XXXVIII
Questo capitolo è dedicato a Jpcpc79 , perché ha sempre creduto nell'amore e nel non arrendersi mai ❤️
'Cause you're a sky, 'cause you're a sky full of stars
I'm gonna give you my heart
'Cause you're a sky, 'cause you're a sky full of stars
'Cause you light up the path
I don't care, go on and tear me apart
I don't care if you do, ooh-ooh, ooh
'Cause in a sky, 'cause in a sky full of stars
I think I saw you
'Cause you're a sky, 'cause you're a sky full of stars
I wanna die in your arms, oh, oh-oh
'Cause you get lighter the more it gets dark
I'm gonna give you my heart, oh
I don't care, go on and tear me apart
I don't care if you do, ooh-ooh, ooh
'Cause in a sky, 'cause in sky full of stars
I think I see you
I think I see you
«Non credevo che saremmo mai tornati qua... è un sogno che si avvera».
La calda voce di George la avvolse dolcemente, mentre sentì le sue forti mani posarsi sui fianchi lasciati scoperti dalla maglietta che indossava. Isabelle chiuse gli occhi, scostandosi per un secondo dallo stupendo panorama offerto da Ponte Vecchio. Anche lei era del tutto sorpresa. Se qualcuno, qualche mese prima, le avesse detto che avrebbe di nuovo visitato la meravigliosa città di Firenze, il posto in cui si era finalmente resa conto di essersi innamorata di quel ragazzo dai capelli rossi, non ci avrebbe creduto. E probabilmente avrebbe riso alla sola idea di ritornarci insieme a lui come marito e moglie. I suoi occhi si riaprirono piano, e il suo sguardo cadde immediatamente sulle loro mani, strette in un intreccio indissolubile. Le loro fedi d'oro erano colpite dai raggi del sole, e restituivano la brillantezza di un diamante prezioso, metafora perfetta del loro incredibile amore.
«Sai, a volte ho il timore di essere solo dentro un bellissimo sogno, e che a breve mi sveglierò e sarà tutto come prima. Io a Columbus da sola con Fred da crescere, con la profonda convinzione di averti perso per sempre tra le braccia di-»
«Ti prego, non dire così. E non dire il suo nome...Per favore...» George la strinse ancora di più a sé, appoggiando piano la testa alla sua.
Isabelle percepì il suo respiro farsi più pesante, accelerato, e si pentì immediatamente di aver anche solo provato a nominare la persona infame che per lungo tempo era riuscita a rovinare la loro vita e quella di loro figlio. «Scusami amore, sono una stupida! Non volevo!» Isabelle si voltò di scatto, prendendo il volto di suo marito tra le mani. Lo scrutò a lungo, cercando qualche traccia di sconvolgimento o preoccupazione. «Stai bene?» chiese ansiosa.
George rise di gusto, e di fronte a quel semplice gesto lei si sentì più rilassata. La sua risata era sempre stata un toccasana, uno scampanellio felice in mezzo a un mare di tristezza.
«Ma certo che sto bene. Come potrei stare male? Sono in una delle città più belle d'Europa, la città dove ho iniziato a rendermi conto di amare più della mia vita la donna che adesso posso fieramente chiamare mia moglie. Credo che nemmeno una chiamata di Lee disperato per i pannolini da cambiare ad Adele potrebbe rovinarmi il buonumore!»
A Isabelle scappò una risatina, che cercò di coprire tappandosi la bocca con entrambe le mani. «Povero Lee, sta impazzendo con tre donne in casa. Pam mi ha chiamato ieri, è disperata perché le sembra di dover fare tutto da sola... devo essere sincera, sono felicissima di essere in viaggio di nozze! Non avrei sopportato un altro crollo emotivo di quella pazza della mia amica! Per adesso potranno sorbirsela Sammy e Beth!»
«Infatti... adesso dobbiamo solo goderci questi momenti insieme. Non preoccuparti amore mio, ti ho solo chiesto di non nominarla perché in questa vacanza non voglio pensare a niente. Voglio pensare solo a noi due.»
Isabelle annuì vigorosamente, voltandosi di nuovo verso il panorama offerto dalla magica città di Firenze al tramonto e guidando le mani di George ad avvolgerle di nuovo i fianchi. «Quanto vorrei che Freddie fosse qua con noi».
«Manca tantissimo anche a me, davvero... ma era giusto che ci prendessimo il nostro tempo insieme. Anche se continuo a pensare che durante la nostra assenza sarebbe stato cento volte meglio alla Tana con i miei genitori e Alec, piuttosto che a Columbus con Lucas-»
«George... ne abbiamo già parlato. Dai, cerca di essere felice per loro due. Era molto tempo che non si vedevano e a Fred mancava tanto stare insieme a lui. E poi, hai sentito ieri quando ci ha chiamato? Era entusiasta, al settimo cielo.»
