XXIV




Feels like we're on the edge right now
I wish that I could say I'm proud
I'm sorry that I let you down
I let you down
All these voices in my head get loud
I wish that I could shut them out
I'm sorry that I let you down
Let you down

Consiglio di ascoltare la canzone nel punto indicato nel capitolo con una freccia!


«Fred...»

Lo intravide subito, seduto a gambe incrociate sul giardino di fronte al grande portone di ingresso del castello. Isabelle notò immediatamente il suo sconvolgimento: conosceva il suo bambino meglio di chiunque altro, e avrebbe saputo tradurre il suo stato d'animo in parole senza nemmeno pensarci un secondo. La sua fronte aggrottata, il musino imbronciato e gli occhi arrossati. Fred aveva pianto. Non lo biasimava affatto, era sicuro che si fosse spaventato. George non se ne era accorto, ma durante la colluttazione con Marcus Rookwood Fred lo aveva chiamato a gran voce, intimandogli e pregandolo di smetterla di comportarsi in quel modo. Pregandolo di smettere di picchiare il padre di quella che considerava la sua migliore amica, come gli aveva confidato in una lettera di qualche tempo prima.

Certamente quello non era il modo giusto di raggiungere George oltre la coltre della sua rabbia... ma come poteva un bambino di undici anni sapere certe cose? Come poteva pretendere di conoscere suo padre, dopo undici anni di assenza? Non poteva...  a volte faceva fatica a comprenderlo anche lei, che lo conosceva meglio di chiunque altro. Ma la sua agitazione e la sua paura erano del tutto comprensibili.

Lei e George si avvicinarono velocemente, sedendosi di fronte al loro bambino, che alzò lo sguardò ancora arrossato dal pianto.

«Amore... che ci fai qua tutto solo? Dove sono andati i tuoi compagni di squadra?» chiese Isabelle preoccupata. Vederlo così triste, così affranto le faceva male al cuore. Aveva sempre sopportato poco i malesseri di suo figlio, perché ciò che avrebbe desiderato più di ogni altra cosa al mondo era la sua spensieratezza, ogni minuto, di ogni ora, di ogni giorno.

«L-loro sono in sala comune a festeggiare la vittoria... ma io non me la sentivo» disse in un sussurro. «Sono stato fino ad ora in infermeria con Fran e suo padre, non ero in vena di fare baldoria...»

«Freddie... ti prego, devi perdonarmi. Sono stato uno stupido, stupido impulsivo. Tu non mi conosci ancora bene ma... ho un lato oscuro di cui non vado fiero. E questo si presenta quando viene fatto del male, o presunto tale, alle persone che amo. E questo comprende tua madre» disse guardandola intensamente «e comprende anche te.»

«Madama Chips dice che gli hai spaccato il naso» disse alzando lo sguardo. «Perché?»

George rimase per un secondo folgorato dalla delusione e dall'amarezza negli occhi di suo figlio. Quegli occhioni sempre sorridenti, ma che adesso stentava a riconoscere.

«Tu non conosci tutta la storia... e forse è ora che io te la racconti. Che noi te la raccontiamo» terminò, prendendo la mano di Isabelle tra le sue e porgendone una a Fred.

Isabelle sorrise, stringendo la mano di George e invitando Fred con lo sguardo a fare lo stesso. Lui, però, non si mosse.

«T-tu... tu non mi farai male?»

Lo sconvolgimento si palesò sul volto di George, che aprì la bocca senza emettere alcun suono.

«Freddie... so che sei arrabbiato. Era la prima partita che giocavi, hai vinto e sei stato davvero un campione, a proposito!» esclamò Isabelle, mentre si avvicinava a lui e posava delicatamente una mano sulla sua piccola guancia. «So che sei molto triste per quello che è successo, anche perché non conosci tutto il passato di tuo padre, tutto ciò che ha dovuto affrontare. Ma posso assicurarti una cosa.»

Fred la ascoltò attentamente, senza mai slacciare i loro occhi.

«Tuo padre è un uomo buono. Non è mai stato malvagio, e mai lo sarà. Non ti potrà mai fare del male, perché ti ama troppo. Posso mettere una mano sul fuoco e giurartelo su quello che vuoi. Se oggi si è comportato così è perché ha rivissuto momenti dolorosi... e ha cercato di proteggere noi. La sua famiglia. Quindi... perché non gli dai la possibilità di spiegarsi? Vedrai, poi sarà tutto più chiaro».

Poteva sentire il respiro pesante di George proprio di fianco a lei, e facendosi coraggio si girò a guardarlo. Sul suo volto Isabelle vide dipinto uno sconfinato amore. In quegli occhi luminosi poté scorgere il legame viscerale che sentiva con loro due, qualcosa che sarebbe andato contro ogni tradimento, contro ogni rabbia, contro ogni dolore.

Contro tutto, contro tutti.

