XVIII
I'm gonna pack my things and leave you behind
This feeling's old and I know that I've made up my mind
I hope you feel what I felt when you shattered my soul
'Cause you were cool and I'm a fool
So please let me go
But I love you so (please let me go)
I love you so (please let me go)
I love you so (please let me go)
I love you so
Quella notte si erano rifugiati l'uno nel corpo dell'altro per ben due volte. Il desiderio di avvicinarsi a lui era rimasto sepolto per troppo tempo dentro gli strati della sua anima, nascosto per undici, lunghissimi anni. E ogni giorno che aveva speso a cercare di nascondere la brama del suo corpo e del suo amore l'aveva solo consumata, rendendola un guscio vuoto, sterile. Quella stessa brama che era esplosa improvvisamente, restituendole un po' di colore, permettendole di respirare di nuovo a pieni polmoni.
Una volta arrivati al culmine, insieme, George l'aveva stretta a sé e aveva sussurrato al suo orecchio. «Ti amo, da morire...» e poi era scivolato velocemente in un sonno profondo. Isabelle invece era rimasta sveglia a lungo, ripensando alla serata appena trascorsa e al subbuglio che percepiva dentro di sé, mentre osservava il modo in cui il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente. Il suo respiro caldo le arrivava sul volto, procurandole brividi in tutto il corpo.
Scostò dal viso di George alcuni ciuffi neri ribelli e lo guardò dormire. Sembrava finalmente aver ritrovato un po' di pace, che contrastava con l'espressione contratta e preoccupata che ultimamente aveva sempre visto in lui. Ma in quel momento, steso su quel materasso in quel casolare abbandonato, le parve finalmente sereno.
Si chiese se si potesse dire lo stesso di lei.
Non sapeva bene come sentirsi. La decisione della sera precedente era stata dettata dalla sua mancanza di lucidità, o c'era altro sotto? Era stata sicuramente catturata in un turbinio di emozioni: tristezza, disperazione, rabbia, gioia, e non era riuscita a contenerle. Si era probabilmente buttata tra le sue braccia perché in balia delle sue sensazioni emotive, troppo forti da gestire. Venire a conoscenza del rischio che George aveva passato, delle condizioni in cui si era ridotto successivamente, dello strazio che aveva vissuto per anni... l'avevano resa debole, vulnerabile.
Ma dentro di sé sapeva che quello non era l'unico motivo.
Non poteva più raccontarsi bugie. E quello che era accaduto tra loro ne era la prova.
Era ancora perdutamente innamorata di lui. Forse... forse lo era sempre stata.
Lo amava, eccome se lo amava. E allo stesso tempo lo odiava. Odiava lui, e odiava sé stessa per non riuscire a odiarlo, proprio per niente. Detestava sé stessa per aver ceduto alle sue labbra calde, al suo morbido ma deciso tocco, ai suoi muscoli che aveva sentito contrarsi dal piacere. Le sue mani l'avevano accarezzata tutta la notte, passando sulla sua pelle già conosciuta, ma anche sulle nuove cicatrici che Fred aveva procurato. Le sue labbra, il suo cuore e la sua anima si erano soffermati in modo tremante ed emozionato sui segni del tempo, sulle smagliature, su ogni parte del suo corpo. E lei in quel contatto ci era voluta affondare, annegare dopo tutti gli anni passati distanti.
Ma non si era certo dimenticata di ciò che era successo. Non poteva scordare il suo tradimento e la scia di dolore che ne era conseguita. Era impossibile scordare George tra le braccia di Angelina. Eppure, era quello che per un notte aveva fatto. Aveva dimenticato.
Forse era proprio per quello che si sentiva così sbagliata, così arrabbiata con sé stessa. Dopo tutto quello che si era ripromessa, dopo tutto quello che aveva sofferto non avrebbe voluto ricascarci così. Invece la sua mente si era spenta completamente, perdendo il raziocino che negli ultimi undici anni l'aveva contraddistinta. Le emozioni e l'amore più puro e incondizionato che avesse mai provato avevano fatto da padroni, permettendole di vivere una notte al limite dell'immaginabile. Una notte in cui si era sentita completa, in cui si era rimasta senza fiato dalla gioia e dal piacere.
Ma quando le primissime luci dell'alba avevano iniziato a fare capolino, Isabelle sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance. Iniziò a mettere insieme tutti i pezzi, e la realtà le piombò addosso con tutto il suo peso.
