incubo che ho fatto oppure avrò la febbre alta ma non ho mai visto occhi così belli. Gli occhi castani sono comuni fra la gente ma i suoi hanno un non so che di speciale che riescono a catturare la mia attenzione. I nostri sguardi sembrano incastrarsi alla perfezione, e la sua mano che sfiora dolcemente la mia guancia sembra fatta su misura per...
<Can, amore> un timbro di voce armoniosa interrompe i miei pensieri e come se mi fosse scottata con il suo tocco mi allontano all'istante da lui e faccio giusto in tempo dato che l'attimo dopo la porta della stanza si apre mentre pel di carota fa il suo ingresso.
<Cosa ci fai tu qui?> domanda spaesata mentre aggrotta le sopracciglia.
<Un libro, volevo solo prendere in prestito un libro> dico la prima cosa che mi viene in mente dopo aver dato un occhiata alla stanza di sfuggita. Sotto la finestra c'è un piccolo mobile in legno, che contiene un sacco di libri ma la cosa che più mi piace di questo piccolo mobile è il fatto che sembra fatto apposta per potersi sedere dato che è ricoperto di cuscini, come se fosse un piccolo angolo per rilassarsi con un bel libro nella mani. Senza curarmi più di tanto dei due presenti mi avvicino alla finestra dalla quale entra un sacco di luce dato che è priva delle tende mentre meravigliata guardo questo piccolo angolo che mi piacerebbe avere anche nella mia stanza.
<Non puoi prendere il tuo libro e andartene?> domanda Melissa con un tono di voce che a me sembra arrogante.
<Melissa> sento la voce di Can richiamarla con fare di rimprovero e senza guardare nessuno dei due esco dalla stanza dirigendomi il prima possibile nella mia stanza con l'intenzione di farmi un bagno caldo, sperando di riuscire a stendere i miei muscoli intorpiditi.
******
<Fikret devo tornare a Istanbul il prima possibile> dico velocemente al telefono appena mi risponde. Stamattina dopo essere uscita dalla stanza di Can mi sono diretta nella mia stanza solo che il bagno caldo e lungo che avrei voluto fare l'ho dovuto rimandare, accontentandomi di una veloce doccia e il motivo è proprio il mio ritorno a Istanbul. La mia migliore amica Cansu mi ha contattata informandomi del fatto che qualcuno è interessato a comprare la clinica veterinaria che avevo aperto tempo fa.
<Ti faccio avere l'elicottero, così farai prima. È successo qualcosa?> la voce di Fikret interrompe i miei pensieri facendomi sospirare.
<Ho delle cose da sbrigare e poi dovrò impacchettare tutte le mie cose per portarle qui> rispondo mormorando. Mi dispiace vendere la clinica, quel posto per un periodo in un certo modo è stato l'unico posto che riusciva a farmi dimenticare, a farmi calmare ma da quando è morta mia madre anche la clinica è diventato come un peso, in grado di schiacciarmi. Per questo avevo deciso di metterla in vendita con l'intenzione di andarmene da Istanbul per sempre.
<Quindi tornerai vero?> domanda forse con un timbro di voce timoroso.
<Tornerò anche se non ho un reale motivo per farlo> rispondo a bassa voce mentre conservo dentro il piccolo borsone che qualche giorno fa Fikret mi fece avere. Quando partii di casa non avevo niente con ms se non la borsa e le chiavi di casa mia, lui però mi aveva portato questo piccolo borsone con qualche nuovo indumento che gentilmente Selin comprò per me.
<Ci sono i tuoi fratelli Nuray e poi alla tenuta Magnolia c'è bisogno di un veterinario>
<A loro non interessa di me padrino> mormoro piano mentre dall'altra parte del telefono si sente solo un lungo sospiro.
<Non sai quanto a tuo padre sarebbe piaciuto averti fra le terre di questo posto>
<Perché non mi hai mai portato qui?> chiedo piano mentre scendo le scale dirigendomi al piano di sotto.
<Tua madre non ha mai voluto. Pensava che tuo padre ti avrebbe portato via da lei se ti avesse portata qui. Lo so sai perché da piccola ti chiamava sempre Lya?>
<No> risponde tristemente. È passato così tanto tempo da allora che avevo pure cancellato quel soprannome.
<Perché tu eri la sua Magnolia ma questa storia te lo racconterò quando tornerai>
<Non sei giusto> rispondo sbuffando.
<Dove vai?> chiede Can alle mie spalle spaventandomi mentre sussultando faccio cadere sia il telefono che il mio borsone.
<Dio mio> sussurro piano mentre chiudendo gli occhi faccio un respiro profondo.
<Torno a Istanbul> rispondo dopo qualche attimo, tempo in cui ho cercato di calmare il mio cuore.
<Perché? Ritorni vero?> domanda forse curioso e quando sento le sue dita sfiorare la mia mano la ritraggo all'istante.
<Tutto bene?> chiede con un tono di voce che a me sembra preoccupato mentre si mette davanti a me per guardarmi negli occhi.
<Per chi è arrivato l'elicottero?> domanda Cemal e per una volta gli sono grata per la sua intromissione.