E vedere Fred che lentamente allacciava una mano con quella di George, rimasta a mezz'aria, le scaldò il cuore, facendole sentire ancora una volta una certezza incrollabile. La sua famiglia era la sua vita, e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.

~~~~~~

«Sono davvero felice che Freddie si sia ripreso, che sia più tranquillo! Mi stavo già iniziando a preoccupare, insomma... anche se non abbiamo un legame di sangue, è come se fosse mio nipote!»

«Caroline, non ti ho detto niente fino ad ora ma... immagino che Beth ti abbia spiegato quanto sia importante la riservatezza su certi...argomenti» rispose Isabelle, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri avventori del locale. Erano sedute da circa mezz'ora, sorseggiando del buon caffè amaro.

«Bel, stai serena. Ho istruito la mia Carrie a dovere. Non è vero, amore?» Beth circondò con un braccio le spalle della bionda accanto a lei, lasciandole un delicato bacio sulla guancia.

«Non preoccuparti. Il vostro segreto è al sicuro con me. Sarò una botte di ferro!»

Isabelle si era sempre fidata di Caroline. Dal momento in cui aveva imparato a conoscerla non era mai stata attraversata da un singolo dubbio sulla veridicità delle sue parole, azioni e sentimenti. Lei era l'unica persona alla quale avrebbe affidato la vita di Beth, l'unica che era in grado di capire la sua amica e di superare le alte barricate poste intorno al suo cuore fragile.

«Comunque, che programmi hai per Natale?» chiese Beth, per poi rivolgersi alla sua fidanzata. «Sono così felice che hai deciso di restare fino ad anno nuovo! Il pensiero di passare le festività da sola mi faceva sentire male!»

«Perché sola? Ci sarei stata io!» esclamò Isabelle sorridendo.

«In che senso? Ero convinta che avresti passato il Natale con Freddie... e George».

Isabelle spostò lo sguardo, evitando di incrociare quello di Beth. Non aveva voglia di rispondere a domande che considerava più che scomode sulla situazione con George.

«Bel? C'è qualcosa che ci devi dire?» insistette Beth.

Sfregandosi le mani in modo frenetico, sputò fuori tutto d'un fiato. «Sono stata invitata a festeggiare il Natale con loro a casa Weasley, ma ho rifiutato.»

Un silenzio pesante calò tra loro, e Isabelle non ebbe il coraggio di incrociare gli occhi della sua amica. Probabilmente sarebbero stati infuocati, e non avrebbe sopportato un suo giudizio sulla faccenda.

«Aspetta, credo di non aver capito bene... Hai... Hai rifiutato un invito ufficiale per passare le festività natalizie insieme a tuo figlio, il padre di tuo figlio e tutta la sua famiglia allargata? Ma dico, sei impazzita?» disse alzando il tono di un ottava.

«Tesoro, abbassa la voce, ci stanno iniziando a guardare tutti...»

«Ma non mi importa, Carrie! La signorina qui presente sta perdendo colpi, e qualcuno dovrà pur rimetterle un po' di sale in zucca! Bel, ma che ti passa per la testa?»

Caroline abbassò lo sguardo imbarazzata, rivolgendolo prima agli avventori del bar e poi direttamente a lei. Mimò con la bocca un "mi dispiace" e poi le fece un piccolo sorriso di incoraggiamento.

Isabelle cercò di assumere un atteggiamento sostenuto. Non voleva cedere. «Non serve che fai queste scenate, Beth. George mi ha chiesto se Fred potesse passare la giornata di Natale insieme a tutti i Weasley, e lui era entusiasta all'idea. Quindi, cosa dovevo fare? Impedire a mio figlio di stare con suo padre durante le festività?» rispose piccata Isabelle. Si sentiva punta sul vivo, e Beth lo sapeva. La conosceva troppo bene.

«Non ti ho detto questo. Ci saresti dovuta andare anche tu! Perché hai rifiutato?»

«Forse non si sentiva a suo agio...» tentò di dire Caroline in sua difesa.

«Esattamente! Grazie!»

«Ah! Non ci provate! Non vi coalizzate contro di me!» esclamò Beth, guardando entrambe in cagnesco. «Tu hai una paura matta, ecco il motivo! Tu hai paura di quello che provi, dei tuoi sentimenti! Perché sai bene che se ti trovassi troppo vicino a lui, se tu passassi troppo tempo insieme a lui... tu cederesti. Tu ti lasceresti andare al vostro amore. Perché non so se lo sapevi Bel, ma tu e lui siete ancora fottutamente innamorati. Fattene una ragione!»

«Questo non penso sia vero...» tentò Isabelle disperatamente.

Lo sguardo che le restituì la sua giovane amica, però, non ammetteva repliche. «Oh, e va bene! Cosa vuoi che ti dica? Hai ragione, su tutta la linea. Ma non posso tornare indietro sui miei passi, sulle mie scelte. E non credo nemmeno che ci riuscirei. Come posso dimenticare?»

Caroline, probabilmente vedendo la sua espressione, prese una mano tra le sue e strinse forte la presa, guardandola con i suoi magnetici occhi grigi. «Non ti forzare, Isabelle...»

«Non darle ragione, Carrie! Così non otteniamo niente, rischiamo solo di fare cento passi indietro! Ma non ti ricordi quanto hai sofferto quando dicevo di non amarti, di non volermi impegnare con te? Ero così spaventata dall'idea dell'amore, così spaventata che qualcuno mi facesse male da riuscire solo a sfoderare i miei aculei velenosi, senza lasciarti passare. Eppure... guarda adesso. Sono felice di essermi lasciata andare a te, e a tutto il meraviglioso amore che mi hai donato in questi due anni» disse abbracciandola e lasciando un lieve bacio sui suoi lunghi capelli biondo cenere. «Bel... perché non puoi fare lo stesso?»

«I-io... è difficile da spiegare. Ma voglio farvi capire. So che sembro solo una rompiscatole, che si è impuntata sulla sua posizione... ma non sapete quanto è difficile per me. Quando sono con lui non mi riconosco. Sono in balia di emozioni che avevo lasciato sopite per anni... e credetemi, per quanto belle io non riesco a gestirle. Ho paura di me con lui. Ho paura delle cazzate che potrei fare, di non poter controllare il mio corpo e i miei impulsi. È come se fossi su una barca, costantemente alla mercè di onde alte e oscure, che mi trascinerebbero sul fondale e mi farebbero annegare... io provo questo, con lui. Ho così paura che mi faccia di nuovo male da preferire che il male provenga direttamente da me stessa. Questo è un dolore che conosco, un dolore che so gestire. Lo so dosare, e quando è troppo so come fare per non soffrire più. Ma con lui questo non avviene, e pensare di subire un'altra batosta come quella di undici anni fa... non credo che potrei reggerla. Voi mi capite, vero?» chiese speranzosa.

«Mi dispiace, no. Non ti capisco più, ormai.»

Non seppe più cosa rispondere. Si era aperta, aveva detto la verità. Ma probabilmente non bastava. Lei e Beth si guardarono in silenzio per un minuto lunghissimo, prima di essere interrotte.

«Eccovi!»

La voce squillante di Pam riscosse entrambe dalla situazione di stallo in cui si erano cacciate.

«Che mattinata! Ho lasciato Annika da mia madre, speravo di poterla lasciare da Sammy ma è super impegnata con il locale! Poi sono andata in giro per mille negozi per scovare ciò che cercavo! Non ci crederete mai, ho trovato il vestito perfetto per- Ehi, cosa sono quelle facce da funerale? Cos'è, il principe Harry si è sposato e non lo sapevo? Questa sì che sarebbe una tragedia! Stavo ancora cercando il modo di farmi notare da lui!»

Si mise a sedere e le osservò. «Insomma? Qualcuno mi vuole dire qualcosa?»

Fu Caroline a parlare. «Beth e Isabelle hanno avuto uno... scambio di opinioni leggermente acceso».

