XXXII 🔴
Disclaimer: presenza di contenuti sessuali espliciti
Se in qualche modo le scene descritte di seguito vi dovessero infastidire, vi PREGO di INTERROMPERE la lettura.
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Consiglio di ascoltare la canzone suggerita nel punto indicato nel testo da una freccia.
Oh my, my, my, what you do to me
Like lighting when I'm swimming in the sea
From the very first time we loved
From the very first time we touched
Walking on wires and power lines
You put your body on top of mine
Every time that you lift me up
To the heavens and stars above
Ooh Lord have mercy I'm begging you, please
I'm feeling drained, I need love
You charge me up like electricity
Jumpstart my heart with your love
There's an energy
When you hold me
When you touch me
It's so powerful
I can feel it
When you hold me
When you touch me
It's so powerful
La risposta alla domanda di Fred arrivò immediatamente. In polinesiano il termine locale era "Kar Thai", ma la sua traduzione specifica era "materializzazione". Una volta raggiunta la destinazione, George si preoccupò subito dello stato di salute di suo figlio e di Isabelle. Ormai conosceva a memoria le tre regole per riuscire a materializzarsi in luoghi diversi da quello di partenza, ma in quel caso non conoscevano nemmeno la destinazione e aveva timore che potessero essersi feriti, spaccati o peggio.
«George...sto bene!» annunciò Isabelle, divertita dallo stato di angoscia dipinto sul volto dell'uomo mentre le girava intorno per controllare che non ci fossero ferite evidenti. «Non so come sia possibile... ma sono integra, pur non conoscendo la meta.»
«Anche io sono tutto intero, papà!» esclamò Fred divertito. «Come mai?» chiese a Poe.
La ragazza rise di gusto. «Dovete sapere che il potere di mia nonna Huhana è davvero immenso. Nel corso degli anni ha imparato a trasporlo fuori da sé, creando una bolla protettiva che avvolge chi le sta intorno. Lo fa con me ogni volta che usiamo questo mezzo di trasporto... e lo ha fatto anche con voi oggi».
«Wow... sono davvero colpito» esclamò George. Si guardò poi intorno, notando il panorama rigoglioso che li circondava. Erano comparsi in una piccola radura circolare, contornata da alberi da frutto e alberi da cocco. Di fronte a loro, verso nord, si stagliava un sentiero disconnesso di cui era impossibile vedere la fine poiché si inoltrava dentro una folta miriade di cespugli e fronde.
«Manca ancora un po' al villaggio, prego seguiteci» avvisò Poe, per poi incamminarsi a passo sostenuto lungo il sentiero. Tutti la seguirono, in religioso silenzio mentre osservavano tutto ciò che li attorniava.
«Questo posto è magico» sussurrò piano Fred, abbracciato a sua mamma. «Vedrai che figata, ti piacerà!» disse estasiato.
«Ne sono sicura amore... anche se non ti nascondo che sono sempre un po' impaurita» confessò Isabelle.
«Non devi» dichiarò George. «Qualsiasi cosa accada, io vi proteggerò. Anche se non credo che ne avremo bisogno... me lo sento!»
«Papà, ti conviene! Hai sentito zia Sammy prima di partire? Se non torniamo interi dovrai subire la sua furia!»
«Eccoci, siamo arrivati!» li interruppe Poe.
«Ma qua non c'è niente... solo un muro di pietra» esclamò Isabelle innocentemente, mentre osservava la grande lastra di fronte a loro. Il percorso, infatti, si concludeva proprio in quel punto e non sembravano presenti altre vie per proseguire.
Sul viso di Poe comparve un sorrisino:«Aspettate e vedrete! Yay?» disse, rivolta a Huhana. La donna portò entrambe le mani di fronte alla parete, e dopo un semplice gesto il grande muro in pietra iniziò a spostarsi, proprio come per magia.
«Incantesimi non verbali!» sbottò Fred, entusiasta.
George restò sbalordito di fronte a quella dimostrazione di magia così potente, ma espressa in modo così semplice. Si voltò verso Isabelle che, nonostante fosse ormai avvezza al loro mondo, osservava la scena a bocca aperta.