<Per me e prima che fai salti di gioia ti informo che sarò qui prima di subito> rispondo, usando un timbro di voce forte. Alle persone come Cemal ci si deve tenere sempre testa, in ogni momento, senza mai abbassare la guardia perché se solo pensi di essere un minimo indulgente loro, i tipi prepotenti, ti hanno già fregata e quando te ne accorgerai sarà già troppo tardi.
<E io che pensavo che sarei riuscito a sbarazzarmi di te> dice sbuffando mentre afferra il mio borsone da terra insieme al telefono e sorprendendomi si dirige fuori con il mio piccolo borsone nella spalle. Ed io ribadisco quello che ho pensato poco fa.
<Conoscendo Cemal avrei pensato che quel borsone te lo avrebbe lanciato addosso> mormora Can mentre a sua volta si dirige fuori.
<Se torno lo faccio solo per te, papà> sussurro tra me e me mentre vado fuori. Se è vero quello che dice Fikret allora non mancherò a compiere il desiderio di mio padre. Lui voleva rimettere in sesto la sua famiglia ed io farò del mio meglio anche se per prima dovrei cominciare da me stessa.
<Ciao sorellina> dice euforico pinco panco mentre mi saluta con la mano appena Can apre lo sportello dell'elicottero.
<Hai detto che tornerai> sento Can mormorare mentre mi offre la sua mano forse intenzionato ad aiutare a salire.
<Tornerò> dico solamente mentre mi accomodo all'interno dell'elicottero senza afferrare la sua mano e senza abbassare lo sguardo appena l'elicottero si innalza. Papà una volta mi disse che abbassare lo sguardo è segno di debolezza e non furono parole più vere.
******
<Dio mio, Nuray> la mia amica Cansu si butta tra le mie braccia appena scendo dalla macchina.
<Sto bene> rispondo mormorando mentre la stringo forte a me.
<Vai a mentire a chi possa crederti Nuray. Ma guardati, ti fanno fare la fame quelli lì?> chiede in modo duro staccandosi da me e per quanto vorrei sfuggire alla sua sfuriata non posso. Da lei accetto tutte le urla e questo perché lei è l'unica che realmente si preoccupa per me e che per molto, moltissimo tempo è stata la mia roccia.
<Ho mangiato> dico solamente cercando di sembrare credibile. Non ricordo l'ultima volta che ho mangiato come si deve, e nonostante ieri mattina ho preparato la colazione per tutti forse ho toccato solo una fetta biscottata con un po' di marmellata.
<Nuray!> mi chiama con fare di rimprovero mentre entriamo dentro casa. Tanto è inutilmente mentire, lei sa del mio pessimo rapporto con il cibo. Io vorrei mangiare, davvero, solo che a volte il mio corpo si rifiuta, mentre lo stomaco sembra chiudersi, rimpicciolendosi.
<Dopo ne parleremo anche di questo. Che ne pensi se preparo il tuo tè preferito mentre mi racconti un po' di cose>
<Cosa vuoi sapere di preciso?> domando sospirando mentre mi accomodo sul divano. Se io sono il tipo di persona riservata, la mia amica Cansu è molto estroversa e per lei chiacchiere è all'ordine del giorno.
Così, dopo aver afferrato dalle sue mani la mia tazza da tè inizio a raccontarle nei minimi dettagli ogni cosa da quando sono arrivato alla tenuta Magnolia. In questi giorni l'avevo già messa al corrente praticamente di ogni cosa ma Cansu vuole sapere ogni minimo particolare che magari sarebbe potuto sfuggirmi. Inizio a raccontarle della scoperta scioccante dei miei tre fratelli, o fratellastri, insomma, le parlo dei tre moschettieri, descrivendo uno per uno, così come le racconto dell'ultimo desiderio di mio padre e della decisione che ho preso in seguito.
<Non puoi abbandonarmi> dice dispiaciuta mentre improvvisamente i suoi occhi diventano lucidi.
<Potresti venire con me> prorogo a bassa voce aspettando la sua reazione.
<Con te? In mezzo alla campagna>
<Non c'è solo la campagna Cansu e poi secondo me ti piacerebbe quel posto>
<E cosa dovrei fare io a Cukurova?>
<Potresti aprire lì la tua fondazione> rispondo piano mentre abbasso lo sguardo. So di sembrare immatura in questo momento ma io avrei davvero bisogno di lei. Cansu e l'unica persona che mi rimane e separarmi anche da lei sarebbe davvero doloroso per me.
<Lo sai che mi mancano i fondi>
<Ho saputo che c'è una persona che vuol investire> rispondo, abbozzando un sorriso.
<Ma di chi stai parlando?>
<Questo non saprei dirtelo> rispondo facendo spallucce mentre certo di trattenere il sorriso che cerca di sfuggirmi.
<Dimmi che quello a cui penso non è vero> urla qualche attimo dopo.
<Non è vero> rispondo seria o almeno cerco di sembrare seria però l'attimo dopo scoppio a ridere per poi scappare da lei quando cerca di avventarsi su di me.