Pam alzò gli occhi al cielo, intuendo immediatamente il problema. «Oh, ancora? Allora, adesso ascoltatemi bene. Tutte e due! Sono stufa di sentire sempre gli stessi discorsi, e anche di ripetermi sempre. Isabelle, basta rimuginare sul passato. E tu, Beth... lasciale fare ciò che vuole! Non ha senso arrabbiarsi così! Dai, che abbiamo cose più importanti a cui pensare!»

«Tipo?» chiese Caroline incuriosita.

«Per esempio... aiutarmi ad organizzare la festa in maschera di Capodanno a casa mia!»

Dopo l'iniziale stupore, tutte le ragazze furono ben felici della notizia. Dopo gli sconvolgimenti avvenuti dal primo di settembre avevano davvero bisogno di una serata di svago. E ne aveva bisogno anche lei... una serata per dimenticare i pensieri che le affollavano la mente, per dimenticare le emozioni che permeavano il suo cuore. Una serata per scordare tutto.

«Ok, dovremmo esserci! Bel, resta soltanto da scegliere il tuo vestito e quello di Fred... hai già qualche idea?» chiese Pam.

Lei scosse la testa. «Non lo so, mi consulto con lui quando torna da scuola e poi te lo farò sapere. A proposito... Lucas mi ha chiamato ieri. Non sa ancora se riuscirà a tornare per Natale, ma forse per Capodanno riuscirà a prendere dei giorni liberi a lavoro... io verrei con lui» disse timidamente.

Mentre Beth scuoteva la testa, Pam le fece invece un enorme sorriso. «Va benissimo, Bel. Basta che tu faccia ciò che ti fa stare bene. E sai che Lucas è il benvenuto.»

«Grazie, tesoro...»

«Di niente. Adesso però devo salutarvi. Ho ancora da fare mille cose, e le giornate mi sembrano sempre così corte!» esclamò Pam alzandosi. «Beth, se vuoi potremmo passare adesso per cercare gli ultimi accessori per il tuo travestimento. Che ne pensi?»

La donna si girò verso Caroline cercando la sua approvazione. «Oh, non so se posso, perché Carrie alle diciotto ha una riunione di lavoro online e non vorrei lasciarla da sola, insomma non è molto pratica di quelli aggeggi elettronici...»

«Non preoccuparti, tesoro. La riaccompagno io. Dopo passo a trovare mia madre ma non è un problema fare una piccola deviazione prima. Non la potrò aiutare molto, sapete che sono una frana con certe cose... ma almeno non farà il percorso a piedi da sola.»

«Stai tranquilla amore, vai a fare shopping e divertiti! Ci vediamo dopo» sussurrò Caroline mentre si sporgeva a lasciarle un delicato bacio sulle labbra. Il sorriso innamorato sul volto di Beth scaldò il cuore di Isabelle. Invidiava il loro amore, così puro, semplice... così vero.

Dopo aver salutato Pam e Beth, le due donne si incamminarono. Caroline spiegò a Isabelle della lunga chiacchierata che lei e Beth avevano affrontato qualche giorno prima, discutendo se restare a Londra per un periodo di tempo più lungo di quello ipotizzato. Per Beth quella città aveva un valore affettivo inestimabile, perché era il luogo dove era cresciuta, dove aveva vissuto i primi quindici anni di vita insieme a sua madre. A Londra poteva andare a trovarla ogni volta che voleva, poteva sentirla ancora vicino a sé nonostante la tragedia che l'aveva colpita.

Inizialmente Carrie si era trovata in difficoltà. Il lavoro all'ospedale di Columbus era per lei davvero soddisfacente, e probabilmente una promozione sarebbe stata dietro l'angolo. Ma non se l'era sentita di confessarsi con Beth, che era immensamente entusiasta all'idea di poter creare una nuova vita insieme a Londra, senza essere costretta a recidere del tutto i legami del passato.

«Quella di stasera non è una riunione di lavoro vera e propria... a dir la verità, l'intervento di Pam è stato essenziale. Mi sto scervellando da stamattina su una scusa da trovare per non averla intorno!»

«Cioè?»

Una lieve risatina si fece strada sul volto della donna. «Ho chiesto un trasferimento. Qua, a Londra. Stasera dovrebbero darmi la conferma... spero vivamente che abbiano accettato la mia domanda. So che le si spezzerebbe il cuore se dovessi ripartire... non potrei tornare così spesso. E non voglio che sia costretta a scegliere la mia felicità al posto della sua. Perché per me conta solo una cosa nella vita... ed è rendere felice Elizabeth. Per me è stata la luce in un momento in cui non credevo più nell'amore...lei per me è un angelo senza le ali.»

«Oh, Carrie... sono così felice che vi siate incontrate. Sai, sono sempre stata protettiva nei suoi confronti. Per me è come una figlia! E so che per lei sono come una mamma... anche se mi tiene testa bene, direi!» disse, mentre entrambe scoppiavano a ridere. «Quello che le stai facendo è uno dei regali più belli del mondo. Sarà al settimo cielo!»

«Lo spero tanto.... Ascolta, Bel... c'è un'altra cosa di cui volevo parlarti. O meglio, che volevo chiederti.»

Isabelle annuì, invitandola a proseguire.

«Io ci ho pensato tanto. Davvero tanto, soprattutto in questi ultimi mesi lontane. Ogni mattina mi svegliavo provando una sensazione di vuoto, sentivo la sua mancanza al mio fianco, e dentro al mio cuore. Poi, ogni volta che sentivo la sua voce dolce al telefono mi scioglievo, e quella sensazione passava. Così, ho capito. Io la amo alla follia. La mia vita senza di lei non potrebbe esistere, non avrebbe certamente lo stesso sapore... lei dona colore ai miei giorni grigi. E voglio che questo duri per sempre. Quindi sono andata da mia nonna, e le ho chiesto... questo».

Iniziò a frugare nelle tasche del cappotto e tirò fuori una scatolina di velluto blu scuro.

«Questo apparteneva proprio a mia nonna. È l'anello di fidanzamento che mio nonno ha usato per farle la proposta di matrimonio. Sai, durante la mia infanzia ho sempre ascoltato con grande interesse i suoi racconti sul vero amore, su come riconoscerlo... mi diceva sempre "Caroline, bambina mia, quando troverai la persona giusta lo sentirai. Il tuo cuore risponderà e tutti i dubbi che potrai avere spariranno in un soffio. E quel giorno, quando lo capirai, voglio che tu torni da me, e io ti donerò il mio anello. Voglio che passi a te, come simbolo dell'amore eterno che legava me e tuo nonno, e che possa simboleggiare il profondo amore che legherà te e la persona al tuo fianco". Credo che il momento sia arrivato, e mia nonna è stata assolutamente d'accordo...»

La sua voce tremante accompagnò i suoi movimenti lenti. Alzò il coperchio e Isabelle rimase stupita di fronte a un bellissimo anello in oro rosa, con una luminosa pietra di topazio incastonata e con piccoli diamantini che ne circondavano la circonferenza.

«Oh mio dio, Caroline... è bellissimo!» sussurrò Isabelle, mentre si avvicina ad osservarlo meglio. «Beth lo adorerà. Ne sono sicura!»

«Quindi... sei d'accordo con questa unione? So che forse sono molto antica, e so anche che questo sarà un matrimonio non convenzionale. Non potrà avere alcun valore legale, ma vorrei che almeno avesse quello affettivo, e so anche che solitamente si chiede al padre della sposa ma vista la situazione di Beth-»

Isabelle la interruppe, avvolgendola in un abbraccio mozzafiato. «Sì. Sono assolutamente d'accordo. Tu la rendi felice, e questo mi basta» disse piano al suo orecchio mentre continuava a stritolarla.

«Grazie, Bel. Sono così felice...»

«Anche io tesoro. Anche io! Quando glielo chiederai?» chiese con un sorriso a trentadue denti.

