XXVII
Voglio dedicare questo capitolo a due persone speciali di cui non posso più fare a meno. IloveMarauders Jpcpc79
Grazie di essere le mie super amiche❤️
Per questo capitolo mi sono ispirata a due canzoni. HeatWaves dei Glass Animals e Just the two of us di Bill Whiters e Grover Washington Jr., una vecchia conoscenza. La prima vale per la prima parte del capitolo, per la seconda inserirò un avviso nel testo indicato da una freccia.
You just need a better life than this
You need something I can never give
Fake water all across the road
It's gone now the night has come but
Sometimes, all I think about is you
Late nights in the middle of June
Heat waves been faking me out
Can't make you happier now
You can't fight it
You can't breathe
You say something so loving but
Now I've got to let you go
You'll be better off in someone new
I don't wanna be alone
You know it hurts me too
You look so broken when you cry
One more and then I'll say goodbye
Si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Si sentiva confuso, spaesato... ma c'era una singola cosa che ricordava limpidamente.
Il contenuto del suo sogno.
La profondità del suo sguardo, la luminosità dei suoi occhi verdi, le pupille dilatate. La sua morbida bocca socchiusa, la morbida pelle adagiata sulla sua.
Isabelle, ormai da diverse settimane, gli faceva visita durante la notte. Riempiva e connotava tutti i suoi sogni, tutti i suoi incubi, tutti i suoi pensieri alla sera e anche al risveglio. Era un tarlo fisso per George, una droga da cui non riusciva a separarsi. Aveva sperimentato gli effetti di quelle sostanze nella realtà, ma non avevano niente a che fare con quello che la donna riusciva ad ottenere soltanto abitando la sua mente.
Ogni notte temeva di svegliarsi, perché non avrebbe voluto che quel meraviglioso paradiso potesse finire, e mostrare l'inferno della sua vita reale. Isabelle non gli rivolgeva la parola se non per le occasioni che riguardavano Fred, e anche se all'ultimo incontro il giorno del suo compleanno si era mostrata abbastanza spensierata e libera da ogni catena che lei stessa si imponeva, dopo quell'occasione ogni cosa era taciuta. Niente più tentativi di contatto, niente visite, niente di niente. Cercava ogni giorno di non annegare nella rabbia per il suo allontanamento, tentava di restare paziente e comprendere le sue ragioni, lasciandole spazio. Ma quando il buio sopraggiungeva, lui cercava di godersi la sua compagnia e il suo amore dentro una finzione che si creava da solo. Un modo per vivere ciò che non gli veniva permesso nella realtà.
Si alzò, dirigendosi verso il salotto del suo appartamento sopra il negozio. Quanto lo sentiva vuoto in quel momento... non solo per la mancanza di suo fratello, a quella si era ormai quasi abituato dopo quindici anni, ma anche per la mancanza del chiasso e della frizzantezza che suo figlio aveva portato durante la settimana di permanenza insieme.
«Oh, papà! Come sono felice che la mamma abbia accettato di farmi passare la prima settimana dopo la fine della scuola, qui insieme a te!»
La presenza di Fred era stato un toccasana, e gli aveva permesso di non focalizzare la sua attenzione solo sulla preoccupazione che provava per Isabelle. Suo figlio era riuscito a portare una ventata di aria fresca, una gioia e un divertimento unici. Avevano passato intere giornate al negozio, con il bambino che girava estasiato tra gli scaffali e George che gli mostrava tutti i prodotti possibili già in vendita e le novità previste a partire dal mese di settembre, in occasione del nuovo anno scolastico. Nel tardo pomeriggio, dopo aver lasciato Verity alla gestione del locale, prendevano le loro scope e si materializzavano in quella radura verde dove per la prima volta gli aveva mostrato i segreti del Quidditch e giocavano partite infinite fino al calare del buio.
Ma adesso che Fred era ripartito per passare il resto delle vacanze insieme a sua mamma, percepiva dentro di sé un buco incolmabile. Suo figlio riusciva a riempirlo solo esistendo, solo amandolo... e avrebbe voluto di più, molto di più. Lo avrebbe rivisto la settimana successiva, in occasione del matrimonio di Beth e Caroline, e per il momento si sarebbe dovuto accontentare.
Il pensiero dell'imminente cerimonia lo tirò un po' su di morale, perché aveva un piano preciso in mente ed era determinato a portarlo a termine.
Si era immaginato tante volte come avrebbe voluto farlo. Come si sarebbe comportato, quali discorsi sarebbe riuscito a tirare fuori. Avrebbe comprato dei fiori o qualche altra carineria, ma avrebbe alla fine sempre optato per la semplicità, per la sincerità. Avrebbe posto una domanda diretta, andando dritto al punto. Non gli sarebbe importato di niente, né di Lucas, né delle reazioni della donna sempre esagerate e improntate ad allontanarlo.
Isabelle... vuoi farmi da accompagnatrice al matrimonio?
Scese così le scale diretto al negozio, con una nuova vitalità e un sorriso stampato sul volto. Non avrebbe permesso a nessuno di mettersi in mezzo al suo obiettivo, e non avrebbe accettato un no come risposta. Ce l'avrebbe fatta, e ne avrebbero gioito entrambi.
Dopo aver salutato calorosamente Verity, già in postazione, e dopo aver sistemato alcuni nuovi prodotti al secondo piano del negozio, fu distratto dallo scampanellio della porta. Si affacciò dalla balaustra, riconoscendo subito il nuovo avventore appena entrato.
«Lee! Buongiorno! Che ci fai qua?»
Si accorse solo scendendo le scale che il suo amico non era solo.
«Zio George!»
«Annie! Ci sei anche tu!»
Prese la piccola in collo e iniziò a farla volteggiare, facendola ridere di gusto. «Dai, mettimi giù!» protestò lei dopo qualche minuto, continuando però a mostrare il suo meraviglioso sorriso.
«Ciao amico, siamo venuti a trovarti!» disse Lee, allargando le braccia. «O meglio, sono stato costretto... avevo una giornata libera dal lavoro e ho deciso di passarla insieme a lei, ma se non l'avessi portata qua avrei corso dei pericoli seri, lo sai come sono fatte le donne!» concluse, scompigliando i lunghi capelli neri di sua figlia.