«Per salvaguardare il villaggio da visitatori non desiderati abbiamo escogitato questo sistema di sicurezza! Prego, entrate... benvenuti ad Amhe».
Dopo aver superato il varco in pietra, davanti a loro si stagliò il piccolo villaggio. Era a pianta quadrata, composto da circa sette casette in legno e con il tetto di paglia. Al lato destro c'era una piccola capanna con alcuni attrezzi e un uomo di mezza età di fronte era impegnato ad intagliare delle frecce e delle lance, che poi terminava di ultimare con un tocco della sua bacchetta. George dovette fermarsi per evitare di scontrarsi con un gruppo di bambini che si rincorrevano felici, mentre impugnavano delle piccole bacchette in mano e si lanciavano dei piccoli fuochi addosso.
Seguendo Poe e Huhana si accomodarono dentro alla capanna più grande, quella al centro del villaggio. L'interno era molto spartano, con la sola presenza di un letto e di un cassettone con qualche anta dismessa.
«Accomodatevi pure, adesso arriverà anche mio nonno, così potrete parlare con lui» annunciò Poe, mentre faceva cenno loro di sedersi su alcuni cuscini sparsi per terra. «Posso offrirvi del the fatto con foglie di cocco?»
Mentre sorseggiavano la bevanda, piacevole al gusto nonostante le calde temperature estive, la piccola porta della casa si aprì e comparve un uomo molto alto e robusto, con il volto scavato dai segni del tempo e lunghi capelli grigi che gli arrivavano a metà schiena. Indossava una lunga veste di colore bianco e sul suo corpo erano sparsi una serie di tatuaggi tribali. George restò a fissarlo imbambolato, e anche un po' spaventato dalla sua ingombrante presenza. Dopo aver fatto una carezza sui capelli di Huhana e aver abbracciato calorosamente Poe, si sedette di fronte a loro con un'espressione indecifrabile.
«Questo è mio nonno Haunui, lo sciamano del villaggio. Nonno, questi sono George, Isabelle e Fred» disse Poe, mentre versava una tazza di the e la porgeva all'uomo appena entrato.
«Benvenuti ad Amhe, stranieri» pronunciò, in un inglese perfetto.
«Ma lui parla inglese!» esclamò sorpreso Fred.
«Certo, lavorando per molti anni al Resort mi sono dovuto arrangiare, e alla fine ho imparato molto della vostra lingua e delle vostre tradizioni. Mia moglie, invece» rispose, rivolgendosi verso l'anziana donna «nonostante tutto, non ha mai voluto voltare le spalle alla nostra terra. Anche se ho sempre cercato di spiegarle che non si tratterebbe di un tradimento, ma solo un ampliare i propri orizzonti... Comunque, questo non è importante. Poe, perché loro sono qui?»
Huhana iniziò improvvisamente a parlare in polinesiano, rivolgendosi all'uomo. Disse alcune frasi in modo molto concitato, mentre indicava con le mani loro tre, e soprattutto soffermandosi su Isabelle. Haunui spostò lo sguardo proprio su di lei. «Tu non hai magia nelle tue vene, ma tuo figlio e suo padre sì. Come è possibile?»
Isabelle tentennò, incapace di rispondere. «I-io, ecco, vede noi-»
George intervenne subito, spinto dal senso di protezione nei suoi riguardi che da sempre l'aveva contraddistinto: «Signor Haunui, Isabelle fa parte di quelli che noi inglesi chiamiamo babbani. Sono persone senza magia, e che in teoria non dovrebbero conoscere niente del mondo magico ma... quando mi sono innamorato di lei ho dovuto svelare la mia vera natura. Non potevo fingere, tenerle un segreto così grande, ma da undici anni a questa parte Isabelle ha mantenuto una totale riservatezza. E nostro figlio ha ereditato i miei poteri, era inevitabile».
«Come è possibile? Non dovreste confondervi con gli umani...» Il volto dello sciamano fu attraversato da una smorfia perplessa. «La nostra cultura parla chiaro. Gli esseri dotati di poteri magici sono diretti discendenti delle divinità, e non devono mischiarsi con chi proviene dalla terra.»
Poe cambiò immediatamente espressione, mentre le lacrime comparvero ai suoi occhi. «Sono tutte scemenze! Questo non significa niente, e lo sai bene.»
