XXVIII


Oh no, I see
A spider web is tangled up with me
And I lost my head
And thought of all the stupid things I'd said
Oh no, what's this?
A spider web and I'm caught in the middle
So I turned to run
The thought of all the stupid things I've done
And I, I never meant to cause you trouble
And I, I never meant to do you wrong
And I, well if I ever caused you trouble
Oh no, I never meant to do you harm

L'aria era pesante, irrespirabile. Gli incantesimi venivano scagliati da ogni dove, sembravano non finire mai. Angelina cercò di schivare con fatica un paio di maledizioni senza perdono, provenienti dai Mangiamorte schierati di fronte a lei e Alicia.

«Non so per quanto riuscirò a resistere!» disse con il fiatone proprio la sua amica, mentre con un braccio cercava di proteggere le tre piccole studentesse Serpeverde dietro di lei. «Dobbiamo trovare il modo di portarle al sicuro! Angie, hai qualche idea?»

Angelina osservò per un secondo gli sguardi vitrei e terrorizzati di quelle tre povere, piccole innocenti. Le avevano scovate proprio lì, al quarto piano, nascoste dentro l'area di studio vicino all'aula 4f e, nonostante l'odio che entrambe avevano sempre covato per la casa verde argento, le avevano prese sotto la loro ala protettiva e si erano ripromesse di portarle in salvo al di fuori del castello, lontano dalla guerra, la morte e la distruzione. Non avevano però fatto i conti con l'avanzata dello squadrone di Voldemort, che proseguiva senza pietà mietendo vittime su vittime, seminando follia e dolore.

«Venite, lasciatevi andare... non vi facciamo niente!» disse un uomo tarchiato, pelato e che mostrò un orrido sorriso sdentato accompagnato da una voce stridula e viscida. «Passate dalla parte del signore Oscuro... non ve ne pentirete!»

«Mai!» tuonò Angelina in tutta risposta, lanciando uno Stupeficium proprio verso quell'orribile scagnozzo.

Ma i Mangiamorte continuavano ad avanzare, e presto costrinsero le cinque contro il grande muro di pietra.

«Non avete più via di scampo adesso! Prima inizierò con te, moretta...» sibilò nella sua direzione una donna sulla cinquantina, con il volto deformato dall'odio e dalla pazzia. «Avada Ke-»

«Expelliarmus!»

La bacchetta della donna volò via improvvisamente, mentre una frusta di luce rossa saettò davanti ai loro occhi.

«Ehi, teste di Troll! Perché non ve la prendete con qualcuno della vostra stazza?»

Angelina si voltò, e quando lo vide il suo cuore riprese a battere. Fred avanzava fiero, tenendo ben salda la bacchetta in mano. I suoi capelli rossi spiccavano sul suo volto sporco ed emaciato, ma ciò che non aveva perso luminosità erano i suoi splendidi occhi. Quelli in cui si perdeva da sempre, quelli che aveva imparato ad amare ogni giorno sempre di più. Fred era accompagnato da Percy, e ad Angie fece strano vederli insieme, ma non volle fare troppe domande. Non era il momento giusto, e avrebbero potuto parlarne una volta raggiunta la fine di quel maledetto incubo.

Con degli incantesimi ben assestati i due fratelli misero al tappeto i Mangiamorte in pochi minuti. Poi Fred si avvicinò a lei e posò le sue mani forti sulle sue esili braccia. «Angie, ti prego... andate subito via da qua. Dovete portarle in salvo» sussurrò, riferendosi alle tre ragazzine che, ancora saldamente appostate dietro ad Alicia, tremavano come delle foglie «E ho bisogno di sapere al sicuro anche te.»

«N-no, Fred... posso lasciar andare Alicia ad accompagnarle, io voglio restare con te! Non posso lasciarti solo, non adesso-»

«Tesoro, ascoltami» disse serio. «Tu adesso devi andare via da qua. Scendi al secondo piano, l'ultima volta che ho visto George era lì. Vai da lui, ti accompagnerà in un posto sicuro, ti proteggerà. Questo è l'unico modo in cui mi possa sentire tranquillo... saperti insieme a lui. Adesso vai!»