Aveva tradito Lucas.
Niente di più, niente di meno. E averlo fatto con la persona che aveva capito di amare di più al mondo non rendeva le cose più facili, anzi.
In quel momento si percepì sporca. Il senso di colpa, ormai suo fedele compagno, si fece strada in lei e le mozzò il fiato, mentre le lacrime comparvero nei suoi occhi. Lo hai tradito, la persona che ti è stata accanto quando non avevi niente e nessuno, la persona che si è svegliato la notte al posto tuo per cullare Fred. Tu lo hai tradito, con una facilità così disarmante...
Improvvisamente la bolla in cui si era crogiolata fino a quel momento scoppiò, e Isabelle si sentì sopraffatta da tutte le emozioni negative che la attanagliavano. Come un automa si alzò, rivestendosi silenziosamente per non svegliare George ed evitare una conversazione che non aveva né la voglia né la forza di affrontare. Prima di andarsene lo osservò di nuovo, stavolta più a lungo, e mentre delle lacrime solitarie scendevano sul suo volto, si chinò a lasciargli un bacio sulla fronte. Poi si voltò e uscì, avvolta dalla prima luce mattutina, soffusa e rosea.
Vagò a lungo in preda all'ansia e alla disperazione, senza sapere dove si trovasse. In più aveva dimenticato il suo cellulare nella borsa, rimasta alla Tana dopo la sua fuga della sera precedente, e non poteva nemmeno contattare Pam o Lee per farsi aiutare.
Dopo quella che le sembrò un ora vide in lontananza un piccolo borghetto, composto da case e negozi e decise di avvicinarsi. Sperava che qualcuno potesse darle indicazioni, aiutandola a ritrovare la strada di casa. Era però mattina presto e gli unici posti che trovò aperti erano una piccola edicola e un bar.
«Mi scusi...» chiese timidamente al proprietario del locale, impegnato a sistemare tavolini e sedie fuori. «Non è che potrebbe farmi fare una telefonata?»
Per fortuna il gentile signore acconsentì e le prestò il suo telefono. Dopo qualche momento di esitazione Isabelle compose l'unico numero che ricordava a memoria, da sempre. Non era sicura che fosse sempre attivo dopo tutti quegli anni, ma doveva fare un tentativo. Altrimenti, sarebbe stata nei guai... non poteva neanche immaginare di ripresentarsi da Molly come se niente fosse per riprendersi i suoi effetti personali. Quella era la sua unica chance di tornare a casa.
La sua voce dolce ma assonnata fu un toccasana per le orecchie di Isabelle. «P-pronto?»
«Mi dispiace disturbarti... ma mi devi aiutare. Mi sono cacciata in un enorme casino, Sammy...» disse mentre la voce le si spezzava in gola.
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«Tu ci devi spiegare tante cose, Isabelle.»
Abbassò la testa, colpevole. Lee la stava scrutando con due occhi penetranti, pieni di ansia mista ad agitazione.
«Lee... per favore... non ce la faccio adesso...» mugugnò piano.
«Non puoi chiamare Sammy alle sei del mattino in lacrime, dicendo che sai solo che ti trovi vicino alla Tana ma non sai precisamente dove» disse facendole il verso «e che hai bisogno di tornare a casa immediatamente! Credi di cavartela così? Ci hai fatto prendere un colpo! Anche Sammy era davvero preoccupata, per fortuna ci ha contattato subito! Che ci facevi ad Ottery?»
Il suo volto era contratto dalla rabbia, sembrava davvero furioso.
«Sai, vederti lì sconvolta e con il volto rigato dal pianto non ha certo migliorato la situazione! Si può sapere che ti succede? Cosa hai combinato?» chiese incrociando le braccia al petto.
«Lee, non lo vedi che è sconvolta? Vuoi lasciarla respirare?»
Pam gli lanciò un occhiataccia. Da quando erano rientrati a casa loro quella mattina, si era seduta sul divano accanto a lei, circondandole le spalle con le braccia. «Tesoro, adesso se vuoi riposati. Sei infreddolita e stai tremando come una foglia. Ti preparo un tè» disse alzandosi. «E poi ci facciamo un bagno caldo. Ne hai bisogno!»
«No, mamma! Lo preparo io il tè alla zia Isabelle!» esclamò felice Annika. Si alzò anche lei di scatto dal divano dove era seduta e seguì a ruota sua mamma in cucina. «Ci vuoi lo zucchero o il miele?» chiese con un enorme sorriso.
