XXIX
Consiglio di ascoltare la canzone suggerita nel punto del testo indicato da una freccia
Love, I have wounds
Only you can mend
You can mend, oh, oh, oh
I guess that's love
I can't pretend
I can't pretend, oh, oh, oh
Feel, my skin is rough
But it can be cleansed
It can be cleansed, oh, oh, oh
And my arms are tough
But they can be bent
They can be bent
And I wanna fight
But I can't contend
I guess that's love
I can't pretend
I can't pretend
Oh, oh, oh, oh
Oh, feel our bodies grow
And our souls they play, yeah
Yeah love I hope you know
How much my heart depends, yeah
But I guess that's love I can't pretend
I guess that's love I can't pretend, oh, oh
But I guess that's love I can't pretend
I guess that's love I can't pretend, oh, oh
Oh, feel our bodies grow
And our souls they play, yeah
Yeah love I hope you know
How much my heart depends, yeah
I guess that's love
I can't pretend
I can't pretend
I guess that's love
I can't pretend
I can't pretend
«Come ti senti?»
Isabelle voltò piano la testa verso Sammy, seduta accanto a lei. La sua dolce, meravigliosa amica le stava accarezzando dolcemente il dorso della mano, osservandola con uno sguardo molto preoccupato. Erano posizionate sul davanzale della finestra della sua camera, ormai diventato il suo posto sicuro. Vi si rifugiava praticamente da mesi: quando era in dubbio, quando era confusa, quando era triste o quando la sensazione di non farcela sembrava inondarla. Si sedeva lì, sulla superfice fredda, mentre osservava il panorama della città di Londra che si svolgeva di fronte a lei. E si sentì protetta anche in quel momento, soprattutto perché non era sola ad affrontare tutta quella situazione tremendamente difficile.
«Mi sento... strana. È complicato da spiegare, ma finalmente sento di essermi tolta un peso dal petto. Un peso che io stessa ho caricato... per adesso è una bella sensazione. Spero che continuerà ad esserlo.»
«Ma certo che lo sarà! Hai solo preso la scelta giusta, Bel. Non potevi continuare a fingere! Ehi, è prosecco questo?» chiese ad alta voce Pam, mentre curiosava dentro il piccolo frigo bar della sua stanza di albergo.
Dopo il disastro del matrimonio di Beth e Caroline, le due sorelle non avevano esitato un secondo a seguirla, sostenendola e incoraggiandola. Si erano offerte di riaccompagnarla in camera, l'avevano aiutata a svestirsi e farsi un bagno rilassante e in quel momento la stavano riempiendo di qualcosa a cui per troppo tempo aveva rinunciato: l'amore e l'affetto delle sue due migliori amiche.
Mentre stappava la bottiglia già iniziata di prosecco, Pam si risistemò sul letto. «Dico sul serio. Era ora che tu ammettessi il tuo amore per George. La situazione stava iniziando a diventare assurda!»
Sapeva che Pam aveva ragione. Sentiva di aver finalmente ritrovato la sua tanto agognata libertà. E non si trattava di qualcosa di fisico. No, il senso di libertà che percepiva espandersi e aprirsi nel suo petto era riferito alla gabbia in cui si era relegata per undici, lunghissimi anni e alle catene strette intorno ai suoi polsi. Ma, finalmente, tutto sembrava essere arrivato a un punto di svolta. Ed era davvero sollevata di non sentirsi in colpa nemmeno un po'.
«Beh, al momento mi sembra tutto così assurdo... mi dispiace così tanto per lui...» esclamò lei, riferendosi a Lucas. «Voi... voi non sapevate niente, giusto? Di tutto quello che ha organizzato, intendo...»
«Te lo giuro, tesoro. Non eravamo a conoscenza di niente. Con noi non ha parlato-» iniziò a dire Sammy.
«E nemmeno con Lee, anche perché me lo avrebbe detto. Sicuramente avremmo cercato di farlo desistere, insomma non era il luogo né la situazione giusta...» concluse Pam, mentre iniziava a versarsi una generosa dose di alcool in un calice, ricevendo per questo un occhiataccia da sua sorella maggiore. «Che c'è? Dopo quello che è successo oggi sono agitata, ho bisogno di distendere i nervi!»
«Oh... ho capito. M-mi dispiace... sento di aver combinato un casino...» sussurrò abbassando lo sguardo. «Razionalmente so che ho fatto la cosa giusta... spero solo che Beth e Caroline non se la siano presa. Sono scappata via così, di corsa! E poi Fred, insomma... l'ho lasciato lì, completamente da solo!»
«Bel, non preoccuparti. Sono sicura che capiranno, erano sconvolte tanto quanto noi!» rispose Sammy, cercando ancora una volta di consolarla posizionando un braccio sulle sue spalle.
«E poi Fred non era solo. Quando sono tornata dagli altri per avvisare che ce ne stavamo andando era insieme ad Alec e Charlie! Non preoccuparti di queste cose, adesso pensa solo a te!» concluse Pam con fare deciso. «Tuo figlio capirà la situazione e il tuo stato d'animo!»
Chiudendo gli occhi ripensò a ciò che era accaduto giusto qualche ora prima. In automatico, la sua mente la riportò al contatto della mano calda di George contro la sua pelle tiepida, alla vicinanza del suo corpo. Isabelle, forse per la prima volta da quando lo aveva incontrato di nuovo, non aveva voluto mentire a sé stessa. Non era riuscita più a dire bugie. Non poteva più farlo, ormai.
Sono del tutto, assolutamente e incondizionatamente ancora innamorata di te. E non posso farci niente... e non voglio più combattere contro le mie paure. Voglio solo lasciarmi andare.
Così, qualcosa era scattato nella sua testa. Ogni tassello era andato al suo posto, restituendole una consapevolezza finalmente limpida da tutte le barriere che si poneva. Era pronta per perdonare George. Era pronta per provare, nonostante le estreme difficoltà che avrebbero entrambi dovuto sostenere, a dargli una nuova chance. Ad essere per la prima volta una vera famiglia. Loro due, Fred e nient'altro.
Ne aveva avuto la conferma anche quando, completamente a sorpresa, si era ritrovata Lucas in ginocchio davanti a sé. Con il suo sorriso smagliante e bellissimo, con i suoi occhi scuri, con un meraviglioso anello in una mano e un mazzo di rose nell'altro.
