XXXV
Anche in questo capitolo troverete un alternanza di punti di vista tra Isabelle e George. Le canzoni consigliate per il capitolo sono due: "Young and Beautiful" di Lana del Rey e "I lived" degli One Republic. Inserirò un avviso nel testo preceduto come sempre da una freccia per indicare il punto in cui dovreste, a mio parere, far partire la canzone.
Questo capitolo è dedicato a IloveMarauders per la meravigliosa amica che è❤️
—> Young and Beautiful
«Stai tranquilla, mamma. Ti tengo io» sussurrò Fred al suo orecchio, mentre stringeva ancora di più la presa sul suo braccio.
Isabelle, particolarmente nervosa e in ansia, rivolse un cenno di amore e gratitudine a suo figlio che la stava accompagnando all'altare. Non c'era stato il minimo dubbio per lei: Fred era l'uomo della sua vita, ancora prima di George, e non ci sarebbe stato nessun altro che avrebbe potuto adempiere a quel compito se non il suo bambino. Cercò di concentrarsi sui suoi passi lenti e cadenzati, seguendo le indicazioni che le avevano illustrato sia Sammy che Beth; posò la sua attenzione sulla delicata marcia nuziale, suonata da un gruppo di archi e arpe incantati posti sulla parte laterale del tendone; infine strinse con ancora più forza il mazzo di girasoli e tulipani bianchi che Molly le aveva lasciato tra le mani qualche secondo prima. «Sei meravigliosa, figlia mia. E ora vai, George ti aspetta» le aveva detto tra le lacrime, e anche lei era dovuta ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a piangere.
Finalmente poi alzò lo sguardò, e ciò che vide le mozzò il fiato in gola. In fondo alla navata si trovava un bellissimo arco di ferro bianco, contornato da fiori di tutti i colori e da nastrini argentati. Lungo tutto il perimetro si trovavano tante sedie anch'esse argentate, poste in più file e su cui sopra erano già sedute tutte le persone a loro care. E proprio lì sotto, ad aspettarla, c'era lui.
Il suo cuore si fermò per un secondo. I suoi occhi si posarono su tutto il suo corpo, fasciato in un bellissimo smoking nero con camicia bianca, poi sui suoi capelli, probabilmente sistemati da sua sorella Ginny, e infine sui suoi occhi. Quegli occhi che nel corso degli anni aveva amato, poi odiato, e infine amato di nuovo alla follia. Iridi di un colore così caldo da ricordarle il miele, una spiaggia al tramonto e un mare in tempesta. E in quegli occhi ci si perse per qualche secondo, dimenticando tutto il resto. Non c'erano più i loro cari ad attorniarli, non c'era più la musica, non c'era più niente. C'erano solo loro due, finalmente pronti a coronare il sogno che condividevano da più di dieci anni.
George posò una mano sulla bocca quando la vide, e i suoi occhi si fecero rossi e umidi. Cercò di trattenere un singhiozzo ma non ci riuscì, e solo dopo qualche pacca sulla spalla da parte di Lee, Bill e Charlie, suoi testimoni, sembrò riprendersi.
«Eccoci arrivati mamma, fai piano qua che c'è uno scalino... ma perché ti sei messa questi trampoli? Non potevi sposarti con le scarpette da ginnastica?» scherzò Fred, mentre la aiutava a superare l'ostacolo e la consegnava nelle mani di suo padre, sorridendo felice.
«Non avrei mai permesso a tua madre di sposarsi con le scarpe sportive» ridacchiò Sammy, posta di lato all'officiante, essendo la sua testimone.
Nel frattempo Beth e Pam, le sue damigelle, la aiutarono a sistemare la lunga gonna a sirena e poi si posizionarono accanto a Sammy. Fred, elegante come non mai con il suo completo blu scuro con cravattino coordinato, fece un piccolo inchino e si voltò, andando a raggiungere il suo posto, tra sua nonna Annalise e suo cugino Alec.
«Sei- Sei mer-meravigliosa» balbettò George ancora sconvolto per la sua visione.
«Anche tu lo sei, amore mio» rispose Isabelle sorridendo grata per tutto l'amore che stava ricevendo in quel giorno così speciale.
«Benvenuti! Oggi, sedici giugno, celebreremo l'amore tra questo uomo e questa donna-»
L'officiante, un anziano mago amico della famiglia Weasley, iniziò a parlare con voce sostenuta. Isabelle non sentì una singola parola del suo discorso, persa com'era negli occhi e nel sorriso inebetito di George.