«Sì, certo...» rispose George, ancora poco convinto. «L'unica cosa che mi rende davvero sereno è che abbia sistemato una volta per tutte quel maledetto bulletto. Sono sicuro che non darà più fastidio a nessuno, adesso!»
Isabelle assunse una finta espressione arrabbiata. «A proposito, non dovremmo parlare degli oggetti che hai dato a nostro figlio senza il mio consenso?» chiese, con tono monocorde e cercando di trattenere il sorriso che stava sentendo venire fuori spontaneamente. Non era arrabbiata, sarebbe stato impossibile dopo tutte le gioie provate in quei giorni magnifici, ma non poteva nascondere che il suo cuore aveva fatto un balzo di fronte al racconto di Fred. Era timorosa che Martin avrebbe potuto portare avanti una ritorsione, ma fortunatamente questo non era avvenuto, e alla fine si era tranquillizzata.
«Ehm... ascolta, era necessario! Non sarebbero bastate le parole con quel ragazzino, probabilmente gli avrebbe fatto del male... e poi ormai dovresti conoscermi» disse George, probabilmente rilassandosi dopo un iniziale irrigidimento. «Sai bene che dentro sono sempre il solito ragazzo combinaguai!»
Isabelle si voltò di nuovo, stavolta con l'intenzione di lasciare un lungo bacio sulle morbide labbra di George. «Beh, ragazzo combinaguai» sussurrò dopo essersi staccata dal contatto. «che ne dici di tornare in albergo e adempiere ai tuoi doveri da marito?» chiese maliziosa.
«E quali sarebbero questi doveri, moglie?» chiese lui, stringendo forte la presa sui suoi fianchi e facendo combaciare i loro bacini. Non interessava loro della presenza di altri turisti, non li importava di chi avrebbe guardato. Non potevano resistere alla loro reciproca e immensa attrazione. «Credo che tu lo sappia...» rispose languida lei, mentre si passava la lingua sulle labbra.
George non se lo fece ripetere due volte. Senza dire niente la prese per mano e iniziò a correre per le strade lastricate di Firenze. E Isabelle in quel momento si sentì libera, felice come non mai. Era insieme all'anima più pura dell'universo e in quel momento sentiva che avrebbe potuto spaccare il mondo.
~~~~~~
La seconda tappa del loro viaggio era Parigi. Avevano deciso, di comune accordo, di ripercorrere le stesso itinerario di tanti anni prima, per celebrare la loro unione e l'amore immenso che non si era mai sopito nonostante tutte le difficoltà. Così, dopo qualche giorno di visite culturali a musei e mostre, si stavano dedicando ad una giornata a passeggio per Montmartre, visitando il piccolo giardino dove si erano seduti tanti anni prima, scrivendo le lettere per i loro cari scomparsi prematuramente.
«Che sciocca che sono. Credevo che le avremmo trovare ancora qua, nello spazietto dove le abbiamo lasciate tanto tempo fa...» Isabelle si fece più cupa, ma sembrò rasserenarsi incrociando il bellissimo sorriso di suo marito. Un sorriso calmante, tranquillizzante e in cui annegava ogni volta.
«Perché devi sempre pensare di essere sciocca? Non lo sei affatto! Anzi, devo essere sincero... anche io speravo di trovarle...» Il volto di George si rabbuiò. «Forse hai ragione tu...forse siamo solo due scemi.»
«George...»
Di fronte al cambio di umore di suo marito, lo sguardo di Isabelle si addolcì. «Che ne dici, ci sediamo?» chiese poi, indicando la panchina posta di fronte a loro. Dopo un cenno positivo da parte di George si accomodarono, e per un po' l'unico rumore che si poté percepire fu il lieve fruscio delle fronde spostate dal vento. Isabelle si accoccolò nella stretta di George, poggiando la testa sul suo petto.
«Ti manca mai?» chiese George.
Isabelle non ebbe bisogno di fare domande, il riferimento a Stella le fu subito chiaro. «Ogni secondo della mia vita» confessò, chiudendo gli occhi. L'immagine della sua bambina si affacciò prepotentemente, e i suoi occhi scuri penetrarono in profondità nel suo animo. «Sai, certi giorni mi sembra meno dura però. Forse è la presenza di Fred, o forse è il tuo amore... non lo so. In quei momenti sento che è possibile andare avanti. È come se avessi trovato uno scopo per continuare nella vita, qualcosa che per lungo tempo ho pensato di non meritare. Adesso non mi incolpo più per ciò che è accaduto... non penso che sia giusto nei miei confronti. E a te, manca Fred?»