Lo sciamano disse qualcosa in lingua nativa a sua nipote, che rispose in modo stizzito e poi si alzò di scatto, uscendo dalla porta inviperita.
Dopo qualche momento di imbarazzante silenzio, George riprese a parlare. «Capisco che possa sembravi strano, ma nonostante la sua origine, Isabelle è più magica di tante persone che conosco. Mi ha salvato la vita, mi ha reso felice e mi ha donato la gioia più grande della mia vita... mio figlio» sussurrò, scompigliando i folti capelli rossi di Fred, che sorrise di rimando. «Questo tipo di magia è infinitamente potente, e mi creda, non ha niente a che vedere con quella che riusciamo a far uscire dalla punta della nostra bacchetta».
L'uomo sorrise dolcemente. «Ciò che hai detto è meraviglioso. Ma qua ci sono delle regole precise. Se si nasce con la dote della magia, si muore con la stessa dote. È possibile rinunciarvi, diventando di nuovo umani ma... il prezzo da pagare è alto. Non si può più tornare indietro, e si è condannati a una vita vuota e priva di qualità, proprio come è successo a mia nipote.»
«Cosa le è accaduto?» chiese Fred curioso.
«Mia nipote si è lasciata abbindolare da un amore finto ed effimero. All'età di diciotto anni ha iniziato a lavorare come cameriera al Resort, e per un po' è andato tutto bene. Ma quando ha conosciuto uno dei nuovi dipendenti, arrivato dall'America per la stagione estiva, è andato tutto in rovina. Si è fatta ingannare, con la promessa di una felicità che qua sembrava non riuscire a trovare. Ha accettato di intraprendere una relazione con quell'uomo.»
«E cosa ci sarebbe di male?» chiese Isabelle. «Ha fatto solo ciò che tutte le ragazze della sua età fanno... si è innamorata!»
«Vedete, la nostra cultura accetta solo relazioni tra maghi e streghe, tra sciamani e sciamane. E per seguire il suo amore per lui, Poe ha rinunciato alla magia senza esitazioni. Non ci ha pensato nemmeno per un secondo, e ha voltato le spalle a tutto quello che conosceva e che l'aveva protetta per anni. Per un po' sembrava felice, veniva ogni tanto a trovarci ma sembrava che non le mancasse la sua vecchia vita. Ma poi, un giorno di due anni fa quell'uomo è sparito. Poe ha cercato di contattarlo, ci è riuscita solo dopo vari tentativi e non sembrava felice di sentirla. Ma, ancora una volta, le ha detto delle bugie. Le ha promesso che sarebbe tornato a prenderla, che avrebbero avuto una vita felice nel nuovo mondo... ma questo non è accaduto. Non sapete quanto ho sperato in cuor mio di sbagliarmi, ma purtroppo la mia magia mi aveva avvisato. Poe ci soffre ancora molto, anche perché non può più riavere i suoi poteri... e adesso è destinata ad un esistenza terrena, colma di tristezza e infelicità».
«Oh, povero tesoro...» sussurrò Isabelle.
«Non può fare niente per restituirle i suoi poteri?» chiese George, estremamente dispiaciuto.
L'uomo scosse la testa. «No. Noi rispettiamo la nostra cultura, e Poe sa che deve portare avanti la scelta che ha preso.»
«Ma non è giusto!» urlò Fred. «Come potete costringere qualcuno a vivere in questo modo? Siete cattivi!» Si alzò in piedi, in preda a una rabbia cieca. «Poe ha solo seguito il suo cuore, come potete trattarla così?»
«Fred... siediti immediatamente» disse sua madre con fare gelido. George sapeva bene quanto questo lato del carattere di Freddie si scontrasse con quello tendenzialmente calmo di Isabelle.
«No», rispose asciutto. «Non mi siedo, e non resterò un secondo in più a sentire queste assurde sciocchezze» esplose, prima di girare i tacchi e uscire fuori dalla capanna seguendo Poe.
«Sono molto spiacente, solitamente nostro figlio non si comporta così-» incespicò George, cercando di giustificare l'uscita di Fred.
