XXVI
Open up your heart, what do you feel?
Open up your heart, what do you feel?
Is real, yeah
The Big Bang may be a million years away, oh
But I can't think of a better time to say
World, hold on
Instead of messing with our future, open up inside
World, hold on
One day you will have to answer to the children of the sky
Oh, oh
Children of the sky
Look inside, you'll find a deeper love
The kind that only comes from high above
If you ever meet your inner child, don't cry
No, no, oh
Tell them everything is gonna be alright
World, hold on
Come on, everybody in the universe
World, hold on
One day you will have to answer to the children of the sky
Children of the sky, alright
Love don't take no for an answer, no, no
«Mamma... devo farti una domanda.»
«Dimmi, tesoro mio. Che succede?»
Fred si fermò di scatto. Stavano rientrando nell'albergo di Londra dove Isabelle alloggiava da diversi mesi, dopo aver trascorso una fantastica giornata e serata insieme a suo papà e a tutti i Weasley. Fred si era divertito tantissimo, ma era riuscito anche a riflettere molto sulla sua fortuna: in quella ricorrenza si era sentito tutt'uno con il dolore che scorreva sotto la loro pelle, nei loro legami, nelle loro lacrime. Quella sensazione spiacevole era vissuta da ogni membro della famiglia Weasley come un peso enorme sul cuore, ma Fred era riuscito a sentirsi parte di un tutto: era certo che avrebbe sempre potuto dividere quella sofferenza. Suo padre non avrebbe dovuto sostenerla da solo sulle sue esili spalle, perché ci sarebbero stati i suoi fratelli, i suoi genitori... ci sarebbero stati lui e la sua mamma. Per questo alla fine della giornata aveva sentito dentro di sé un benessere e un calore speciale, nonostante tutto. In più, si era goduto la compagnia dei suoi cugini, dei suoi zii e anche dei suoi fantastici genitori. Tutto sembrava filare per il verso giusto.
Ma c'era un dubbio che lo attanagliava da quel pomeriggio, quando aveva scorto la sua mamma e il suo papà abbracciati strettissimi. Un tarlo che continuava a premere nella sua testa, non lasciando spazio per altri pensieri.
«Voglio che tu sia sincera con me...» disse contorcendosi le mani. «Non voglio che tu mi dica bugie. Ormai sono abbastanza grande per sapere le cose... così come mi avete raccontato qualche mese fa dello zio Fred e del nonno di Fran, adesso ho bisogno di sapere questo.»
Il volto di Isabelle si incupì. «Cosa succede, tesoro? Cosa ti turba?»
Quella era proprio la parola giusta. Turbamento.
«Tu e papà siete sempre innamorati?» chiese d'un fiato, quasi in un sussurro.
Il pesante silenzio che seguì la sua domanda fu difficile da sostenere, soprattutto perché Fred poté scorgere lo sconvolgimento sul volto della madre. La donna aprì e richiuse la bocca diverse volte, ma senza pronunciare alcun suono.
«Te lo chiedo perché... vi ho visto. In realtà, forse me ne sono reso conto anche prima, ma ho fatto finta di niente... voi vi comportate in modo strano! Dici tanto che vuoi avere un rapporto civile con lui, che vuoi farlo per il mio bene ma poi lo stringi come se non volessi più farlo andare via da te. È così, non è vero? Per favore, dimmelo-»
«Sì. È così... ma è complicato, Fred... è davvero complicato e non credo che tu-»
«Perché deve essere complicato?» chiese con una naturalezza e un ingenuità che solo un ragazzino come lui poteva avere. «Mi hai sempre detto che l'amore è semplice. Se l'amore è ricambiato, non lo si deve mai lasciar sfuggire. Tu... tu lo dicevi sempre.»
«Io... io non mi ricordo...»
«Come fai a non ricordartelo? Me lo dicevi ogni sera dopo la favola della buonanotte. Quindi, perché deve essere complicato per voi due? Non credo che lo sia. Se mi dici che vi amate ancora-»
«Fred, basta per favore...»