~~~~~~

Il Natale era passato serenamente, senza intoppi o problemi. Freddie era rientrato a casa con l'Hogwarts Express ed era riuscita a trascorrere con lui la vigilia. Erano andati a trovare sua madre e avevano trascorso una tranquilla serata in famiglia. Il mattino dopo George si era presentato di fronte al loro albergo e, mano nella mano con Fred, si era smaterializzato alla Tana. Non aveva apprezzato molto quel mezzo di trasporto, ma suo figlio le aveva assicurato che non c'era nessun pericolo, anche perché si era lasciato sfuggire che lo avevano già utilizzato in precedenza e che tutto era andato per il verso giusto.

Non se l'era sentita di ribattere, di arrabbiarsi con George e di rovinare l'atmosfera delle festività. Voleva che fosse tutto perfetto, e che suo figlio potesse godersi le giornate con i Weasley senza sensi di colpa e senza preoccupazioni. Lei aveva pranzato insieme a sua madre, Beth e Caroline, e forse per la prima volta nella sua vita si era sentita meno distrutta da quel giorno. Lo aveva sempre vissuto con angoscia e dolore, ripensando a tutti i momenti magici vissuti con Eric e Stella, ma la vicinanza delle sue amiche e la gioia che emanavano era stata un toccasana. Beth era estremamente elettrizzata per la proposta di matrimonio ricevuta, e vedere il suo labbro tremare dall'incontenibile emozione mentre raccontava la scena, le aveva restituito una felicità senza eguali.

«Me ne stavo lì tranquilla, sul London Eye a guardare il panorama quando mi sono sentita chiamare, mi giro e la vedo inginocchiata davanti a me, con gli occhi rossi e lucidi e con le mani tese in avanti. Ci ho messo un po' a realizzare cosa ci fosse dentro quella scatolina, ma quando l'ho fatto... oh, che emozione incredibile! Non ci ho pensato un solo secondo, ho detto subito sì! Ci pensi, Bel? Ci sposiamo!»

«Isabelle, sei pronta?»

Si ridestò, voltando la testa verso la direzione del suono. Vide Lucas, in piedi davanti allo stipite della porta del bagno. «Quanto ti manca? Tra mezz'ora circa dovremmo essere a casa di Lee...»

«Ho quasi fatto, devo solo sistemare il trucco. Fred ha finito di vestirsi?»