«C'è Freddie?» chiese Annika con voce cristallina.
«No tesoro, è ripartito qualche giorno fa! Abbiamo passato la settimana insieme, ma ora è tornato dalla sua mamma.»
«Dalla zia Isabelle? Dopo possiamo andarci, papà? Voglio vedere Freddie!» esclamò con voce squillante.
«Vediamo amore, non li vorrei disturbare-»
«Ti prego!» disse con gli occhioni lucidi e il labbrino pronunciato in avanti.
Dopo qualche secondo di esitazione, Lee cedette. «E va bene, dopo ci andiamo.»
Mentre George rideva internamente per l'atteggiamento arrendevole che Lee aveva verso sua figlia, arrivò Verity salutando tutti calorosamente e proponendo alla bambina di fare un tour del negozio, al quale lei rispose con immenso entusiasmo.
«Allora, come te la passi? Come è andata con Fred?» chiese Lee, mentre guardava sua figlia allontanarsi mano nella mano con la loro amica bionda.
«Tutto perfetto! Con lui è andata alla grande, siamo stati benissimo... mi manca già, sinceramente. Però so che lo rivedrò al matrimonio... e questo mi basta, per ora. Tu? Come stai?»
«Bene, anche se è stato un po' un delirio in questi giorni. Beth ha chiesto alle ragazze di aiutarla ad organizzare tutta la cerimonia e il banchetto, perché Caroline ha dovuto iniziare immediatamente il nuovo lavoro all'ospedale di Londra... quindi, c'è stato un via vai di persone, fiori, assaggi di torta... insomma, sono quasi felice di essere uscito di casa oggi. Non avrei sopportato un secondo di più il nervosismo di Pam e di Sammy!»
«Lei come sta?» chiese piano.
Lee capì immediatamente il riferimento, senza bisogno di altre spiegazioni. «Sta bene, sinceramente. È molto più tranquilla, se ne è accorta anche Pam. Forse questa cosa del matrimonio la sta distraendo da tutta la situazione con te, da tutta la confusione che prova.»
«A proposito, visto che sei qua... devo chiederti un consiglio! Per fare quella proposta di cui ti avevo parlato ad Isabelle, è meglio che prenda dei fiori? E se sì, quali fiori? Insomma, ricordo molto bene che non le piacciono le rose, forse dei girasoli? Quelli dovrebbero piacerle-»
«George...» lo interruppe Lee. «Ho da darti una brutta notizia.»
Lui trasalì, sorpreso.
«Insomma, non è che è proprio brutta ma... sono sicuro che non ti piacerà. Lucas è tornato in città qualche giorno fa. Ovviamente non sarebbe potuto mancare, è uno degli amici più stretti di Beth e conosce Caroline da anni. Pam mi ha detto ieri che ha parlato con Isabelle... andrà con lui al matrimonio. Non che mi stupisca, insomma è il suo fidanzato ed è normale che-»
All'improvviso tutta la felicità e i buoni propositi di quella mattina si frantumarono di fronte ai suoi occhi, e tutto quello che George riuscì a percepire fu un accecante rabbia. Isabelle continuava a costringersi in un rapporto che non voleva, per qualche motivo a lui sconosciuto. E il solo pensiero di dover sopportare la loro vista insieme gli faceva salire la bile e gli procurava una fastidiosissima sensazione di rigetto.
«Per favore, George, non reagire male...» tentò di dire Lee, preoccupato.
Dopo qualche secondo di silenzio, George scrollò le spalle e assunse un'espressione lineare, finta. «Non reagirò male. Non preoccuparti, grazie di avermi avvisato. Almeno eviterò di fare figuracce ricevendo un'altra porta in faccia.»
Lee sembrò imbarazzato, e cercò di cambiare discorso. «Hai già parlato a Freddie della tua idea per il suo compleanno? A luglio non manca poi tanto...»
«No, sarà una sorpresa. Ne devo ancora parlare con Isabelle, ma non credo ci saranno problemi. Almeno su questo...» rispose Freddamente George.
«Papà, guarda! Verity mi ha regalato una Puffola!» urlò la piccola Annika, tornando di fronte all'ingresso di corsa. La giovane commessa la seguiva, con un sorriso genuino stampato in volto.
«Oh, non possiamo accettare-»
«Ma sì che puoi, dai Lee non farti problemi» disse in modo sbrigativo George. Si chiese se il suo turbamento fosse visibile ad occhio esterno, ma probabilmente sì, perché sia il suo amico che Verity lo osservarono con uno sguardo preoccupato.
«Bene, noi adesso andiamo. Grazie George, e grazie Verity. Allora ci vediamo la prossima settimana, ok?» Lee si avvicinò e lo strinse in un abbraccio mozzafiato, e gliene fu grato. In quel momento il contatto da parte della persona che considerava come un fratello era fondamentale.
Una volta usciti, George restò a fissare il vuoto per qualche secondo, imbambolato.
«Che cos'hai? Stai bene?» chiese Verity avvicinandosi.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, otto parole uscirono dalla sua bocca, quasi fuori dal suo controllo cosciente.
«Hai qualche impegno per venerdì della prossima settimana?»
~~~~~~
Il matrimonio di Beth e Caroline si sarebbe svolto s Syon Park, una delle ultime grandi dimore di Londra, abitata dal duca di Northumberland. La grande ed immensa tenuta contava almeno mille ettari di parco, ed era proprio lì che si sarebbe svolta la cerimonia civile e il successivo banchetto. Gli invitati non erano molti, solo il loro gruppo, la famiglia di Caroline e alcuni suoi parenti e amici venuti direttamente da Columbus, Alicia e Katie con i loro rispettivi fidanzati. Beth conosceva già le due ragazze, ma durante l'ultima festa di Capodanno a casa Jordan si erano scoperte molto simili, e con molte cose in comune. Quell'incontro era proseguito in una nuova e splendida amicizia, che aveva portato le due spose, sei mesi dopo, a volerle avere accanto in quel giorno così importante.
