Capitolo 2

Nuray

Dopo il mio arrivo di ieri alla tenuta Magnolia tutto è stato stravolto. I miei tre fratelli, Can, Cemal e Tarik mi hanno esclusa per tutto il giorno, o almeno quelle poche ore che della giornata erano rimaste. L'avvocato Fikret mi ha consigliato di lasciarli da soli a metabolizzare il tutto, ma sono sicura che non si riferiva tanto alla notizia della morte di papà, ma bensì alla mia presenza. Così durante il pomeriggio sono andata a fare un giro a piedi lungo queste terre che sembrano infinite e da quello che ho visto, o almeno una buona parte, ho capito che qui alla tenuta Magnolia si occupano dell'allevamento dei bovini. Una bellissima notizia per me che sono una veterinaria.

È stato strano girare sulle terre di questa tenuta che prende il nome del fiore che io adoro, di quel fiore che papà mi portava sempre in primavera. È stato strano quanto bello soprattutto quando lungo il sentiero ho scoperto un ruscello, o forse sarebbe meglio descriverlo come un lago, dato la sua grandezza, circondato da tanti alberi verdi e per mia sorpresa da un gigantesco albero di magnolie rendendo il paesaggio bellissimo grazie a quei fiori che spiccicavano in tutto quel verde, mentre l'acqua brillava grazie a quei pochi raggi di sole che ancora nel cielo si vedevano.

Sono rimasta lì davanti a quel lago fino al calare del sole mentre immersa nei miei pensieri mi sono lasciata travolgere nuovamente dalle lacrime. Pensavo di essere rimasta sola al mondo, prima con la morte di mia madre e adesso con la morte di papà. Ora però sembra che tanto sola non lo sono, scoprendo di avere tre fratelli o fratellastri. Insomma, non sono fratelli di sangue ma papà gli ha adottato dando loro il suo cognome. Perché ha fatto questa scelta quando l'unica figlia che aveva l'ha abbandonata?

<Tu veramente non sapevi di noi?> domanda Tarik, colui che io chiamo panco pinco mentre mi affianca, sedendosi accanto a me nel dondolo, interrompendo i miei pensieri.

<Avevo quattordici anni quando vidi per l'ultima volta papà. Era un papà perfetto sai? Almeno quelle poche volte che mi veniva a trovare> rispondo mormorando.

<Cosa vuoi dire?>

<Che per quattordici anni l'ho visto pochissime volte. Raramente passava da casa e non restava mai più di un giorno. Ho tanti bei ricordi di lui ma ne ho altrettanti brutti, dovuti alla sua assenza. Mi chiedevo perché non poteva restare con me, perché non potevamo essere una famiglia unita, ma poi un giorno anche quei incontri finirono. A quanto pare ha preferito avere tre figli maschi> dico amareggiata mentre la mia voce esce fioca. Forse io non ero abbastanza?

<Io, i miei fratelli, gliene siamo grati per quello che ha fatto per noi. Ricordo il giorno in cui ci adottò sai? Io, Cemal e Can eravamo tutti e tre in uno squallido orfanotrofio dove per vivere dovevamo accontentarci delle briciole che il personale lasciava. Eravamo costretti di dormire tre persone in un lettino singolo e tutto questo perché non c'era abbastanza spazio per tutti i ragazzi. Ricordo che potevamo lavarci una volta a settimana e mai con l'acqua calda. Ricordo come Can, essendo più grande si sacrificava sempre per far stare meglio sia me che Cemal. Ricordo come si toglieva la coperta di dosso dandola a noi due, o quando certe volte la mattina lo trovavo dormire sul pavimento. Ricordo come si metteva a rischio cercando di rubare dalla cucina un pezzo di pane. Ricordo tante cosa sai? Ma neanche un ricordo può essere descritto come un bel ricordo. Tutti e tre abbiamo vissuto in quel posto praticamente dalla nascita fino a quando un giorno, un signore entrò in quel misero posto decidendo di adottare un bambino ma ne uscì con ben tre. Voleva adottare solo me sai? Ma non mi sarei separato mai dai miei due fratelli>

<In che senso questa qui è l'unica beneficiaria del patrimonio di papà?>

<Ma che succede?> domando accigliata quando si sentono fin qui le urla di Cemal, alias pinco panco.