«È un ragazzino molto sensibile, prende a cuore il dolore e la sofferenza di tutti» concluse Isabelle, mentre si scambiava sguardi circospetti e preoccupati con George. Ma Haunui sembrò tutto tranne che arrabbiato.
«Non preoccupatevi. Da ragazzo anche io ero pervaso da questa tenacia, da questa voglia di combattere per tutti e cambiare il mondo. Non ci siamo offesi, se questa è la vostra paura. Ci dispiace molto che il vostro bambino ne sia rimasto ferito, ma Poe sapeva bene a cosa andasse incontro, e anche noi. Abbiamo cercato in ogni modo di dissuaderla, ma l'amore ha vinto. L'amore le ha dato tutto, l'amore le ha tolto tutto. E l'unico modo che conosciamo per starle vicino è permetterle ancora di visitare il villaggio, anche se questo va contro ogni regola della tradizione magica polinesiana. Grande è il dolore che pervade i nostri cuori a sapere che Poe non potrà condividere più la vita insieme a noi... ma non siamo insensibili, e ci piace pensare che anche a lei questa vicinanza faccia bene.»
George avvicinò a sé Isabelle, cingendole la vita con una mano. La storia di quella povera ragazza lo stava facendo riflettere moltissimo. Il solo pensiero di dover perdere la sua vera natura per amore di Isabelle... sarebbe stato un abominio. Un crimine contro l'umanità, una perdita indescrivibile. Allo stesso modo, però, sarebbe stato atroce dover perdere l'amore della sua vita per poter continuare ad essere sé stesso. Un brivido freddo gli percorse la schiena. No, non sarebbe riuscito ad accettare una tale possibilità.
«Adesso si sta facendo tardi, e tra poco avvieremo il rituale settimanale di ricongiungimento con la terra e le stelle. Volete partecipare?»
Non poterono far altro che accettare, anche perché Fred era introvabile. Questo li fece preoccupare entrambi, ma soprattutto Isabelle iniziò ad iperventilare. «D-dov'è? George, ti prego! Lo devi trovare, io n-non-»
«Stai tranquilla Bel, adesso lo cerchiamo. Vedrai che si sarà nascosto qui intorno, non può essere andato troppo lontano...» disse, anche per convincere sé stesso.
«Non si può uscire dal villaggio a meno che non venga spostata la grande lastra in pietra, e le uniche persone che riescono a farlo siamo io e Huhana. Vedrete che è insieme a Poe, nei boschi qua intorno. Non preoccupatevi!» li rassicurò lo Sciamano. Dopo pochi minuti, infatti, Fred ricomparve insieme a Poe da dietro una grande fronda verde posta lateralmente.
«Freddie, dove sei stato?» chiese Isabelle impanicata, mentre correva ad abbracciarlo. «Lo sai che non devi sparire così... mi farai venire un colpo!»
«Scusa, mamma... mi dispiace anche di aver reagito così» sussurrò lui sull'orlo delle lacrime, che si decisero a scendere solo nel momento in cui George lo accolse nelle sue forti braccia.
«Tesoro... lascia uscire» disse lui dolcemente accarezzandogli i capelli.
«Non è giusto, papà... non è giusto... h-ho pensato subito a te e mamma, a cosa sarebbe accaduto se queste stupide regole fossero state presenti anche in Inghilterra, e... oh! Le alternative sono terribili...entrambe!»
«Lo capisco, Fred. Ma fortunatamente siamo nati in una parte di mondo diversa da questa... e non abbiamo dovuto affrontare queste scelte difficilissime. Possiamo ancora avere tutto. La magia, il nostro essere più profondo e un immenso amore. E adesso vieni... è il momento di chiedere scusa anche agli sciamani». Fred si dimostrò, ancora una volta, un bambino gentile e educato. Riuscì a spiegare con estrema naturalezza il suo disagio di fronte alla storia di Poe, e di come questa l'avesse fatta soffrire.