Dopo quello che le parve solo un secondo, arrivò il momento delle promesse. «Quando nei giorni scorsi gli sposi sono venuti a parlarmi, sono rimasto un po' sorpreso della loro inusuale idea di scrittura delle promesse. Dopo qualche giorno di riflessione, invece, ho capito che è un idea davvero originale e da cui potremmo tutti prendere spunto. Prego il signorino Fred di portare qua il libro in questione...» disse infine rivolto a loro figlio, che trotterellò di nuovo vicino all'altare consegnando un piccolo libro con la copertina in oro con piccoli inserti arzigogolati di colore rosso che ne tracciavano tutto il perimetro.
«Gli sposi hanno già scritto le loro promesse con una penna incantata e con inchiostro simpatico. E hanno espresso il desiderio che sia il loro pargoletto, nonché qui presente Frederick, a leggerle. Prego» esclamò.
Fred strabuzzò gli occhi, incredulo. «M-ma... come devo leggerle io? Mi avevate detto che le avreste scritte qua, voi...» chiese con i suoi soliti occhioni da cucciolo. «No, n-non voglio rovinare il momento!»
George lo incitò dolcemente. «Non preoccuparti, Fred. Vogliamo che sia tu a farlo, e non potrai mai rovinare niente. Tu sei la nostra vita, e abbiamo pensato che fosse giusto così».
Fred deglutì rumorosamente ma annuì, avvicinandosi piano all'altare. Si piazzò tra i suoi genitori, rivolgendosi a tutti i presenti.
«George, prometto di amarti ogni giorno, di stare al tuo fianco durante le notti più buie e tormentate e durante i giorni soleggiati e spensierati. Prometto di essere sempre sincera, di parlarti di tutto e non di tenerti nascosto più niente. Prometto di impegnarmi ogni singolo minuto della mia esistenza ad essere il tuo sostegno. Infine, prometto di scrivere ogni giorno una nuova parola d'amore su questa pagina bianca. Come simbolo del nostro infinito, eterno amore, che nessuno è mai riuscito a sconfiggere. Ti amo.»
Fred, così come tutti i presenti, si asciugò le lacrime e poi continuò con voce traballante ed emozionata.
«Isabelle, dolce amore della mia vita. Prometto di coltivare ogni giorno la nostra complicità, di rispettarti e di onorarti per la magnifica donna che sei. Prometto di sorreggerti nei momenti di sconforto, nei momenti bui e dove ti sembra di non poter andare avanti. Prometto di scrivere con inchiostro indelebile ogni giorno una nuova parola sulla pagina bianca del nostro amore, per renderla speciale e infinita, proprio come te, proprio come noi.»
Lo sguardo che Isabelle e George si scambiarono racchiuse mille parole diverse, ma non ci fu bisogno di esprimerle. Rappresentava la forza e la potenza di un amore e un affetto che non si erano mai sopiti, nemmeno con il tempo, nemmeno con il dolore.
«E adesso vi dichiaro marito e moglie! Può finalmente baciare la sposa!» esclamò l'officiante dopo lo scambio delle fedi e le battute finali della cerimonia.
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«Mi sembra proprio di sognare... e invece è tutto vero! Sei mia moglie, finalmente» Il sussurro di George al suo orecchio le provocò brividi lungo tutta la spina dorsale. Lui si avvicinò, lasciandole dolci baci sul collo e facendola fremere.
«George... ci sarà tempo per questo stanotte, e nelle notti a seguire» ridacchiò lei, cercando di allontanarlo, «ci sono tutti i tuoi parenti, nostro figlio e anche mia madre-»
«Chi se ne importa. Tu stasera sei così...» fece una piccola pausa avvicinandosi di nuovo al suo orecchio, «sexy. E non vedo l'ora di toglierti questo vestito da sirena-»
Qualcuno, proprio davanti a loro, si schiarì la gola. Entrambi sussultarono, e Isabelle restò a bocca aperta mentre incrociava gli occhi scuri di Lucas.
«Scusate l'interruzione. Siamo venuti a portare le nostre congratulazioni... prima non c'è stato il tempo di farlo» disse timidamente l'uomo, mentre il suo sguardava si spostava da lei a George e viceversa. «In più vi volevo dire che Freddie ha bevuto del succo di zucca corretto da Teddy. Credo che sia ubriaco» disse, trattenendo una risatina.