Il cuore di Isabelle si sciolse per un secondo. Da sempre la dolcezza e la tenerezza dei bambini la facevano sentire meglio, soprattutto nei momenti bui. «Ci vorrei il miele, grazie principessa» rispose sorridendo timidamente.
«Non so perché, ma ho come la brutta sensazione che in questa storia ci sia di mezzo George» continuò Lee. Il suo volto sembrava impassibile, indecifrabile.
«Lo so che sei arrabbiato, e mi dispiace tanto. Forse non avrei dovuto disturbarvi, ma non sapevo dove andare! Non avevo nessuna passaporta per tornare, avevo lasciato il cellulare alla Tana e non mi ricordavo i vostri numeri! Solo quello di Sammy... che per fortuna ha risposto...»
«C'è di mezzo lui?» chiese di nuovo. Non si fece distrarre dal suo tentativo di cambiare discorso. Ormai la conosceva troppo bene.
Lei annuì, lentamente e non alzando mai lo sguardo. Si vergognava troppo per ciò che aveva combinato, si sentiva un mostro. Un mostro di madre, di donna, di fidanzata.
«E perché non ti ha aiutato lui a tornare?»
«Non sa nemmeno che me ne sono andata...» sussurrò flebilmente.
«Isabelle, se non inizi a parlare chiaramente io non posso aiutarti. E detto tra noi, sono stufo dei vostri giochetti. Non so bene cosa state combinando, ma mi sembra che siate tornati entrambi indietro sui vostri passi. Da quando sei tornata George è in un mondo tutto suo, e mi sembra di avere a che fare con una ragazzina quando parlo con te! Avanti, vuoi spiegarmi?»
«Io... io ne vorrei parlare con Pam. Da sola» rispose timidamente. Si vergognava immensamente per ciò che aveva fatto, e discuterne con Lee non le sembrava la scelta migliore. Aveva bisogno della sua migliore amica.
Lee sbuffò sonoramente. «Fai come vuoi. Ma la prossima volta non verrò a recuperarti in mezzo al niente. Quindi regolati!»
«Zia Bel! Ecco il tuo tè!» Annika rientrò dalla cucina sorridente con una tazza fumante tra le mani. «Soffia però, perché brucia» disse aggrottando le sue sopracciglia scure.
«Grazie, piccola» rispose lasciando un lieve bacio sulla sua fronte. Era grata a quella interruzione, perché la discussione stava iniziando a diventare spinosa.
«Allora, ci vuoi spiegare cosa è successo?» chiese Pam risistemandosi accanto a lei.
Isabelle sgranò gli occhi e guardò Lee, che alzò le braccia al cielo. «Voi donne mi farete diventare matto prima o poi!»
«Anche io, papà?»
Lee osservò per qualche secondo gli occhioni lucidi di sua figlia e sembrò sciogliersi. «Ma no, amore mio. Tu non c'entri niente» esclamò accucciandosi di fronte a lei. «Ascolta, adesso facciamo una cosa. Andiamo a fare colazione solo io e te, e poi facciamo un giro al parco. Va bene?»
«Ma papà, il tuo lavoro?»
«Chiamo subito per avvisare che arrivo più tardi, adesso voglio stare un po' con la mia scimmietta! E poi la mamma e Isabelle hanno bisogno di fare discorsi da donne grandi; quindi, le lasciamo sole» terminò guardando entrambe di sottecchi.
«Va bene! Vado subito a mettermi le scarpe!» esclamò la bambina trotterellando verso camera sua.
Quando stavano per uscire, il campanello suonò.
«Aspetti qualcuno?» chiese Lee a Pam mentre apriva la porta.
«Buongiorno, Lee... sei riuscito a recuperarla? È qui? Come sta?»
«Vieni Sammy, entra pure. Credo che abbiate bisogno di fare una bella chiacchierata. Noi vi lasciamo sole» esclamò prima di salutare tutti con un cenno del capo e uscire, mano nella mano con Annika.
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«Ieri sera... ho fatto l'amore con George. Per ben due volte...»
«Non ci posso credere...»
«Stai scherzando, vero?»
Isabelle chiuse gli occhi, affranta. «No... non scherzo».
Le due sorelle, sedute di fronte a lei in salotto, si scambiarono un occhiata fugace.
«Perché lo hai fatto?» chiese Sammy freddamente.