<Vieni qua Nuray!> inizia a urlarmi contro mentre corriamo in giro per casa. Io per scappare da lei e lei intenta a prendermi.
<Tu sei pazza se pensi che mi farò prendere da te> rispondo ridendo.
Avevo pensato già da tanto alla scelta che sto per fare e quei soldi che ricaverò grazie alla vendita della clinica andranno alla fondazione che Cansu vuole aprire.
🌸 Can 🌸
<Cosa è successo amore?> domanda Melissa mentre mi abbraccia da dietro.
<Affari> rispondo velocemente mentre continuo a guardare fuori dalla finestra dello studio da dove si intravede anche se in lontananza il posto da dove ore prima è decollato l'elicottero.
L'arrivo di Nuray nelle nostre vite, nella mia personalmente, è stato una svolta inaspettata ma nonostante questo è riuscita a stravolgere ogni cosa. Il silenzio che prima di lei regnava in questa casa, l'ordine, ma soprattutto la disciplina che ormai non c'era più con la sua presenza improvvisamente tutto è cambiato. Da quando papà ha preso una certa distanza da me e dai miei fratelli anche noi siamo cambiati diventando disordinati e certe volte anche irrispettosi e questo l'ho capito grazie a Nuray che ha ripreso Cemal sul suo modo scorbutico ma soprattutto irrispettoso nei confronti delle persone che per noi lavorano.
<E questi affari meritano di ricevere più attenzione che la tua fidanzata?> domanda Melissa mentre si mette davanti a me appoggiando le sue mani sul mio torace.
<Penso di no> rispondo mormorando mentre seguo con la sguardo la sua mano destra che lentamente scivola lungo il mio corpo afferrando i passanti dei pantaloni e tirarmi più vicina a se e mentre mi guarda intensamente l'unico pensiero che ho in mente è il fatto che i suoi occhi non sono così intensi come quelli di Nuray.
<Cosa succede?> domanda la mia fidanzata ma invece di risponderle la bacio cercando di togliermi dalla mente quei occhi da cerbiatta che appartengono ad un altra ragazza.
<Prendetevi una stanza> la voce di mio fratello Terik fa sbuffare Melissa mentre si stacca dalle mie labbra nello stesso momento che io impreco mentalmente.
<Si usa bussare> dico infastidito mentre mi giro guardando mio fratello minore in malo modo.
<Certe cose si fanno in privato>
<Io vado> Melissa mi informa frettolosamente e senza salutarmi in alcun modo esce dallo studio.
<Cosa ti tormenta Tarik?> chiedo preoccupato mentre lo osservo torturarsi le mani in modo nervoso.
<Non sto trovando nostra sorella e sto iniziando a preoccuparmi>
<È andata via> rispondo piano mentre mi passo le mani in viso in modo disperato. Lei è mia sorella dannazione. È la figlia di nostro padre, l'uomo che ci ha salvati da quel inferno.
<In che senso è andata vita? Quando, perché? Quando tornerà?> Tarik inizia a fare domande a vanvera. Domande che mi sono fatto anche da solo e per quanto ho cercato di avere delle risposte non le ho trovate ma soprattutto non ho trovato la risposta alla domanda che più mi tormenta. Perché mi interessa così tanto sapere di lei?
<Non vi preoccupate, quella tornerà prima di subito. Così ha detto> si intromette nostro fratello Cemal mentre avanza dentro lo studio.
<Sono sicuro che tu sei responsabile in quelche modo. Cose le hai fatto?> chiede Tarik in modo duro guardando Cemal. Ho potuto notare come Tarik si sia affezionato a lei nonostante la conosce, la conosciamo appena.
<Io non c'entro niente. Però sono stato davvero contento a darle una mano per andarsene> risponde Cemal cercando di sembrare arrogante parlando di lei ma c'è qualcosa nel suo sguardo che lo contraddice.
<Sei l'unico che l'ha tratta male sin dal primo giorno che è arrivata. Sicuramente le avrai detto qualcosa> insiste nostro fratello Tarik.
<Non è così importante per meritarsi la mia gentilezza> risponde Cemal facendo spallucce e questo suo modo di trattarla non so perché mi sta dando sui nervi. È vero, per tutti noi è stato uno shock scoprire di avere una sorella ma Cemal in particolar modo l'ha trattata un po' male per i miei gusti e non mi piace affatto.
<Papà avrebbe voluto che l'accogliessimo in famiglia, infondo e nostra sorella> dico mormorando mentre una strana sensazione prede il sopravvento del mio cuore quando penso al modo in cui siamo imparentati, più o meno.
<Ognuno è libero di accoglierla a modo suo> rispondo mentre uno strano sorrisetto si fa largo sulle sue labbra.
<È nostra sorella idiota!> dice Tarik in modo duro mentre tira un ceffone dietro la nuca a Cemal.
<Lei è nostra sorella> sussurro tra me e me cercando di convincere me stesso di questa verità.
Ma se lei è nostra sorella allora io perché mi sento maledettamente attratto da lei. È così sbagliato eppure i suoi occhi sono in grado di farmi perdere ogni qualvolta si possano su di me in modo innocente.
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