Il suo volto sembrava disteso e sereno, e solo dopo un primo momento Isabelle si rese conto che non era solo. Si prese qualche secondo per osservare la donna accanto a lui. Era molto alta, forse poco meno di Lucas, e indossava con estrema eleganza un lungo vestito satinato di colore blu chiaro, con il corpetto pieno di perline argentate. I suoi capelli biondi erano raccolti in uno chignon elegante e i suoi occhi scuri emergevano da sotto lunghe ciglia ben curate. Era bellissima e non poté fare a meno di restare imbambolata a fissarla.
«Oh, lei è Alexandra. La mia fidanzata» annunciò lui con estremo orgoglio ad entrambi. George li osservò torvi per qualche secondo, ma dopo una ginocchiata sotto il tavolo da parte di Isabelle si mostrò accogliente come suo solito. «Tanto piacere, Alexandra. Io sono George» disse allungando una mano e stringendo la sua calorosamente. La donna sorrise, e Isabelle ne approfittò per presentarsi. «È un estremo piacere conoscerti. Siamo davvero molto felice che siate venuti oggi».
«Il piacere è tutto mio, Isabelle. Ho sentito dire cose meravigliose su di te, e adesso che ti incontro non posso fare altro che confermare tutto quanto». Il suo volto si aprì in un bellissimo sorriso sincero e due fossette si formarono vicino alle sue guance. Isabelle resto ammaliata dalla bellezza disarmante della donna, ma invece di provare invidia dentro il suo petto sentì espandersi solo una sensazione di gioia. Lucas si meritava di essere felice, anche se non con lei.
«Credo che sia meglio che vada a controllare Fred. Non mi piace che si stia ubriacando senza di me» disse George sovrappensiero mentre si alzava. Lo sguardo truce ricevuto da Isabelle però lo rimise in riga. «Ehm, che sia ubriaco in generale. Non deve assolutamente farlo! È troppo piccolo!» disse risoluto. Salutò velocemente entrambi e si allontanò. Isabelle era felice che George avesse compreso: lei e Lucas necessitavano di un momento per parlare da soli.
«Tesoro io vado un momento al bagno. Ci vediamo tra poco» esclamò Alexandra, mentre lasciava un piccolo bacio sulle labbra dell'uomo. «Ci vediamo Isabelle, mi ha fatto davvero piacere conoscerti» disse con una delicatezza unica e rara da incontrare. Poi si voltò e se ne andò, diretta alla toilette.
«Sei davvero bella, tesoro, lasciatelo dire. Sei una dea con questo vestito» disse piano Lucas mentre si metteva a sedere accanto e lei, che si girò incrociando i suoi occhi.
«Anche tu sei bellissimo stasera, come sempre. Sono tanto felice che tu sia qua... so che probabilmente non ci crederai, ma non sarebbe stato lo stesso senza di te».
Lui annuì. «Hai ragione. Ne avevo bisogno anche io... è come chiudere un cerchio, non so se mi spiego. E finalmente riesco a riconoscere la veridicità delle parole che mi hai rivolto quella sera in camera d'albergo. Ero così concentrato a cercare di farmi amare da te che mi stavo dimenticando la cosa più importante. Tu non eri felice, io non ero felice. Io ti amavo, ma tu no. E questo non può mai portare a niente di buono. Ti sono grato per avermi aperto gli occhi».
Isabelle intrecciò le loro mani in un gesto automatico. «Quel giorno li abbiamo aperti entrambi. E adesso abbiamo seguito la nostra strada: la mia porta a George, la tua porta ad Alexandra» disse ridendo. «A proposito, è davvero mozzafiato».
Lucas sorrise di getto, e Isabelle riconobbe sul suo volto un'espressione innamorata. «E non solo. È dolcissima, premurosa con le persone che ama anche se può tirare fuori il suo caratterino quando qualcosa non le va bene. D'altronde, è del segno del Capricorno!» disse, ridacchiando. «Ma è anche molto intelligente. È laureata in Giurisprudenza e lavora nell'ufficio legale della ViralTech-»
«L'azienda vicino alla nostra?» chiese Isabelle con curiosità.
«Sì, l'ho incontrata qualche mese fa al bar dietro l'angolo. Ho provato a offrirle da bere e mi ha rifiutato... inutile dire che da quel momento per me l'unico obiettivo è stato conquistarla» concluse lui, facendo scoppiare entrambi in una risata fragorosa.
«Sono felice per voi. Sembrate una coppia meravigliosa!»