Vide il panico comparire sul volto della madre, ma ormai era un treno in corsa e non riusciva a fermarsi. Le parole fluirono fuori improvvisamente, quasi come se avessero vita propria.
«Perché basta? Se vi amate, vi dovete rimettere insieme! Sposarvi! Così io potrei avere una famiglia normale, una mamma e un papà che si vogliono bene... Certo, il passato è passato e non posso cancellare il male che ho provato senza di lui, ma adesso tutto si può aggiustare...»
«Cosa ti fa pensare che tutto si possa aggiustare?»
«Io... io non lo so. Ma se vi volete ancora bene, anzi... se vi amate ancora, come sono certo che sia... non capisco perché non potete rimettervi insieme! Io vedo come ti guarda, mamma» disse con decisione Fred «lo vedo ogni volta che siete insieme. Ha uno sguardo sognante, gli occhi a cuore... insomma, perché non puoi perdonarlo? Perché? Perché non puoi essere felice?»
Isabelle fece un lungo sospiro, e poi lo strinse forte a sé. Fred si crogiolò in quel contatto, rispondendo con una stretta ancora più decisa. Dopo qualche secondo, però, si rese conto che sua madre stava piangendo, o meglio, singhiozzando. Si allontanò piano, guardandola negli occhi con un misto di ansia e desolazione nel petto.
«Mamma... ti ho fatto piangere io?»
«No... no, amore mio... adesso smetto... scusami». Cercò di ricomporsi, asciugandosi velocemente le ultime lacrime sfuggite al suo controllo ferreo. «Ascolta...» continuò, abbassandosi alla sua altezza e stringendo le sue mani. «Hai ragione. Tuo papà mi ama ancora, e io... e io amo ancora lui. So che ho detto una cosa non vera, ma l'ho fatto per allontanarlo. Per proteggerlo. Perché io adesso non ci riesco. Non ce la faccio... è davvero difficile. E poi, non posso. Lucas mi vuole bene, e io voglio bene a lui-»
«Ma non lo ami».
Isabelle abbassò lo sguardo. «Questo è vero solo in parte, tesoro. Ci sono tanti tipi di amore... e io lo amo in modo diverso da quello in cui amo te, da quello in cui-»
«Ami papà...»
«Sei diventato davvero perspicace, tesoro. Quand'è che sei cresciuto così?» disse Isabelle accennando un sorriso.
«Dai... non cambiare discorso... mamma, per favore, promettimi una cosa. Promettimi che ci penserai, perché... non voglio che tu prenda in giro Lucas. Io gli voglio tanto bene, e non voglio che stia male. E se ami papà così tanto, non è giusto che tu resti con lui. Non è giusto per nessuno!»
«Ma-»
«Promettimelo!»
Isabelle fece un piccolo sbuffo, e poi annuì. «Va bene, ti prometto che ci penserò».
~~~~~~
«Ciao Fran! Che stai facendo?»
«Buongiorno Freddie! Oh, niente di che, stavo solo...»
«Leggendo un altro libro sulle creature magiche?» rispose lui divertito, mentre si sedeva accanto a lei al tavolo dei Serpeverde.
«Beh... sì.» La ragazzina divenne tutta rossa in volto. «Non sarebbe meglio andarsi a sedere al vostro tavolo? Vedo laggiù alcuni studenti del quarto anno che ci guardano male...»
«E quindi? Lasciamoli guardare, no?» disse Fred, facendo l'occhiolino. «Comunque, non dovresti studiare anche di domenica. Insomma, almeno un giorno libero a settimana dovremmo prendercelo!»
«Per me questo non è studio, ma solo approfondimento e conoscenza. Lo sai quanto ho adorato poter partecipare di soppiatto alla lezione del professor Weasley! Sono così felice che Alec sia riuscito a convincerlo!»
«Ahh, i vantaggi di essere il figlio e il nipote del docente!» esclamò Fred, mentre si stiracchiava. «Comunque, sul serio Franny. Tutto questo studio ti brucerà il cervello!»
«Che scemo che sei...» rispose lei ridacchiando, mentre gli dava una gomitata leggera nel fianco, a cui lui reagì facendo finta di sentire un grande dolore. Le loro risate incatenate portarono una nuova luce in quella già soleggiata mattina di fine maggio.