<Sembra la voce di Cemal> dice Tarik preoccupato alzandosi dal dondolo per entrare dentro casa seguito subito da me.

<È praticamente una sconosciuta. Papà non può aver lasciato tutto il patrimonio a lei!> urla Cemal contro l'avvocato Muge.

<Signor Divit, le sto dicendo che suo padre...>

<Appunto, mio padre! Mio e suo, e anche suo! Ma chi è questa per venire qui e portarsi via il nostro lavoro, la nostra terra!> urla in preda alla rabbia mentre indica lui e i suoi fratelli.

<È la figlia biologica di vostro padre. Dovreste essere felice del fatto che lui vi abbia lasciato una parte di se. Nuray non ha colpe se voi non eravate a conoscenza della sua esistenza. Hakim ha voluto questo. Vostro padre aveva deciso di svelare la sua esistenza solo il giorno in cui non ci fosse stato più.>

<In che senso?> domando a bassa voce facendo girare tutti verso di me.

<Cosa ci fa lei ancora qui? Sei venuta per i soldi? Per portarci via la nostra casa?> chiede Cemal mentre in malo modo si avvicina a me ma Can lo afferra per un braccio fermandolo.

<Sta calmo Cem...>

<Non ho bisogno di essere protetta. So cavarmela anche da sola> dico in modo duro mentre mi avvicino a qui due al che Can rilascia la presa sul braccio del fratello mentre sbuffando fa un passo all'indietro.

<Stamattina c'è stato il funerale di papà e tu pensi ai soldi? Il tuo unico problema è chi si porta cosa? O chi riceve più soldi? Non ti vergogni? È questo l'amore che sentivi per nostro padre? Urli tanto di considerarti suo figlio ma il tuo primo pensiero sono i soldi>

<Non permetterò a una sgualdrina qualsia...>

<Non ti permettere di rivolgerti a me in questo modo> dico in modo aspro mentre nella stanza si sente il rumore dello schiaffo che li ho appena tirato.

<Sono stata fin troppo indulgente Cemal. Non hai fatto altro che attaccarmi tutto il tempo sia ieri quando sono arrivata ma anche questa mattina. Pure per me è stato uno shock scoprire di avere tre fratelli e capisco che magari la mia presenza ti turbi ma non ti permettere mai più di parlare di me in questo modo>

<Autoritaria come il vecchio Hakim> borbotta Tarik mentre affoga una risata. Lui forse è l'unico che mi sta più simpatico dei tre fratelli Divit.

<Per questo schiaffo me la pagherai cara> dice Cemal in modo tagliente per poi sorpassarmi dandomi una spallata.

<Perdona nostro fratello> interviene Can a bassa voce.

<Signorina Nuray, suo padre ha lasciato nelle sue mani tutto il patrimonio> confessa l'avvocato Muge facendomi strabuzzare gli occhi.

<Non capisco, cosa c'entro io?>

<Era suo padre signorina>

<E anche il padre di questi tre> rispondo sottolineando l'ovvio mentre guardo di sfuggita Can.

<Posso parlare con la signorina in privato?> domanda d'avvocato sorprendendo tutti noi.

<Come preferisce> borbotta Can mentre fa segno con la testa a suo fratello di seguirlo fuori dallo studio.

<Ascolti signorina Divit, suo padre ha voluto lasciare tutto il suo patrimonio nelle sue mani per un motivo. I suoi fratelli ultimamente si sono smarriti, ognuno per una causa diversa, però in particolar modo uno e suo padre aveva pensato di togliere loro il denaro solo per cercare un modo di rimettere in sesto i suoi fratelli.>

<Io continuo a non capire> ammetto sincera mentre spaesata lo osservo.

<Senti Nuray, posso darti del tu?>

<Certo>

<Conosci la storia della tua famiglia?> domanda curioso mentre si dirige verso la grande libreria che c'è dentro questo studio per poi spostare un po' di libri, mettendo in bella vista una cassaforte.