«Anche voi lo siete» ammise Lucas. «Non l'ho mai voluto accettare, ma George è la tua anima gemella. Ed è sempre stato così. Sono contento che tu sia riuscito a perdonarlo. Vi meritate entrambi il mondo».
«Ehi, chi sei tu e dove hai nascosto Lucas Harrington?» chiese Isabelle. La loro risata cristallina e vera si espanse dentro i cuori di entrambi, facendoli provare una bellissima sensazione di calore.
«Non ti scorderò mai, e non scorderò mai Fred. Sappi che se avrai bisogno in qualsiasi momento, io ci sarò» disse Lucas al suo orecchio, mentre la avvicinava a sé.
«Sai che per me è lo stesso, Lucas. Puoi contare su di me, sempre!» disse Isabelle con gli occhi che brillavano. «Oh, a proposito... hai avvertito Alexandra di mantenere... insomma, sai... una certa segretezza su ciò che vedrà nel corso della serata?» esclamò divertita, mentre entrambi si voltavano ad osservare la vecchia Prozia Tessie. La donna stava brandendo la sua bacchetta a mo' di spada verso Teddy, Vic e Alec che si stavano già defilando all'orizzonte dopo un tentativo di scherzo molto probabilmente finito male.
Lucas annuì, altrettanto divertito. «Certo che sì. Ha la bocca cucita. Puoi stare tranquilla, Bel! Più che altro mi preoccuperei per la sorte dei tuoi nipoti acquisiti» disse, cercando di soffocare una risatina.
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Dopo aver mangiato una buonissima torta a tre piani preparata grazie alla maestria in cucina della signora Weasley e aver aperto una miriade di regali differenti, George e Isabelle erano davvero stanchi e stremati. Non si erano fermati un secondo entrambi dal mattino stesso, e in quel momento l'unica cosa che avrebbero desiderato era un buon bagno caldo e un letto dove crogiolarsi tutta la notte, l'uno nelle braccia dell'altro.
Invece si dovettero intrattenere ancora, parlando con tutti gli invitati, brindando con gli amici di sempre, tra cui Lee, Katie, Alicia, e anche Verity. George era felice che tra loro si fosse tutto chiarito qualche mese prima. Il gelo che la sua dolce amica gli aveva rivolto inizialmente si era sciolto al primo tentativo di chiarimento da parte sua. E una volta appurato che i sentimenti di Verity per lui erano sopiti (anzi, a detta sua si erano fermati immediatamente, una volta che la donna aveva compreso la natura del grande amore che legava lui e Isabelle, oltre all'enorme rispetto che lei stessa aveva confessato di portare nei loro confronti) anche Isabelle poté tirare un sospiro di sollievo. Anzi, George si era addirittura stupito della inaspettata amicizia che si era creata tra le due donne nelle ultime settimane prima del matrimonio. Isabelle aveva trovato in Verity una persona fidata e stava iniziando ad affezionarsi a lei, come gli aveva confidato nel segreto della loro stanza da letto proprio il giorno precedente.
Dopo aver posato l'ultimo bicchiere di vino appena tirato giù, George si voltò verso Isabelle lanciando uno sguardo che lasciava poco spazio all'immaginazione e lei rispose immediatamente, capendo le sue intenzioni. «Sì, per favore. Sono distrutta e ho bisogno di stare sola con te» aggiunse, con occhi languidi e pieni di desiderio.
«Vieni, andiamo a salutare tutti e poi scappiamo da qua» esclamò, prendendole una mano e avvicinandola a sé. Si avviarono verso il tavolo dove era seduta tutta la famiglia Weasley al completo, compresi tutti i nipoti. Le loro intenzioni, però, vennero ben presto sabotate proprio da sua sorella Ginny.
«Ma come, di già? Harry, se ne stanno andando» disse allarmata in direzione di suo marito che stava cercando invano di far mangiare un piatto di verdure a sua figlia Lily Luna.
«Oh, no. Aspettate! Noi... noi dobbiamo ancora darvi il nostro regalo» disse Harry con la forchetta a mezz'aria.
Lui e Isabelle si scambiarono un'occhiata stranita. «Ma come, il vostro regalo lo abbiamo appena scartato...» disse George confuso.
«A proposito, ho adorato la vostra idea di regalarci una asciugatrice. Quando George è a lavoro e non può aiutarmi con i suoi trucchetti mi tornerà molto utile!» rispose Isabelle con un sorriso.