«Come sta tuo papà?» chiese Fred titubante, dopo qualche minuto di silenzio in cui la dolce Serpeverde continuava a sfogliare il grande tomo preso dalla biblioteca della scuola.
Lei sembrò diventare immediatamente pensierosa. «Sta... bene. Diciamo che la situazione a casa è sempre un po' spinosa. Durante le vacanze di Pasqua mi ha rivolto a malapena la parola... non ha preso molto bene la nostra amicizia. Continua a dire che è un oltraggio a mio nonno che sta ad Azkaban, un oltraggio a lui e all'onore della famiglia Rookwood, e altri discorsi legati al sangue che non sto nemmeno a ripetere. E credo che il pugno che ha ricevuto abbia ferito profondamente il suo orgoglio. Insomma, l'aria era davvero irrespirabile... ma almeno ho mamma. Ho passato tanto tempo con lei quando papà era fuori casa per lavoro, e adesso mi scrive lettere quasi ogni giorno... sta cercando di mediare con lui, sta provando a convincerlo che non c'è niente di male se tu fai parte della famiglia Weasley, se tu fai parte della mia vita. Spero che riesca ad ottenere qualche risultato per le vacanze estive, perché pensare di passare tre mesi così mi sembra davvero improponibile... invece tuo padre? Come sta? Ho visto che all'inizio di questo mese è venuto qua a scuola... per il memoriale, giusto?»
«Sì, il due maggio. Come ogni anno hanno organizzato la cerimonia celebrativa per i caduti della guerra... e quest'anno è venuto anche lui.»
Sua madre non aveva potuto presenziare (anche se avrebbe voluto come aveva espresso in una delle ultime lettere ricevute da lei) e lui si era sentito investito di un compito fondamentale, importantissimo. Sostenere il suo papà in quel giorno difficile. Ripensò alle parole che suo padre gli aveva sussurrato all'orecchio, mentre si aggrappava con forza a lui.
Se sono riuscito a venire oggi, è solo perché sapevo che ci saresti stato tu al mio fianco. Sei la mia roccia...
«Ma... cosa ne pensa di noi? Voglio dire, della nostra amicizia!» disse frettolosamente la ragazza, diventando di nuovo rossa come un peperone. Fred si chiese perché avesse quelle reazioni molto spesso, soprattutto quando era in sua presenza.
«Beh, ha accettato quasi subito la cosa. Credo che anche mia mamma abbia dato un contributo fondamentale, insomma... riesce sempre a calmarlo, a farlo ragionare. Figurati che in ogni lettera che mi scrive mi chiede di te! E quando stava per andare via dopo la cerimonia, mi ha chiesto dove fossi. Non è più arrabbiato, ma credo che forse non lo sia nemmeno mai stato...»
Franziska abbassò lo sguardo. «Freddie... ti invidio. Mio padre mi sta rendendo la vita un inferno per questa cosa... e invece per te sembra tutto così semplice... ma sono felice. E sappi che non demorderò. Voglio continuare ad essere tua amica, perché trovo davvero stupidi tutti questi discorsi sui purosangue, sulle case e sull'orgoglio... mi sono stufata...»
Fred circondò le sue esili spalle con un braccio, avvicinandola a sé. «Si sistemerà tutto, amica mia! Tuo papà capirà che non c'è niente di male ad essere amici con un Weasley, anzi! Non essere triste!»
«Chi è triste?»
«Buongiorno Vic! Fran è un po' triste perché ha deciso di studiare questo immenso mattone di domenica mattina, dille qualcosa anche tu!» disse con fare scherzoso Fred. «Vieni, siediti con noi!»
Victoire guardò entrambi con fare titubante. «Fred, lo sai come la penso... forse sarebbe meglio mettersi al nostro tavolo? Stanno arrivando anche Teddy e Alec, insieme a Linn e Erin. Eravamo fuori in giardino, si sta veramente bene con questo solicino! Ma vedo che qua non siamo i benvenuti...» sussurrò, spostando lo sguardo verso gli studenti di poco prima che stavano parlottando tra loro e lanciando occhiate storte verso di loro.