«No! Per favore! Fred, ti prego...» rispose singhiozzando. Fred la abbracciò forte, stringendola a sé come se fosse l'ultima volta. «Non andare via, voglio stare al tuo fianco... ti voglio proteggere. So che le cose non sono andate come avresti voluto tra noi, ma sei comunque il mio migliore amico... non posso farti affrontare tutto questo da solo! Non ci pensare nemmeno per un secondo!»

Fred si allontanò dalla stretta, le scostò un ciuffo di capelli ribelle dagli occhi e sorrise. E Angie in quel sorriso ci si perse, ancora una volta. Era difficile da spiegare, ma anche se si era resa conto di amare un'altra persona oltre Fred, per lei quel dolce ragazzo dai capelli rossi rappresentava un tutto. Una casa, un amico, un fratello, un amore.

«Angelina... ascoltami bene. Tra noi non è andata bene perché non era destino. E credimi, non sto forzando niente adesso... ti sto solo spingendo verso ciò che desideri, e verso ciò che desidero anche io. George saprà essere il tuo porto sicuro, oggi come nei momenti a venire. E adesso vai da lui... ti proteggerà, come ha sempre fatto anche con me.»

Angelina restò a bocca aperta. Non avevano mai parlato di niente del genere, mai da quando avevano chiuso la loro strana relazione durata per anni. Non credeva che Fred si fosse accorto di qualcosa, non credeva che avesse intuito che lei, proprio lei, si era perdutamente innamorata del suo fratello gemello.

Lui sembrò leggerle nel pensiero. «Me ne sono accorto da un po'. Non mi hai mai guardato come guardi lui. E George non si è mai permesso di fare un passo verso di te perché è la persona più buona sulla faccia della terra e del mondo magico, ma... riconosco uno sguardo innamorato e sofferente quando lo vedo. Non credo che io avrei avuto tutto questo rispetto al posto suo!» esclamò ridendo. «A parte gli scherzi, tesoro. Vai da lui. Lasciati proteggere, lasciati amare. Io sono tranquillo solo a saperti insieme a lui.»

«N-no... no!» disse piano, mentre scuoteva la testa disperata. «Non ti voglio lasciare solo!»

«Vai, adesso!» rispose lui, dandole una piccola spinta verso le scale che portavano ai piani inferiori. «Vai a proteggere il mio fratellino. Forza! Ci vediamo dopo!»

E l'occhiolino tipico di Fred e il suo sorriso malizioso furono l'ultima cosa che Angelina vide di lui.