In quel momento avrebbe dovuto pensare a quanto bella, stupenda sarebbe stata la vita insieme a lui. A lui che l'aveva sostenuta per anni, a lui che non si era mai tirato indietro di fronte a niente. A lui, che aveva combattuto per lei da sempre, e che forse lo avrebbe fatto per sempre.
Ma l'unica immagine che era riuscita a visualizzare chiaramente era ben diversa da quella che si aspettava. In un secondo si era ritrovata catapultata avanti di vent'anni, con una fede al dito che pesava più del piombo. La sua vita con Lucas, piena di amore a senso unico, triste e vuota... la desolazione nel non poter più avere niente a che fare con George. Il non poter passare più le mani tra i suoi morbidi e lunghi capelli, accarezzare le sue spalle, il suo petto, il suo volto. La mancanza delle sue labbra fresche su ogni parte del suo corpo.
«No, non ti voglio sposare. Mi dispiace»
Ogni passo successivo aveva rappresentato un gradino sempre più alto verso la sua liberazione. E se anche un singolo dubbio poteva esser passato in lei, si dissipò non appena cadde di nuovo tra le braccia dell'amore della sua vita. L'unica persona che l'avesse mai compresa con uno sguardo, l'unica che le avesse fatto ripartire il cuore. E proprio di fronte a quegli occhi pieni di terrore di perdersi, lei capì di aver compiuto finalmente la scelta migliore.
Non poteva più vivere senza di lui.
«Isabelle, ascolta... non preoccuparti di niente. Hai soltanto fatto ciò che era meglio per tutti. Per te, per George, e soprattutto per Freddie. Lui ha bisogno della sua famiglia unita, e non si merita di vivere ancora nella menzogna, come non te lo meriti tu. Non colpevolizzarti, anzi adesso cerca di rimetterti in sesto dopo questa serata così caotica. Che ne pensi?» chiese sorridendo Sammy.
«Già, Bel. Adesso devi solo riposare, stare tranquilla e perché no... magari potresti anche chiamare George più tardi! Sai, per riprendere certi discorsi lasciati in sospeso!» Il sorriso genuino e malizioso di Pam provocò una risata sincera anche in lei, e ben presto le tre amiche si trovarono a ridere a crepapelle proprio come un tempo. Era una sensazione stupenda, e Isabelle sperava dentro di sé che sarebbe durata per sempre. Aveva bisogno dei suoi angeli custodi, in quel momento più che mai.
«Sono felice che tu abbia seguito il tuo cuore. È stato un processo graduale-»
«Dì pure eterno» fece eco Pam con una smorfia, interrompendo la sorella.
«Stavo dicendo» continuò Sammy, lanciando l'ennesima occhiata storta della giornata. «È stato graduale, ma tu avevi bisogno di questo tempo. Avevi bisogno di arrivare a compiere un passo dentro di te, prima di farlo all'esterno e verso gli altri. Siamo tanto orgogliose, Isabelle.»
Il rumore della porta che si apriva le interruppe, facendo sussultare tutte e tre. Un lieve luce si aprì nella penombra che lei stessa aveva richiesto alle sua amiche non appena rientrate. Le piaceva stare così, e anche in quel momento le sembrò di riuscire a concentrarsi meglio crogiolandosi in una semi oscurità. Quello che non si aspettava minimamente, però, era di scorgere lo sguardo sconvolto di Lucas.
L'uomo si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi poi contro e chiudendo gli occhi. Indossava ancora il completo del matrimonio di qualche ora prima, anche se la cravatta era stata tolta e la camicia allentata. Isabelle si rese conto ancora una volta di quanto fosse bello, ma allo stesso modo ebbe ancora una volta la conferma che non era lui la persona che le faceva battere il cuore.
«Credo che sia il momento di andare. Non trovi, Sammy?» disse Pam, mentre si alzava velocemente e raccoglieva le sue cose. Sammy fece lo stesso, chinandosi poi per sussurrarle all'orecchio. «Se hai bisogno di qualcosa chiamami subito. Non farti problemi... noi ci siamo per te». Lo sguardo dolce e pieno di amore che la sua amica le rivolse le fornì la forza necessaria per affrontare lo scontro imminente che la attendeva.
«Ciao piccola, ci sentiamo dopo» disse Pam, mentre la stritolava in un abbraccio. «Sei forte, ce la farai. Segui il tuo cuore» disse piano al suo orecchio. Poi le rivolse un sorriso speciale e si avviò verso la porta.
«Ciao Lucas» disse Sammy, seguita a ruota da Pam. Le due sorelle uscirono e lei si ritrovò da sola, a dover affrontare di petto il peso delle sue scelte. Il silenzio tra loro era spettrale, incredibilmente disagiante e tagliente. Isabelle, colta da una sicurezza mai avuta prima in sua presenza, lo volle spezzare immediatamente. «Lucas, ascolta-»
«Da quanto tempo va avanti?»
Le parole le morirono in gola. Restò così, spiazzata e atterrita.
«Rispondimi. Da quanto tempo va avanti?» ripeté lui, alzando lo sguardo e mostrando finalmente due occhi gonfi e rossi.
«Io non capisco-»
Lucas improvvisamente colpì la porta con il palmo della mano, facendola trasalire. «Non fare finta di niente! E non trattarmi come uno stupido! Pensi che non vi abbia visto? Dopo avermi detto no ti sei buttata tra le sue braccia... quindi, da quanto tempo va avanti tra voi?»
«Da quando sei tornato a Columbus...» confessò la donna, abbassando lo sguardo.
«Non posso crederci. Dopo tutto quello che ti ha fatto, dopo tutto il male che ti ha procurato! Come hai potuto farti una cosa del genere? Come hai potuto farla a me, o a Fred? Non hai un minimo di rispetto per te stessa o le persone che dici di amare?» esclamò amareggiato.
«Lucas, fammi spiegare-»
«Cosa vuoi spiegare, Isabelle? Sei tornata insieme alla persona che ti ha tradito, che è stato a letto con un'altra e che non ha esitato nemmeno per un istante a farlo, la persona che ha avuto il coraggio di mentirti in faccia! Come hai fatto? Devi volerti davvero tanto male...»