«Tantissimo. Ad ogni respiro... lui è sempre stato dentro di me, capisci? Anche quando non c'era, anche quando litigavamo...ma occupava un posto speciale dentro il mio cuore, il mio corpo! Un posto che nessuno avrebbe mai potuto prendere. E adesso che sono solo...» continuò con voce incrinata. «Adesso quella parte è vuota e spoglia. Forse lo sarà per sempre. Ma da quando siete arrivati tu e Fred ho iniziato ad avere il coraggio di essere felice, e forse... forse il coraggio di iniziare a riempire il vuoto lasciato dalla sua scomparsa.»
«Questo è bellissimo, amore. Ma credo che non potremo mai prendere il suo posto. Non credo che sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile...»
«No, lui non potrà mai essere sostituito da nessuno. Ma così come per te, voi siete stati il mio ritorno alla vita quando non aveva più senso proseguire. Sai, il periodo che abbiamo passato lontani per me è stato solo un infinito, lunghissimo incubo. E voi siete stati la luce da seguire per uscire da un tunnel di disperazione.»
«Provo la stessa cosa» confessò Isabelle con dolcezza.
Un sorriso comparve sul volto di George spontaneamente. «Stavo ripensando al regalo di Harry e Ginny... è stato qualcosa indescrivibile. Il nostro incontro mi ha nutrito, ed è riuscito a risolvere i dubbi esistenziali che mi martellavano. Credevo di non essere abbastanza, visto ciò che ho passato negli ultimi quindici anni... ma adesso so che Fred è fiero di me. So che mi guarda da lassù e mi protegge. E questo mi fa stare bene. Così come voi, la mia splendida famiglia» rispose, lasciando un dolce bacio sulla fronte di sua moglie.
«E io sono felice di sapere che lui protegge Stella» disse piano lei, stringendolo ancora più vicino.
La giornata proseguì così, tra lunghe passeggiate mano nella mano, risate e baci. Ad entrambi sembrava di galleggiare su una nuvola rosa, avvolti dal loro amore rinnovato da una promessa eterna. Quella sera, dopo una buonissima cena a base di aragoste, George propose di continuare la loro camminata fino a raggiungere la Tour Eiffel.
«Non mi ricordavo che fosse così bella con l'illuminazione notturna. Che ne dici, ci saliamo sopra?» chiese lui con una nuova luce negli occhi.
Isabelle accettò immediatamente, entusiasta di poter ripercorrere i luoghi che tanti anni prima li avevano affascinati e che avevano contribuito a legarli a doppio filo. Fortunatamente era possibile effettuare il tour panoramico anche di notte, salendo con l'ascensore fino al penultimo piano e poi percorrendo gli infiniti scalini che li separavano dal punto più alto della torre e da cui era possibile, tramite spesse vetrate, osservare tutto il panorama sottostante della città.
«Wow...» esclamò Isabelle senza fiato, non solo per la fatica ma anche per lo stupore. «La vista da qua è qualcosa di indescrivibile, è bellissima...»
«Per me il panorama è bello solo se posso guardarlo con te» disse dolcemente George al suo orecchio, provocandole brividi lungo tutta la schiena. Isabelle chiuse gli occhi, godendosi quel contatto.
All'improvviso, però, un rumore in lontananza glieli fece riaprire di scatto. «Ma cosa...» chiese, osservando a bocca aperta la scena davanti a lei. Una miriade di fuochi d'artificio stavano danzando di fronte a loro, illuminando in alto il cielo di Parigi. Si voltò di scatto, con un sorriso enorme sul volto. «Sei stato tu? Di nuovo?» chiese incredula.
George scosse la testa, sorridendo poi malizioso. «Io? Non so proprio di cosa stai parlando!» rispose alzando le mani dopo aver nascosto velocemente la sua bacchetta nelle tasche dei pantaloni. «Tu sei il mio cielo pieno di stelle, pieno di fuochi d'artificio» disse, carezzandole le braccia.
Ma Isabelle non ebbe bisogno di conferme. Così come molti anni prima George era riuscito nella magia più grande di tutte. Aveva illuminato a giorno il cielo notturno, ed era riuscito anche ad illuminare il suo cuore, a raccoglierne i pezzi e rimetterli in sesto. Era riuscito ad illuminare la sua vita e lo stava facendo anche il quel momento. Così, in uno slancio improvviso, avvolse le braccia intorno al suo collo. Guardandolo intensamente negli occhi aprì di nuovo il suo cuore, quel cuore rattoppato ma pieno di gioia, e diede voce ai suoi desideri più profondi, alla consapevolezza che proprio in quell'istante l'aveva colpita come un onda. Non poteva più aspettare per essere completamente, assolutamente e infinitamente felice.