Un piccolo sorriso malizioso si palesò sul volto di Ginny, e George sentì la pelle d'oca lungo tutta la schiena. Quando sua sorella si comportava in quel modo le conseguenze non erano mai buone.
«Nah, quello era solo un piccolo diversivo. Per favore, seguiteci. Vogliamo mostrarvi una cosa».
Incuriositi e anche leggermente impauriti, entrambi seguirono Harry e Ginny dentro la Tana e poi di nuovo fuori, proprio fino di fronte alla tomba di Fred.
Il cuore di George fece un salto. Aveva pensato a lui in ogni minuto, ogni secondo di quella giornata così speciale. Avrebbe tanto voluto averlo come testimone, per potersi confidare con lui riguardo alle paure lecite prima di un passo così importante come il matrimonio, oltre a divertirsi con lui in uno dei locali babbani che tanto adoravano per la sera del suo addio al celibato. Tutte cose che da giovane aveva sempre fantasticato ma che purtroppo la vita aveva deciso di rendere impossibili da realizzare.
Purtroppo Fred non c'era più e quelli erano rimasti solo sogni, desideri rinchiusi negli strati più profondi della sua anima, e che avrebbe cercato in ogni modo di non far emergere spesso. Per non pensare troppo a lui, per non soffrire troppo per lui.
Ma a volte sembrava davvero impossibile. Come in quel momento.
«Che significa questo?» chiese Isabelle con voce tremolante mentre lo osservava, preoccupata per il suo stato d'animo. Quella donna sapeva capirlo con uno sguardo, e anche in quel momento riuscì a trapassare la corazza che circondava il suo cuore e riuscì a comprendere ogni cosa senza nemmeno bisogno di parlare.
«Eccomi, ci sono!» esclamò Fred, raggiungendoli davanti la tomba. «Che succede?»
George si voltò di scatto verso suo figlio. «Perché avete chiamato anche lui?» chiese rivolto a sua sorella. «Potete spiegarci cosa ci facciamo qui?» incalzò.
Dopo qualche minuto di silenzio e diversi sguardi scambiati tra i presenti, Harry si schiarì la gola e iniziò a parlare. «Sapete, per lungo tempo ci siamo interrogati su quale fosse il migliore regalo di matrimonio per voi. Siete una coppia incredibile, avete lottato così duramente per superare quei dolori così simili, così profondi da spezzare il cuore. E avete combattuto altrettanto duramente per restare insieme, talmente tanto che nemmeno un presunto tradimento e undici anni lontani sono riusciti a spegnere l'amore che provate l'uno per l'altro. Quindi ci siamo chiesti: perché dopo tanta sofferenza non possiamo procurare loro un po' di gioia?»
Ginny aveva un enorme sorriso stampato sul viso pieno di efelidi e i suoi occhi scuri sembravano più chiari a causa della lacrime che avevano iniziato a fare capolino. George la guardò di sfuggita, senza comprendere il perché di quella commozione.
«Qualche mese fa mi è balenata in testa questa idea. All'inizio abbiamo tutti pensato che fosse solo stupida, balorda e sconclusionata. Sarebbe stata impossibile da realizzare, insomma... veramente impossibile. Ma poi ho fatto delle accurate ricerche, e ho riaperto dei cassetti che da tanti, troppi anni sono chiusi perché sono dolorosi anche per me.»
«Harry, cosa stai dicendo?» chiese George, senza fiato. «Ginny, t-tu sai di cosa sta parlando?» disse a sua sorella, senza ottenere risposta.
«Io... non capisco...» sussurrò Isabelle, spiazzata da quel comportamento. Strinse forte la mano di George, cercando sicurezza e conforto in quella strana situazione.
«Vedi, Bel... tanti anni fa, in un momento veramente difficile ho avuto l'opportunità di rivedere alcune delle persone più importanti per me. Persone che non c'erano più. Ma ci sono riuscito solo grazie all'aiuto di un oggetto particolare.»
George cambiò subito espressione e sbiancò, spalancando la bocca. «N-non- non può essere...»