«E sentiamo, cosa avrei dovuto fare?» chiese risoluta, alzandosi. Si avvicinò a lui piano, mentre lo osservava negli occhi. «Avrei dovuto continuare a fingere? Continuare a costringermi in una relazione che non mi rende felice?»
Lucas sbuffò, amareggiato. «Mi vorresti dire che non sei mai stata felice con me?» Restò in attesa, con uno sguardo a metà tra lo speranzoso e il rassegnato.
«Forse... forse lo sono stata. Per molto tempo sono stata felice di avere una persona meravigliosa come te al mio fianco. Perché tu sei davvero fantastico, sei gentile, dolce e premuroso. Ti sei preso cura di noi senza esitazioni, e non potrò mai scordarmi ciò che hai fatto. Te ne saremo eternamente grati. Ma non sono mai stata felice al cento per cento... perché il mio cuore è sempre appartenuto solo e soltanto ad una persona. Al padre di mio figlio».
Lucas sgranò gli occhi, che subito dopo si inumidirono. «Perché mi dai queste pugnalate al petto?» chiese flebilmente.
Isabelle non ebbe bisogno di chiedere a cosa si riferisse. «Perché lo amo, perché solo così mi sento bene. Perché è la cosa giusta da fare, e perché ho bisogno per una volta di fare qualcosa per me. Di seguire ciò che mi fa stare bene. Mi sono mangiata dall'interno per giorni per ciò che ti ho fatto... credimi, mi sono sentita e mi sento tremendamente in colpa. Non te lo meriti. Non ti meriti il trattamento che ti ho riservato, meriteresti solo di essere felice... ma non sono riuscita a resistere. Il mio cuore per una volta ha fatto da padrone, e non sento di dovermi incolpare per questo. Non lo faccio da troppo tempo... forse non l'ho mai fatto. Ed era arrivato il momento che qualcosa cambiasse in me».
Lucas intrecciò delicatamente le loro mani. «Io sono felice, lo sono con te! E possiamo ancora farcela, possiamo superare tutto questo, essere di nuovo come un tempo... io posso perdonarti per essere stata di nuovo con lui, posso farcela... per te.» Cercò di avvicinarsi per lasciarle un bacio sulla guancia, ma lei si scansò.
Incastonò i loro occhi, decisa a essere finalmente e del tutto sincera con lui. Il momento della verità era lì, davanti a lei, e non aveva intenzione di attendere un solo minuto in più. Basta bugie, basta segreti. «Lucas, non si tratta di perdono. Io non ti amo.»
«C-cosa?»
Lo sgomento sul volto dell'uomo che si era preso cura di lei per anni le spezzò il cuore. Ma voleva continuare, doveva farlo. Per l'amore e il rispetto che voleva iniziare a coltivare verso sé stessa, per il rispetto verso la sua famiglia. «Credo di non essere mai stata innamorata di te. Sono stata innamorata dell'idea che rappresentavi, della tranquillità e della stabilità che mi davi. Ma non ti amo. E mi dispiace essere riuscita ad ammetterlo solo adesso, dopo averti dato questa delusione enorme... dopo averti spaccato il cuore. Ho combinato un casino dopo l'altro nel corso degli ultimi dieci anni ma sento finalmente di aver preso la scelta giusta. Il mio cuore non è più in tumulto, il mio animo non è più in balia della tempesta. Sento una quiete senza precedenti... l'ho provata solo dopo averti detto no. Dopo aver guardato George negli occhi e aver percepito un esplosione di fuochi d'artificio dentro di me. Dopo aver ammesso a me stessa che sono pronta a perdonare il suo tradimento, a metterci una pietra sopra e andare avanti. Mi dispiace così tanto Lucas... ma adesso basta finzioni. Basta menzogne. Credo che entrambi ci meritiamo di andare avanti con la nostra vita, alla ricerca della felicità. Perché io sono sicura che anche tu, da qualche parte, troverai la tua. E non voglio più essere ciò che frena entrambi dal vivere ed essere estremamente, infintamente felici».
Lucas lasciò le sue mani con un gesto di stizza e iniziò a girare per la stanza, portandosi a più riprese le mani tra i capelli con fare nervoso. «Non capisco perché! Come fai a perdonarlo? Non puoi! Tu non puoi farti questo, non puoi farmi questo!»
«Lucas, ti prego...»
All'improvviso l'uomo cambiò espressione, ritornando a quella di qualche minuto prima. Sconvolto, affranto, triste. Appoggiò le mani sulle sue spalle e la guardò intensamente negli occhi. «Possiamo farcela, possiamo superare anche questa! Perché io lo so che sei confusa, so che non stai ragionando in questo momento... io so che mi ami!»
Lei scosse la testa energicamente, mentre le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Quella conversazione la stava annientando, disintegrando. Ma doveva continuare, non poteva più tornare indietro ormai. Doveva tirare fuori tutto, per quanto dolore avrebbe potuto causare. «N-no... non è così, non ti amo...»
Lucas esplose in un lamento strozzato, disperato. Si avvinghiò a lei, stringendola a sé, «Ti prego, ti prego... ti prego! Non può essere vero... non è vero! Dimmi che non è vero! Non mi puoi lasciare, non così... non per lui!»
Isabelle cercò di riprendere in mano la situazione. «Ascoltami bene adesso.» Si staccò dal contatto e lo fissò intensamente negli occhi. «Basta. Basta fingere qualcosa che non c'è. Anche tu hai fatto lo stesso per anni, fingendo di non capire i miei veri sentimenti, portando avanti qualcosa che è sempre stato a senso unico. Mi assumo la responsabilità delle mie azioni, ho sbagliato tanto... ma adesso basta. Ti prego. Non ce la faccio più.»
«Isabelle...»
«Fermati. Fermati a pensare, e capirai che è la scelta giusta. Fidati di me».
E, finalmente, Lucas si fermò. Il suo pianto disperato frantumò il cuore di Isabelle in mille pezzetti, ma era disposta a sostenere un tale dolore. Perché dentro quel dolore c'erano i semi di una nuova rinascita... per entrambi.
Restarono insieme per tutta l'ora successiva, intervallando piccole discussioni a momenti di pianto senza fine. Isabelle aprì il suo cuore, confessando cose mai dette, confessando tutto.