«Ma-» tentò di dire lui, venendo poi interrotto da Fran. «Freddie, Vic ha ragione. Forse è meglio andare al vostro tavolo... dai, vengo anche io! Così mentre pranziamo continuerò a parlarti di tutte le fantastiche creature che ci sono nella Foresta Proibita, e non solo!»
Si avviarono al tavolo dei Tassorosso, mentre venivano raggiunti anche dal resto del gruppo. Fred era molto felice di quella strana alleanza che si era creata tra loro dopo lo scherzo di inizio anno, e sentiva finalmente di aver trovato degli amici su cui poter contare. Si sentiva finalmente bene, accettato per ciò che era e non discriminato per il suo aspetto o la sua storia di vita.
Dopo il lauto pranzo gentilmente offerto dagli elfi domestici di Hogwarts, tutti erano estremamente sazi e decisero di andare a stendersi all'esterno. Fred propose di andare nel posto speciale che suo padre gli aveva mostrato, quello dove si rifugiava sempre insieme allo zio Fred, e tutti accettarono di buon grado.
«Questo posto è davvero spettacolare, Fred! Sono così felice che zio George te ne abbia parlato... potrebbe diventare il nostro posto, il nostro ritrovo!» esclamò Vic tutta entusiasta, mentre si godeva il tiepido sole pomeridiano appoggiata a Teddy.
«Beh, dovremmo comunque stare attenti, insomma... potrebbe uscire il Calamaro Gigante e trascinarti in acqua con lui!» rispose il ragazzo, mentre iniziava a farle il solletico e a ridere insieme a lei.
«Mi chiedo quando lo capiranno...» sussurrò Alec all'orecchio di Fred.
Lui si voltò perplesso, osservando i profondi occhi azzurri di suo cugino. «Che intendi?» chiese con ingenuità.
«Ma dai, guardali!» Alec fece un cenno con il mento, indicando Vic e Teddy che continuavano a fare la lotta, rotolandosi nel prato. «Mi sembra di rivedere mia mamma e mio papà durante le vacanze dello scorso anno. Siamo andati a fare un giro della Francia meridionale e c'erano un sacco di paesaggi collinari, con distese immense di erba! Facevamo spesso delle scampagnate o dei pic-nic, e ogni volta che ci stendevamo loro iniziavano a darsi fastidio e a ridere felici... proprio come stanno facendo loro!» disse piano.
Fred osservò ancora i suoi due amici, e realizzò. Si chiese come potesse non aver compreso prima, come avesse fatto a non rendersene conto. Loro due si guardavano in un modo speciale, e riconobbe in quello sguardo lo stesso con cui il suo papà guardava la sua mamma.
«Dici che...»
«Oh, sì!» aggiunse Fran, inserendosi nel discorso. «Me ne sono accorta anche io!»
Linn ed Erin fecero coro con l'affermazione della ragazze, osservando sognanti Vic e Teddy.
«Voglio anche io un amore così...»
«Già...»
«Ehm, adesso basta insomma» concluse Fred, visibilmente imbarazzato da certi argomenti. «Cosa potremmo fare oggi? Non abbiamo compiti, e a meno che qualcuno non voglia passare la giornata a studiare le creature magiche...» disse guardando la sua amica dai capelli scuri, che rispose con la linguaccia. «Ci sono idee?»
Teddy, con le guance ancora rosse dallo sforzo e dalla risata, si avvicinò di nuovo al gruppo. «Dobbiamo continuare a pianificare l'ultimo scherzo dell'anno! Manca poco alla fine della scuola, e non voglio farci cogliere impreparati!»
Fred rispose titubante: «Non so, Ted... non so quanto mi convenga, anzi quanto ci convenga!» disse indicando con un cenno della testa suo cugino. «Manca solo l'ultima partita di mercoledì prima della fine del campionato e dell'annuncio dei vincitori della Coppa delle Case, non vorrei giocarmi la possibilità di stare in squadra il prossimo anno, o di non essere presente per giocare la partita...»