Huhana e Haunui furono molto comprensivi, così come la ragazza, che si accucciò di fronte a lui cercando di asciugare due lacrime solitarie. «Fred, sono così onorata. Sapere che hai cercato di sostenere la mia causa mi lusinga e mi fa sorridere, ma non devi preoccuparti per me. Rifarei questa scelta altre mille volte. Ho perso la magia, ma sento che questa è la mia strada. Sono curiosa di scoprire cosa mi riserverà il destino, e sono certa che un giorno anche io troverò il vero amore... come quello della tua mamma e del tuo papà. Perché vedi, anche se non ho più la magia dentro di me, io riesco ancora a percepire le auree delle persone. E quelle dei tuoi genitori sono auree gemelle. Credimi quando ti dico che sei circondato di immenso amore, che non se ne andrà mai.» Le parole di Poe riuscirono a calmare Fred, che si sedette con maggiore serenità nel cerchio che lo Sciamano aveva invitato a formare.
Haunui iniziò a pronunciare una serie di parole in polinesiano che ovviamente loro non riuscirono a comprendere, accompagnate da dei gesti della braccia, della testa e una sorta di sottofondo musicale creato dal mormorio sommesso emesso dalla sua bocca. Gli altri abitanti del villaggio a cui si erano uniti iniziarono a pronunciare la stessa cantilena, e piano piano la melodia iniziò ad assumere un suono più armonioso. George ebbe la sensazione che lo stesse cullando, facendolo levitare e allo stesso tempo andare verso il basso, quasi come se riuscisse a farlo ricongiungere con il terreno sottostante e con il cielo sopra di lui. Notò poi che il fuoco al centro del cerchio iniziò ad oscillare, spinto da un venticello caldo che sembrò alzarsi improvvisamente.
Un religioso silenzio calò all'improvviso, quando lo Sciamano terminò di pronunciare il mormorio indistinto e aprì gli occhi.
«La nostra meditazione ha portato i suoi frutti, e ci permette di essere di nuovo tutt'uno con ciò che la natura rappresenta. La nostra forza, il nostro sostentamento, la nostra nemica. Ringraziamo la natura per i suoi doni, e oggi anche per la presenza di due maghi come noi, accompagnati da una donna pura di cuore che non ha bisogno di alcuna magia per rendere la loro vita speciale» disse, rivolgendo un piccolo sorriso a Isabelle.
«Grazie alla nostra meditazione possiamo riflettere sui nostri stati d'animo, su ciò che pervade i nostri cuori. E oggi la natura mi sta comunicando che qualcuno all'interno di questo cerchio ha un peso scuro sulla propria testa e nel proprio petto.» Si rivolse a lui, piantando i suoi occhi scuri nei suoi. «Qualcosa ti turba, mio giovane amico. E qualcosa turba anche il tuo animo delicato, donna babbana. Una rabbia cieca ti pervade, perché?» chiese a Isabelle, che sembrò titubare.
«Tu sei spaventato, hai paura per la tua incolumità e quella di tuo figlio, ma non sei arrabbiato» continuò lo Sciamano. Anche George non seppe cosa rispondere. In pochi secondi la sua potentissima magia era riuscita a comprendere il suo sentire, la sua folle paura di essere di nuovo ingannato, brutalmente strumentalizzato e usato come accaduto a causa di Angelina. E non ci voleva un genio per comprendere che la rabbia di Isabelle era rivolta proprio a lei, alla causa dei loro mali e del loro allontanamento.
Di fronte al loro prolungato silenzio, lo Sciamano chiuse gli occhi e annuì. «Comprendo il vostro essere restii a comunicare ciò che provate, ma voglio solo restituirvi questo insegnamento. Dall'alto dei miei duecento anni di vita credo di poter dire che portare tale peso nel cuore, nell'animo non servirà a nessuno. La paura ti attanaglierà in ogni momento, facendoti perdere gli attimi più importanti per te, come quelli che potresti vivere con la tua donna e con il tuo dolce bambino» disse piano, rivolgendosi a lui. «La tua rabbia, invece, potrebbero oscurare il tuo cuore sensibile. Potrebbe trasformarti, rendendoti qualcuno che non sei. Lasciala andare, trova il perdono dentro di te, e tutto sembrerà meno difficile.» terminò rivolto a Isabelle.