«Non posso credere che stia davvero finendo...» disse con voce flebile Lucas. «Avevo organizzato tutto questo per te, per noi. Le rose, l'anello...»
«Lo capisci? È proprio questo il punto. Io odio le rose... ma tu non lo sai. Anche in una situazione completamente diversa avrei detestato questa esternazione d'amore in un giorno così importante come quello della mia dolce Beth... sarebbe stato come offuscarla, e non avrei voluto per niente al mondo. Ma tu lo hai fatto lo stesso.»
«Ho combinato un casino» disse amareggiato Lucas abbassando lo sguardo. «Credevo che ti avrei reso felice... che saremmo stati felici».
«No... no. Non hai combinato proprio niente. Hai solo seguito le tue sensazioni. Ma vedi, questo deve farci riflettere. Credo che entrambi abbiamo idealizzato l'altro all'interno della relazione. E questo non può più continuare, non credo che sia giusto precluderci di essere felici e spensierati solo per costringersi ancora di più in qualcosa che già dall'inizio ci andava stretto...»
«Tu non mi sei mai andata stretta! Sei l'amore della mia vita» disse lui con voce tremante. «Non posso ancora credere che tutto questo sta per finire...»
L'uomo passò una mano tra i suoi capelli e lei lo lasciò fare. «Ti prego... siamo ancora in tempo... ripensaci...»
«Basta, Lucas. Ho preso la mia decisione... è arrivato il momento per entrambi di rispettarla» rispose risoluta.
«Io... io non credo di farcela. Ho bisogno di tempo, tempo per... metabolizzare la cosa». Si alzò in piedi improvvisamente, allontanandosi da lei e avviandosi verso la porta.
«Ti prego, non reagire così!»
L'uomo non rispose alla sua affermazione. «Spero che mi permetterai di vedere ancora Fred, per me è come se fosse un figlio...» disse mentre si voltava e mostrava i suoi occhi. Erano di nuovo rossi dal pianto e dalla disperazione.
«Fred continuerà ad essere presente per te, puoi starne certo. Non potrei mai negarvi di passare del tempo insieme... tu lo hai cresciuto. E non perderai mai il posto speciale nel suo cuore. E non lo perderai mai nemmeno nel mio. È una promessa».
L'uomo, dopo aver sospirato pesantemente, si girò mostrandole la schiena e pronunciò a voce bassa: «Prolungherò la tua aspettativa fino alla fine dell'anno. Poi dovrai decidere se licenziarti oppure tornare a lavorare in azienda... ti metterò in contatto con l'amministrazione, e comunicherai la tua decisione. Ci vediamo, Isabelle».
Quelle furono le ultime parole che si scambiò con Lucas. L'uomo uscì dalla stanza sbattendo la porta, e la lasciò in uno stato di profonda tristezza. Ma al contempo, percepì una nuova sensazione. Un senso di calore si aprì il lei, avvolgendola completamente. Si addormentò così, con lo spirito martoriato ma sicuramente più leggero.
Anche se la strada sarebbe stata in salita...
Aveva compiuto la scelta giusta.
~~~~~~
—> I can't pretend
Una sensazione di piacevole calore sul suo volto le fece aprire lentamente gli occhi. Subito dopo li aprì completamente, sorpresa.
«C-che ci fai qua?» chiese con la voce ancora assonnata. «Come sei entrato?»
George si trovava seduto sul letto a fianco a lei e le stava accarezzando dolcemente il viso con il dorso della mano. «Ciao, amore... spero di poterti chiamare così, dopo le dichiarazioni di questa sera» disse con un piccolo sorriso. «Comunque ti sei scordata che sono un mago? L'incantesimo per l'apertura delle serrature si fa al primo anno, è un gioco da ragazzi!» disse con un occhiolino.
Lei si sentì imporporare le guance, ma non se ne vergognò. Voleva che George vedesse tutto di lei. Voleva di nuovo potersi aprire, lasciar andare al loro travolgente e immenso amore. Non voleva più nascondergli niente, ormai.
«Beh, potrei iniziare a farci un pensierino» sussurrò, mentre si tirava su appoggiandosi allo schienale del letto.
Dopo quelle parole, il lieve sorriso di George venne risucchiato immediatamente da un'espressione cupa, preoccupata. I suoi occhi si abbassarono così come il capo. «Che succede, George?» disse tirandogli su il volto dolcemente e costringendo i loro occhi ad incontrarsi di nuovo. «Non fraintendermi, sono immensamente felice che tu sia qui, anche se forse non mi crederai ma... è successo qualcosa? È per Fred?» chiese apprensiva.
Lui scosse piano la testa. «No, stai tranquilla. Fred sta bene, al momento è a dormire alla Tana insieme ad Alec. Non sono qui per lui... ma per parlarti di una cosa molto importante».
Isabelle restò a bocca aperta, incapace di articolare alcun suono. Improvvisamente un onda anomala di paura la investì, rendendo difficile persino respirare. Una serie di scenari terribili si palesarono davanti ai suoi occhi, facendole provare brividi e sudore allo stesso momento. Anche se tu mi ami io non ti desidero più, e non posso più fingere i miei sentimenti per Verity, la amo immensamente e-
«Bel».
La donna si riscosse dai suoi torbidi pensieri, osservando i magnetici occhi color nocciola di George, in quel momento pieni di preoccupazione.
«A cosa pensi?» chiese lui, spostando la mano dal suo volto ai suoi capelli. «Non starai mica partendo con i tuoi viaggi mentali?»
«H-ho... ho paura che tu sia qua per dirmi qualcosa di brutto. Insomma, ho aspettato troppo per decidere cosa fosse meglio per me e la mia felicità, e sarebbe lecito anche non avere più voglia di investire tempo ed energie con me che-»
«Isabelle... ferma il treno, ti prego. Comprendo la tua paura, ma non devi temere niente. Il mio cuore questa sera è scoppiato di gioia, perché finalmente hai preso la direzione giusta... non so cosa succederà, non lo posso prevedere ma sono tanto curioso di scoprire cosa ci riserverà la vita insieme. Ma non è per questo che sono venuto subito qua da te...»
Una terribile sensazione di panico si insinuò in lei. «Che è successo allora?»