George ne era felice, d'altronde sia Katie che Alicia avevano avuto un posto speciale nel suo cuore. Erano sempre state le sue migliori amiche e quello non sarebbe cambiato. Fortunatamente Angelina non era stata invitata, anche perché temeva che un giorno spensierato e pieno di gioia come quello si sarebbe trasformato in una campagna di guerra che avrebbe lasciato indietro molti morti e feriti.
«Sei molto elegante oggi, George...» disse piano Verity, mentre si stava avvicinando all'ingresso dell'immensa tenuta ottocentesca. «Mi fa strano vederti così, in questa veste».
George quel giorno aveva optato per un completo leggero di colore grigio con piccole righe bianche, formato da giacca e pantalone, e una camicia di lino color viola chiaro. Voleva essere perfettamente abbigliato , ma d'altronde non poteva perdere il suo tocco di stile personale, quello che aveva sempre contraddistinto lui e suo fratello.
«Anche tu stai benissimo, Ver. Questo vestito risalta i tuoi occhi... dico davvero». La ragazza divenne visibilmente rossa, mentre gettava lo sguardo verso il basso e si sistemava nervosamente il vestito con le mani curate. Era un abito rosa con le spalline, con un apertura sul davanti coperta da una sottoveste dello stesso colore. La gonna si apriva ampia e due spacchi erano presenti ai lati, coperti però da una leggera velina trasparente. In vita Verity aveva aggiunto una cintura dello stesso colore, e delle scarpe intonate. I suoi capelli chiari erano raccolti in uno chignon basso e due ciuffi ordinati le contornavano il viso.
«Io... io spero di non essere di troppo. Non conosco nessuno, a parte Lee e Charlie...»
George si fermò proprio davanti all' inizio del giardino e la osservò intensamente. «Non farti problemi. Beth mi ha detto che avrei potuto portare chi volevo al matrimonio, e ho pensato a te. Vedrai, le ragazze sono molto simpatiche e alla mano. Ti troverai benissimo-»
«Lei sicuramente mi guarderà male. Lo ha fatto, alla festa di Capodanno...» disse mordendosi il labbro.
«Isabelle non dirà niente, e non ti guarderà male. Se lo farà ti prego di dirmelo. Ci penserò io... questa è una bella giornata, da passare in modo spensierato. Nessuno dovrà rovinare il giorno speciale di Beth e Caroline» rispose in modo risoluto. Ma la verità era che dentro sentiva una rabbia elettrizzante scorrere nelle sue vene. L'aveva covata ogni giorno, a partire dalla settimana precedente, da quando il suo piano era completamente sfumato. Da quando aveva dovuto riporre l'idea di presentarsi insieme a lei, di ballare con lei... Era gonfiata sotto la sua pelle, pronta ad esplodere al momento giusto. Si chiese quale sarebbe stato, e sperava che sarebbe riuscito a contenere la sua impulsività.
La location era stata organizzata alla perfezione, con una piccola navata principale, contornata da circa quattro o cinque file di sedie. Alla fine di essa si trovava un piccolo arco di pietra bianca, abbellito da fiori profumatissimi e tanti fiocchi colorati. George e Verity si sistemarono in una delle file di destra, aspettando l'arrivo degli altri ospiti e delle spose. Dopo poco vennero raggiunti da Lee, Pam e la piccola Annika, seguiti da suo fratello, Sammy e Alec. Di Isabelle e suo figlio, invece, non c'era traccia.
«Arriveranno, lo sai che sono sempre in ritardo!» disse Pam allegramente, mentre sistemava il grande fiocco rosso sui capelli di sua figlia, che reagì tentando di levarselo. «Annie, no! Hai promesso! Lo terrai almeno fino alla fine della cerimonia!».
«Quella bambina vi farà uscire di testa» disse rassegnata Sammy, mentre invece suo figlio rideva a crepapelle guardando la sua birbante cugina. «Non temere, George. Vedrai che li vedrai comparire da un momento all'altro.»
Mentre rideva per quel bel quadretto familiare, senti un paio di braccia forti stringerlo da dietro. «Ciao, papà! Siamo arrivati!»
«Ciao amore, come stai? Mi sei mancato tanto...» disse alzandosi e ricambiando quel contatto che gli serviva come l'aria, soprattutto in quel giorno particolare. Si allontanò leggermente da dove era seduta Verity. Aveva bisogno di godersi un momento con il suo bambino che non vedeva da una settimana intera.
«Benissimo! Sono così emozionato per zia Beth, non vedo l'ora! Guarda, ti piace il mio completo? Io e Alec ci siamo voluti vestire uguale, non sai quanto abbiamo fatto impazzire mamma e zia Sammy!»
Freddie indossava un semplice pantalone nero con una camicia bianca, ma la cosa che colpì l'attenzione di George fu il cravattino rosso che portava con estremo orgoglio. «Allora, ti piace?» chiese di nuovo lui.
«Mi piace tantissimo! Sei davvero bellissimo, tesoro mio! E di me, che ne pensi?» chiese, cercando di stemperare la tensione che sentiva salire. Se Fred era arrivato, sicuramente era già arrivata anche lei.
«Sei un super figo, papà! Questo completo ti sta benissimo-»
«Fred! Ti ho cercato dappertutto! Ti avevo detto di non scappare! Devi andare a prendere gli anelli dentro, così l'officiante ti spiegherà quando li devi portare...»
George restò pietrificato. Aveva visto Isabelle in molte vesti. Sportiva, in tenuta da lavoro, da casa, e anche elegante in certi casi. Ma quel giorno, ai suoi occhi, gli sembrò una visione angelica. Il vestito verde chiaro che aveva scelto fasciava le forme che ormai poteva dire di conoscere a memoria e scopriva leggermente il suo seno, risaltava la sua pelle olivastra e faceva coppia con i suoi occhi penetranti, che stavano adesso saettando da loro figlio a lui. La collana oro che portava al collo le donava una luce particolare, sembrava quasi brillare.
«Si, scusa mamma! Vado subito! A dopo papà!» Suo figlio si sporse per lasciargli un bacio veloce sulla guancia e si allontano correndo verso l'ingresso della tenuta.
«Ciao», disse lui senza fiato. Tutta la rabbia di prima sembrava momentaneamente essersi dissolta, ma ormai ci era abituato. Con lei era sempre così.
«Ciao, George... come stai?»