Il suo ultimo, prezioso ricordo.

~~~~~~

«Non capisco proprio cosa ci trovi in... lei».

L'amarezza e il veleno che uscirono fuori dalla bocca di Angelina non passarono inosservate alle sue due amiche del cuore da tempo immemore. Alicia e Katie si voltarono ad osservarla stupite, e anche un po' contrariate.

«Ancora con questa storia? Angie, basta! Ti prego!»

«Ma cosa ti ha fatto di male quella povera ragazza?»

Angelina restò in silenzio, mentre si poneva internamente la stessa domanda. Cosa le aveva fatto di così grave Isabelle, tanto da suscitarle un odio così profondo e viscerale? La verità era che non lo sapeva nemmeno lei. Le uniche cose che riusciva a riconoscere erano la schiumante rabbia e l'accecante gelosia che sentiva insinuarsi sotto gli strati della pelle ogni volta che quella ragazza si trovava vicino al suo George. Vicino alla persona che avrebbe solo dovuto ricambiare l'immenso amore che provava per lui.

«Secondo me dovresti solo accettare che tra voi non è andata. Insomma, hai ben espresso i tuoi sentimenti a George, e vi siete anche baciati due volte. Lui mi è sembrato molto chiaro e centrato... non ti ama. E se lo fa, non è nel modo in cui vorresti tu. Quindi... perché non lasci che viva la sua vita?» chiese Katie con un'espressione seria sul volto.

«Ma certo che mi ama!» rispose indignata Angelina. Si alzò dal divano del salotto di casa Spinnet, dove le tre si erano recate dopo la disastrosa serata del compleanno di George. Angelina si sentiva ancora offesa e arrabbiata per le parole che George le aveva rivolto, per aver insinuato di non soffrire per la morte di Fred... per averlo anche solo pensato. Lo schiaffo che gli aveva tirato era stato un gesto automatico, e in quel momento non se ne pentiva nemmeno un po'. Lei non era una poco di buono, come lui le aveva gentilmente fatto notare, ma solo una persona che era stata confusa dai suoi sentimenti per diverso tempo, ma che alla fine era riuscita a fare chiarezza una volta per tutte. «Mi ha sempre amato, solo che adesso cerca di negarlo. Ma presto ammetterà la verità, ne sono sicura» terminò con una nuova certezza.

«Si può sapere cosa ti ha detto su quel terrazzo?» chiese Alicia, mentre si scambiava degli sguardi preoccupati con Katie, seduta vicino a lei. «Sei scappata così improvvisamente!»

«George crede che io non soffra per la morte di Fred, e che stia cercando in ogni modo di ottenere le sue attenzioni soltanto perché mi ricorda la sua presenza... mi ha anche definito con una parola che non voglio ripetere» rispose, mentre i suoi occhi si facevano più lucidi.

Un lungo e pesante silenzio calò tra loro, mentre l'imbarazzo si fece strada sui visi delle due ragazze.

«Pensate la stessa cosa anche voi?» chiese Angelina indignata. Non ci poteva credere. Anche le persone che considerava non solo amiche ma sorelle, avevano una considerazione così bassa di lei.

«Angie...» rispose piano Alicia.

«Non pensiamo che tu sia una poco di buono. Pensiamo soltanto che tu ti sia fissata con George, proprio perché non riesci a lasciar andare Fred... non riesci ad accettare che non ci sia più. Ma la verità è che Fred se ne è andato, per quanto male ci faccia. Loro non sono la stessa persona, e tu dovresti saperlo molto bene questo...»

«Non è così!» urlò Angelina. «Come fate a non capirlo? So bene che non sono la stessa persona, io amo George! Forse non l'ho amato da subito, forse ho avuto solo bisogno di tempo per capire... ma adesso l'ho fatto e-»

«Però lui è andato avanti. E tu dovresti rispettare il suo sentimento per Isabelle. Dovresti rispettare le sue scelte.»

«Ma di quale sentimento stai parlando? Se vogliamo parlare di fissazioni, è proprio lui ad essersi fissato! Lei non lo considera, insomma non si parlano neanche! E lui le sbava dietro, proprio come un cagnolino...»

«A dire la verità...» tentò Alicia, fermandosi subito dopo a causa dello sguardo fulminante lanciato da Angelina.

«Cosa?»

Alicia deglutì rumorosamente, ma poi si fece coraggio. «A dire la verità io ho notato degli sguardi molto dolci tra loro. Mi dispiace dirtelo così Angie, ma forse devi davvero iniziare a pensare che George è andato avanti. Ti ha sempre amato, ma per sfortuna o destino, chiamalo come vuoi tu... hai perso il tuo treno, entrambi lo avete perso. Forse è arrivato il momento di lasciarlo andare, non credi?»

Presa dalla rabbia, Angelina afferrò le sue cose e si preparò per la materializzazione. Non avrebbe sopportato quei discorsi e quegli sguardi compassionevoli un secondo di più.

«Credevo che fossimo amiche... forse mi sbagliavo» esclamò tagliente, prima di dare un colpo deciso della sua bacchetta e lasciare le due ragazze, ancora confuse, a chiedersi il perché di tale comportamento.

~~~~~~

Il whisky incendiario che circolava nel suo sangue non la stava certamente aiutando a pensare lucidamente, tantomeno a comportarsi di conseguenza. Si era voluta buttare sull'alcool, anche perché non credeva che da sobria avrebbe potuto sostenere gli sguardi innamorati che George e Isabelle si stavano scambiando di fronte a lei, i gesti dolci. Non riusciva a sopportare nemmeno quel tono di voce petulante, e quelle espressioni da cagnolino bastonato a cui non credeva nemmeno un po'.

Forse Isabelle era riuscita ad abbindolare George, ma non ci sarebbe mai riuscita con lei.