«Credimi, non so davvero da dove cominciare. Quando me lo hanno raccontato credevo che fosse tutta una menzogna, insomma la mente di una persona comune troverebbe difficile, se non impossibile pensare che una cosa del genere possa essere davvero accaduta... ma la verità è questa, e non posso farci proprio niente.»
«Ma di cosa stai parlando? Puoi essere più chiaro?»
George fece un lungo sospiro e si passò in modo nervoso una mano tra i capelli. «Dopo che te ne sei andata questa sera ho cercato di seguirti. In quel momento il mio unico desiderio era poterti abbracciare, baciare e iniziare a recuperare tutto il tempo che abbiamo perso stando lontani. Ma sono stato fermato, anzi placcato da Alicia e Katie che avevano da raccontarmi alcune cose.»
Il petto di Isabelle iniziò ad andare su e giù più velocemente. Il suo sguardo perplesso valse più di mille parole e spinse George a continuare. «Ho pensato molto in queste ore a quale sarebbe stato il modo migliore per comunicarti questa notizia, e ogni scenario che mi è venuto in mente non andava a finire bene. Così ho pensato che l'unica cosa giusta da fare fosse venire qua, a dirti tutta la verità. Una verità che ci è stata negata per anni, che ci ha tenuto lontani ingiustamente.»
Isabelle deglutì rumorosamente. «Di che verità stai parlando?»
«Il maledetto giorno in cui le nostre vite sono finite, undici anni fa... era una bugia. Una grande, enorme e disastrosa bugia. A-angelina...» disse con voce roca, mentre stringeva i pugni «Angelina ha deciso per noi. E ha fatto una delle cose più ignobili che esistono sulla faccia della terra, ha toccato il fondo, io non me lo aspettavo da lei, credevo che mi volesse bene, ma mi sbagliavo.»
«Oh mio dio, che cosa ha fatto?» esclamò, mentre un terrore sordo si fece strada in lei.
«Non so come dirtelo, quindi lo dirò e basta, proprio come hanno fatto le ragazze prima con me. Angelina... Angelina mi ha drogato, quella sera di tanti anni fa. È andata a procurarsi una pozione d'amore magica del tutto illegale per il Ministero, e ha ben pensato di inserirla nella bottiglia di alcool che mi ha gentilmente offerto. Io non ero più in grado di intendere o di volere, ero sotto l'effetto magico di quella roba. È per questo c-che... è p-per que-questo che...»
Le mani di George iniziarono a tremare dalla rabbia e dal nervosismo, e lei le prese tra le sue per infondergli tranquillità, anche se dentro di sé non ne percepiva nemmeno un po'. La bomba che George aveva sganciato le aveva immediatamente creato un cratere dentro al petto. Non poteva credere alle sue orecchie. Angelina si era permessa di fare una cosa così vergognosa da farle rivoltare lo stomaco. Il senso di nausea si fece sentire forte e chiaro, immediatamente.
«Quindi... non siete stati a letto insieme?» chiese, sperando in una risposta che però non arrivò.
«Oh, tesoro... quanto vorrei poterti dire che non è successo. Quanto vorrei poterti dire che è stato tutto un malinteso... ma non è così. Anche io avevo dei dubbi, ma... anche Alicia e Katie me lo hanno confermato. La pozione era così potente che per me sarebbe stato umanamente impossibile resistere. Io... ho fatto sesso con lei. E credimi, in questo momento sono così arrabbiato, mi sento così sporco, così violato nel mio essere che... oh, non ce la faccio».
Le lacrime iniziarono a scendere sul volto scavato dalla preoccupazione e trasformato dalla rabbia. George venne scossi da singhiozzi incontrollati, e si accasciò contro il suo petto, lasciandosi andare ad anni di amarezza, rimorso rivolto contro sé stesso. Di odio puro e profondo, di dolore.
«Per colpa sua ti ho perso, per colpa sua ti ho fatto del male... io non volevo! Non lo avrei mai fatto, anche se ero davvero furioso con te quella sera... ma non mi sarei mai permesso di tradirti, ti amavo così tanto, ed ancora è così, io non ci posso credere-»
«George...» disse piano lei, mentre gli accarezzava i capelli. L'emozione fortissima che entrambi stavano provando provocò anche in lei un pianto, stranamente però silenzioso e controllato.
«Ho perso tutto, quel giorno. Ho creduto per anni che fosse stata solo colpa mia, mi sono quasi ucciso per questo. Non volevo più vivere senza di te, non volevo più vivere con il peso di aver ferito il tuo meraviglioso cuore. Ho perso gli anni migliori della mia vita, mi sono ridotto ad un essere immondo e ignobile, mi sentivo un mostro e non riuscivo nemmeno a guardami allo specchio! Pensavo che farla finita sarebbe stata la cosa migliore, avrei liberato tutto il mondo magico da una nullità, da una persona che valeva meno di zero... e invece l'unica persona da incolpare è la donna che credevo fosse mia amica, una delle persone di cui mi fidavo di più al mondo...»
Lei non seppe cosa dire. Si sentiva completamente, del tutto sconvolta. Non poteva credere che Angelina si fosse spinta così in basso per ottenere l'amore di George. Arrivare ad ingannarlo, ad avvelenarlo con qualcosa di così potente e pericoloso... per la prima volta, Isabelle si rese conto che il suo non era davvero amore. Era qualcosa di malato, maligno, ben lontano dall'amore puro che ogni giorno lei e George avevano coltivato, e che era sbocciato nella nascita del loro meraviglioso bambino.
«La cosa ancora più grave è che per causa sua ho perso i primi momenti della tua gravidanza, i primi passi di nostro figlio... mi dispiace così tanto!» George continuò a singhiozzare senza sosta, mentre forti scossoni scuotevano il suo forte corpo. Ad Isabelle sembrò un bambino in quel momento, bisognoso della sua protezione e del suo amore. E lei non avrebbe esitato un secondo in più a darglieli. Lo strinse più vicino a sé, al suo cuore che batteva forte solo per lui.
«Io non lo avrei mai fatto, mai avrei potuto darti un dolore così grande... mi sono chiesto per anni il perché, senza trovare una risposta... Isabelle, ti prego se puoi perdonami...» disse esasperato, mentre stringeva la presa delle sue braccia intorno alla sua vita.
«George...guardami».