Lui si stupì della naturalezza con cui gli aveva posto quella domanda semplice. Lo evitava da mesi, si era limitata a brevi contatti per decidere come organizzarsi per Fred una volta tornato da scuola e in quel momento lo stava osservando come se non fosse mai successo niente tra loro, come se non avessero passato un singolo giorno lontani.
«Come vuoi che stia?» rispose piccato, mentre la rabbia tornava a farsi sentire. «Sono felice per le ragazze, oggi è un giorno davvero speciale. Ma per il resto... meglio che non commento.»
Lei restò a bocca aperta, forse frastornata dal tono glaciale che lui le aveva rivolto. «P-perché?»
«Lascia perdere, Isabelle. Non lo vuoi sapere davvero... credimi. A proposito, visto che ci siamo devo chiederti una cosa. Sto pensando di organizzare un viaggio a sorpresa per il compleanno di Fred. Mi ha detto diverse volte che non ha visitato molti posti; quindi, pensavo di portarlo con me a luglio».
«Dove?» chiese con tranquillità.
«Volevo andare in Polinesia francese. Me ne ha parlato molto bene Lee, mi ha detto che ci è stato qualche anno fa insieme a Pam e che è un posto meraviglioso, pieno di cose da vedere. Sei d'accordo? Staremo via una, al massimo due settimane.»
Isabelle ci pensò un po': «Sì, certo che sono d'accordo. Non vedo perché no. Fred è sempre stato a Columbus, e vedere posti nuovi gli farà bene, lo arricchirà!» disse con un sorriso.
George rispose con un'espressione tirata e si voltò per tornare al suo posto. Non riusciva a fingere una tranquillità che internamente non sentiva, non con lei.
«Ti prego... aspetta.»
Isabelle lo trattenne per la manica della giacca, costringendolo a voltarsi. «Perché fai così? Credevo che saresti stato felice di vedermi».
Lui sbuffò, infastidito. «Credi che non lo sia?»
«Non sembra affatto...»
«Isabelle, devi iniziare a capire che le tue azioni portano delle conseguenze. Non puoi credere che io non sia ferito dal tuo silenzio, dalla tua latitanza. Certo che sono felice di vederti... sei bellissima oggi. Ma non posso fingere di non essere arrabbiato. Ti ho già detto che non ho una pazienza infinita.»
«George, vieni! Pam dice che stanno per arrivare!» disse Verity raggiungendolo. Quando si accorse di Isabelle cambiò espressione. «Ciao, sei davvero radiosa oggi. Stai benissimo!»
Lui scorse un cambio immediato anche sul volto di Bel. Tutta la calma e la serenità che sembravano presenti fino a poco prima erano totalmente scomparsi, e una maschera di ghiaccio si era palesata. «Ciao», disse con freddezza.
«Ver, torna ai nostri posti. Arrivo subito» disse posando delicatamente una mano sulla sua schiena. Si accorse con la coda dell'occhio che quel gesto non era sfuggito ad Isabelle.
«Siamo passati anche ai nomignoli adesso...»
«Non fare queste scenate, ti ho già detto che siamo solo amici... ma sembra che tu non lo abbia ancora capito» rispose esasperato.
«Due amici che sono venuti a un matrimonio insieme... hai un bel concetto di amicizia, tu. D'altronde, lo hai sempre avuto...» Gli occhi di Isabelle si riempirono di lacrime, ma lei scosse la testa subito come a volerle scacciare. «Oggi non voglio piangere, e non ti permetterò di farlo. Adesso vado, sono la testimone e dovrò essere già in fondo alla navata per quando arriveranno le ragazze».
Non fece in tempo a ribattere che lei si era già incamminata, e a lui non restò altro da fare che cercare di godersi, per quanto possibile, quella giornata che aveva iniziato ad essere veramente pesante.
~~~~~~
«Beth, quando ti ho visto per la prima volta stesa in quel lettino del pronto soccorso mi hai fatto ridere. Ma non pensare male: mi hai scatenato una risata gioiosa. Sembravi così piccola, imbronciata e arrabbiata perché non ti avevano ancora dato un antidolorifico per il braccio rotto, e continuavi a protestare a gran voce. Ho pensato "sembra una bambola di porcellana, ma appena apre bocca esce fuori una leonessa". E quando ho iniziato a conoscerti meglio ne ho avuto solo conferma. Perché tu sei così: sembri fragile solo all'apparenza, ma hai una forza d'animo e una tenacia straordinari. Hai passato un adolescenza davvero terribile, me ne hai parlato tante volte. Ma mi hai anche parlato di come ti sei rialzata dopo ogni caduta, di come ti sei battuta per raggiungere la felicità. E io ne ho fatto tante volte le spese... inizialmente ho ricevuto molti rifiuti da parte tua. Ma sentivo che dietro il tuo allontanamento c'era altro, e sono felice di aver resistito, di aver aspettato. Di aver avuto pazienza di scoprire ogni tua fragilità, ogni tuo dolore. Sono felice di poterli custodire tutti, oggi. E non puoi capire quanto sono felice che tu abbia accettato di essere mia moglie. Sono pronta ad affrontare ogni gioia, ogni dolore e ogni sfida che la vita ci riserverà, e voglio prometterti una cosa. Comunque vada, non lascerò mai la tua mano. Sarò sempre qui, a quaranta, cinquanta o cento anni. Sarò qua per te, per accoglierti tra le mie braccia e farti sentire a casa. Ti amo, dolce amore mio. E non smetterò mai di farlo... né ora, né mai.»
Le promesse di Caroline, come previsto, avevano fatto scoppiare a piangere quasi tutta la platea femminile. Pam, Sammy, Isabelle e persino Lee avevano gli occhi lucidi. Lui non pianse, ma si commosse molto. Era davvero felice che quella ragazzina che aveva conosciuto in uno dei periodi più bui della sua vita avesse finalmente ritrovato la felicità con una donna straordinaria al suo fianco. Se lo meritava, se lo meritavano.
Anche Beth piangeva, visibilmente emozionata. George la osservò a lungo. Con quel vestito bianco con la gonna a balze e lo scollo a cuore, abbellito da una stampa floreale, era davvero meravigliosa, raggiante. Ma la cosa più luminosa di tutte erano i suoi occhi e il suo sorriso: era forse la prima volta che la vedeva così immensamente felice.