«Voglio fare un altro bambino... se anche tu vorrai».
E il sorriso ebete di George, accompagnato da un deciso cenno del suo capo furono tutto quello di cui aveva bisogno. Solo loro due, e un sogno da coltivare e da rendere possibile insieme.
~~~~~~
Isabelle poteva sentire l'impazienza scorrere e fluire lungo le sue vene, pompare intorno al suo cuore e risalire lungo la sua spina dorsale, provocandole brividi alla base del collo. I contorni le parvero sfuocati e il ticchettio dell'orologio che le rimbombava nelle orecchie non le era mai sembrato così fastidioso. I minuti scorsero lunghi come ore, mentre aspettava che un piccolo oggetto rettangolare di colore bianco decidesse le sorti del suo destino e di quello della sua famiglia.
Magari questa è la volta buona, non può andare sempre male, non puoi sempre avere la sfortuna dalla tua parte...
Ma nemmeno il più speranzoso dei pensieri le fu d'aiuto. E la mancanza di una seconda riga rossa su quello stick comprato qualche giorno prima in una farmacia della Londra babbana pesò come un macigno sul suo animo delicato. Calde lacrime iniziarono a scendere senza freno, mentre una delusione cocente avvampò sul suo volto.
Erano passati quasi cinque mesi da quella decisione presa insieme in cima alla Tour Eiffel, cinque mesi di tentativi costanti, spinti da una profonda motivazione e un immensa gioia, la gioia di poter diventare di nuovo genitori. Cinque mesi di test di gravidanza falliti che non fecero altro che diminuire la sua già bassa autostima, segnata dalla vita, dalle intemperie e dalla scarsa considerazione di sé.
Non sono buona a niente, nemmeno a dare un figlio a mio marito, e un fratellino o sorellina al mio dolce bambino...
Isabelle si sentiva inutile, da buttare via. Un abito vecchio che non va più indosso, sfilacciato e consumato dal tempo e dal troppo utilizzo. Si sentiva incapace, una donna fallita che si stava affacciando al suo quarantesimo anno di età. Forse aveva sopravvalutato sé stessa e il proprio corpo, pensando erroneamente alle sue precedenti gravidanze. Stella era stata una grossa sorpresa per lei e Eric, a malapena maggiorenni, mentre per concepire Fred le era bastato scordare di prendere la pillola una sola volta. Ma in quel caso era ancora giovane, una donna nel fior fiore dei suoi anni e con un corpo funzionante, responsivo e reattivo.
Cosa ti aspettavi? Hai quasi quarant'anni, e pensare che ci sono donne che alla tua età sono già in menopausa. Accontentati di ciò che hai, e non cercare altro. Non chiedere troppo a questo corpo da gettare via
Ma lei non riusciva a darsi per vinta. E stava continuando da mesi a lottare, imperterrita per cercare di arrivare al culmine della felicità per lei, ma soprattutto per George e Fred. Verso di loro si sentiva profondamente in colpa, soprattutto nei confronti di suo marito. Era stata lei a scappare quando Fred era ancora dentro la sua pancia, impedendo a George di crescere un figlio e precludendogli i primi passi, le prime parole, le sue prime esperienze. Era proprio per quel motivo che non poteva accettare quella consapevolezza, quella certezza dilaniante. Si sentiva in dovere di donare all'uomo della sua vita, padre di suo figlio, un altro piccolo da accudire, proteggere, coccolare.
Ma tu non ci riesci, e lui presto se ne accorgerà. Non puoi continuare a fare finta di niente
«Amore, sono a casa!»
Il tono caldo di George interruppe quella maledetta vocina nella sua testa, l'eco della sua parte distruttiva e dei suoi pensieri negativi, e la costrinse in pochi secondi a muoversi per nascondere tutto. Avvolse il test nella sua confezione e poi lo nascose dentro la sua borsa, appoggiata a terra di fianco al lavandino del bagno. Non poteva e non voleva ancora una volta deluderlo, anche perché non avrebbe sostenuto le stesse scene del mese precedente. In quel caso, di fronte alla negatività del test di gravidanza, l'espressione di George era diventata immediatamente triste e lo stato di mutismo dell'uomo, probabilmente in fase di metabolizzazione e che si era protratto per due giorni interi, le avevano reso la vita un inferno, rendendola soltanto ancora più esigente verso sé stessa e bisognosa di ottenere un risultato che tardava ad arrivare. Non se la sentiva di incolparlo per il suo atteggiamento, lo comprendeva. Se non fosse stata impegnata ad autocommiserarsi e a distruggersi con i sensi di colpa probabilmente avrebbe reagito nello stesso identico modo.