Gli occhi lucidi dell'uomo si alzarono, incrociando i suoi. La sua bocca si aprì leggermente, e Isabelle dovette resistere all'impulso di fargli passare ogni dolore con un lungo, intenso bacio.
«Avrei voluto parlarti in ogni caso, ma mi hai preceduto. Se ho preso la decisione di rifiutare la proposta di Lucas non è solo per mancanza di amore vero e sincero nei suoi confronti. L'ho fatto perché nonostante i miei sforzi, nonostante tutte le bugie che sto dicendo da mesi, anzi da anni... il mio cuore è tuo. E ho cercato di combattere contro questa forza così forte e potente, contro ogni desiderio del mio corpo e della mia mente... ma non ci riesco. Quindi ho deciso. Volevo cercare di perdonarti, cercare di passare sopra tutto il male che mi avevi causato. Perché se l'amore è così forte da toglierti il fiato e da non farti dormire la notte... mi sembrava impossibile non viverlo completamente.»
Lo sguardo pieno di amore che George le rivolse le fece tremare le ginocchia. Il suo viso si illuminò per un secondo, mentre un sorriso spontaneo si aprì meraviglioso.
«Voglio di nuovo viverti a pieno. Voglio essere tua, e voglio che tu sia mio. E per quanto ciò che mi hai appena confessato mi faccia impazzire di rabbia...» disse, abbassando lo sguardo malinconicamente. «In parte mi rincuora. Avevo deciso di perdonarti da prima di sapere tutto questo... ma avere la certezza che i tuoi gesti non erano assolutamente consapevoli o coscienti mi fa stare meglio. Mi dà la certezza di aver preso una fantastica decisione. Non chiedermi perdono, perché di male ce ne siamo fatti entrambi allo stesso modo. Non è colpa tua, non è colpa mia... quindi non punirti più.»
All'improvviso la bocca morbida di George fu sulla sua. E tutta la malinconia, la tristezza e la desolazione coltivata per anni sparirono dal suo corpo, dalla sua mente. Svanirono, lasciando spazio ai loro movimenti sincronizzati, ai loro sospiri e al suo tocco, e alla forza più pura dell'universo.
Il grande, immenso amore dell'unico uomo che avesse mai voluto al suo fianco. Ora, e per sempre.
~~~~~~
Quando le prime luci dell'alba si affacciarono dalle tapparelle della finestra, Isabelle si svegliò. Restò così, ferma e immobile ad osservare il volto disteso di George. L'uomo dormiva beatamente e il suo petto si alzava e si abbassava dolcemente. Il suo respiro caldo le solleticava la bocca ma a lei non importava. Quei momenti erano oro colato, e sarebbero rimasti impressi sulla sua pelle per sempre.
Accoccolandosi ancora di più nella sua stretta, mai venuta meno dalla sera precedente, Isabelle iniziò a pensare a tutto ciò che era loro capitato. Una rabbia sorda comparve in lei, e dovette cercare di controllarsi con tutte le sue forze per evitare di mettersi ad urlare.
Angelina era una persona infima, ignobile e schifosa. Una donna meschina, che si era ridotta a procurarsi sostanze illegali per raggiungere i suoi scopi. Come un ariete aveva calpestato ogni desiderio, ogni volere di George. L'aveva ingannato, lo aveva privato della sua volontà e questo non glielo avrebbe mai perdonato.
Il suo pensiero poi virò su Fred. La sua mente ripercorse la sua infanzia, e le innumerevoli situazioni in cui non era riuscita a dare una risposta ai suoi mille interrogativi.
«Mamma, perché papà non vuole vedermi?»
«Lui non mi vuole bene! Forse sono davvero un bambino cattivo e me lo merito...»
Chiuse gli occhi, cercando di smorzare la commozione che sentiva salire prepotentemente. Per quanto si fosse sforzata, suo figlio non era riuscito ad avere un infanzia normale, spensierata. La mancanza di un padre era stata forte, troppo forte per essere ignorata. E adesso che il cerchio si era finalmente chiuso, l'unica persona che sentiva responsabile per tutto il dolore causato a quell'anima pura era proprio Angelina. Non poteva fargliela passare liscia... doveva fare qualcosa. Il suo gesto non poteva restare impunito.
Prese una decisione improvvisa, quasi un fulmine a ciel sereno. Svegliò George con un delicato bacio sugli occhi, a cui lui rispose con un mugolio.
«Georgie...» disse piano al suo orecchio. «Svegliati.»
«Buongiorno, amore... questo è un bellissimo risveglio» disse, cercando di avvicinarsi a lei per baciarla passionalmente. Lei, però, lo scansò. «Non sai quanto vorrei proseguire quello che abbiamo interrotto ieri notte, ma adesso non è il momento».
La serietà sul suo volto fece ridestare George. «Che cosa succede?» chiese preoccupato.
«Succede che sono davvero molto arrabbiata. E sono stufa di tenermi le cose dentro... ho bisogno di esternare ciò che provo. E devo farlo con lei. Ho bisogno di parlare immediatamente con Angelina».
A nulla valsero le proteste di George. Era ovviamente preoccupato per lei, e non voleva esporla troppo, ma lei fu irremovibile. Alla fine, anche lui si convinse. Forse, in fondo, sarebbe stato meglio così. La sua disperazione e il suo sentirsi impotente di fronte a un tale abominio l'avrebbero solo portato a chiudere dentro di sé quel profondo malessere. Invece doveva essere affrontato di petto, per il bene e la serenità di tutti.
Dopo essere passati alla Tana per accertarsi che loro figlio stesse bene si materializzarono proprio di fronte alla porta dell'appartamento che la donna condivideva con il suo fidanzato Oliver.
Isabelle sentiva scorrere dentro di sé una rabbia cieca. Prima ancora che George potesse fare qualcosa, il suo pugno si scontrò con il grande portone in legno. Batté ripetutamente e con foga per diversi minuti, prima che la faccia assonnata di Oliver si palesasse.
«Che ci fate qua?» chiese perplesso. «Che volete?»
«Buongiorno, possiamo entrare? Dobbiamo parlare con Angelina» disse Isabelle seria. Stava cercando di trattenere l'ira che sentiva scorrere nelle sue vene, d'altronde Oliver era innocente. Un'altra vittima dell'ossessione e della mania di Angelina.