«Nessun problema! Possiamo fare lo scherzo venerdì, che è effettivamente l'ultimo giorno dell'anno scolastico, così non rischi niente!» incalzò Victoire con gli occhi che brillavano.
«Non lo so...»
«Di cosa hai paura, Freddie?» chiese dolcemente Franziska, che sembrava essere l'unica ad aver compreso la sua incertezza.
«Il fatto è che... ci tengo troppo a questo ruolo. In questo anno ho dimostrato tanto, mi sono impegnato al massimo e anche di più, perché non voglio fallire... non voglio essere una delusione per mio padre, e nemmeno per mio zio. Voglio onorare la sua memoria, e se dovessi essere espulso oppure sospeso dalla squadra... ci resterei troppo male. Non penso mi perdonerei così facilmente...» disse sospirando.
«Fred, se quello che ti preoccupa è disonorare lo zio Fred, puoi stare tranquillo. Lui e zio George erano i re degli scherzi qua ad Hogwarts, ne hanno combinata una più del diavolo! E l'uscita di scena, con l'enorme drago che ha bruciacchiato il sedere della Umbridge...» rispose Alec, scatenando l'ilarità generale. «E poi, non ricordi come era orgoglioso quando a Natale gli abbiamo confessato dello scherzo che abbiamo fatto? Non stava più nella pelle, voleva sapere tutto, ma proprio tutto! Non farti problemi, se vuoi partecipare, lo faremo venerdì. In questo modo la scuola sarà finita, e non avranno nemmeno il tempo materiale per cercare i colpevoli.»
«Perché quando, e se scopriranno chi è stato...» disse Erin.
«Noi saremo già sul treno diretti alle nostre case!» concluse Linn.
«Beh... se la mettete così...»
Fred si convinse quasi subito. L'appoggio dei suoi amici era fondamentale, e si fidava talmente tanto di loro che dopo le loro rassicurazioni non ebbe più alcun dubbio. Avrebbero portato avanti lo scherzo, si sarebbero divertiti un mondo e nessuno avrebbe scoperto niente. Il suo posto nella squadra sarebbe rimasto sano e salvo e avrebbe concluso quel primo anno ad Hogwarts in maniera spettacolare.
«Vedrai... ci sarà da divertirsi!» disse Fran, mentre gli prendeva la mano rientrando al castello.
~~~~~~
Quella sera l'intero gruppo, sulla spinta dell'eccitazione per lo scherzo progettato per la fine dell'anno, decise di restare fuori dai dormitori ben oltre l'orario consentito dal coprifuoco. Si erano attrezzati di un enorme quantità di caccabombe gentilmente offerte dai Tiri Vispi Weasley (di cui Fred aveva fatto scorta durante le vacanze di Pasqua passate con suo papà) e si stavano divertendo da circa un ora a lanciarle nei corridoi e nei bagni di ogni piano, giusto per creare un po' di scompiglio e far impazzire Gazza. In quel momento si trovavano al sesto piano e stavano camminando, godendosi la tenue luce lunare che entrava dagli archi e dalle finestre.
«Mi sembra strano che non sia ancora comparso, di solito esce dalla sua stanza urlando dopo solo due esplosioni!» disse Alec ridendo.
«Forse starà facendo il bagnetto a quella sua gattaccia...»
«Dai, Teddy! Non offendere Mrs Purr! Certo, non è soltanto un gatto ma un aquila che ci scova in ogni angolo ma... è una vecchiettina! Una gatta così carina...» disse Vic, da sempre più sensibile verso gli animali.
«Nel libro che stavo studiando stamani ho letto che esistono i Kneazle, sono creature tanto simili a gatti, ma con il pelo più spesso e striato o maculato! Spesso sono aggressivi, ma si addomesticano con un po' di forza di volontà-»
«Fran, puoi smetterla di parlare solo di creature magiche? Se continui così, ci farai sfigurare! A proposito di gatti, chissà dov'è Stella adesso!» disse ridendo Fred.
«Secondo me sta facendo il bagnetto con Mrs Purr!» rispose Alec, facendo ridere tutti.
«Sciocchi mocciosi! Venite qua! Se vi prendo... vi faccio lucidare tutti i miei trofei con la lingua!»