Dopo quella giornata così particolare ma piena ritornarono al Resort. Erano scossi, estremamente stanchi, ma in un certo senso più consapevoli. Tutti e tre condividevano una fortuna immensamente grande. Potevano finalmente godere della vicinanza delle persone che amavano di più al mondo, e George iniziò a pensare che non avrebbe sprecato un solo secondo di più dietro le sue paure e i suoi timori. Avrebbe combattuto per loro sempre, e non si sarebbe più fatto sopraffare da niente e nessuno.
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«Mi spiegate perché lo Sciamano ha detto che siete arrabbiati?»
«Fred...»
«Voglio solo sapere, non mi sembra di chiedere molto!»
«Freddie, questa domanda l'hai già fatta almeno quattro volte da quando siamo tornati, e ti abbiamo già risposto. Sono cose da grandi, e non puoi sapere proprio tutto. E adesso... non ti sembra il caso di dormire? Abbiamo avuto una giornata impegnativa» rispose Isabelle, seduta accanto a Fred sul suo letto.
«Ma, mamma-»
«Ascolta tua madre, Fred. Ha ragione. Ci sono cose che è meglio che restino tra i grandi... un giorno ti racconteremo tutto, ma non adesso! E adesso cerca di dormire» rise, scompigliandogli i capelli. «Buonanotte, tesoro mio». Lasciò un delicato bacio sulla sua testa, e fu seguito poi nello stesso gesto da Isabelle.
Fred sembrò rassegnarsi e si accoccolò tra le fresche lenzuola del letto. «E va bene... buonanotte. Vi voglio tanto bene» pronunciò con voce impastata. Era esausto, e scivolò quasi subito in un sonno profondo.
«Sono a pezzi» esclamò Isabelle buttandosi sul letto matrimoniale della loro camera. «Questa giornata è stata bellissima ma distruttiva!» disse dopo aver affondato il volto nel cuscino. George chiuse piano la porta dietro di lui. «Sei proprio sicura di voler dormire?» chiese dolcemente, avvicinandosi a lei. Posò la sua mano calda su un tratto di pelle lasciata scoperta dal leggero vestito che indossava e lei sussultò.
«Che hai in mente?» chiese maliziosa mentre si voltava.
«Pensavo a un bel bagno di mezzanotte... è così che si dice, no?»
Isabelle non se lo fece ripetere due volte. Si liberò immediatamente dei suoi abiti e seguì George giù per la scaletta dell'abitacolo.
La vista della luna che si rifletteva luminosa sulla superfice dell'acqua calma gli restituì una profonda serenità. Quelle erano le ultime sere di due settimane indimenticabili, e passarle in quel modo per lui era un toccasana. Erano momenti di quiete dopo la tempesta burrascosa che li aveva investiti in pieno.
«Stavo pensando a quello che è successo oggi» esordì Isabelle dopo qualche minuto di silenzio. Tutto il suo corpo era completamente immerso nell'acqua e i suoi meravigliosi occhi sembravano brillare più della luna. «La storia di Poe è davvero molto triste. Povera, povera ragazza... ha rinunciato a tutto per amore, e questo le ha solo restituito un boccone amaro da buttare giù...»
«Ha intristito molto anche me. Il solo pensiero di perderti per mantenere i miei poteri mi distrugge, ma anche l'altra opzione non sarebbe certamente piacevole. Significherebbe dovermi negare, dovermi annullare per amore. Non sarebbe giusto... non lo è nemmeno per lei».
«Mi sento così fortunata, George» disse con voce tremante. La osservò meglio, e si rese conto che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.
«Ehi... che succede?» George si avvicinò a lei e la circondò con le braccia, appoggiando la fronte alla sua.
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«Niente, è solo che... mi sento fortunata, e felice. Per così tanto tempo mi sono abituata all'idea di vivere una vita misera e vuota senza di te che mi ero quasi rassegnata. Ci avevo quasi fatto l'abitudine. Ma ora che è tutto risolto, ora che sei qua con me, a stringermi tra le tue braccia... mi sento davvero privilegiata. Siamo davvero privilegiati» si corresse. «Abbiamo l'un l'altro, e Freddie rende la nostra vita degna di essere vissuta. Non potrei chiedere di meglio. E adesso l'unica cosa che voglio è superare questa rabbia che mi pervade improvvisamente, che mi fa venire la tentazione di spaccare qualcosa... o fare del male a qualcuno.» Abbassò lo sguardo, imbarazzata. «Voglio essere una persona migliore, e non voglio provare odio. Ho paura che potrebbe distruggermi, rendermi un mostro ai tuoi occhi. Credimi, non potrei sopportarlo...»