Uscì dal bagno, cercando di ricomporsi per quanto possibile. «Buongiorno amore!» esclamò con voce forse un po' troppo squillante. Osservò George, cercando di capire se il suo sconvolgimento fosse visibile, ma lui sembrava non essersi accorto di niente.
Si incrociarono di fronte alla porta del bagno e George le baciò dolcemente sulla fronte, poi si mise a sedere al tavolo della cucina e iniziò a sorseggiare il caffè che si era appena versato.
«Sei uscito presto stamani» disse Isabelle, raggiungendolo e iniziando a bere dalla tazza che lui stesso le aveva preparato.
«Sì amore, stamani mi sentivo particolarmente energico! Sono andato con Lee a fare una corsetta, e poi mi sono fermato a comprare la colazione per te» rispose alzando lo sguardo dalla tazza e indicando il ripiano della cucina, dove Isabelle vide un sacchettino di carta bianco. «La brioche al pistacchio, proprio come piace a te. So che a Diagon Alley non se ne trovano».
Isabelle sorrise, cercando di sembrare il più naturale possibile, anche se dentro si sentiva morire. Lui le aveva comprato la colazione, una delle tante premure speciali che le riservava. Attenzioni verso una donna che non riusciva nemmeno a far funzionare il proprio corpo per dargli un figlio.
«Grazie» rispose, cercando di sembrare tranquilla e ricacciando indietro le lacrime. Lui sembrò non rendersi conto del suo stato d'animo fragile e debilitato, e continuò a sorseggiare il caffè. «Adesso vado a farmi una doccia, poi scenderò in negozio. A proposito, vuoi venire a farla con me?» disse George maliziosamente, mentre si avvicinava a lei e le scostava i capelli di lato per avere campo libero. Si avvicinò piano, lasciando un piccolo morso sul suo collo. «Potremmo riprendere quello che abbiamo lasciato in sospeso ieri... dobbiamo aiutare baby Weasley ad arrivare» esclamò ridendo. «Deve solo trovare la strada giusta!»
Un dolore sordo bussò alle pareti del suo cuore, ma nonostante quella sensazione orribile che premeva subdolamente, Isabelle non riuscì a dire no. E in fondo, si disse che valeva la pena riprovare, cercando di ottenere quello in cui sperava ardentemente.
Dopo aver finito la doccia insieme si prepararono entrambi velocemente. Era infatti quasi l'ora di apertura del negozio ed entrambi non vedevano l'ora di scendere per immergersi tra quegli scaffali pieni di magia e di divertimento.
Così come tanti anni prima, Isabelle era tornata finalmente in pianta stabile a lavorare ai Tiri Vispi, dando una grande mano a George e Verity nella gestione degli affari che stavano andando a gonfie vele. George si era addirittura informato per un vecchio fondo inutilizzato ad Hogsmeade, nella speranza di potersi espandere e poter finalmente coronare il sogno che era iniziato con lui e suo fratello Fred quasi venti anni prima.
Isabelle inizialmente era titubante al pensiero di poter tornare a quello che era stato per qualche mese il suo secondo lavoro, soprattutto per la presenza di Verity. Dopo il disastroso episodio del matrimonio di Beth e Caroline e dopo quello che George le aveva raccontato, credeva che la bionda l'avrebbe odiata, spinta dall'amore verso di lui e dalla frustrazione di essere stata presa in giro, anche se involontariamente, e di essere stata rifiutata. Ma contro ogni aspettativa, invece, Verity si era dimostrata una donna intelligente, dolce e premurosa.
Ricordava ancora il loro primo incontro, avvenuto proprio all'ingresso del negozio qualche giorno dopo l'ufficializzazione del loro ritorno di fiamma.
"George? Sono arrivata!» esclamò, sistemando la passaporta sul ripiano della cassa e cercando di darsi una sistemata visto il non convenzionale mezzo di trasporto. «Ci sei?» chiese ancora, non ricevendo risposta.
Strano, è stato lui a dirmi di trovarci qua prima di andare alla Tana tutti insieme, pensò.
«Siamo chiusi!» La voce squillante di Verity le arrivò dritta alle orecchie, proprio mentre stava uscendo da dietro uno degli scaffali. Sussultò, sorpresa dalla sua presenza a quell'ora così tarda della sera. «Ah, sei tu... Ciao Isabelle» disse piano la donna. «Come stai?»
«I-io sto bene, grazie... G-george mi ha dato questa passaporta, insomma ci eravamo accordati per trovarci qua! Abbiamo un invito a casa Weasley per una delle solite cene di Molly e non so, forse ho sbagliato? Forse ho capito male l'ora?» balbettò, confusa e imbarazzata.