Probabilmente era anche per quel motivo che quella sera aveva proposto di giocare ad obbligo o verità con un ausilio particolare. Era riuscita a sgraffignare una boccetta di Veritaserum dalla scorta personale di pozioni di suo padre, e anche se l'idea iniziale era quella di conservarla per un'altra occasione, aveva poi cambiato idea. Quella poteva finalmente essere il momento che stava aspettando da diversi mesi. Poteva finalmente prendersi la sua rivincita su quella insulsa babbana, e riprendersi ciò che le spettava. La persona che amava, la persona che la amava.

«Obbligo o verità?»

Voltò lentamente la testa verso Ron, anche lui visibilmente alticcio. «Obbligo» rispose senza esitazioni. Non si sarebbe fatta spaventare da niente, e forse in quel modo sarebbe riuscita a volgere la situazione a suo favore.

«Ok... ti obbligo a ballare con una delle persone qua presenti per un minuto! Scegli tu chi!»

Angelina sentì comparire un sorriso spontaneo sul suo volto e una soddisfazione profonda farsi strada dentro di lei. In preda all'ebbrezza e spinta da un coraggio che non credeva di avere, si alzò e si appostò proprio di fronte alla persona che le faceva battere il cuore. Lui, dal canto suo, aveva capito fin da subito dove sarebbe andata a parare e uno sguardo di panico si palesò nei suoi lineamenti dolci. «Balliamo?» chiese lei con finta innocenza.

Angelina si godette fino all'ultimo secondo di quel minuto, che per lei passò in un millisecondo. Si strinse a George, annusando il suo profumo di colonia, percependo il calore emanato dalla sua pelle e volendo di più, sempre di più. Ma c'era una cosa che la disturbò profondamente: poteva sentire chiaramente il suo distacco, la sua distanza e i suoi tentativi di attirare l'attenzione di Isabelle. Le parole sussurrate verso di lei le fecero montare una rabbia senza precedenti. In quel momento avrebbe voluto urlare, scuotere George fino a farlo rientrare in sé. Isabelle non faceva per lui, non sarebbe mai stata ciò che lei poteva essere. Una spalla, un supporto nei momenti bui. La persona con cui condividere tutto, la persona da amare. Ma lui sembrava completamente stregato da una persona che di magia nelle vene non ne aveva nemmeno un briciolo.

Si risiedette così, con l'amarezza e la gelosia che le attanagliavano lo stomaco. Fu il suo turno nel girare la bottiglia e, neanche a farlo a posta, si fermò proprio su Isabelle.

«Obbligo o verità?» sputò in modo velenoso.

«Verità».

Lo sguardo di sfida che Isabelle le lanciò fece ribollire il sangue nelle sue vene. Così, complici la sua rabbia e l'alcool in azione, fece una delle domande più scomode di sempre e che, si sarebbe resa conto solo troppo tardi, avrebbe rappresentato un arma a doppio taglio.

«Chi è l'ultima persona con cui hai fatto sesso? E quando?»

Lo sconvolgimento si palesò sui volti di tutti, mentre George divenne rosso come un peperone. «Angelina!»

«George... ieri pomeriggio».

La risposta della ragazza scatenò in lei emozioni contrastanti. Da una parte trionfo, per essere riuscita a imbarazzarla e umiliarla davanti a tutti, anche davanti a George. Dall'altra un profondo fastidio al cuore, al solo pensiero del corpo del ragazzo che amava avvinghiato a una persona diversa da lei.

«Obbligò o verità?» chiese di rimando Isabelle quando la bottiglia si fermò proprio nella sua direzione.

«Verità.»

«Chi è l'ultima persona con cui hai fatto sesso? E quando?»

Non poteva credere alle sue orecchie. Quella vipera gliela stava facendo pagare con la sua stessa moneta... si stava vendicando. Tentò di resistere nel rispondere, anche perché sapeva che quello che sarebbe uscito dalla sua bocca avrebbe scatenato un putiferio. Ma il Veritaserum non faceva sconti, nemmeno a lei, nemmeno in quel momento. Così, confessò.

«Oliver Wood, una settimana fa.»

In quel momento sarebbe solo voluta sparire, sprofondare sottoterra. Lo sguardo ferito di George, il suo disappunto e la delusione... le spezzarono il cuore.