Isabelle esitò un momento, incerta. Ma alla fine decise di vuotare il sacco. Non ne poteva più di tenersi le cose dentro. «Sono stata alla Tana, mi ha invitato Molly per parlare di tutto quello che era successo... George le ha raccontato di Fred. Così abbiamo passato un pomeriggio meraviglioso parlando di lui... non credevo che avrebbe reagito bene, ma sono davvero felice di come sono andate le cose.»
«E poi?» chiese Pam impaziente, dondolandosi sulla sedia.
La donna sospirò. «E poi è arrivata Angelina...»
Le sue amiche drizzarono le orecchie. «Cosa voleva?» chiese Sammy diventando scura in volto. «Se non la smette di intromettersi giuro che prima o poi dovrà fare i conti con me...»
«Mi ha buttato addosso tutta la sua frustrazione. Credo che si tenesse dentro tutto dall'ultima volta che ci siamo viste... da quel maledetto giorno. E mi ha raccontato cosa è successo a George dopo che me ne sono andata... mi ha confessato che è stato in coma per ben due settimane per overdose di farmaci... e che ha avuto problemi con la droga per tanto tempo...»
La stessa sensazione provata il giorno precedente si ripresentò. Un senso di colpa senza fine misto a un dolore perforante al cuore.
«Non mi avete mai detto niente...» disse con voce flebile. «Non mi ha mai detto niente nessuno...»
«Isabelle, noi... noi volevamo contattarti. Volevamo dirti tutto ma...»
Pam fu interrotta da Sammy. «Ne abbiamo parlato con Charlie e Lee, e si sono opposti. Anche Molly non voleva, non credeva che ti avremmo dovuto sconvolgere ancora di più. E considerato il fatto che eri anche incinta... è stato meglio così».
«Cosa è successo dopo?» chiese di nuovo Pam.
«Non so per quale motivo, ma è arrivato George. Forse voleva passare una serata in famiglia...non lo so. Insomma, lui mi ha visto lì e mi ha guardata negli occhi così intensamente che mi è sembrato di non riuscire più a respirare. L'unica cosa che vedevo davanti a me era il suo corpo steso a terra...»
«Oh, tesoro...» Pam aveva gli occhi lucidi.
«Mi dispiace tanto che Lee abbia sofferto... lei mi ha detto anche questo...»
«Se quella gatta morta non impara a farsi i fatti suoi... non so cosa potrei farle. Comunque... Bel, non dispiacerti. È stato un periodo difficile ma adesso stiamo tutti bene, Lee è più tranquillo... George si è ripreso. E non è assolutamente colpa tua.»
«Non posso fare a meno di pensare che lo sia... comunque, sono scappata fuori dalla Tana. Volevo solo andarmene il più lontano possibile, lontano da tutto il male che sembra non lasciarmi in pace mai... ma lui mi è corso dietro. Mi ha raggiunto, e mi ha affrontato...»
«Oh, che cosa romantica! E bravo, George!» disse Pam con gli occhi a cuore, ricevendo una gomitata nel fianco da sua sorella. «Ahia, che ho detto?»
Isabelle sorrise imbarazzata. «Non so come faccia. Non so che potere abbia, o quale incantesimo abbia fatto su di me... ma le cose che mi ha detto mi sono arrivate dritte all'anima. E non sono riuscita a resistere... quando mi ha baciato sono crollata. Ho lasciato andare tutto, ho spento il motore nel mio cervello... e mi sono concessa all'amore».
«Io lo sapevo tanto, era solo questione di tempo» esclamò Pam alzando le spalle. «Era inutile continuare a fingere, anche un cieco si sarebbe accorto della tensione sessuale tra voi.»
«Non credo sia stata la scelta più giusta, Isabelle. Cosa hai risolto facendo così? Adesso si creerà una situazione ancora più complicata tra voi, tanto più che adesso sarete costretti a vedervi, parlarvi e accordarvi per Fred. Non potevi proprio evitare?» chiese Sammy freddamente.
Isabelle si era stupita dell'arrivo di Sammy, e il fatto che si fosse preoccupata per lei era stato del tutto inaspettato. Ma ne era immensamente felice. Anche se non si erano ancora chiarite, interpretò quel gesto come un primo passo verso il recupero del loro rapporto fraterno.