«Oh, amore... anche io ho preparato qualcosa. Non avrei mai immaginato di sposarmi. Lo sai, te l'ho sempre detto. Ho avuto per anni una visione della vita di coppia così distorta che volevo evitare ogni tipo di relazione stabile, duratura. Ogni cosa che mi potesse ricordare ciò che avevo passato. Ma poi sei arrivata tu...» disse mentre qualche lacrima scendeva piano sulle sue guance. Caroline, in un gesto amorevole le raccolse, sorridendo emozionata. «E hai scavato ogni giorno un po' di più in tutto il male che circondava il mio cuore. Ogni giorno, a piccoli passi, mi hai curato. Hai avuto la pazienza di resistere ai miei tentativi di allontanarti, ai miei tentativi di respingerti. Non hai creduto una singola volta alle mie parole. Ricordi quando dicevo "io non ti amo?" oppure "non siamo fatte per stare insieme?" Erano tutte bugie. Tutti tentativi di non soffrire di nuovo... tentativi vani, perché tu sei forse più testarda anche di me, e non hai ceduto. E guarda dove siamo arrivate adesso... credo che chiunque ami con il cuore dovrebbe fare ciò che hai fatto tu». George ebbe la sensazione che dopo quella frase, Beth avesse rivolto prima uno sguardo a Isabelle e poi a lui. «Ti amo, Caroline. Ti amavo ieri, ti amo oggi, ti amerò domani e per i giorni a venire. Ti amerò fino a che avrò aria nei polmoni, e anche dopo. E sono felice oggi di potermi definire tua moglie... non c'è descrizione più bella, per me».
Ancora visibilmente emozionate, le due donne presero con delicatezza gli anelli che Fred stava loro porgendo.
«Ti dono questo anello con la promessa di non lasciare mai la tua mano, in nessuna occasione e per nessun motivo» disse Caroline con la voce che tremava.
«E io dono questo anello a te, come simbolo del legame che ci unisce. Contro tutto, contro tutti» rispose Beth mentre calde lacrime uscivano dai suoi profondi occhi scuri.
«Per i poteri a me conferitemi, vi dichiaro legate indissolubilmente nel vincolo del matrimonio. Potete baciarvi!» dichiarò l'officiante, mentre batteva le mani felice.
La piccola folla esplose in un boato di felicità quando le labbra delle neo-spose si toccarono, e George non poteva essere più felice. Finalmente Beth, la sua piccola e dolce sorellina acquisita, stava vivendo il giorno più bello della sua vita. Aveva trovato la sua metà, e non se la stava lasciando sfuggire.
Con il cuore leggero e lontano dalle preoccupazioni di qualche momento prima, George e Verity seguirono gli altri invitati diretti ad un tendone posto nella parte laterale del grande parco. C'erano all'incirca sei gazebi, con sotto altrettanti tavoli. Fortunatamente il tutto era stato organizzato principalmente da Pam e Sammy, che avevano avuto l'accortezza di non mettere lui e Isabelle allo stesso tavolo. Ciononostante, entrambi continuavano a scambiarsi occhiate fugaci di tanto in tanto. George, infatti, sentiva spesso premere sulla sua nuca il suo sguardo penetrante, e quando si incantava a fissarla probabilmente lei percepiva la stessa cosa.
Lucas era proprio accanto a lei, e continuava a posare quelle luride mani sulle sue spalle, le braccia, il volto e i capelli. Le muoveva piano, dolcemente, e George sentì una stilettata di dolore al petto per ognuno di quei gesti. Odiava il modo in cui lei gli permetteva di avvicinarsi, il modo in cui lo lasciava entrare nel suo animo ferito. Si chiese, ancora una volta, perché quel privilegio a lui non spettasse più.
Dal suo canto Lucas si era reso conto degli sguardi di fuoco che George stava loro lanciando, e sembrava star facendo di tutto per accentuare la loro complicità, il loro amore. Le spostava i capelli dietro le orecchio, le lasciava piccoli baci sulle guance e un paio di volte anche sul collo. Passava le mani sulle parti di pelle lasciate scoperte dal vestito e George dovette resistere all'impulso di alzarsi e farlo pentire amaramente di essere nato. In lui ribollì quell'antica rabbia, quella che covava da giorni. Sapeva che Lucas lo stava facendo apposta, quell'infame sapeva dove colpire. E ci stava riuscendo egregiamente.
Ma la cosa che lo fece più arrabbiare era la totale impassibilità di Isabelle. Sembrava essersi arresa completamente, essersi lasciata andare in balia delle intenzioni di Lucas. Poteva scorgere il suo sguardo perso, il suo fastidio per quelle effusioni poco consone all'occasione, ma sembrava non riuscire a reagire, sembrava non riuscire a fare niente.
Stava per alzarsi e andargliene a dire quattro, quando venne interrotto da Beth. «Ehi, Georgie! Come stai? Ti stai godendo la giornata?» chiese con un sorriso meraviglioso sul volto, mentre si sedeva accanto a lui nel posto lasciato libero da Lee, in quel momento perso a rincorrere sua figlia per tutto il parco.
«Ciao, tesoro. Sto benissimo» mentì «ma tu, piuttosto? Come ti senti ad esserti sposata? A proposito, non ti nascondo che mi avete fatto davvero commuovere. Voi due siete l'amore puro.»
«Oh, George... mi sento così bene» disse con gli occhi lucidi. «Questa sensazione è meravigliosa. Mi sembra di avere il mondo in pugno! Sento che potrei fare qualsiasi cosa... dico davvero!» continuò ridendo di gusto. «Caroline mi fa questo effetto. Sono così felice di aver detto sì!»
La sua risata gioiosa fu contagiosa, e ben presto si ritrovò anche a lui a ridere come non mai, con il cuore che gli scoppiava di gioia. «Sono così fiero di te, Beth. Quando ti ho conosciuta eri davvero a terra... credevo che ti avremmo persa quel giorno» disse incupendosi un po'. «Ma sono felice dei traguardi che hai raggiunto, della magnifica donna e moglie che sei diventata. Forse non te l'ho detto spesso, ma per me sei come una sorellina... ti voglio un bene infinito. E spero di poterti stare accanto anche nei prossimi traguardi, nelle prossime gioie che otterrete dalla vita. Magari un figlio?» disse scherzosamente.