«Non riesco a crederci. Questo mi dà la conferma che ho fatto bene a dimenticarti, Angelina. Hai professato amore per me per mesi, facendomi soffrire come un cane, e poi alla prima occasione ti comporti in questo modo? Hai intenzione di farti tutta la squadra di Quidditch adesso? Vergognati. Se lo sapesse Fred non ti parlerebbe più. Mi fai schifo.»

Nel corso della nottata che seguì a quel gioco finito male, Angelina passò molto tempo a riflettere sulle parole di George. Se in un primo momento pianse tutte le sue lacrime per il tono duro che lui le aveva rivolto, dopo qualche ora la disperazione lasciò il posto alla consapevolezza.

George aveva pronunciato quelle parole piene di amarezza e di quella che lei aveva riconosciuto come gelosia sotto gli effetti della pozione. E se lui aveva pronunciato quelle frasi...

Forse non era ancora tutto perduto. Forse poteva ancora giocare le sue carte migliori per riaverlo con sé.

~~~~~~

Le parole di Ginny continuavano a rimbombarle in testa.

«Non si sono lasciati, Angelina, anzi! Se proprio vuoi saperlo so che George ha affittato una casa a Soho e che le farà una sorpresa per il suo compleanno, quindi smettila, lascia in pace mio fratello... stai diventando pesante!»

«Ma l'altra sera lui-»

«Quante volte devo ripetertelo? Non era geloso di te l'altra sera, si è solo preoccupato per te! Vuoi smetterla? Lascia che vivano la loro vita spensierati!»

Ma lei non ci credeva. Non ci credeva nemmeno un po'.

Perché lei conosceva bene George, e aveva imparato a riconoscere ogni singolo sguardo che attraversava il suo bellissimo volto pieno di lentiggini.

Avrebbe saputo dire quando era felice, quando era triste e quando aveva bisogno di essere lasciato solo con i suoi pensieri. Sapeva quando una nuova idea per un prodotto si stava formando nella sua testa, e sapeva riconoscere senza problemi anche i suoi momenti di sconforto e di bisogno di aiuto.

Per questo non riusciva ad accettare che lo sguardo con cui l'aveva osservata in quel modo così penetrante non fosse uno sguardo di gelosia. Perché quegli occhi parlavano, tirando fuori parole che lei conosceva bene. Era lo stesso sguardo che, anche di sottecchi, lui le rivolgeva quando la vedeva insieme a Fred. Lo stesso sguardo con cui era stata osservata mentre scendeva la scalinata la sera del Ballo del Ceppo, lo stesso di cui non si era forse resa conto da subito, ma che a posteriori era riuscita a collegare al sentimento che quel povero ragazzo provava da anni.

Non poteva essere altro, non era solo preoccupazione. Era gelosia e lei ne era estremamente sicura.

Forse per quello aveva preso coraggio e si era recata nell'ultimo posto in cui si sarebbe mai aspettata di mettere piede... e lo aveva fatto mentre cercava di contrastare la voce dentro la sua testa. Quella che le suggeriva di tornare a casa, di lasciar perdere quell'idea malsana... di lasciar perdere tutto.

Ne aveva sentito parlare molte volte, ma nella sua mente quel luogo aveva sempre rappresentato una leggenda. E invece, in quel momento, si stagliava davanti a lei e non poté che esserne intimorita.

Si trovava in uno dei quartieri magici più malfamati della città di New York. Cursed Road rappresentava una pubblicità assolutamente ottimale per quello che vi si sarebbe potuto trovare dentro. I tipi che bazzicavano per le lunghe strade lastricate in pietra le stavano facendo venire i brividi, e la mancanza di luci ad illuminare il cammino degli avventori rendeva il posto ancora più macabro.

Scansò un paio di venditori ambulanti di meridiane, a loro dire, magiche e si avviò spedita verso la fine di quel quartiere spettrale. Voleva andarsene il prima possibile, e sperava di poterlo fare con ciò di cui aveva bisogno.

Scorse il negozio che le serviva proprio quando stava per rinunciare. Era una piccola bottega incastrata tra un bar malfamato e un rivenditore illegale di animali magici. L'intonaco esterno della struttura cadeva a pezzi e alcune piante rampicanti avevano preso residenza sulla parete, arrivando quasi fino al tetto. L'insegna del negozio era di legno con un incisione nera e verde, appesa con dei chiodi solo da un lato. "Quetzalcoatl shop", recitava.

L'effetto sbilenco che la struttura dava nel complesso le fece venire voglia di girare i tacchi e tornare sui suoi passi... ma alla fine si decise ad entrare. Fu più forte di lei.