Sul viso di Verity comparve un sorriso spontaneo. «Non hai sbagliato niente Isabelle, George è solo andato al piano superiore a prendere delle cose che deve portare ad Arthur. Mi ha avvisato che saresti arrivata da un momento all'altro, ma io ero così impegnata a fare l'inventario degli ultimi rifornimenti che non mi ero nemmeno resa conto...»
«Verity, i-io...» disse Isabelle, proprio nello stesso istante in cui Verity pronunciò le stesse parole «Isabelle, io devo-»
Scoppiarono entrambe a ridere. «Vai prima tu» disse Isabelle.
«Io volevo...volevo solo dirti che mi dispiace» sussurrò Verity, portando le braccia incrociate al petto, come a volersi proteggere.
«Di cosa?»
«Non volevo intromettermi nella vostra storia, te lo giuro... i-io sapevo che eri importante per lui, ma ho pensato che fosse finita, insomma ti ho visto insieme a Lucas, sia alla festa di Capodanno che al matrimonio, e...» la donna sbuffò, esausta. «Io mi ero davvero infatuata di lui, Isabelle. Lo conosci, sai che è un anima buona che conquista tutti. Ma se avessi anche solo avuto una minima consapevolezza del fatto che foste ancora follemente innamorati non avrei tentato nessuna mossa, non mi sarei fatta nessun film. Non mi sarei mai azzardata. Perché so cosa significa e non avrei mai potuto dare un dispiacere del genere ad un'altra donna, e nemmeno a George.»
«Verity... ascolta, non devi giustificarti. Non possiamo comandare il nostro cuore, so che non avevi cattive intenzioni, e d'altronde non hai fatto niente di male. George ha sbagliato ad invitarti al matrimonio senza essere chiaro con te, ma d'altronde eravamo tutti molto confusi in quel momento... non darti colpe che non hai. Io non sono assolutamente arrabbiata con te.»
«Sul serio?» chiese la donna con gli occhi improvvisamente più sorridenti. «Credevo che mi avresti odiato!»
«Io credevo che tu mi odiassi!» confessò Isabelle, facendo una piccola risatina. Anche Verity rise, ed entrambe sembrarono rilassarsi un po' di più.
«Isabelle, voglio darti la mia parola che adesso è tutto passato, che non ho assolutamente alcuna intenzione di mirare alle attenzioni di George e che continuerò a fare solo il mio lavoro, senza oltrepassare alcun confine personale-»
«Ascolta» esclamò lei, avvicinandosi a Verity e prendendole le mani tra le sue. «Tu sei una collaboratrice speciale, la migliore a quanto mi racconta George. Forse anche più brava di Ron!» La sua esclamazione le fece ridere. «Non metterti in un angolo, perché so che non farai niente di strano o malizioso. Adesso è tutto chiarito e voglio che tu ti senta a tuo agio qua dentro. Voglio che tu stia bene».
«Sto bene» rispose Verity annuendo. «E spero che da queste incomprensioni possa nascere una bellissima collaborazione tra noi!»
E la collaborazione non fu l'unica cosa a nascere, perché Isabelle e Verity divennero non solo buone colleghe ma anche grandi amiche e confidenti. E fu infatti proprio la bionda, quella mattina, ad accorgersi che qualcosa non andava in lei. Le si avvicinò mentre stava guardando un punto imprecisato di fronte a sé. Mille pensieri le stavano attanagliando le viscere e la voce della sua amica la fece sobbalzare. «Mi spieghi cos'hai? Ti stai aggirando tra gli scaffali come un fantasma questa mattina» chiese Verity, mentre un lampo di preoccupazione attraversò i suoi grandi occhi azzurri. «Avete litigato?»
Isabelle scosse la testa. «No, no... è tutto a posto» mentì, nella speranza che Verity demordesse.
«Allora è per Fred? Ti manca?» insistette la donna.
«No, cioè certo che mi manca, ovviamente... ma non è questo. Non è niente, davvero» rispose Isabelle, cercando di sforzarsi in un sorriso che sembrasse quantomeno convincente.
«Bel, so che non sono Sammy o Pam, ma alcune cose in questi mesi le ho capite. E quando stai male o sei preoccupata ti si vede subito dipinto in faccia. Sei un libro aperto anche per me! Avanti, sputa il rospo!» continuò ridendo. Si mise a sedere su un piccolo sgabello e la osservò, attendendo una sua risposta.
«Oh... e va bene». Forse parlare del suo turbamento con qualcuno le avrebbe fatto bene, e dato che in quel momento le sue migliori amiche non erano lì con lei, decise di aprirsi con Verity. «George dov'è?» chiese impanicata. Voleva prima assicurarsi che non sentisse cosa stava per dire.