«Sì, l'ho aiutato a truccarsi. Dice che ha visto su una rivista l'immagine di un indiano, che si fanno queste righe sul volto come rito propiziatorio per la guerra... per fortuna ho trovato un tuo vecchio rossetto rosso nel cassetto! Ancora non capisco perché abbiano deciso di fare una festa in maschera, una festa normale sarebbe stata più semplice! Comunque...ti aspettiamo di là!» Si avvicinò, lasciandole un bacio sulla tempia e sorridendo uscì.

Si specchiò, e vide per un solo secondo passare nei suoi occhi un lampo di tristezza. Lucas era rientrato solo il giorno precedente, essendosi riuscito a sganciare dal lavoro soltanto dopo aver passato il giorno di Natale in ufficio. Ma aveva fatto tutti quei sacrifici solo ed esclusivamente per lei.

E come lo hai ripagato? Nascondendoti in bagno dopo aver fatto l'amore, per evitare che ti vedesse piangere...

Scosse la testa. Quella sera non c'era spazio per brutti pensieri o negatività. Voleva solo divertirsi, essere spensierata. Voleva essere una donna normale, che si godeva una festa in maschera di Capodanno con suo figlio e il suo fidanzato.

E il padre di tuo figlio

George sarebbe stato presente. Non lo aveva chiesto, non era stato necessario. Sapeva che non avrebbe perso un'occasione per stare insieme a Freddie, un'occasione per stare insieme ai suoi amici... e un'occasione per stare insieme a lei.

Le uniche parole che lui le aveva rivolto il giorno in cui era andato a prendere Fred erano state "Tanti auguri di buon Natale, Bel..." ma le aveva pronunciate con così tanta dolcezza, con così tanto trasporto verso di lei che aveva sentito una fitta allo stomaco. Era riuscita solo a ricambiare con voce strozzata e bassa, perché credeva che se avesse provato anche solo ad esternare come si sentiva, sarebbe scoppiata in un pianto infinito. Aveva preferito così. Tenere tutto dentro, come sempre. Implodere.

«Mamma, sei pronta?» chiese Fred facendo capolino. «Wow, sei bellissima! Questo vestito ti sta benissimo!»

Quella sera Isabelle indossava un abito di camoscio beige con le spalline, che arrivava fino a poco sopra il ginocchio e che terminava con una serie di frange di lunghezza irregolare, e degli stivali dello stesso materiale ma di colore marrone scuro. I suoi capelli erano legati in due lunghe trecce e intorno alla testa aveva messo una sorta di fascetta dello stesso colore del vestito, impreziosita da pietre di vario colore.

«Sembri proprio un indiana!» continuò suo figlio ridendo.

«Anche tu non sei niente male, amore mio!» rispose lei, mentre osservava la casacca e il pantalone di camoscio marrone che Fred indossava, uguali a quelli di Lucas ma di una misura ovviamente più piccola. «E poi con questo trucco, sembri proprio pronto a fare la danza della pioggia!»

«Ti devo correggere mamma, sarebbe la danza della guerra! Non vedi la piuma sopra la mia testa? È rossa, come il sangue versato dai combattenti!»

«Oh, va bene guerriero! Adesso andiamo, o faremo tardi!»

Arrivarono all'appartamento di Lee e Pam e incontrarono proprio la padrona di casa di fronte alla porta.

«Devo dire che stasera hai dato il meglio di te, Pam...» disse Isabelle trattenendo una risatina. «Sally, giusto? Ricordo quando abbiamo visto The Nightmare Before Christmas insieme, tu morivi di paura! Cos'è questa, una parrucca? Sembra così reale!»

«No, sono i miei capelli! Me li ha sistemati Lee, insomma con un colpo di bacchetta si fa presto! Però Annika ha insistito per truccarci in maniera tradizionale, quindi quelle che vedi spalmato sulle nostre facce sono tinte... babbane» rispose lei facendo l'occhiolino. «Dai, entrate! Venite» continuò, facendoli spazio.

Non appena varcata la soglia di casa, una musica assordante li investì, mentre diverse persone che non conoscevano giravano per casa. «Come è possibile che da fuori non si sente niente?» chiese a Pam. «E soprattutto, chi sono queste persone?»

«Loro sono colleghi di lavoro, poi genitori di alcuni compagni di scuola di Annika. Per quanto riguarda la musica-»

«L'incantesimo Muffliato è indispensabile in certe situazioni... vero, amore?» la interruppe Lee ridendo, mentre si avvicinava a loro per salutarli. Lui, come aveva immaginato, era vestito da Jack Skeleton, con la faccia e la testa interamente ricoperta di trucco bianco e con indosso un completo nero.

«Zia Isabelle! Freddie! Siete arrivati!» Annika arrivò come una furia, travolgendo Fred saltandogli al collo.

«Che bel costume, Annie!» esclamò lui sorpreso.

«Hai visto?» disse indicando il lungo telo bianco che aveva indosso, ma che le lasciava scoperto il dolce visino. «Sono Zero, il cane fantasma di Jack Skeleton! È il mio cartone animato preferito!»

Dopo aver chiacchierato per diversi minuti insieme ai loro amici, Lucas la abbracciò, avvicinandola a sé. «Che ne dici, andiamo a bere qualcosa?» chiese sussurrando dolcemente al suo orecchio.

«S-sì...va bene» rispose, sforzandosi di sorridere. «Freddie, tu vieni con noi?»

«No, Fred adesso viene a giocare con me! Andiamo, su!» disse Annie in modo autoritario, trascinandolo dietro di sé e facendo scoppiare tutti gli adulti in una fragorosa risata, soprattutto per lo sguardo disperato negli occhi del ragazzino.