«Oh, sì! Perché non ci hai pensato prima, Bel? Perché non hai evitato di andare a letto con la persona che ami?» disse sprezzante Pam. «Ma cos'hai nel cervello, Sammy? I criceti? Tu avresti fatto esattamente la stessa cosa, se fossi stata distante per undici anni da Charlie!»
«Sono le otto del mattino e mi stai già offendendo, questo è un nuovo record! Ma cos'hai tu, nella testa? Non lo capisci che in questo modo soffrirà e basta? Soffriranno entrambi!»
«Non mi pare che ti sia mai interessato della sofferenza di George» sputò fuori Pam.
Sammy guardò la sorella in cagnesco. «Come osi-»
«Sammy ha ragione. Ho compiuto uno sbaglio madornale. Non dovevo farlo... oh...»
Le lacrime avevano iniziato a scorrere. Non riuscì a frenarle, non riuscì a smettere. «Non so cosa mi succede... sto combinando solo casini... e sto facendo soffrire tutti...»
«Bel... non fare così!» Pam la guardò con occhi comprensivi.
«Ho tradito l'unica persona che non ha mai dubitato un solo giorno di me, che non ha mai dubitato del nostro amore. Come posso anche solo guardarmi allo specchio adesso? Come posso guardarlo negli occhi e dirgli che va tutto bene?»
«Non guardarlo?» La battuta di Pam, però, non la fece stare meglio. «A parte gli scherzi, Isabelle. Ascolta... è vero, hai sbagliato sicuramente. Non è mai bello tradire, e tu lo hai sperimentato sulla tua pelle. Ma... lo capisci che non puoi più fingere?»
Abbassò lo sguardo sconsolata. La sua amica aveva ragione.
«Non puoi forzarti ad amare Lucas se non provi certe cose. Forse avrai sentito un trasporto emotivo nei suoi confronti... d'altronde si è sempre preso cura di te, Beth e Fred. Ma io non penso che tu lo abbia mai amato... o perlomeno, non nel modo in cui ami George. Mi sbaglio?»
Scosse la testa, senza rispondere. Se lo avesse fatto, sarebbe di nuovo scoppiata a piangere.
Pam continuò: «Sappiamo tutti che questa situazione non è semplice, e adesso si complicherà ancora di più. Ma ieri sera hai seguito il tuo cuore... perché tanto sappiamo tutti qual è la verità. Tu e George vi amate da pazzi, e forse anche di più adesso! Non trovi, Samantha?»
Sammy era rimasta rigida nella sua posizione, con un'espressione che non tradiva alcuna emozione. «Credo che il proprio cuore vada seguito sempre. Ma credo anche che, in questo caso, lei sia più confusa che altro. Credo che dovrebbe prendersi del tempo per capire cosa vuole, per capire se riuscirà mai a passare sopra il tradimento di George, se potrà mai perdonarlo.... E soprattutto se riuscirai a perdonare te stessa per ciò che hai fatto. Ma prima di quel momento, ti sconsiglio vivamente di ripetere certi errori. Non portano beneficio a te, non lo portano a tuo figlio... e nemmeno a lui.»
«Hai ragione, Sammy... devo stargli lontana. Concentrarmi solo su Fred...»
Pam sbuffò. «Ma perché? Voi due vi amate, non siete stati già abbastanza lontani? Undici anni sono un infinità di tempo!» terminò con fare melodrammatico.
«Pam, non puoi dirle cosa deve fare! Lascia che scelga da sola!» disse Sammy, irritata dal comportamento della sorella, che le schioccò un occhiataccia.
«Per favore... non litigate per me. Vi prego...» Isabelle era affranta da tutta quella situazione. Le sembrava di riuscire solo a combinare guai, e pensare di creare tensione tra quelle che una volta erano le sue più care amiche peggiorava la situazione. «Credo che Sammy abbia ragione. Sono confusa, indecisa... non capisco cosa mi succede. E ho fatto una cosa di cui mi vergogno tantissimo. Lucas non si merita questo... ma credo che nemmeno George se lo meriti. Ho sempre odiato la scelta infelice che ha compiuto anni fa, e poi ho fatto lo stesso... sono stata incoerente. E ho perso la lucidità, ma adesso la voglio recuperare. Adesso la cosa migliore da fare è preoccuparmi solo ed esclusivamente di Fred, permettergli di recuperare il rapporto con suo padre e creare un clima familiare tra noi. So che sarà dura, ma ce la posso fare... ce la devo fare.»