La voce stridula di Gazza echeggiò nel corridoio e li fece trasalire. Una volta che il suo viso arcigno e il suo naso adunco comparvero da dietro l'angolo, i ragazzi non persero tempo, iniziando a correre a perdifiato fino alla fine del corridoio del sesto piano e poi su per le scale.
«Per di qua! Venite!» disse Teddy, tirando Vic per una mano e girando verso sinistra.
Le loro risate cristalline e pure pervasero i corridoi, le pareti, tutti i quadri appesi. Pix, il solito Poltergeist festaiolo e malandrino comparve improvvisamente, aggiungendo la sua risata malefica e terrificante a quelle dei ragazzini che correvano senza freno sotto di lui.
«Vi conviene andare di qua! Ah-ah!» urlò con la sua voce tremolante e stridula.
«Mi sa che ci conviene fidarci di Pix oggi!» urlò Fred, mentre spingeva delicatamente Fran lungo un altro corridoio dietro al fantasma. Guardandosi dietro vide che Linn ed Erin erano sparite, ma che Vic e Teddy li avevano seguiti.
A un certo punto, Victoire si fermò di scatto, facendo arrestare la corsa anche al suo amico dai capelli colorati. «Cos'è questa?» chiese con incredulità.
«Ragazzi, andiamo! Senti i suoi passi vicino! Se ci prende sono guai!» disse Alec tutto impaurito.
«Aspetta, Al... guardate, è appena comparsa una porta di legno! Ieri non c'era questa! C'era solo questo arazzo di Barnaba il babbeo bastonato dai Troll!» disse piano la bionda. «Vedete? È aperta!» disse sospingendo la porta delicatamente. «Entriamo qua, nascondiamoci!»
Non ci pensarono due volte e si infilarono di corsa dentro quello spazio angusto. Era una piccola stanza rettangolare che conteneva diversi attrezzi per la pulizia, come scope, stracci e secchi. Al lato destro e sinistro della stanza si trovavano due armadi di colore grigio, talmente grandi da dare la sensazione di riempire tutto lo spazio disponibile e infine, davanti a loro, si trovava un grande oggetto coperto da un lungo lenzuolo bianco che arrivava fino a terra.
«Per Tosca Tassorosso... c'è mancato poco!» esclamò Alec cercando di recuperare un respiro regolare. Si accasciò a terra, ansimando per lo sforzo e venne presto seguito dai suoi amici. Solo Fred, curioso come non mai, restò in piedi girovagando per la stanza.
«Come è possibile che questo posto ieri non ci fosse?»
«Te lo giuro, Freddie! Ieri stavo tornando dopo aver parlato con Lumacorno per la mia insufficienza al compito di Pozioni, e ricordo di aver osservato l'arazzo ma di non aver assolutamente notato questa stanza!» rispose Vic.
«Ti credo cugina, ma non capisco ancora come questo sia-»
«Forse so di cosa si tratta» disse Teddy serio.
Tutti lo osservarono con curiosità, aspettando che continuasse.
«Io... io credo che questa sia la Stanza delle Necessità».
Alec, Vic e Fran reagirono sorpresi e scioccati. «No, non è possibile-»
«Ma se è andata distrutta, me lo ha detto mio papà-»
«Che cos'è la Stanza delle Necessità?» chiese Fred, non capendo i riferimenti.
Teddy sospirò. «La Stanza delle Necessità è una stanza che compare soltanto davanti a un reale bisogno di qualcuno, sia per un insegnate che per uno studente. Al suo interno si troverà sempre ciò di cui uno necessita, appunto... solitamente è protetta da molti incantesimi che la rendono invisibile, infatti non compare nemmeno-»
«Sulla Mappa del Malandrino» terminò Fred, completando la frase del suo cugino acquisito.
«Me ne ha parlato Harry, il mio padrino... ma qualcosa non torna! Da quello che mi aveva detto, la Stanza era andata distrutta durante la guerra...»