Si avvicinarono al lungo tavolo della sala, facendosi spazio tra la piccola folla che si era creata davanti agli alcolici. Lucas le versò un generoso bicchiere di vino rosso e poi le sorrise mentre sorseggiava il suo. «Sei bellissima stasera. Mi mancavi tanto!»

«A-anche tu... anche tu mi mancavi...»

Si sentì in colpa per quella nuova, ennesima farsa. Sentiva che ciò che stava comunicando non corrispondeva alla realtà. Ma si sentiva in dovere di farlo. Doveva andare avanti, e doveva farlo immediatamente.

Poi, dietro le spalle di Lucas, intravide una faccia familiare. Ma il suo cuore si gelò quando la riconobbe.

Erano passati tanti anni, ma il ricordo, seppur sfumato, di quel Capodanno tutti insieme, il ricordo del compleanno di George erano ancora presenti nella sua mente. I suoi capelli erano cambiati, adesso più corti e più scuri ma gli occhi e il sorriso erano sempre gli stessi.

«Ciao, Isabelle...»

«Ciao, Alicia. Come stai?» Si sforzò di essere educata, di restare civile. Ma l'unica cosa che avrebbe voluto fare era scappare. Aveva una paura incredibile che ci fosse anche Angelina, e non voleva assolutamente incontrarla, o che vedesse Fred. Alicia sembrò leggerle nel pensiero.

«Non preoccuparti. Non è stata invitata... diciamo che Angelina ha seminato abbastanza odio intorno a sé. Le ho sempre detto di fare attenzione a ciò che le sarebbe ritornato, ma non mi ha mai ascoltato... ma non parliamo di lei. Io sto bene, e tu? Non ci vediamo da così tanto tempo».

Isabelle si rilassò leggermente. «Sì, è vero... non ci vediamo da tanto tempo.»

«Bel, io vado a cercare Lee. Ti lascio parlare con la tua amica» disse Lucas, per poi sorridere ad Alicia e allontanarsi.

«Lui è il tuo fidanzato?»

La domanda la spiazzò. «S-sì... sì.»

«Ma non è il padre di tuo figlio, giusto?»

«C-come scusa?» chiese incredula. Come fa a sapere, come...

«George ha parlato con Angelina. A dire la verità, le ha proprio urlato contro. Si è arrabbiato tantissimo dopo quello che ti ha detto... le ha intimato di lasciarti stare, o meglio... di lasciarvi stare. Ecco perché io e Katie lo sappiamo. E poi, l'ho visto entrare poco fa... assomiglia tanto a lui, e anche a Fred. Deve essere un colpo per lui conoscerlo. Ma anche una cosa bellissima... immagino. So che lo hai chiamato Fred... hai fatto un omaggio stupendo alla sua memoria, e te ne sono grata anche io. Mi manca ogni giorno, era un amico speciale. Lo era per tutti.»

«S-sì... glielo dovevo. George ha instaurato un rapporto speciale con Freddie, si capiscono con uno sguardo... lo ama tantissimo. E io sono felice che possano passare del tempo insieme.»

Alicia annuì debolmente, e la sua espressione cambiò. Sembrò intristirsi improvvisamente. «Mi dispiace per tutto quello che è successo, che siate stati così tanto lontani... non doveva capitare a voi, non ve lo meritavate.»

Isabelle ritornò subito sulle sue. «Beh, gli errori sono stati tanti. Ma sono felice che almeno loro due possano ricominciare.»

«Ascolta, Isabelle... io vorrei dirti una cosa, anche se non so da dove cominciare-»

Furono interrotte dal suono del campanello e dalla voce allegra e possente di Lee. «George finalmente sei arrivato! Venite, entrate pure! Buonasera Verity, da quanto tempo non ci vediamo?»

Si girò lentamente, mentre il suo cervello immagazzinava l'informazione. Il suo nome, accostato a quello di una donna... qualcosa non le tornava. Forse era una casualità, forse si era sbagliata...

«Oh, Lee! Rivederti è meraviglioso! Non sei cambiato di una virgola... a parte i capelli! Dove sono finiti i tuoi fantastici rasta?»

La donna che aveva parlato era di media statura, ma risultava bassa a fianco di George. Aveva dei capelli biondi a caschetto e dei profondi occhi azzurri. La sua pelle rosea sembrava risplendere, così come il suo sorriso. Indossava un costume da figlia dei fiori, con lunghi pantaloni scampanati di colore azzurro e una camicia bianca, oltre a un cerchietto di fiori intorno ai capelli. Distratta poi dalla risata di George si voltò a guardarlo, e notò che aveva un costume che faceva paio con quello della ragazza.

Isabelle provò una sensazione spiacevole che non le mancava affatto. Il suo cuore venne stretto da una morsa di gelosia, che iniziò a perforarlo con estrema e sadica lentezza. Il respirò le si mozzò in gola e tutto divenne offuscato.

«Isabelle! Che hai? Stai bene?»

La voce di Lucas la ridestò, e sbatté un paio di volte gli occhi per riprendersi. «Sì... sto bene.»

«Ciao! Mi sto presentando a tutti, visto che conosco davvero poche persone... io sono Verity! E voi siete?»

Davanti a loro si erano avvicinati la bionda, che ormai aveva capito corrispondere al nome di Verity, e George.

La giovane donna aveva teso elegantemente una mano verso di loro, a cui Lucas rispose immediatamente. «Lucas, piacere. George» disse con un cenno del capo.

«Piacere, io sono Alicia» disse la mora con fare impacciato. «Oh, vedo che è arrivata Katie! Katie, ciao!» urlò sbracciandosi verso un'altra mora che Isabelle riconobbe subito. «Buona serata a tutti! Ci... vediamo».