«Ce la faremo, insieme». Posò senza esitazione le labbra sulle sue, e quando lei rispose immediatamente a quel contatto ebbe la certezza di aver preso la scelta giusta. Sapeva che dentro quella vicinanza fisica, dentro quell'incontro di anime era contenuta la cura a tutti i loro mali.
Passò una mano bagnata sui suoi capelli e la avvicinò ancora di più, facendo aderire i loro corpi. Senza smettere di baciarsi, Isabelle intrecciò le braccia dietro al suo collo e le gambe intorno alla sua vita, premendo i loro bacini insieme. La voleva, la desiderava e non poteva aspettare un secondo di più. Stringendo bene i suoi fianchi si avvicinò al grande palo della struttura e la fece appoggiare delicatamente. Il contatto con il metallo freddo fecero partire una scia di brividi sulla pelle della donna, che George percepì bene sotto le sue dita. Isabelle ansimò, sgranando gli occhi e staccando le loro bocche fameliche per un secondo.
«Tu mi fai impazzire» confessò lei piano, con voce sensuale.
«Aspetto questo momento da tutto il giorno... da quando ti sei tolta il vestito questa mattina».
George iniziò ad attaccare il collo di Isabelle con una scia di morbidi baci intervallati da morsi leggeri. «E poi, ti sbagli... sei tu a far impazzire me» rispose tra un respiro pesante e l'altro, senza mai separarsi dalla sua pelle. La sensazione di bagnato e di freschezza che percepì con la sua bocca lo mandarono in estasi, facendolo eccitare ancora di più.
Con una mano si posizionò dietro alla schiena, dove con un gesto veloce ed esperto sciolse il nodo del costume che indossava. Lei non protestò, ma lo fece passare sopra la sua testa fino a toglierlo e si avvinghiò sempre di più con le gambe attorno a lui. Pur essendo tremendamente eccitato voleva fare le cose per bene, voleva imprimerle un ricordo indelebile di ciò che erano e che sarebbero sempre stati. Le inclinò la testa di lato e con la punta delle dita tracciò delle linee ondulate dal suo collo fino ai seni. Li prese tra le mani, iniziando a stuzzicare il suo punto più delicato, e la sentì ansimare quando riprese il percorso già tracciato con le labbra. Scese poi piano con la sua mano verso la sua intimità, e quando la raggiunse Isabelle inarcò la schiena, in preda a un piacere immenso.
«Sei bellissima» disse senza fiato per l'eccitazione, mentre continuava a toccarla. Ma voleva di più, voleva farle raggiungere un piacere mai provato prima, e l'espressione dipinta sul suo volto lo rassicurarono. Ci stava riuscendo. George era sempre più eccitato, e anche il suo membro ne diede segnale. Anche Isabelle se ne accorse, e reagì con una lieve risatina di fronte a quel contatto.
«Non smettere... continua. Ti voglio, completamente» sussurrò lei al suo orecchio.
George non se lo fece ripetere due volte. Mentre continuava a sorreggerla, la aiutò a togliere il costume e le alzò le braccia sopra la testa, sorridendole malizioso. Subito dopo affondò dentro di lei, e il movimento dei loro bacini sincronizzati lo fece letteralmente esplodere di piacere. Le spinte lente e profonde piano piano furono sostituite da un ritmo più veloce, sincronizzato, che tolse il fiato ad entrambi.
Continuò a farla sua, beandosi della sensazione di calore che si irradiava dal loro incastro perfetto e che saliva su, su fino alla base del suo collo. Aumentò ancora di più l'inclinazione del bacino e aprì maggiormente le gambe di Isabelle, e la risposta immediata della donna a quel cambio improvviso lo fece andare fuori di testa.