«S-sì... prego, entrate pure. Sta ancora dormendo...» esclamò lui, mettendosi da parte e lanciando degli sguardi preoccupati a George. «Che ha fatto ancora?»
Isabelle, una volta seduta al tavolo della cucina iniziò a parlare. Era un fiume in piena, non riusciva a fermarsi. Le sua parole cariche di rancore uscirono dalla sua bocca con un tono crudo, tagliente. George non riuscì a parlare. Restò in silenzio in piedi dietro di lei, mentre le accarezzava piano i capelli. Il suo sguardo restò per tutto il tempo del racconto ben ancorato a terra.
Oliver non riuscì a proferire parola. In un primo momento era rimasto appoggiato al ripiano della cucina, con le braccia incrociate e un'espressione rabbiosa, ma a mano a mano che il racconto proseguiva il suo volto si era trasformato, rendendo ben visibile il suo sconvolgimento, l'orrore che lui stesso stava provando.
«E questo è il motivo per cui George ha provato a farsi del male, per cui si è annientato. È il motivo per cui io sono scappata e mi sono rifatta una vita, la causa per cui nostro figlio è cresciuto senza un padre per undici anni. Anche noi abbiamo le nostre colpe... ma tutta questa situazione surreale è stata creata dall'amore malato che Angelina prova verso George. Perché questa è l'unica definizione che riesco a dare di questo... di questo scempio» sputò Isabelle amareggiata.
«I-io... io non posso credere che si sia spinta così in basso...» Gli occhi di Oliver erano pieni di delusione. «Credevo di avere accanto una persona diversa...»
Un rumore fece voltare la testa a tutti i presenti. Angelina si trovava in piedi sulla porta della cucina, e li stava osservando con un'espressione a metà tra il disgustato e il preoccupato.
«Che ci fate in casa mia? Cosa volete-»
Angelina fu interrotta dall'impatto secco della mano di Isabelle contro la sua guancia. Lo schiaffo che la donna aveva tirato la fece ammutolire e diventare completamente rossa.
Isabelle la osservò in cagnesco per un minuto lunghissimo, e non riuscì a provare alcuna pena per lo sguardo ferito dipinto sul volto della donna. Davanti a lei riusciva vedere solo una strega maligna, una vera e propria megera.
«Non so quale forza mi stia trattenendo dal farti molto, molto male. Non so davvero... forse è perché sono troppo buona, da sempre. Ma oggi non mi risparmierò. Perché tu non ti sei risparmiata nel fare del male alle persone che amo, e non vedo perché dovrei preoccuparmi dei tuoi sentimenti. Siediti» le ordinò, mentre tornava al suo posto. Dopo essersi sistemata prese una mano di George tra le sue, per infondergli sicurezza.
Angelina si mise a sedere, toccandosi la guancia dolorante e osservando tutti i presenti lentamente. Si soffermò sul volto triste di George, cercando un contatto visivo. «Georgie, che succede?»
«Hai perso ogni diritto di chiamarmi così quando hai deciso di drogarmi per ottenere quello che volevi» rispose lui flebilmente, distogliendo lo sguardo e stringendo ancora di più la presa sulla mano di Isabelle.
Tutto il rossore di qualche secondo prima sparì dal volto di Angelina, che sbiancò e divenne estremamente pallida. «C-come-»
«Non ti stupire. Le bugie hanno da sempre le gambe corte, e non potevi pensare che due persone così buone come Alicia e Katie continuassero a nascondere i tuoi meschini segreti per sempre. La verità viene sempre a galla, Angelina. E tu adesso sei nei guai fino al collo.» Il tono di Isabelle non ammetteva repliche, e la sua acerrima nemica di sempre restò senza parole per qualche minuto. Cercò un sostegno da Oliver, che però non arrivò.
«Come hai potuto fare questo a George? Alla persona che dicevi di amare più della tua vita? Tu sei pazza, Angie» disse lui, scuotendo la testa.
«Aspettate, lasciatemi spiegare...» tentò lei, disperata.
«Cosa vuoi spiegare? Perché sei meschina e tossica?» sputò Isabelle, alzandosi. «Come ti sei permessa di drogarlo? Ti sei approfittata di lui quando non era consenziente, cosciente... questa è una violenza bella e buona, e dovresti pagare per questo. Ti sei permessa di ingannarlo, di sfiorare il suo corpo e di baciarlo... come hai potuto?» urlò, furiosa. Le sue mani tremavano in modo incontrollato e il suo tono di voce divenne più roco. «Mi fai schifo, mi fai solo immensamente schifo! Sei una persona così piccola, di così poco valore, mi fai pena Angelina. In questo momento vorrei farti tanto male, ma non lo faccio perché so che George ne soffrirebbe.»
«Cosa vuoi saperne di lui? Tu non ti sei mai meritata il suo amore! Hai sempre voluto recitare la parte della piccola, indifesa principessa da salvare... ma tu non sei mai riuscita a fregarmi. Ho capito le tue intenzioni da subito, Isabelle! Sei riuscita ad abbindolare tutti, ma non me! E se ho fatto quello che ho fatto è stato solo per far aprire gli occhi a George, per aiutarlo a rendersi conto di chi era la persona giusta per lui!» rispose alzandosi Angelina. «E ovviamente non sei tu».
Anche Isabelle si alzò, fronteggiando la donna. «Ti rendi conto delle stronzate che stai dicendo? Tu saresti la persona giusta per lui? Lui non ti vuole. E sei sempre stata così assorbita dai tuoi deliri da non renderti conto che ogni tua azione ha sempre procurato un dolore enorme a George. E non solo. Hai fatto male anche a Molly, Arthur e tutta la famiglia Weasley. Per colpa tua, per colpa del tuo gesto George ha preso una delle scelte peggiori che potesse compiere. Ha quasi perso la vita per colpa tua, e tu ancora non te ne rendi conto...Cristo, Angelina! È andato in overdose, in coma, stava per morire! Come fai a non renderti conto della gravità delle tue azioni?»
«Con me è riuscito a rinascere, dopo tutto il male che tu gli hai fatto! Sono stata la sua salvezza!» esclamò, con gli occhi fuori dalle orbite e il respiro pesante.
«Non so cosa mi stia trattenendo dal venire lì a picchiarti! Giuro, sto facendo molta fatica a resistere-»
«Cosa credi di poter fare contro di me? Mi basterebbe un secondo per eliminarti dalla faccia della terra, non sfidarmi!»