Un fortissimo odore di incenso le pervase immediatamente le narici, facendola tossire e inumidendole gli occhi. Di fronte a lei si stagliava una nube di pulviscolo, a cui i suoi occhi si abituarono dopo qualche minuto permettendole di osservare l'ambiente interno. Ogni angolo di quel minuscolo antro sembrava riempito da qualcosa. Armadi, comodini, due lunghi banconi in pietra lavica nera, scaffali pieni di bacchette e un angolo dedicato a una decina di gabbiette per gufi completamente vuote. Angelina si avvicinò per vedere meglio, e strabuzzò gli occhi. In una delle gabbiette scorse i resti, ormai in decomposizione, di quello che probabilmente un tempo era stato un giovane gufo in salute. Un improvviso conato di vomito le salì in gola. Stava per andarsene scioccata quando una voce la fece trasalire.

«Come posso aiutarla?» disse un anziana donna, con lunghi capelli bianchi e un mare di rughe sul volto, che le fece un piccolo sorriso stanco.

«Io... io... io non dovrei essere qui. Mi scusi...» balbettò Angelina indietreggiando.

«Non si entra in Cursed Road per sbaglio, signorina. Non trova?» disse con un sorriso che scoprì i suoi denti tutti marci. «So già cosa le serve. Ne vengono tante di ragazze come lei, qui. Cercate tutte la stessa cosa... e per fortuna che la buona vecchia Margot riesce sempre ad accontentarvi. Prego, mi segua».

La donna si voltò, scoprendo con una mano un telo posto dietro uno dei due banconi in pietra. Angelina la seguì a ruota, quasi come attratta da una forza maligna che le impediva di ragionare razionalmente e capire che stava compiendo la scelta più sbagliata di tutte.

La piccola stanza sul retro in cui entrarono conteneva una serie di calderoni, mestoli e scaffali pieni zeppi di ingredienti per pozioni che lei non aveva mai visto prima, mai in tutti gli anni a scuola con il professor Piton.

«Questi sono tutti ingredienti per creare pozioni che il Ministero della Magia ritiene illegali. Per questo non li conosci... a scuola non insegnano niente di importante, o interessante» esclamò la donna di fronte al suo stupore. L'anziana si sedette poi su un piccolo sgabello davanti ad un calderone posto su un fuoco acceso. «Parlami di lui... perché non ti vuole?»

«C-come, scusi?»

La donna sbuffò, infastidita. «Ascoltami bene... ragazze come te ne vedo passare a dozzine. Solo questa settimana siamo a sei, te esclusa... e non è nemmeno giovedì! Quindi non rifilarmi la solita storiella strappalacrime e passiamo al dunque... perché non ti vuole?»

Angelina abbassò lo sguardo, amareggiata da quelle parole. In pochi minuti quella strega era riuscita a fare una lettura della sua situazione con precisione e minuzia. Si sentì davvero patetica... ma oramai era in ballo, e doveva ballare. Non poteva più pensare alla sua vita senza George... vuota, priva di significato. Doveva fare qualcosa.

«Lui ama un'altra donna...» sussurrò flebilmente.

«Classico. Bene, dovrei proprio avere quello che fa per te...» farfugliò, mentre frugava tra una serie di boccettine di diverso colore, situate nello scaffale dietro la sua schiena. «Eccola!»

La donna teneva tra le mani un piccolo contenitore a forma di ovale allungato,  con all'interno un liquido rosastro. «Questo è il filtro di Eros, come mi piace chiamarlo. È una versione modificata dell'Amortentia, con l'aggiunta di qualche ingrediente segreto che non ti svelerò e un pizzico di Elisir dell'Euforia, Estratto di Polvere Fatata, Intruglio Confondente e Pozione Obliviosa. Non sto neanche a dirtelo... il risultato è assicurato. Se lo inserisci in un cibo o in una bevanda il malcapitato non si accorgerà di niente e cadrà ai tuoi piedi. A causa della componente obliviosa potrebbe non ricordare l'accaduto ma... forse è proprio quello che cerchi.»

«Ma... io volevo solo-»

«Volevi una semplice pozioncina d'amore? Sei nel posto sbagliato, mia cara. E se proprio devo dirtela tutta...» chiosò, sporgendosi dal suo posto e avvicinandosi a lei. «Io credo invece che questo sia quello che ti serve. Non si viene qua, in questo posto malfamato solo per una piccola cotta adolescenziale... Allora, la prendi?» chiese impaziente poi.

Angelina si sentiva tremendamente in colpa. Ogni senso del suo corpo era in allarme, ogni parte di sé stava urlando. Non si sarebbe dovuta trovare lì, non avrebbe dovuto toccare il fondo in quel modo. Ma era una donna disperata, una donna innamorata... sentiva di non avere altra scelta. Quella era l'ultima spiaggia, l'ultimo tentativo da provare per cercare di riavere ciò che disperatamente necessitava. L'amore di George.

Così pagò i cinquecento galeoni richiesti da quella vecchia strega, prese la fialetta e uscì di corsa, con il magone in gola e con la sensazione viscerale di aver commesso un errore tremendo.