«Per molte persone era stato schiacciato dagli zoccoli dei Centauri, e anche io credevo che quell'oggetto fosse andato perduto irrimediabilmente dopo la mia "morte", anche perché non è stato più trovato dalla squadra di Auror che nei giorni successivi ha perquisito la foresta alla sua ricerca. Era un oggetto troppo inestimabile per essere lasciato in giro, libero di finire di nuovo nelle mani sbagliate. Così, dopo averne parlato con Ginny e Arthur mi sono deciso, e mi sono recato a trovare Fiorenzo in cerca di informazioni. Se c'è qualcuno che conosce la Foresta Incantata alla perfezione quello è lui, insieme alla sua tribù di Centauri. E il nostro colloquio mi ha lasciato alquanto stupito, credetemi. La pietra non è mai stata trovata da nessuno perché sono stati proprio i Centauri a raccoglierla e nasconderla, per evitare che nuovi maghi oscuri o soggetti in cerca di potere potessero impossessarsene e usarla per scopi biechi. Mi ci è voluto un po', ma sono riuscito a convincere Fiorenzo a consegnarla in custodia a me, perché io possa portarla all'ufficio preposto al Ministero, dove potrà sicuramente essere più protetta e sorvegliata. Ma prima di arrivare a destinazione... ho pensato che potesse essere utile anche qua, in questa occasione speciale. Ne ho parlato con Percy, che, come sapete si trova quasi ai vertici del Ministero. Contro ogni nostra aspettativa si è dimostrato estremamente felice di questa proposta, quindi eccomi qua, a consegnarvi questo regalo di nozze. Ovviamente il suo utilizzo dovrà restare un segreto tra i presenti...»
George percepì i battiti del suo cuore accelerare. Le sue vene sembravano sul punto di esplodere dai polsi e sentì l'ansia e l'agitazione pulsare violentemente ai lati del suo collo, mentre una stilettata di dolore e sofferenza risalì lungo lo sterno e la sua gola, pronta ad uscire dai suoi occhi. Era incredulo. Tutti credevano che quell'artefatto magico fosse scomparso, perso tra i meandri della foresta intorno ad Hogwarts... e invece sembrava essere ancora in circolazione, e Harry lo stava donando a lui. Lo stesso Harry che tanti anni prima si era offerto di dare tutta la sua vincita per il Torneo Tremaghi a lui e Fred per coronare il loro sogno, lo stesso piccolo uomo che aveva chiesto sua sorella in sposa, lo stesso grande uomo che da anni e anni si prendeva cura di lei e di tutta la famiglia al completo.
«Tieni, questa è per voi, da parte di tutti noi» esclamò Harry titubante, dopo aver preso una piccola scatola dalle mani di Ginny e avergliela passata con delicatezza. «Spero che possa funzionare per farti vedere di nuovo Fred».
George prese la scatola nelle sue grandi mani, che tremavano in modo incontrollabile. Solo il gentile tocco della mano di Isabelle riuscì a calmarlo.
«Vieni, falla aprire a me» sussurrò dolcemente.
Dentro alla scatolina si trovava una piccola pietra nera, con sopra incise un triangolo, un cerchio e una spaccatura verticale centrale. Era appuntita nella parte superiore e posteriore e sembrava così piccola dentro le mani di Isabelle.
«N-non posso crederci... è davvero la Pietra della Resurrezione» disse sconvolto.
«Avanti, George. Tieni» esclamò sua moglie, mentre allungava la mano.
George scosse la testa. «No, voglio farlo insieme a te. Se funziona con Fred, non vedo perché non possa funzionare anche con Stella!»
Harry riprese la parola. «George, come ben sai la pietra funziona solo per riportare indietro un ombra dell'anima dei maghi deceduti dall'aldilà. Non esiste un incantesimo per riportare in vita i morti... per Stella non ho potuto fare niente, mi dispiace tantissimo» annunciò, con una voce roca e bassa e uno sguardo tristissimo. «Inoltre, credo che potrai vederlo solo tu. Ma lui dovrebbe poter sentire cosa diciamo ... potresti fare da tramite nel caso volesse dire qualcosa a qualcun altro» disse voltandosi verso sua moglie Ginny.
—> I lived
«Non fa niente, amore» disse decisa Isabelle, mettendo la pietra tra le sue mani. «Va tutto bene, io sono felice così. È giusto che la usi tu, che tu possa parlare di nuovo con Fred anche se solo per qualche minuto.» I suoi occhi erano pieni di lacrime ma George vi scorse dentro una sincerità inaudita.
«Va bene. Ma voglio comunque che tu mi tenga la mano, Bel. Non posso farlo senza di te».
Dopo un cenno positivo della donna strinse forte le loro mani insieme.
«La pietra va girata tre volte nella mano» sussurrò Ginny.
Dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa, entrambi girarono la pietra per tre volte nell'intreccio delle loro mani e attesero.