«Fai come vuoi, ma io continuo a pensare che sia la scelta sbagliata. Ma d'altronde, hai sempre ascoltato lei, e mai me. Vediamo chi avrà ragione questa volta» esclamò Pam ferita, alzandosi e uscendo dal salotto.
«Pam...» sussurrò Isabelle seguendola con lo sguardo.
«Non preoccuparti. Le passerà. Adesso cerca di riposarti e riprenderti, ne hai bisogno. E non preoccuparti, presto si risolverà tutto... anche con Fred. Non potrà stare arrabbiato per sempre con te» disse Sammy facendole un piccolo sorriso.
«Hai parlato con Charlie?»
«Sì, è tornato a casa lo scorso week-end e mi ha raccontato tutto. Hai fatto bene a dirgli la verità, Isabelle. Un bambino non può vivere dentro una menzogna. E anche se non lo conosco... so che non si meritava un trattamento del genere. Non se lo meritava nemmeno George...»
«Perché Pam dice che non ti è mai interessato della sofferenza di George?» chiese a bruciapelo.
Sammy cambiò espressione. «Ehm... diciamo che io e George non abbiamo avuto il migliore dei rapporti...» Lasciò cadere il discorso, sperando che Isabelle non indagasse ancora.
«Perché?»
Dopo un iniziale momento di esitazione, finalmente la sua amica si sciolse e parlò. «Devi capire una cosa. Quando sei andata via dopo quello che ti ha fatto... sono stata tanto male. Lo odiavo, ogni giorno un po' di più. E credimi... mi sono sentita per tanto tempo un mostro perché non riuscivo a dispiacermi per lui. Era in coma... ma per una cosa che lui aveva causato, per qualcosa che lui stesso si era procurato. Non riuscivo a provare compassione... e questo è stato motivo di molti litigi con Charlie. Anche Alec ne ha risentito... comunque, dopo essersi svegliato la situazione ha continuato a peggiorare. È stata davvero una fortuna che tu non abbia visto le condizioni in cui si è ridotto. Sembrava... sembrava morto. Un guscio vuoto, senza anima. Ma io, anche lì... non sono riuscita a compatirlo. Lo odiavo a morte. Per me lui era la causa del tuo allontanamento, lui era la persona che ti aveva distrutto ancora una volta... e forse solo adesso, dopo dieci anni, sto iniziando a perdonarlo...»
«Mi dispiace tanto, Sammy... non posso evitare di pensare che la mia partenza abbia causato tutto questo, ho creato un domino di distruzione...»
«Ascolta, Bel. Adesso basta. Devi tirarti su, devi cercare di rimediare ai tuoi sbagli. Entrambi dovete farlo... è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e cercare di rimettere in sesto la vostra vita, e la vostra relazione con Fred. Perché che tu lo voglia o no... sarai sempre legata a lui. Quindi, basta. Basta piangere, commiserarsi... basta.»
«Io vorrei recuperare anche la nostra relazione... mi manchi, tesoro...» sussurrò con gli occhi lucidi.
A quelle parole Sammy si irrigidì di nuovo, riportando fuori la sua maschera di ghiaccio. «Adesso devo andare, ho... ho da fare delle cose. Stammi bene, Isabelle.»
Si alzò di tutta fretta e uscì senza nemmeno salutare sua sorella. Isabelle si sentì spaesata e confusa e, di nuovo, restò sola con i suoi terribili pensieri.
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Più tardi quella mattina rientrò in albergo. Per fortuna Pam aveva un carattere diverso da Sammy, e dopo qualche scusa e qualche abbraccio ritornò la sua pazza, scatenata amica. Si sentì fortunata, perché non avrebbe tollerato di essere allontanata anche da lei.
E poi, c'era Beth. Il suo angelo custode, che la stava aspettando trepidante da quando l'aveva chiamata con il cellulare di Pam. «Mi devi raccontare assolutamente tutto!» le aveva detto emozionata.
Così, si era confessata anche con lei. Sapeva che avrebbe avuto un giudizio accurato e oggettivo sulle cose, nonostante il loro strettissimo legame.
«Cazzo... beh, mi dispiace per Lucas ma la cosa era palese a tutti, Isabelle! Voglio dire, quel giorno a casa di Charlie ti ha letteralmente preso di peso e portato fuori per calmarti! Non ci ero riuscita in così poco tempo nemmeno io! È chiaro che è fottutamente innamorato di te, e tu di lui! Ma insomma, raccontami i dettagli!»