«Sono anche passati quindici anni, probabilmente è stato ricostruita!» disse Fran, alzandosi in piedi. «Quindi, la nostra prima necessità era trovare un nascondiglio per evitare la punizione di Gazza... ma questi?» disse, indicando i due grandi armadi e l'oggetto coperto dal telo. «Scopriamolo!»
Iniziarono ad esplorare quel piccolo spazio chiuso, aprendo entrambi gli armadi e scoprendone il contenuto. Fran fu felicissima di trovare una decina di libri sulle creature magiche e sugli incantesimi, mentre Alec, Teddy e Vic trovarono nel secondo armadio una fornitura di dolciumi di Mielandia e di oggetti che sembravano provenire direttamente dal negozio di scherzi di suo padre.
«Oh, come sono felice!» disse Alec con le guance rosse dall'emozione. «Avevo una certa voglia di dolci, e con questi oggetti potremmo concludere il nostro ultimo giorno a scuola in modo trionfale!»
«E tu, Freddie? Non hai trovato niente?» chiese Vic, avvicinandosi a lui e circondando le sue spalle con fare protettivo.
«N-no... forse non desideravo niente ardentemente, o non avevo bisogno di niente...»
All'improvviso, Fran si avvicinò all'enorme oggetto e scoprì con forza il lenzuolo che lo copriva.
«Wow...»
Tutti restarono a bocca aperta, stupefatti per ciò che si era palesato loro davanti. Era un enorme e antico specchio, formato da una cornice di colore marrone scuro con intarsi pregiati sul lato e una serie di incisioni in una lingua che Fred ipotizzò essere latino. La parte superiore della cornice era a punta, con due piccole guglie appuntite laterali abbellite da strani disegni dorati. Lo specchio era completamente opaco, quasi rovinato, e sopra di esso si trovava la scritta Emarb eutel amosi vout linon ortsom.
«Che cos'è? E cosa significa questa frase?» chiese piano Fred, avvicinandosi a toccare la superfice liscia dello specchio.
«Non ci posso credere... non credevo che esistesse davvero, o che fosse ancora qua dentro... Harry mi aveva detto che Silente lo aveva spostato in un luogo più sicuro!» disse Teddy, visibilmente eccitato.
«Ma cos'è? Vuoi spiegarci, Ted?»
«Vic, questo è lo specchio delle Emarb. È uno degli artefatti magici più conosciuti e misteriosi di tutto il mondo magico, ed è uno specchio che mostra quello che ognuno di noi brama veramente dentro al proprio cuore! Harry me ne ha parlato moltissimo, mi ha raccontato di quando lo ha usato a scuola al suo primo anno, di come gli ha permesso di recuperare la pietra filosofale! Comunque quella frase va letta al contrario, significa "Mostro non il tuo viso ma le tue brame!" Harry mi ha spiegato che solo chi è puro di cuore riesce a vedere qualcosa specchiandosi...»
«Proviamo allora!» Alec si avvicinò velocemente e si posizionò di fronte all'oggetto magico. «Oh, guarda! Sono grande, ho la fascia di capitano al braccio e faccio parte della squadra dei Chudley Cannons! Che bello!»
«Fammi provare, Al! Oh! Sono al San Mungo, faccio la Curatrice! Che bello, è proprio quello che vorrei!» disse tutta eccitata Victoire.
Fran si avvicinò lentamente e dopo essersi specchiata restò in silenzio. Una singola lacrima cadde sul suo volto, e Fred se ne accorse. «Ehi... cosa stai vedendo?»
La ragazza lo abbracciò improvvisamente, mentre scoppiava a piangere. «Oh, Freddie...»
«Cosa? Cosa hai visto?»
«Io... io ho visto me stessa a lezione di incantesimi. E Vitious mi chiamava per rispondere ad una domanda... ma il mio cognome era diverso. Non mi chiamavo più Franziska Rookwood ma Weasley... e io ero felice. Capisci? Ero felice di non far parte della mia stupida, stupida e malvagia famiglia di Mangiamorte... ero felice perché facevo parte della tua famiglia, e nessuno mi giudicava per il mio volerti bene... non avevo nessuna aspettativa da raggiungere, potevo solo essere felice... felice con voi, con te...»