Dopo qualche minuto, George cambiò posizione. La fece girare, facendole appoggiare le mani al palo di fronte a loro a facendo combaciare il suo petto e la sua schiena. Favorendo la posizione del bacino, George entrò di nuovo in lei, prima delicatamente, poi aumentando il ritmo delle spinte, sempre più fameliche. Il suono dei loro gemiti intrecciati era musica per le sue orecchie, e questo non fece che aumentare il suo piacere.
«Solo tu sai farmi stare così bene» sussurrò al suo orecchio, subito dopo aver leccato e mordicchiato la parte di pelle sotto alla mascella.
Isabelle si strinse con forza al palo, inarcando la schiena e il bacino il più possibile, come a voler ridurre ancora di più la distanza tra i loro corpi, fusi insieme.
«C-ci sono quasi» confessò lei. Dopo quelle parole la fece girare di nuovo, riprendendola nella stessa posizione di poco prima.
«Ti amo da morire, Bel» confessò, in preda a un piacere ormai incontrollabile. Aumentò la presa sulle sue cosce, cercando di avvicinarla ancora di più, farla ancora più sua.
«Ti amo anche io» rispose lei con voce spezzata.
Dopo alcune spinte più forti, George sentì la schiena di Isabelle inarcarsi e le sue unghie affondare nella carne della sua schiena, e subito dopo il suo corpo sembrò rilassarsi, sgonfiarsi. Anche lui venne immediatamente, scosso da piccoli sussulti e con il viso affondato tra i suoi capelli umidi.
Quando George alzò la testa e incastonò i loro occhi insieme, una risata spontanea uscì dalle bocche di entrambi.
«Come abbiamo resistito per undici anni lontani?» chiese lei, continuando a sorridere.
«Non chiedermelo... non lo so davvero!»
Nudi, bagnati e felici rientrarono in camera. George chiuse immediatamente la porta dietro di sé, pronunciando "Muffliato".
«Che fai, George?» chiese lei, incuriosita e divertita.
«Vieni... non ho finito con te. Voglio ancora farti stare bene». La fece stendere sul letto, aprendole piano le gambe e portando una mano sul suo punto più delicato. Il suo ansimare riprese immediatamente e si trasformò, da basso a estremamente alto.
«Brava, così... continua. Non ci sente nessuno». Mosse le dita con gesti rotatori, lenti, alternando l'ingresso dentro la sua intimità con l'esterno, caldo e bagnato.
All'improvviso Isabelle alzò la testa, fissando i suoi profondi occhi verdi nei suoi. Sapeva bene cosa significasse quel gesto. Sapeva che avrebbe voluto di più, e lui glielo avrebbe dato senza esitazioni. Si fermò per un secondo, scatenando una protesta silenziosa da parte della donna, ma solo per favorire ancora di più l'apertura delle sue gambe. Riprese subito ciò che aveva lasciato in sospeso, dapprima con una serie di baci lenti, sostituiti presto da movimenti più veloci e famelici della sua lingua che la fecero impazzire. Anche lui si sentì percorrere dall'elettricità e dai brividi in tutto il corpo, e poté percepire un calore particolare in mezzo alle sue gambe per tutto il tempo.
«N-non ti fermare... per favore!» supplicò lei, mentre inarcava la schiena e gli stringeva i capelli tra le mani. «C-ci so-sono quasi...»
Lui aumentò la velocità dei suoi movimenti, e ancora una volta la sentì contrarsi. Subito dopo Isabelle strinse le gambe, segno che aveva raggiunto il culmine grazie a lui.
George alzò la testa, e pensò che la visione davanti ai suoi occhi fosse la più bella mai avuta. La sua donna, la madre di suo figlio, con i capelli tutti scompigliati e il viso tutto rosso dall'eccitazione e dal piacere, che lo osservava con uno sguardo pieno di amore e di gratitudine.
Così, all'improvviso capì. Comprese che tutto quello che stavano vivendo non poteva essere ristretto a due sole settimane di vacanza. Aveva bisogno di altri mille momenti come quello, di svegliarsi ogni mattina accanto a lei, di addormentarsi ogni sera baciandole la fronte, di vivere a pieno ogni momento di intimità, senza paura e timore di perdersi. Le parole che uscirono dalla sua bocca furono irrazionali, provenienti direttamente dal suo cuore.
«Voglio che tu e Freddie veniate a vivere con me».
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