«Angelina!» gridò George. Il suo sguardo era sconvolto, e due grandi borse viola stazionavano sotto i suoi occhi, adesso improvvisamente più scuri. «Angelina, come fai a dire una cosa del genere? Vorresti uccidere la madre di mio figlio?»
La donna si interruppe, titubante. «Io... io non volevo dire-»
«Ti prego... fermati per un secondo». La voce di George tremava dall'agitazione, così come le sue mani. Si staccò da Isabelle, avvicinandosi alla sua vecchia amica. «Non hai più controllo sulle tue azioni. Non riesci a renderti conto di ciò che hai fatto, del confine che ti sei permessa di valicare... tu hai fatto una violenza su di me. Hai approfittato di me senza il mio consenso, e questa è una cosa grave. Potresti passare anche dei guai con il Ministero, lo sai quanto sono rigidi sull'applicazione della legge magica. E adesso stai minacciando di morte la donna che amo più della mia vita... tu devi fermarti. Ti scongiuro. So che qua dentro c'è ancora la mia dolce amica... la persona a cui ho imparato a volere bene ogni giorno di più.»
«Non vorrai denunciarmi?» chiese flebilmente e con gli occhi pieni di lacrime. «Non è vero che credo di non aver sbagliato, io lo so che ho torto marcio... ma credimi, l'ho fatto solo per te, perché ti amavo così tanto... perché ti amo così tanto ancora. Non ti sei mai reso conto che tutto questo io l'ho fatto solo per renderti felice?»
George restò impietrito, sconvolto dalle affermazioni senza senso di Angelina. Isabelle si avvicinò a loro, cercando di infondere sicurezza e protezione a George.
«Questo non è amore. Questa... questa cosa è malata. Tu sei malata. Hai bisogno di aiuto... tanto aiuto. E devi lasciare in pace noi e la nostra famiglia. Lasciaci recuperare il tempo che tu ci hai negato. Lasciaci in pace, Angelina.»
George non disse più niente, probabilmente troppo sconvolto nel vedere la trasformazione di una delle persone che credeva di conoscere meglio di sé stesso. Isabelle prese la sua mano e si diresse verso la porta. «Noi adesso ce ne andiamo. Non voglio passare un minuto in più in tua presenza, perché mi fai rabbrividire. Tu sei cattiveria pura. E devi starci lontano. Anche perché ti spiego cosa succederà se non lo fai.» Si staccò per un secondo dalla presa di George, che rimase davanti all'ingresso ammutolito, e lei le andò proprio addosso. «Sarò anche una babbana, ma qualcosa sul mondo magico in questi anni l'ho imparata. Se non smetti di cercare di rovinare la nostra vita, io andrò a denunciarti alle autorità competenti. Non credo che al Ministero sarebbero felici di sapere del tuo acquisto del tutto illegale, e ti potresti guadagnare un biglietto di sola andata per quel carcere di cui ho sentito tanto parlare.»
Angelina deglutì rumorosamente. «Quali prove hai? Pensi che ti crederanno?»
«Oh, non ho bisogno che credano a me. Potranno credere a George, Katie e Alicia. Perché anche le tue amiche hanno compreso di che pasta sei fatta, e non vogliono più avere niente a che fare con te. Hai costretto troppe persone a custodire il tuo segreto malato, adesso basta. Lascia in pace la mia famiglia, e saremo apposto. Non farti più vedere, e niente accadrà. Hai capito bene?»
Angelina non rispose, annuì solo con la testa e a questo Isabelle bastò. Si voltò, raggiungendo di nuovo George di fronte alla porta e dopo essere usciti nell'aria fresca mattutina si materializzarono. L'ultima cosa che entrambi sentirono prima di sparire fu l'urlo straziante di Angelina, che fece loro venire i brividi.
~~~~~~
«Grazie per quello che hai fatto prima».
«Di cosa parli?»
«Io ero impietrito. Non riuscivo più a parlare, a mettere insieme una frase di senso compiuto. La persona che abbiamo avuto di fronte questa mattina non è l'amica con cui ho passato anni spensierati e felici a scuola. Io... scusa. Avrei dovuto proteggerti di più».
Isabelle prese le mani di George tra le sue. «Non ti scusare, ti prego. Mi hai protetto per così tanto tempo, che era anche l'ora che ti restituissi il favore! E adesso ti prego, cerchiamo di non pensarci più. Ora cerchiamo solo di aiutarti a superare questo trauma, a farti stare meglio. Che ne dici?»
George sorrise. «Già adesso mi sento meglio, qua con te.»
Si trovavano seduti su una panchina di Hyde Park. E non era una semplice panchina, ma la preferita di Isabelle, quella posta di fronte ai giochi dove era solita portare Stella, tanti anni prima.
«Grazie per avermi portato qua. Non credevo che ti ricordassi di questo posto!» esclamò ridendo gioiosamente.
«Io non ho mai scordato niente che ti riguardasse». L'intensità che gli occhi di George trasmisero fece venire la pelle d'oca a Isabelle. «E poi, devo confessarti una cosa... è proprio qui che ho capito per la prima volta di amarti. Forse non l'ho ammesso a me stesso fin da subito, ma il cuore sapeva già di appartenerti. Questo posto è speciale anche per me.»
Il cuore della donna scoppiò di gioia. «Ti amo così tanto, George. Mi dispiace di aver dubitato in questo modo, di aver cercato di allontanarti... di averti mentito, di averti causato dolore.»
«Basta, ora l'importante è essere insieme.» La avvicinò a sé, circondandola non solo con le sue braccia ma anche con il loro infinito amore.
«Ho da farti una proposta» sussurrò lui dopo qualche minuto in cui si godettero il calore dei loro corpi intrecciati.
«Cosa?» chiese Isabelle curiosa.
«Perché non vieni con me e Fred in vacanza? Sarebbe un occasione speciale per passare del tempo insieme, proprio come una vera famiglia, e poi sono sicuro che adoreresti la Polinesia francese!»
Isabelle si staccò da quel contatto, osservando i suoi grandi occhi lucidi e rispondendo senza esitazioni. «Come posso dire no? È un ottima idea! Quando partiamo?»
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