Quanto ti invidio, Alicia. Vorrei poter scappare anche io, o sprofondare nel terreno

Di fronte al suo silenzio, George intervenne. «Verity, lei è Isabelle... la mamma di Freddie». L'imbarazzo per quella situazione al di fuori del normale era palpabile.

«Oh, che bello! Finalmente ti conosco! George mi ha parlato tanto di te!» continuò Verity entusiasta.

«P-piacere...» disse titubante, stringendo con poca forza la sua mano.

«Sei la nuova fidanzata di George?» chiese Lucas innocentemente.

Questa volta la vergogna comparve sul volto di Verity, che diventò rossa come un pomodoro. Stava per aprire bocca, ma Isabelle non volle restare per sentire la sua risposta. Non era una sua prerogativa, non le doveva interessare cosa faceva George nella sua vita privata. Aveva deciso di mettere un punto alle emozioni provate con lui, aveva deciso di porre un freno all'amore che sentiva fluire tra loro con naturalezza.

«Vado a cercare Fred» disse freddamente, prima di allontanarsi nel corridoio in solitudine.

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—> Let you down

La pungente brezza invernale le accarezzava le braccia, lasciate scoperte dal costume. Non aveva preso il cappotto, non ci aveva nemmeno pensato, Troppo impegnata a trovare un posto dove nascondersi, dove non far vedere il suo sconvolgimento. Aveva trovato salvezza sul piccolo balcone della camera di Lee e Pam, dove si era fiondata subito dopo essersi staccata da quella situazione. Ma in quel momento i brividi si stavano iniziando a far sentire.

Chiuse gli occhi, cercando di scacciare i mille pensieri che la stavano investendo come un onda anomala da quando lei si era presentata, da quando le si era gelato il sangue nelle vene.

La sua bellezza disarmante, i profondi occhi chiari, i morbidi capelli biondi e quel sorriso così genuino che, in un'altra situazione, avrebbe contagiato anche lei. La complicità con George...

Non poteva avere nessun tipo di pretesa. Si era presentata a quella festa insieme a Lucas, aveva esternato gioia nel rapportarsi con lui, si era imposta di portare avanti la finzione che contraddistingueva la sua vita da undici anni. Aveva fatto finta che George le fosse indifferente, ma dentro di sé sapeva bene quale fosse la verità, anche se non riusciva ancora ad ammetterlo a sé stessa. Non poteva esternarlo, perché non poteva dare false speranze a qualcosa che cercava da tempo di mettere a tacere.

«Si gela qua fuori. Che ci fai senza cappotto?»

Avrebbe riconosciuto la sua voce anche tra mille altre voci. Calda, sensuale, roca.

«Non ho freddo» mentì, in tono monocorde.

«Aspetta, ti do il mio». George si tolse velocemente il cappotto nero e lo posò delicatamente sulle sue spalle. Isabelle percepì il calore del suo corpo, ancora intrappolato nel tessuto a contatto con la sua pelle.

«Grazie...»

«Hai detto che saresti andata da Fred, ma lui dice di non averti vista. Dove sei stata? Lucas... ti stava cercando» continuò a denti stretti. «E anche io. Che ci fai qua?»

«Avevo bisogno di stare sola.»

«Perché?»

Isabelle sbuffò, girandosi verso di lui e guardandolo negli occhi. «Cosa sono tutte queste domande? Cosa vuoi, George?»

Una scia di dispiacere attraversò il suo sguardo languido. «Capire che cos'hai. Sembravi sconvolta, là dentro. Che succede?»

«Non ho niente...»

«Questo non è vero. Guardami...» sussurrò, mentre posava piano un dito sotto il suo mento e la costringeva ad incrociare i loro occhi. «Che cosa c'è?»

Isabelle si scostò malamente da quel contatto. «Credo che dovresti tornare dentro. Verity non sarebbe felice di saperti qua con me...»

L'espressione sul volto di George si fece confusa. «Verity? Cosa c'entra lei? Al momento è dentro insieme a Lee, stanno dando spettacolo con un gioco babbano che si chiama beerpong. Non penso che le interessi di quello che faccio qua fuori con te. Dai, rientriamo dentro... sono arrivati anche Sammy, Charlie e Alec, in ritardo come sempre, e ti stavano cercando! E poi devi vedere il costume di Beth e Caroline, non avrei mai pensate di vedere dal vivo Peach e SuperMario! Li ho visti solo nei videogiochi di Lee-»

«Perché non dovrebbe interessarle? Se trovassi il mio fidanzato in atteggiamenti intimi con una donna, credo che mi farebbe parecchio male... insomma, potrei davvero capire lo stato d'animo...»

«Verity non è la mia fidanzata» rispose lui serio.

«Ah no? Credevo di sì, insomma... siete arrivati insieme, vestiti allo stesso modo... tutti gli indizi portavano in un solo punto».

«Anche tu e Lucas vi siete vestiti in coppia, anzi... come una famiglia, insieme a Fred. Ma non mi sembra che mi stia lamentando. Io e Verity siamo prima di tutto amici, e poi colleghi. Ha lavorato per diverso tempo con me e mio fratello al negozio, ma ha dovuto abbandonare perché si era trasferita. Ora è rientrata a Londra e l'ho riassunta. Ma niente di più, oltre a questo.»

«Se lo dici tu» sibilò, aggiustandosi il cappotto e dando le spalle a George.

Dopo qualche minuto di silenzio, lui parlò con voce tremante. «Sei...sei gelosa di me?»

«Assolutamente no!» esclamò risoluta, voltandosi. «Vorrei solo evitare che quello che è accaduto a me possa toccare in sorte ad un'altra povera, innocente ragazza. Sembra molto bella, molto dolce... non si merita affatto un trattamento del genere.»

«Isabelle... ti prego. Basta...» disse George, scuotendo piano la testa e portando le mani a stringere i capelli. «Perché dici così?»