<Dei miei genitori intendi?>

<Esattamente>

<Beh, quel poco che loro mi avevano raccontato> mormoro piano. Non mi hanno mai raccontando un granché ma sapevo solo che non ama dava d'accordo e che papà lavorare in un posto lontano, almeno è questo che mi avevano detto.

<Quel poco che tu sapevi non era vero> risponde sicuro di se mentre tira fuori dalla cassaforte un mucchio di lettere.

<Che ne sai tu?>

<Sono stato l'avvocato di tuo padre per trent'anni e in più era il mio migliore amico> risponde tristemente mentre amareggiato abbassa lo sguardo.

<O mio dio. Come ho fatto a non riconoscerti?> sbotto incredula quando dopo dopo un lungo momento di silenzio ma soprattutto di aver squadrato bene Fikret capisco chi è lui in realtà, il mio padrino. Solo adesso riesco a ricordarmi di lui, di quelle poche volte che mi veniva a trovare con papà.

<Erano anni che non ci vedevamo piccola Nuray> sussurra piano con la voce dispiaciuta.

<Da quando papà è sparito> sussurro a mia volta tristemente.

<In queste lettere troverai tutte le risposte mancante alle due domande. Ora però vorrei parlarti di una cosa importante. Nell'ultimo periodo tuo padre stava molto male e non ha più gestito queste terre come lo faceva un tempo e con la sua assenza i ragazzi si sono persi, in special modo Cemal. Come hai potuto vedere è bastato una minima cosa per farli perdere il controllo e urlare. Quando vostro padre per via della malattia ha iniziato a considerarli meno loro si sono sentiti messi da parte ma Cemal si è lasciato un po' andare, iniziando a bere più speso e a spendere molti, tanti soldi senza un reale motivo e tuo padre ha iniziato a preoccuparsi che con la sua scomparsa lui sarebbe peggiorato. Tuo fratello Cemal in questo momento pensa che ogni cosa gli è dovuto e tuo padre ha cercato un modo per farlo ritornare in se. È brutto anche a dirmelo ma il problema principale sono i soldi e tuo padre gli ha tagliato i fondi, per questo aveva deciso di lasciare tutto nelle tue mani, con la speranza che lui ritorni sulla strada giusta>

<Lo sai che così e peggio vero? Tutti hanno un problema con me Fikret. Sono qui solo da ieri e tutti e tre mi odiano>

<Tuo padre sapeva che molto presto sarebbe venuto a mancare, per questo ha lascito tutto nelle tue mani, con la speranza che tu possa aiutare i tuoi fratelli>

<Loro sono i miei fratelli> mormoro piano. Sono sempre stata figlia unica, e adesso a ventisei anni scopro di avere tre fratelli. Uno più stronzo dell'altro.

******

Dopo la discussione avuta questa mattina con Cemal dentro lo studio ho deciso di restare nuovamente da sola. Per questo dopo aver preso le lettere che Fikret di aveva dato mi sono diretta nuovamente al lago, l'unico posto che per adesso mi trasmette tranquillità.

Sono stata sorpresa, se non pugnalata nuovamente quando leggendo quel mucchio di lettere ho scoperto la verità sulla storia dei miei genitori.

Sia mia madre Safiha che mio padre Hakim si conobbero a Istanbul quando erano ancora molto giovani, entrambi avevano si e no vent'anni. All'epoca la mamma lavorare come segretaria per un dentista, cercando di ricavare i soldi per pagarsi gli studi universitari ed è stato dentro quel studio che conobbi mio padre. Hakim si trovava la con suo padre Ahmet, per salutare il suo vecchio amico dentista. Tra mia madre e Hakim scoppiò subito la passione e ogni qualvolta che Hakim tornava a Istanbul i due cercavano di passare più tempo insieme e forse si amavano anche solo che nessuno dei due aveva il coraggio di confessare i sentimenti in modo esplicito ma tutto cambiò quando la mamma scoprì di essere incinta. Lei aveva paura, prima di tutto perché non avrebbe avuto l'aiuto di nessuno dato che ormai al mondo si ritrovava da sola e poi aveva paura della reazione di Hakim dato che i due non avevano una vera relazione. Infatti con la notizia della gravidanza tra di loro è crollato tutto. Papà in realtà aveva paura di me, di quella figlia in arrivo dato che lui non si sentiva pronto di diventare padre per questo per alcuni mesi scappò, rifugiandosi qui alla tenuta Magnolia, la sua vera casa. Leggendo queste lettere ho scoperto che lui si è fatto sentire solo qua che giorno che io venissi al mondo ma la mamma inizialmente non lo voleva vicino a noi, a me in particolar modo. Solo con il tempo i due hanno instaurato una specie di rapporto, cercando di non farmi mancare il loro affetto seppur non vivevano insieme.