Isabelle rise di fronte al linguaggio della sua amica. La adorava anche per questo.
«Adesso ci metterò una pietra sopra. Non succederà più...»
«Perché?» chiese incredula Beth. «Tu lo ami, lui ti ama! E anche parecchio direi... quindi, perché aspettare ancora?»
«Perché mi ha tradito, e io non riesco ad accettarlo... tu lo dovresti sapere bene. E poi, adesso sto insieme a Lucas. Fine della storia...»
Beth rise di gusto. «Non fraintendermi, voglio un bene dell'anima a quel ragazzo. Mi sta davvero simpatico, e ci ha aiutato tanto con Freddie. Ma tu non lo ami! Smettila di prenderlo in giro... smettila di prendere in giro te stessa!»
«Non succederà mai più. Fine della storia» disse più risoluta.
«Va bene, va bene! Alzo le mani e mi faccio da parte, ma sappi che quando accadrà di nuovo io sarò lì, a farmi due risate mentre guardo le due persone più testarde che conosco che non riescono a resistere l'uno all'altro!»
«Quando arriva Caroline?» chiese cambiando discorso.
Gli occhi della sua amica si illuminarono. «Mi ha chiamato ieri sera. Il suo volo parte la prossima settimana, e starà qua fino ad anno nuovo. Così potrò farle vedere tutti i luoghi della mia infanzia, la città... e la porterò da mamma. Non vedo l'ora» terminò con gli occhi lucidi. «Ah, Isabelle... prima che me lo scordi. Stamani mi è arrivata una lettera da Freddie... l'ho trovata sul davanzale. Mi ha scritto che ne ha spedita una anche a te... prova a controllare».
Isabelle si alzò di scatto e aprì la finestra, osservando fuori. Sul davanzale in pietra della finestra vide una busta bianca con il sigillo di Hogwarts sopra.
«Che dice il nostro teppistello?» chiese Beth avvinandosi a lei e cingendole la vita con entrambe le braccia.
Isabelle aprì la lettera, con le mani che le tremavano dall'emozione.
Ciao mamma,
ho pensato tanto in questi giorni. Veramente tanto. Tutte le informazioni che mi avete dato sono state sconvolgenti, per me. Scoprire di avere un papà, sapere che non mi odia, che non ha una nuova famiglia di cui si prende cura... mi sono sentito spaventato, confuso...ma anche felice e tanto, tanto curioso.
Perché io ti conosco, mamma. E so che non fai mai niente per caso... e sei la persona più buona che conosco, che non farebbe mai niente con cattiveria. Quindi sono curioso di sapere cosa ti ha spinto ad andare via, cosa ti ha spinto a non dire niente a George (che strano pronunciare il suo nome, il nome del mio papà!). Ero tanto arrabbiato con te, forse lo sono un po' anche ora... ma non riesco più a stare lontano da te, a non sentirti. In queste notti ho dormito stringendo forte la collana che abbiamo tutti e due al collo, e adesso non mi basta più... io voglio abbracciarti mamma, mi manchi troppo.
Per questo ho chiesto aiuto al Professor Weasley, voglio dire... a mio zio (quanto mi fa strano dirlo!), e ha parlato con la preside McGranitt. Mi ha accordato un permesso speciale per uscire dal castello e tornare a casa per due giorni, il prossimo fine settimana. Così potremo stare un po' insieme, potrò riabbracciare Beth e Lucas. Ma voglio anche passare del tempo con George, e mi piacerebbe tanto che ci fossi anche tu. Voglio sapere tutto quello che è successo, e penso che sia importante sentire cosa ne pensate entrambi. E poi... voglio raccontare a entrambi alcune cose. Cose che non ti ho mai detto ma che penso tu debba sapere... e anche George. Basta segreti.
Spero che non dirai di no, ma se ti conosco almeno un po' so che non lo farai.
Scusa se mi sono arrabbiato e se siamo stati distanti.
Ti amo adesso e per sempre
Freddie
Asciugò due lacrime solitarie sfuggite al suo controllo, e vide Beth fare lo stesso.
«Non puoi dirgli di no, Bel. Tuo figlio ha bisogno di te...»
E seppe subito che la sua amica aveva ragione. Non avrebbe mancato ancora ai suoi doveri da mamma. Sarebbe andata a quell'incontro con George. Dopotutto, lo doveva ad entrambi.
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