All'improvviso la tenue luce serale sembrò farsi più oscura, mentre davanti a loro iniziò ad avanzare piano una figura estremamente alta e slanciata. George si sentì improvvisamente prosciugare di tutte le sue energie e cadde a terra in ginocchio, mentre le sue spalle iniziavano ad essere scosse da singhiozzi incredibilmente potenti. Isabelle non lasciò mai la sua mano, accucciandosi vicino a lui e posando una mano sulla sua schiena, ma che lui percepì a malapena.
«George... non piangere!»
Il suo cuore si spezzò in altri mille pezzi, mentre la persona di fronte a lui apriva bocca e faceva udire la sua meravigliosa voce. Non era un fantasma, non era nemmeno una persona reale, ma davanti a lui George riuscì a scorgere la figura di suo fratello gemello. Fred Weasley era lì, con una mano tesa verso di lui.
«F-fred... oh, Fred!» disse tra i singhiozzi. «T-tu... quanto sei bello... io-io non ci posso credere, ha f-funzion-nato davvero...»
«Lo so, George! Ma grazie di avermelo ricordato! D'altronde, sono sempre stato il gemello più bello tra i due» esclamò con il suo solito cipiglio e facendo l'immancabile occhiolino. «Alzati adesso, che ti voglio vedere per bene!» disse sorridendo.
George obbedì, seguito a ruota da Isabelle che sembrava confusa.
«Beh, devo dire che ti sei proprio tirato a lucido! Ah, almeno per il tuo matrimonio ti sei lustrato per bene! Comunque, sappi che sei proprio invecchiato egregiamente, mio caro... sei un po' datato, ma sempre un bel bocconcino!» La battuta di Fred lo fece ridere come forse non faceva da tempo. Gli scherzi, le battute e i momenti divertenti con la sua famiglia, con Isabelle e il piccolo Fred non potevano competere con la complicità vissuta per venti anni di vita con la sua esatta metà.
«E vediamo un po' questa sposina... ma che meraviglia! Sei proprio bella, e George... lasciami dire che hai fatto la scelta migliore. Avremmo fatto faville insieme io e te, cara Isabelle» disse con tono di voce divertito.
«Sta parlando con te» disse George in un sussurro mentre si girava verso sua moglie. «Dice che sei bellissima, e che tu e lui avreste fatto faville insieme. Credo che abbia ragione» disse con gli occhi lucidi e il cuore pesante.
Lei osservò George con gli occhi colmi di lacrime e annuì semplicemente, mentre il suo labbro inferiore tremava. «Ringrazialo. Credo anche io che saremmo andati davvero d'accordo!» disse cercando di sorridere.
«Fred... mi manchi come l'aria, senza di te è davvero difficile... anche dop-dopo quindici anni» bisbigliò George fra le lacrime. Allungò una mano verso di lui cercando di toccarlo, ma la sua mano sfiorò solo l'aria.
«Non funziona così, George, lo sai... non puoi toccarmi, mi spiace molto» disse Fred con occhi tristi. «Ma vedere dove sei arrivato oggi mi rende così orgoglioso. Hai avuto una vita davvero piena di avventure, emozioni, alcune più belle, altre meno. E ogni giorno il mio dolore per non poterti stare accanto si è affievolito un po' perché nel mio cuore ho sempre avuto la speranza che tu avessi davvero vissuto. Quindi la mia domanda è questa...hai vissuto, George?» chiese con naturalezza.
«S-sì» disse singhiozzando con il braccio ancora teso nel tentativo di toccare suo fratello. «T-te lo giuro. Ti giuro che ho vissuto. Ho vissuto anche per te».
«E questo mi basta» disse, rivolgendo poi la sua attenzione agli altri presenti.
«Ginny... mia dolce, piccola guerriera...»
«Gin... si sta rivolgendo a te» disse George voltandosi piano. Osservò con grande tristezza lo sguardo perso di sua sorella. Sapeva quanto avrebbe pagato per rivedere Fred anche solo per un momento, ma aveva lasciato quell'onore solo a lui. Gliene sarebbe stato estremamente grato per tutto il resto della vita.
Ginny, stretta al fianco di Harry, riuscì ad articolare solo alcuni suoni strozzati in mezzo alla disperazione provata.
«George, digli che so cosa pensa. E sì, sono fiero di lei. La nostra sorellina è diventata una donna fantastica, una mamma buona e giusta e io la osservo ogni giorno con immenso orgoglio. E sarà così per sempre.»