«Oh, per ora non ci penso proprio!» disse fingendo sconvolgimento. «Mi basta già quella peste di Freddie... ci ha fatto impazzire, ma in senso buono!»
Entrambi si voltarono ad osservare il bambino, che in quel momento stava ridendo a una battuta che Lucas gli aveva fatto. George provò un'altra fitta di gelosia. Sapeva che Lucas lo aveva cresciuto per ben undici anni, ma ancora non riusciva a sopportare la loro vista insieme. Forse quella sensazione era ancora peggiore di quella che provava quando vedeva l'uomo e Isabelle insieme.
Beth sembrò leggergli nel pensiero. «Tu non sarai mai sostituito da nessuno, George.»
«C-come?»
«Hai capito bene. Anche se Lucas è stato una figura fondamentale per anni, tu non potrai mai essere sostituito. Sei il suo papà, e lo sarai per sempre.»
«Te l'ha detto lui questo?»
Beth fece un piccolo sorrisino, alzando le spalle. «Diciamo che potremmo aver parlato un po', nei giorni scorsi. E potrebbe forse, ma dico forse, avermi detto che sei la cosa migliore che gli è capitata in questo anno, oltre alla magia, Hogwarts e il suo nuovo gruppo di amici. Oh, aspetta! Come è che ha detto... ah, sì! "Papà è la mia luce, e con lui mi sento finalmente bene... mi sento completo! Sono tanto felice. E vedo che anche lui è felice con me!" Credo che questo dovrebbe darti le conferme che cerchi...» concluse, stringendo con delicatezza le sue mani.
«Grazie, Beth. Ne avevo bisogno...»
«Comunque le parlo quasi tutti i giorni, sai? E non faccio altro che ricordarle che sta sbagliando. Ma la conosci meglio di me, e sai che quando si intestardisce nessuno le fa cambiare idea.»
George finse sorpresa. «Di chi parli?»
«Secondo te?» chiese, voltandosi a guardare verso Isabelle. In quel momento la donna stava parlottando con Fred, ed entrambi risero a qualcosa che il bambino aveva detto. «Non mollare, George. Prima o poi dovrà cedere, dovrà capire che sei tu la sua casa. Che sei tu il suo sole... secondo me già lo sa, deve solo metabolizzare. Dalle tempo».
Non riuscì a risponderle perché la loro attenzione fu catturata da un lieve tintinnio. Si voltò verso il tavolo delle spose e vide Lucas in piedi con un bicchiere in una mano e un coltello nell'altro, mentre colpiva delicatamente la superficie di vetro.
«Oh, adesso devo proprio andare. A dopo, George!» disse Beth prima di tornare velocemente accanto a Caroline, che la accolse con un bacio lieve sulle labbra.
«Vi chiedo perdono per l'interruzione, ma credo che dopo tutto il buon cibo che abbiamo mangiato, possiamo fare una breve pausa prima del dolce!» Tutti risero alla sua affermazione e George sentì che il suo odio verso quel borioso non sarebbe potuto crescere più di così.
Odiava i suoi stupidi capelli ingellati, il suo stupidissimo completo firmato, odiava il suo sorriso compiaciuto mentre si atteggiava di fronte a tutti gli invitati. Odiava la sicurezza che aveva insieme alla sua, di famiglia, e detestava il modo in cui palesemente cercava di portargliela via.
«Quando Beth mi ha chiamato al telefono per raccontarmi della proposta quasi non ci credevo, ero al settimo cielo! Ricordo che ero in ufficio e di essermi quasi messo a piangere. Perché tu per me sei sempre stata un amica sincera, leale e fidata» continuò, mentre si voltava verso di lei e alzava il calice. «Quando siamo partiti eri molto scettica nei miei confronti, ma nel corso del tempo abbiamo iniziato a volerci un bene immenso. E credimi che è stato un colpo al cuore quando mi hai chiesto di accompagnarti all'altare... ne sono stato immensamente onorato!»
George non poté fare a meno di intravedere uno sguardo compiaciuto e vendicativo dell'uomo nella sua direzione, e sentì il senso di colpa forte e chiaro. Fin dal momento in cui aveva iniziato ad apprezzare la compagnia di quella ragazzina un po' burbera e chiusa, si era sempre immaginato che un giorno lontano avrebbe potuto rappresentare la figura paterna su cui chiaramente lei non poteva contare. E invece le sue scelte infelici avevano portato a questo. Non c'era stato. E non solo per Isabelle e Fred, ma anche per Beth.
«Beth e Caroline, quando vi guardo riesco a credere ancora nell'amore. Perché voi siete state così combattive, così forti contro tutti i pregiudizi, contro tutte le difficoltà... che mi fate sperare che davvero al mondo qualcosa di buono ancora possa esistere. Vi auguro tutta la felicità di questo mondo, perché ve ne meritate ogni singola goccia. E adesso, un brindisi alle spose!»
Il discorso di Lucas aveva fatto piangere molti degli invitati, compresa Isabelle. George notò come cercava di asciugare le lacrime con disinvoltura per non far vedere la sua commozione, e avrebbe tanto voluto fare qualcosa per consolarla. Ma non fu possibile, perché le spose annunciarono l'inizio della seconda parte della serata.
«Venite, ci sposteremo all'interno della tenuta per il taglio della torta e per darci dentro con le danze! Andiamo!»
~~~~~~
Ballare e scatenarsi in pista insieme a suo figlio e suo nipote Alec gli aveva fatto bene. Gli aveva permesso di non pensare a tutta l'invidia e la gelosia provata quel giorno, a tutti i colpi che il suo cuore aveva preso, ancora e ancora.
«Papà, non credevo che sapessi ballare così bene!» esclamò suo figlio, con le guance tutte rosse dallo sforzo e dalle risate. «Dove hai imparato? Insegna anche ad Alec, per favore! Al, ti muovi come un palo della luce!» disse ridendo.
«Non è vero, Freddie! Guarda come faccio bene il moonwalk!» rispose giocosamente suo cugino, mentre portava avanti un tentativo di copiatura dei passi di Michael Jackson tutt'altro che riuscito.