Ho letto anche di come mio nonno Ahmet era a conoscenza della mia esistenza ma non è mai stato interessato a conoscermi. Ho letto anche di quando papà scoprì di essere malato e la sua lontananza è stata stupidamente scaturita dalla paura di farmi stare male se lui fosse venuto a mancare, ignaro di avermi fatto soffrire ugualmente. Ho letto anche di quando aveva deciso di adottare un bambino, o meglio dire tre, credendo che il giorno in cui lui non ci fosse stato più quei bambini che sarebbero diventati i miei fratelli mi avrebberò protetta. Ho letto di come dopo aver pensato di aver sconfitto il tumore tornò entusiasto da me con i miei tre fratelli decidendo di voler essere una famiglia ma mia madre si rifiutò per poi dire a mio padre di quanto io lo odiavo, cosa che io in realtà non avevo mai detto. Forse lei a modo suo voleva proteggermi da un possibile nuovo abbandono da parte di mio padre, per questo lei mentì allontanando per sempre mio padre da me.

Così dopo aver letto e riletto quelle lettere mi alzo lentamente dal legno di questo piccolo pontile che si trova sul lago e dopo aver ispirato profondamente lascio che quella brezza leggera che c'è porti via con se queste lettere, una ad una, facendole danzare nell'aria prima che esse vengano adagiate sull'acqua, bagnandosi. E come pian piano quei fogli di carta si stanno deteriorando sotto i miei occhi, spero che l'acqua del lago sia capace di inghiottire il mio dolore mentre mi lancio lasciando che l'acqua bagni il mio corpo.

<Siamo in pieno inverno, lo sai che potrebbe venirti un malanno?> sento qualcuno chiedere e con tutto che ho sentito poche volte questa voce so per certezza che appartiene a Can, a mio fratello. Lentamente mi giro vedendolo sul pontile, lì dove fino a poco fa c'era seduta io.

<A dire il vero l'acqua non è così fredda> dico sicura di me, o perlomeno con il mio tono di voce cerco di sembrare sicura della cavolata che ho appena detto. In realtà l'acqua è davvero fredda ma in confronto al mio cuore, sicuramente quest'ultimo è molto più ghiacciato.

<Molte volte mi sono tuffato nel lago in pieno inverno e stranamente non ho mai trovato l'acqua meno fredda>

<Forse non sei in grado di sopportare le temperature più basse> rispondo mentre in modo sfacciato lo sfido con lo sguardo ma faccio in tempo a finire di parlare che lui l'attimo dopo si butta dentro il lago senza però riemergere.

<So che sai notare. Hai appena confessato che molte volte ti sei tuffato, idiota> dico sicura di me per poi prendere una boccata d'aria e immergermi alla ricerca di quel stupido mezzo fratello senza però riuscire a vederlo, e dato che non mi piacciono questi tipi di scherzi decido di riemergere ma qualcosa afferra la caviglia tirandomi qui, in fondo agli abissi di questo lago facendomi venire un colpo.

L'istinto sarebbe quello di urlare per la paura ma dato le mie condizioni annegherei solamente ma mi rilasso subito dopo, appena davanti a me riesco a vedere Can che si trova proprio ad un palmo da me. Riesco a vedere, così come riesco a sentire la sua mano sfiorare la mia toccando piano le mie dita e per quello a me sembra un attimo mi sembra di aver sentito le sue dita incrociarsi con le mie prima che lui nuoti verso l'alto lasciandomi qui da sola. Sola come mi sento da un bel po'.

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