Fred sentì un vuoto dentro di fronte alla sofferenza della sua piccola amica. Cercò di consolarla per quanto possibile, ma sembrava davvero a terra.
«Fran, ascolta... presto la tua famiglia capirà che non c'è niente di male nella nostra amicizia. Vedrai, presto passerà tutto! Tua mamma è dalla tua parte, e tuo papà cambierà idea... e se non lo farà, chi se ne frega! Io ti voglio bene in ogni caso, non mi interessa del tuo cognome o della tua famiglia! Tu sei tu, e sei un'amica speciale. E io non ti voglio perdere».
La ragazza annuì piano, mentre un piccolo sorriso comparve sul suo volto, raggiungendo i suoi limpidi occhi azzurri. «V-va bene. Anche io ti voglio bene, Freddie.»
Dopo il momento di sconforto scongiurato, Freddie si avvicinò di soppiatto allo specchio, impaurito di cosa avrebbe potuto scorgervi dentro. Buttò lo sguardo verso Teddy, che era rimasto rigido in fondo alla stanza dopo il pianto di Franziska.
«Lo facciamo insieme? Che ne pensi?» chiese tendendo una mano verso di lui. Aveva compreso il suo turbamento, lo condivideva. Anche lui era terrorizzato all'idea di vedere dentro lo specchio qualcosa di molto, molto doloroso.
«S-sì... va bene» rispose Teddy, cercando di acquisire sicurezza.
Si guardarono insieme, e presto Fred sentì la mano del suo amico tremare.
«Mamma... Papà...»
«Oh, Teddy... cosa vedi?» chiese Victoire, trattenendo le lacrime.
«Loro sono... belli. Sono insieme, e sono felici. Mi tengono per mano, mi stanno dicendo che sono orgogliosi di me... che mi vogliono bene».
Nonostante il dolore che vide comparire sul suo volto, Teddy restò quasi impassibile. Le lacrime sfuggirono al suo controllo ma lui le accolse con integrità, senza spezzarsi in due. Sembrava stoico e fermo nella sua sofferenza.
«Sono fiero di te, amico mio» esclamò Fred, stringendo ancora di più la presa sulla sua mano.
Cercò poi di concentrarsi sulla visione che l'oggetto gli stava restituendo e sentì dentro al cuore espandersi un calore immenso. Dietro a lui, nello specchio, si trovavano sua madre Isabelle e suo padre George, felici e spensierati. Si tenevano per una mano mentre le altre erano posate sulle sue spalle. Si lanciarono uno sguardo carico di amore e di tenerezza e lui ripensò immediatamente all'ultima volta in cui aveva parlato con sua madre di quell'argomento: pensò che ciò che stava vedendo non fosse così lontano dalla realtà.
Dopo diversi minuti, i loro amici li riportarono all'ordine e tutti constatarono la necessità di rientrare ai propri dormitori. Uscirono dalla Stanza delle Necessità di soppiatto, cercando di non farsi scoprire da Gazza, che però sembrava essersi volatilizzato.
Dopo aver riaccompagnato Fran ai dormitori nei sotterranei, si diressero verso le loro stanze.
«Ehi, Freddie... grazie» disse Teddy in un sussurro, mentre lo fermava posando una mano sulla sua spalla. «Senza di te non avrei avuto il coraggio di guardare in quello specchio... ma vedere la mia mamma e il mio papà mi ha fatto bene. Vederli in foto a volte non mi basta, mentre così... è stata resa loro giustizia. Grazie per aver desiderato di vedere i tuoi... così hai permesso anche me di farlo. Te ne sono grato.»
Freddie provò una felicità senza precedenti. «Oh, Teddy... non ringraziarmi. Gli amici servono a questo, no?»
Finalmente era stato utile per il benessere di uno dei suoi migliori amici. Finalmente, aveva restituito loro il favore.
Finalmente, si sentiva completo.
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I capitoli dal punto di vista di Fred sono sempre difficili da scrivere per me, soprattutto se si tratta di ambientarli ad Hogwarts. Spero di non aver deluso le aspettative!
Al prossimo capitolo, baci stellari💥💫
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