Lei non rispose, ma si morse il labbro in modo nervoso.

«Non mi perdonerai mai, non è vero?»  insistette George.

«Cosa vuoi che ti dica?»

«La verità! Cazzo, Isabelle! Per una volta vorrei sapere la verità da te, pensi di potercela fare? O vuoi continuare a dirmi stronzate su stronzate, le stesse che racconti a te stessa?»

«Non ti azzardare...»

«Perché, non è vero? Tu continui a raccontarti bugie. Mentre facciamo l'amore dici di amarmi, dici che non hai mai smesso, poi quando ti rivedo dopo qualche giorno sei fredda, un pezzo di ghiaccio! E mi comunichi una cosa diametralmente opposta a quello che ho sentito da te.»

«Shh! Abbassa la voce, potrebbero sentirci! Ero confusa, ero-»

«Che mi sentano, non mi interessa! Non sto parlando di parole! Sto parlando di ciò che ho sentito da te a livello fisico! Io ti ho sentito, sotto di me, a contatto con la mia pelle calda... ho sentito tutto quello che provavi. E non ci credo che non fosse vero. Non ci credo! Anche se la tua mente lo fa, il tuo corpo non può mentire... e non possono mentire nemmeno gli sguardi che ci scambiamo, l'elettricità che scorre sulla mia pelle appena ti sfioro...»

«Ma-»

«Non ho finito! Non puoi dire bugie nemmeno sulla tua gelosia! Se mi presento insieme ad una cara amica, che altrimenti sarebbe rimasta completamente da sola la notte di Capodanno perché ha perso i contatti con tutte le persone che conosceva, tu fai queste scenate di gelosia! Si può sapere cosa ti passa per la testa?»

«Io... io non lo so!»

«Te lo dico io cosa succede. Non riesci ad ammettere di essere ancora innamorata di me, perché hai una paura incredibile che io ti faccia ancora male. So di aver sbagliato, lo so! Ma non lo farò mai più! Te lo posso giurare sulla mia vita, ti amo troppo...» Prese le mani tra le sue e le strinse con forza. «Ma per poterlo fare devi essere la prima a fare un passo. Tu devi perdonarmi, devi trovare dentro il tuo cuore la forza. Sai che potrei renderti felice... so che lo sai. Ma se tu non mi lasci entrare, io non posso farcela da solo.»

«N.no... no...» Scosse la testa lentamente, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

«Sì! Sì! E restare insieme a quel... a quel... a quello» sputò con amarezza «non ti aiuterà! Tu non lo ami, forse lo hai fatto in passato, oppure no... non lo so! Ma sicuramente non lo ami adesso. Perché io dentro di me mi sento assolutamente certo di questa cosa. Tu ami me. E io amo immensamente te. Ti prego... dammi una possibilità, lasciati andare... a questo amore che non si è mai spento.»

Isabelle si fece cupa, restando per qualche secondo in silenzio.

«Bel...»

«Sai, quando ci siamo incontrati credevo di aver trovato la mia anima gemella. Mi capivi con uno sguardo, condividevi un dolore così simile al mio... mi sembrava di essere tornata in vita. Per un po' è successo. Tu mi rendevi felice. E lo facevi senza sforzo, lo facevi solo esistendo. E io ti ho dato tutta me stessa. Ti ho dato ogni parte di Isabelle, dalla più bella, alla più oscura. Ti ho fatto vedere ogni lato di me, ogni parte forte e ogni parte vulnerabile. Credevo che saresti stato l'unico... e la persona con cui spendere il resto della mia vita. Non avevo più interesse nel cercare qualcuno che mi completasse. Perché c'eri tu...»

«Per favore...» disse piano George, con gli occhi lucidi. «Per favore... io ci sono ancora, Isabelle. Ci sono sempre stato, e sono qui per te, per Fred...»

«Tu mi hai distrutto. Tu mi hai ammazzato, e io non mi sono più fidata di nessuno. L'unica persona di cui mi fido ciecamente è Lucas. Lui non mi ha mai abbandonato, lui mi è sempre stato accanto nonostante tutto. Nonostante non fosse un piacere per lui sapere che la donna che amava era incinta dell'uomo che l'aveva tradita, nonostante non fosse facile stare accanto a una persona completamente distrutta dall'interno. Non mi devo giustificare con te, per il modo che ho scelto per andare avanti, per il modo che ho scelto per rimediare a ciò che tu hai rotto con così tanta leggerezza. Mi dispiace.»

«N-no...»

«L'unica cosa che mi rende felice è avere la certezza che sei un padre meraviglioso. Freddie ti adora, e io adoro voi due insieme. Siete una visione bellissima.» Si asciugò con il braccio le lacrime cadute fuori dal suo controllo e si avvicinò alla porta finestra.

«Non andare via...» sussurrò George, ormai sconvolto. Tentò di trattenerla per un braccio, ma senza successo.

«Grazie per il cappotto, George. Adesso forse è meglio che rientri. Non vorrai lasciare ancora sola Verity? È la sera di Capodanno, e nessuno dovrebbe stare solo» terminò, fingendo un sorriso che non arrivò però ai suoi occhi. Gli restituì il cappotto e poi tornò dentro, mentre un nuovo cratere si apriva dentro il suo stomaco.

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Cosa ne pensate fino ad adesso? Ovviamente Isabelle non può più nascondere i suoi sentimenti, ma per lei è davvero difficile perdonare il torto subito. Preferisce evitare di lasciarsi andare, perché la paura è davvero troppo forte... mi riconosco molto in lei. Aspetto i vostri pareri, commenti, insulti! ahaha🧡

Colgo l'occasione per ringraziare someoneintheworld00 per le idee che mi ha dato per i costumi dei ragazzi alla festa di Capodanno. Grazie amica!

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