«È andato via una mezz'ora fa per svolgere delle pratiche alla Gringott, non l'hai sentito uscire? Ti ha salutato ad alta voce.»
«No...» rispose abbassando lo sguardo. Era così concentrata a pensare a come si sentiva che non si era nemmeno accorta del mondo che proseguiva il suo giro mentre lei era ferma in un punto, immersa nelle sue paranoie.
«Stai così per la faccenda di Angelina?» chiese Verity scrutandola da sotto le sue ciglia folte.
Isabelle sentì il respiro mancare per un momento. Angelina. Sia lei che George si erano ripromessi di non pensarci, di cercare di non farsi prendere dall'ansia per tutto ciò che era accaduto dal loro ultimo incontro dell'anno precedente. Il suo sparire dai radar per mesi, fino all'episodio con l'allenatrice della squadra dove giocavano da molti anni sia lei che Ginny, episodio in cui aveva dimostrato a tutti quanto fosse disturbata e problematica. Il suo ricovero al San Mungo, l'assenza di notizie per giorni. Giorni in cui Isabelle si era morsa le mani, presa da un agitazione fuori dal comune. Giorni in cui l'unico pensiero erano i racconti di Ginny sulla follia che aveva attraversato lo sguardo di Angelina mentre tentava di soffocare una povera donna, colpevole solo di aver preso la scelta che reputava più giusta per un intera squadra, accompagnato dal timore che lo stesso destino potesse essere riservato a loro, o peggio a loro figlio.
E poi, la sua scomparsa. Il terrore che le aveva impedito di dormire. I momenti in cui, spinta dal suo istinto materno, si era ritrovata stesa a fianco di Fred nella sua cameretta, con la profonda convinzione che fosse questione di tempo prima che la donna portasse a termine i suoi macabri piani. I momenti in cui non era riuscita a prendere sonno, pensando a suo figlio lontano migliaia di chilometri, e all'impossibilità di proteggerlo una volta partito.
«Bel? È per Angelina allora?» chiese di nuovo la donna, alzandosi e prendendo le mani tra le sue. «Cerca di tranquillizzarti, sai bene che George non le permetterebbe mai di avvicinarsi a voi due, e poi Fred adesso è a Hogwarts, tra le mura di scuola non potrà accadergli niente! Sono sicura che la troveranno, sai bene che i suoi genitori la stanno cercando da mesi, prima o poi-»
Isabelle scosse la testa, cercando di non farsi inglobare dal mare di pensieri terrorizzanti e distruttivi che la stavano inondando. «N-no. Non è per questo. Certo, la sua scomparsa mi preoccupa tantissimo, e spero che la troveranno presto e che la portino dove deve stare, cioè a marcire in una cella per sempre... ma il problema non è questo» sussurrò piano.
«E allora che succede? Ti prego, parlami». Il luccichio negli occhi di Verity le trasmise sicurezza, e la convinse ad aprirsi. Si sedette sullo sgabello in legno su cui fino a qualche momento prima c'era Verity e iniziò a raccontare, lasciando fluire tutto il suo malessere. «So che non siamo amiche da molto tempo, e spero che questo non ti metta a disagio visto tutto ciò che è accaduto». Un cenno positivo di Verity la spinse a continuare. «Vedi, io e George stiamo provando dalla nostra luna di miele ad avere un altro figlio. Ero così entusiasta, lo eravamo entrambi... ma la cosa si sta rivelando più difficile del previsto. Iinizio ad avere una certa età! Non sono più la ragazzina di una volta, e credo di dover iniziare a farci i conti. Il mio corpo non risponde più come quando avevo venti anni, e... insomma, per ora ho fatto quattro test di gravidanza e sono risultati tutti fallimentari. E questo mi distrugge».
Disse le ultime parole in un soffio, e ciò le fece sentire un peso in meno sul petto. I suoi occhi si inumidirono immediatamente: «Non sono buona a niente, nemmeno a dare un figlio a George. Se lo merita così tanto, è un padre meraviglioso» singhiozzò, disperata. «I-io vorr-vorrei potergli dare ciò che gli ho tolto! Tenerlo in braccio da neonato, tenergli la mano mentre fa i primi passi, sentire per la prima volta la sua tenera vocina che dice "papà"! Ma tutto questo non sarà possibile, perché il mio corpo ormai è andato a male e io sono uno schifo di donna. Lui non vorrà più stare con me e io resterò di nuovo sola» concluse amareggiata, mentre si asciugava con le dita affusolate le lacrime che le stavano bagnando le guance.