~~~~~~

«Mi vuoi dire che succede?»

Alicia osservò preoccupata lo sconvolgimento sul viso di Angelina. La ragazza piangeva senza sosta da circa mezz'ora, e non era riuscita a pronunciare nemmeno una singola parola. Era seduta a terra e sembrava un guscio vuoto, consumato.

«Angie...» Alicia si abbassò, ponendosi di fronte a lei. Le accarezzò dolcemente una guancia, cercando di infonderle conforto. «Se è per George, capisco che tu sia sconvolta... insomma, lo hai trovato tu e non deve essere per niente facile. Ma sono sicura che starà bene. È al San Mungo adesso, è in buone mani.»

«N-non... tu non capisci!» urlò disperata, riprendendo a singhiozzare.

«Cosa non capisco? Ti prego, Angelina! Devi spiegarmi, altrimenti non so come fare per aiutarti!»

«Io... è tutta colpa mia. Se George si trova in bilico tra la vita e la morte è solo ed esclusivamente colpa mia!»

«Che vuoi dire?» chiese Alicia, iniziando a sentire dentro di sé un terribile, terribile presentimento.

Dopo qualche minuto di silenzio, intervallato solo dal suono del suo immenso pianto, Angelina si decise a parlare.

«H-ho... ho comprato una pozione illegale. Era una pozione d'amore, ma io non credevo che avrebbe causato tutto questo casino, insomma... pensavo solo che avrebbe fatto il suo lavoro, che lo avrebbe fatto innamorare di nuovo di me! Sembrava aver funzionato, ma poi è andato tutto storto, insomma lei ci ha scoperto e se ne è andata, lui è impazzito e ha fatto quello che ha fatto! Io non so come fare adesso... se George muore sarà solo colpa mia!» disse tremendamente impanicata.

«Angelina, cosa hai fatto?» chiese lei, ancora incredula, ancora incapace di accettare quello che le sue orecchie avevano appena sentito. «Tu l'hai...»

Angelina annuì. «Sì... ho drogato George. Gli ho dato quella pozione... e se adesso lui muore io non vorrò più vivere. Perché la colpa sarebbe solo mia...»

Quello che uscì dalla sua bocca fece gelare il sangue ad Alicia. Ancora non lo sapeva, ma tutta la loro vita, da quel momento, non sarebbe stata più la stessa. Avrebbero dovuto mantenere quel segreto per anni a venire, per salvaguardare Angelina, per proteggerla... nonostante tutto.

_________________________________
Chiedo scusa per l'immenso ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Ho attraversato un blocco dello scrittore durato qualche giorno, ma spero alla fine di essere riuscita a creare qualcosa di bello.
Finalmente la verità su Angelina è venuta fuori. Chissà come reagiranno Isabelle e George alla notizia?

A presto❤️🌟

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top