«Voi due mi farete morire dalle risate, ragazzi!» Anche George sentiva le guance andare a fuoco e la mascella fargli male per il troppo ridere. Quei due ragazzini insieme erano imbattibili, e gli ricordavano ogni singola volta il rapporto indissolubile che lui stesso aveva sperimentato con Fred per venti anni.
All'improvviso la musica cambiò lasciando posto ad un lento e i due ragazzini lo salutarono, diretti al loro tavolo per riposare un po' le gambe. Anche lui fece ritorno al suo posto, dove c'era Verity ad aspettarlo. Stava parlando animatamente con Alicia e le due sembravano divertirsi moltissimo. «Ehi, ragazze. Come va?»
Non appena Verity lo vide i suoi occhi si illuminarono di felicità. «Benissimo! Alla festa di Capodanno non avevamo avuto occasione di parlare molto, ma adesso abbiamo recuperato e ne sono davvero felice! Alicia è una ragazza così cara!» disse posando le mani su quelle della sua nuova amica.
«Il pensiero è ricambiato, lo sai Verity. George, sono così felice che tu abbia trovato una ragazza così in gamba! Sei fortunato!»
L'affermazione di Alicia fece avvampare Verity e sorprese George, che reagì immediatamente e in modo forse un po' brusco. «Io e Verity non stiamo insieme! Quanto volte lo dovrò dire ancora? Isabelle deve farla finita di dire queste stronzate, mi sono stufato!»
«George... scusami. Isabelle non mi ha detto proprio niente, sono io che l'ho immaginato. Ma ho sbagliato, ovviamente...» tentennò Alicia. «Adesso vado a cercare Katie, io... devo dirle una cosa» disse alzandosi e precipitandosi fuori dalla tenuta.
L'imbarazzo era alle stelle, e George provò a rompere il lungo silenzio che si era formato dopo la sua uscita del tutto spropositata e non adatta. «Ver... mi dispiace. Sono stato un idiota. È solo che lei crede che-»
La donna sembrava triste, ferita. «Non ti preoccupare, George. Non avevo capito prima, ma adesso ho compreso tutto. E adesso scusami, ma devo proprio andare alla toilette.»
Mentre la donna si alzava George provò a seguirla, ma lei si voltò improvvisamente. «Ho bisogno di stare qualche minuto da sola, per favore.»
George non riuscì a ribattere. Ancora una volta aveva ferito una persona a lui cara, un amica speciale. Si chiese se sarebbe potuto andare più a fondo di così. Si girò per ritornare mestamente al suo posto quando vide Isabelle. Era seduta vicino a Sammy che le parlava sommessamente, accarezzandole di tanto in tanto i lunghi capelli neri.
Continuava a stupirsi dell'effetto che la sua visione riusciva a procurargli, ancora dopo tutti quegli anni. La donna si stava accarezzando in modo distratto un braccio, e il suo sguardo era perso nel vuoto mentre ascoltava i discorsi della sua migliore amica. Dopo averle lasciato un lungo bacio sulla testa, Sammy si alzò e si allontanò. Così, d'istinto George si avvicinò a lei, come spinto da una forza soprannaturale.
«Ehi...» sussurrò una volta davanti a lei.
Isabelle si ridestò subito, alzando lo sguardo verso di lui sorpresa. «Ehi...»
George si guardò un po' intorno, non notando la presenza di Lucas. «Dov'è il tuo principe?» chiese senza pensarci, pentendosi subito dopo.
«Non lo so... non lo vedo da un po'» rispose lei in tono monocorde. «La tua principessa? Ho appena visto che è andata fuori... problemi in paradiso?» chiese, mentre un piccolo sorriso di sfida comparve sul suo volto.
«Non è la mia principessa, quante volte te lo devo ripetere? Di principessa per me ce n'è solo una... e in questo momento indossa un vestito verde mozzafiato, e mi sta guardando così intensamente che... devo resistere alla tentazione di darle un lungo bacio».
Lei trasalì di fronte a quelle parole. «Io-»
Il deejay, proprio in quel momento, parlò al microfono. «E adesso, una delle canzoni d'amore più belle degli ultimi vent'anni!»
—> Just the two of us
Quando le prime note iniziarono a riempire l'aria, sia George che Isabelle rimasero estremamente sorpresi. L'ultima volta che avevano sentito quella melodia si trovavano in un bar di Soho, avevano due microfoni in mano ed erano giovani, ingenui e innamorati.
«Balla con me...» disse George in modo spontaneo, mentre le tendeva una mano. Contro ogni sua aspettativa, non dovette insistere.
«Va bene» disse dolcemente lei, prendendo la sua mano e seguendolo in pista. Tutto ciò che li circondava in un attimo scomparve, e ad entrambi sembrò di essere completamente soli, in uno spazio segreto che apparteneva solo a loro.
George poso delicatamente una mano sul fianco di Isabelle e la avvicinò a sé. Il respiro della donna si mozzò a quel contatto, e un lieve accenno di rossore imporporò le sue guance. Iniziarono a muoversi lentamente, al ritmo di quella che per lungo tempo entrambi avevano considerato la loro canzone.
«Non sentivo questa canzone da anni...» disse piano Isabelle.
«Io l'ho ascoltata molte volte, invece. Quando mi mancavi, quando ti pensavo... in pratica sempre...» rispose lui, emozionato. Poterla avere vicino a sé, poterla toccare e stringere... si sentiva felice. Temeva che sarebbe stata una sensazione effimera... ma se la sarebbe goduta il più possibile.
«Bel... mi spieghi perché sei così triste? Oggi dovresti essere immensamente gioiosa... ma non è così» chiese dopo qualche minuto di silenzio, in cui si erano dondolati dolcemente, con la testa di lei appoggiata alla sua spalla.
Lei inchiodò i suoi occhi verdi nei suoi nocciola, e George si stupì che non provasse a tirare fuori scuse su scuse, come sua abitudine.
«Non sopporto di vederti insieme a lei.»
«Ti ho già spiegato che io e Verity siamo solo amici...»
«Non credo che lei la pensi allo stesso modo. Vedo come ti guarda... credo che sia innamorata di te.»
