XLI



Ringrazio infinitamente Jpcpc79  per il magnifico fotomontaggio realizzato con tanto amore per me e per questi bei bimbi❤️

Consiglio di ascoltare la canzone nel punto del testo indicato da una freccia ⭐️

Maybe it's the way you say my name
Maybe it's the way you play your game
But it's so good, I've never known anybody like you
But it's so good, I've never dreamed of nobody like you
And I've heard of a love that comes once in a lifetime
And I'm pretty sure that you are that love of mine
'Cause I'm in a field of dandelions
Wishing on every one that you'll be mine, mine
And I see forever in your eyes
I feel okay when I see you smile, smile
Wishing on dandelions all of the time
Praying to God that one day you'll be mine
Wishing on dandelions all of the time, all of the time

Caro Fred,

ti scrivo questa lettera perché sono estremamente preoccupato. Non so se alcune delle notizie che stanno sconvolgendo il mondo magico sono trapelate ad Hogwarts, ma in ogni caso sento di dover fare chiarezza. È importantissimo che tu sia informato su ciò che succede e su quello che potrebbe accadere nell'imminente futuro.

I Mangiamorte sono evasi da Azkaban. Tutti, o almeno quelli che erano sopravvissuti alla seconda guerra magica e imprigionati a vita, e stanno seminando orrore e distruzione nel nostro mondo. Moltissime famiglie di maghi non purosangue sono state attaccate e hanno fatto una fine orribile. Resterai scioccato nel sapere che diverse persone sono morte, e ci sentiamo così impotenti... stiamo cercando di intervenire in ogni modo ma è difficile. Non riusciamo a scovarli da nessuna parte, sembrano dissolversi nel nulla dopo ogni azione spregevole, e abbiamo come la sensazione di continuare a girare in tondo... Sono quasi sicuro che stiano utilizzando degli antichi incantesimi oscuri per nascondere la loro posizione, e questo pensiero è condiviso da quasi tutti i membri delle squadre di vigilanza.

Fred, il mondo magico è diventato di nuovo un posto pericoloso. E lo è ancora di più per maghi non purosangue come te, Alec, Teddy e Vic. Sareste un bersaglio perfetto per le ire di quei pazzi, ed è proprio per questo motivo che dovete restare nascosti nel castello. Hogwarts è uno dei posti più sicuro al mondo e le sue mura riusciranno a proteggervi. Non uscite di sera, anzi non uscite affatto se non accompagnati da un adulto. So da Charlie che le visite ad Hogsmeade sono state sospese fino a data da destinarsi, e questo mi rincuora. Non sai mai chi si potrebbe celare dietro mentite spoglie, e in questo modo il problema verrà eliminato alla radice.

Ti prego, cerca di seguire questi consigli alla lettera e non fare di testa tua. Siamo davvero tutti in pensiero e stiamo facendo il possibile per risolvere la situazione velocemente. Proprio per questo non potrai tornare a casa per queste vacanze pasquali. Non sai quanto male ci fa non poterti vedere, non poterti riavere con noi per queste due settimane... ma Diagon Alley è diventato un posto di cui aver paura, e da qualche giorno sia io che tua madre non abitiamo più lì. Ci siamo spostati in un luogo più sicuro, un luogo che non ti posso comunicare per ragioni che ben immagini, ma saremmo molto più tranquilli a saperti circondato da persone che ti possono proteggere, come zio Charlie, la preside, Neville e la professoressa Redman. Fidati di loro, ma resta comunque in guardia. In tempi di guerra è impossibile sapere chi ci troveremo davanti; quindi, tieni sempre alta l'attenzione e se ne avrai bisogno chiedi aiuto.