George ripeté le stesse esatte parole di suo fratello gemello, e Ginny reagì cadendo in ginocchio e mettendo le mani a coprire il volto, in preda a un dolore che solo lui e i membri della loro famiglia poteva comprendere.
Si rivolse poi ad Harry. «E Harry... non so come ringraziarti. Aspettavo questo momento da tanto tempo e ormai mi ero rassegnato all'idea di non poter vedere mai più la mia famiglia, o almeno parte di essa. Grazie».
George ripeté nuovamente il messaggio di Fred ad Harry, che rispose con un sorriso tirato e gli occhi pieni di commozione.
«George, ti pr-prego, digli che ho chiamato nostro figlio come lui. Mi sembrava un omaggio speciale, e non mi sono mai pentita un solo giorno nel corso degli ultimi dodici anni» mormorò Isabelle. Si girò e chiamò suo figlio, che si avvicinò con gli occhi sgranati e il respiro pesante. Era probabilmente scioccato e incredulo di vedere compiersi davanti a sé una magia di tale portata, anche se tale spettacolo non era visibile ad altri che suo padre.
«C-ciao zio... papà mi ha parlato così tanto di te» disse rivolgendo lo sguardo in un punto imprecisato di fronte a sé. Il tono di voce di Freddie era così basso che George fece fatica a sentirlo, visto che era dotato da anni di un solo orecchio.
«Oh, accidenti... che opera d'arte avete creato voi due» disse suo gemello con commozione, mentre si portava una mano alla bocca. Si avvicinò e si accucciò di fronte a Freddie, anche se suo nipote era impossibilitato a vedere la sua immagine. «Ho visto che stai portando avanti il mio nome con onore, sia come malandrino che come battitore di Quidditch. Sono fiero di te, sei un campione. E sei la vita di tuo padre, e ogni cosa che farà sarà solo ed esclusivamente per te e per tua madre. Stagli vicino, sempre. Perché ha bisogno di te più dell'aria.»
George, ormai di nuovo sull'orlo delle lacrime, riportò il messaggio di Fred anche a suo figlio, che rispose animandosi un po'.
«Farò del mio meglio, zio!»
«George, ho un messaggio anche per Isabelle. Sono sicuro che questo la farà stare meglio. So che sta soffrendo perché oggi non ha potuto vedere la sua piccola Stella. Ma voglio rassicurarla. Mi sto prendendo cura di lei, la tengo vicino a me e non corre mai pericoli. Mi ha detto di dirle che la ama tantissimo e che le manca infinitamente» confessò, con gli occhi lucidi. Dopo aver ascoltato ciò che George ripeté,
Isabelle reagì scoppiando in dei singhiozzi silenziosi, mimando poi solo un "grazie" con la bocca completamente bagnata di lacrime.
Fred poi si riavvicinò al suo gemello. «Adesso devo andare. Ma rivederti è stato bellissimo. Ricorda che sei più forte di quello che pensi, e lo sei da sempre. Hai sempre creduto che sia stato io a proteggerti con la mia forza, bruta perlopiù, ma sono invece stati la tua delicatezza di animo e il tuo sconfinato amore ad avermi salvato, ogni secondo, ogni minuto, ogni ora dei miei venti anni di vita. Non dimenticarmi mai, George. Io non lo farò mai con te. E ti sarò a fianco in ogni passo, fino alla fine in cui ci ricongiungeremo. Ti voglio bene, fratellino mio». Poi, sparì.
Dopo quell'esperienza tutto ciò che rimase nei cuori di George, Isabelle e gli altri fu una dolce amarezza, ma anche la consapevolezza di aver finalmente messo a posto uno dei tasselli più profondi e dolorosi nell'anima della famiglia Weasley.
«Ti voglio bene anche io, fratellone mio» disse al cielo George, mentre inginocchiato a terra si beava dell'abbraccio intriso di amore da parte di sua moglie e di suo figlio, stretti intorno a lui.
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Ecco risolto il mistero della roccia, che poi alla fine era una pietra. Sognavo di scrivere questa scena dal primo momento che ho pensato al matrimonio di Isa e George, ho fatto tante ricerche e spero di averla resa congruente con quanto descritto nei libri e quanto annunciato dalla Rowling in successive interviste. Perché con le FanFiction il bello è proprio questo... poter sognare mondi che conosciamo già, aggiungendo un tocco personale che da loro nuova vita e nuova gioia. Spero che vi sia piaciuto💘
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