«Non credo proprio, insomma-» si interruppe, sorpreso. «Allora è vero che sei gelosa!» disse ridendo.
Isabelle annuì con decisione. «Sì, lo sono... vederti insieme a lei oggi mi ha distrutto. Non credevo che saresti venuto con una donna...»
«Volevi che venissi da solo come un cane? Cosa avrei dovuto fare?»
«Non lo so...»
«Volevo invitarti. Ci ho pensato per settimane intere... avevo organizzato quasi tutto, insomma i fiori, forse un regalo, il modo in cui chiedertelo... ma poi mi è stato detto che saresti venuta insieme a Lucas, e ho dovuto prendere un'altra scelta.»
«Io... io non lo sapevo. Non conoscevo le tue intenzioni. Mi dispiace...»
George spostò delicatamente una delle sue grandi mani sulla schiena scoperta di Isabelle, iniziando ad accarezzare la sua pelle calda con piccoli movimenti concentrici delle dita. Dalla bocca della donna uscì un lievissimo ansimo, e George sentì sotto al suo tocco comparire i brividi.
«Saresti venuta con me se ti avessi invitato?» chiese a bruciapelo, mentre continuavano a volteggiare.
Lei gettò lo sguardo di lato, senza rispondere.
«Bel...»
«Sì.»
Una risposta secca, semplice. Ma che fece espandere un calore indescrivibile dentro al petto di George. Per lui quella era una conferma: per quanto provasse a nasconderlo, Isabelle Banks era ancora del tutto innamorata di lui.
La canzone terminò e il deejay parlò di nuovo. «Mi è stato chiesto di avvisarvi che tra pochi minuti ci sarà il lancio del bouquet, quindi invito tutti a raggiungere le spose in giardino! E che vinca la migliore!»
«Ora devo andare, questo momento è importante. Le ragazze hanno bisogno di me» disse velocemente Isabelle, mentre si staccava dalla sua presa e si avviava verso il giardino esterno.
Stava per farlo anche lui, intenzionato a cercare Verity per scusarsi del suo comportamento di poco prima, quando venne placcato da Katie e Alicia.
«Vai da qualche parte, George?»
«Ali, sto andando fuori per il lancio del bouquet, voi non venite?»
«Ecco, forse non è questo il momento giusto per dirti questa cosa ma...» iniziò a dire Katie. «Forse non ci sarà mai un momento giusto. Quindi credo sia meglio farlo subito e togliersi il dente...»
George le guardò, confuso. «Di che state parlando?»
Alicia fece un lungo sospiro. «George, noi dobbiamo dirti una cosa. Avremmo dovuto farlo tanti anni fa, quando è successa ma... non ci sembrava mai il momento giusto. Il tuo coma, la tua terribile dipendenza...»
«Non volevamo sconvolgerti più di quanto non fossi già...» fece eco Katie.
«Ragazze, adesso mi state spaventando. Cosa dovete dirmi?»
«Beh, vedi... noi custodiamo un segreto da ben undici anni».
«Quasi dodici» disse Katie. «Angelina ha fatto delle cose... cose orribili.»
«Cose che tu non sai, ma che pensiamo sia giusto che tu sappia adesso... non possiamo più tenerci questa cosa dentro! Non adesso che abbiamo capito che non sei mai andato avanti, che il tuo cuore appartiene sempre a lei nonostante tutto...»
«Dai, Ali. Diglielo e basta.»
«Ok... George, Angelina undici anni fa ti ha-»
Una serie di urli gioiosi accompagnati da fischi e battiti di mani si fecero spazio fino alle loro orecchie, interrompendoli.
Una delle sorelle di Caroline si affacciò dentro la tenuta avvisandoli: «Dovete venire subito fuori! Questa non ve la potete perdere!»
Come attratto da una calamita, i piedi di George si mossero. Dentro di sé percepiva qualcosa di strano, aveva la sensazione che qualcosa di sbagliato si stesse compiendo. Ne ebbe la conferma non appena vide la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.
Vide Isabelle, in piedi al centro del giardino.
Vide le rose in mano a Lucas.
Vide il suo ginocchio appoggiato a terra, il suo braccio proteso in avanti e la sua mano che reggeva una piccola scatola di velluto rosso.
Vide la sua bocca muoversi, ma non sentì alcun suono.
Tutto sembrò ovattato e offuscato per un minuto lunghissimo, e le sue gambe cedettero.
Non poteva credere ai suoi occhi. Il suo incubo peggiore si stava compiendo. Tutti gli sforzi fatti per riavvicinarsi a lei, tutto l'amore che percepiva durante ogni loro contatto stretto, dentro ogni sguardo, dentro ogni parola. Tutto sembrò frantumarsi come pietra, e anche il suo cuore si spezzò.
Non può essere vero
Non puoi sposarlo
Ma improvvisamente, un gesto di Isabelle lo fece ridestare. Ogni cosa tornò al suo posto, ogni suono ricominciò ad essere ben percepibile e la sua vista smise di essere sfuocata.
Scorse la delusione dipinta sul volto dell'uomo, e vide lo sconvolgimento fare da padrone ai bellissimi lineamenti della donna che amava.
Isabelle iniziò a camminare veloce, allontanandosi da Lucas e dirigendosi verso l'interno. Probabilmente sotto shock non si accorse della sua presenza e si scontrò con George, che la accolse a braccia aperte e la contenne. La trattenne per qualche secondo, volendo assaporare ancora una volta il calore che il suo corpo emanava.
«Isabelle... non dirmelo-»
«Ho detto no» esclamò con decisione, mentre un accenno di sorriso comparve sul suo dolcissimo volto. «Non posso sposarlo, perché amo te».
Dopo aver detto questo si sganciò da lui e corse dentro, seguita subito dopo da Sammy e Pam, che tentarono di chiamarla a grande voce. Lui cercò di rincorrerle, ma una volta vicino all'ingresso della tenuta fu fermato da Katie e Alicia.
«Alla luce di questi recenti avvenimenti... è di fondamentale importanza che tu ascolti cosa abbiamo da dire prima di tornare da lei» disse risoluta Alicia.
«Forse è meglio mettersi comodi. Non sei pronto per quello che stai per sentire.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top