Verity si accucciò davanti a lei, carezzandole dolcemente una mano. «Oh, tesoro...non essere così dura con te stessa. Allora, prima di tutto cerchiamo di non farsi prendere dalla disperazione e di pensare, per quanto possibile, in modo razionale» esclamò risoluta. «Primo punto: tu non fai schifo. Sei una donna meravigliosa, una mamma premurosa e speciale che ha dato alla luce due bambini stupendi. Non ho conosciuto Stella ma sono sicura che fosse una bambina fantastica. E Fred è un ragazzino incredibile, e super sensibile come la sua mamma». L'affermazione di Verity le provocò nuove lacrime, che la donna le asciugò senza esitazioni. «Secondo punto: non darsi per vinti. Conosco persone che hanno aspettato anni prima di riuscire a concepire! Comprendo la tua sofferenza, ma non sei ancora arrivata alla terza età. Sei ancora giovane, e il tuo corpo potrà ancora darti ciò che desideri, che desiderate entrambi. E potreste anche chiedere un aiutino! Ci sono un sacco di cliniche a Londra per queste problematiche, potranno fare al caso vostro! Terzo punto: sei così sicura che basti questo per far allontanare George da te? Isabelle, lui ha attraversato mari e monti pur di riaverti con sé. Ha dimostrato di essere cambiato, ha superato le sue paure e i suoi mostri... e tutto questo non lo ha fatto solo per lui. Lo ha fatto soprattutto per voi, la sua famiglia. Lui cosa dice? Ne avete parlato? Sono sicura che saprà rassicurarti... nel modo che solo lui sa fare» disse con uno splendido sorriso.
«I-io... no» confessò. «O almeno, non apertamente. Le prime due volte non si è lasciato abbattere dalla cosa, era sempre così propositivo e pronto a riprovare... ma l'ultima volta la sua reazione è stata ben diversa. Si è ammutolito per due giorni... non mi parlava, chissà cosa stava pensando di me!»
«Non è che magari è stata una batosta anche per lui? Sicuramente non è facile ciò che state attraversando, e so che a volte George può avere un carattere spigoloso che contrasta con la sua natura. Ma ti assicuro che non pensa, e non potrà mai pensare, niente di male su di te. Ci metterei la mano sul fuoco! Tu sei sua moglie, la madre di suo figlio, e sarai sempre la persona più importante del mondo, sia magico che babbano. Che tu riesca a rimanere incinta oppure no!»
Dopo le parole incoraggianti di Verity, Isabelle si sentì leggermente meglio. Forse la donna aveva ragione: doveva parlarne apertamente con George, confessare il suo stato d'animo devastato da tutta la situazione e perché no, magari valutare di fare una visita da uno specialista. Forse doveva aprirsi a nuovi orizzonti, lasciandosi aiutare. «Grazie Ver, sei un amica» esclamò abbracciandola di impeto.
«Anche tu lo sei con me, Bel» rispose la bionda, stringendola ancora di più a sé.
Lo scampanellio della porta le interruppe. Entrambe si affacciarono alla balaustra, aspettandosi uno dei soliti clienti.
«Che è successo?» chiese Isabelle impanicata, quando invece si ritrovò di fronte lo sguardo allucinato e le pesanti occhiaie scure sul volto di George. L'uomo stringeva tra i pugni un giornale e il suo labbro inferiore tremava. Entrambe le donne scesero velocemente le scale, e Isabelle si avvicinò subito al marito. Prese il suo volto pallido tra le mani e lo osservò profondamente. «Fred? È successo qualcosa a Freddie?» chiese ansiosa. George scosse la testa, senza rispondere. La sua espressione era ancora contratta e la sua bocca ancora tremante.
«Hanno trovato Angelina?» fece eco Verity, mentre si stritolava le mani in modo nervoso.
George scosse di nuovo la testa, ma questa volta con veemenza. Sembrò riprendersi per un secondo, e le parole che uscirono dalla sua bocca fecero passare tutti i loro problemi in secondo piano. Parole che segnarono l'inizio della discesa nel baratro di tutti loro.
«Ero alla Gringott da Bill, e due signori in fila dietro di me stavano parlando di que-questa cosa... non potevo crederci, non poteva essere vero! Così sono uscito di corsa, e ho comprato subito la Gazzetta del Profeta per accertarmi della situazione...»
«Che è successo, George?» chiese Isabelle, con la paura che le attanagliava le viscere.
«L-la notizia è di questa mattina...Oh Merlino, non può essere vero...»
«George, parla!» esclamò Isabelle con impazienza.
«I M-mangiamorte sono e-evasi da Azkaban ieri. Siamo tutti in grossi guai...»
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Grossi guai in vista ... avete qualche ipotesi su cosa può essere successo? Se vi va, lasciatemi qualche parere e magari una stellina❤️❤️
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