Ricordati di rispondermi tramite lettera e di consegnarla solo ed esclusivamente ad Errol V. Lui sa la strada da percorrere, sa quali pericoli evitare per far arrivare il messaggio a destinazione. Spero che questo incubo finisca e di poterti riabbracciare presto... Io e tua mamma ti pensiamo sempre e ti amiamo più della nostra vita

Ti abbraccio fortissimo

Papà

Fred ripiegò la lettera che suo padre gli aveva inviato con cura nella borsa, dopo averla riletta almeno cinque volte. Quando aveva ricevuto la missiva non credeva certamente di trovarvi quel contenuto: parole piene di affanno, che trasudavano la preoccupazione estrema dei suoi genitori per tutto ciò che stava accadendo nel mondo magico. Era così scioccato, perché ad Hogwarts la notizia non era arrivata subito: infatti, suo zio Charlie li aveva avvertiti dell'accaduto il giorno stesso, solo qualche ora prima di ricevere la lettera, riunendoli nel suo ufficio. Lui, Vic, Teddy e Alec, seduti uno accanto all'altro, si erano scambiati delle occhiate dapprima incredule, poi guardinghe e ansiose dopo essersi resi conto della effettiva gravità della situazione.

«Non si scherza con i Mangiamorte, ragazzi. Sono pericolosi, folli e pronti a tutto per ottenere ciò che vogliono. Dovete fare molta attenzione, restare dentro la scuola è sicuramente il primo passo. Non dovrete quindi avventurarvi da soli in nessuno dei luoghi intorno al Castello: non la Foresta proibita, non la nicchia sul Lago Nero dove andate a progettare scherzi, non Hogsmeade. Ci siamo capiti?»

Aveva scrutato i loro volti pallidi uno ad uno, soffermandosi infine proprio su suo figlio. «Alec, hai capito bene?»

Suo cugino aveva alzato i profondi occhi azzurri, in quel momento divenuti lucidi e cupi. «S-sì papà. Ho capito... non mi allontanerò, non ci allontaneremo» disse guardando Freddie e cercando una sua rassicurazione, una sua conferma. Lui si era limitato ad annuire deciso, e poi aveva rivolto lo sguardo verso Teddy.

Il suo cuore si era per un attimo fermato, mentre osservava l'espressione atterrita sul volto dell'amico. Si chiese cosa potesse provare di fronte a quegli avvenimenti, come si sentisse... i responsabili della morte dei suoi genitori, coloro che l'avevano privato dell'amore di una famiglia completa e unita erano appena scappati dalla prigione in cui erano detenuti.

I suoi lineamenti dolci erano contratti, trasformatisi in una smorfia di dolore dinanzi le successive frasi che uscirono dalla bocca di Charlie. «Teddy... tra gli evasi c'è anche Greyback. Credevo che fosse giusto dirtelo». Gli occhi di Charlie si erano inumiditi di fronte alla reazione, sofferente ma stoica di Teddy, che alzò lo sguardo fieramente, cercando di controllare il tremore nella sua voce. «Spero che riuscirete a prenderlo e dargli quello che si merita, finalmente. Spero che riuscirete a dare a tutti loro la punizione esemplare che meritano».

«Teddy... vedrai che non si avvicinerà a te. Non glielo permetteremo!» disse decisa Victoire. I due ormai erano diventati una coppia ufficiale già da un po', e Teddy si era lasciato andare completamente con lei, confessando tutti i dubbi e le sue paure. E non era un caso che la maggior parte di queste riguardassero sia il mostro che aveva trasformato suo padre in un lupo mannaro, rovinandogli la vita e la successiva carriera lavorativa, sia i seguaci di Voldemort che gli avevano tolto un infanzia felice e spensierata insieme ai suoi meravigliosi genitori.

«Ci stiamo impegnando al massimo, te lo assicuro. Ma nel frattempo dobbiamo accertarci che ognuno di voi sia al sicuro da qualsivoglia pericolo. Stiamo comunicando a tutti i genitori degli alunni che crediamo sia più sicuro restare qua, tra le mura del castello. Londra ormai non è la città di prima, con tutti i Mangiamorte e i Dissennatori che girano a piede libero, pronti a distruggere tutto. E devo chiedervi anche un'altra cosa» continuò Charlie, facendo un piccolo sospiro. «State ben attenti agli studenti di Serpeverde. Sapete quanto odi le rivalità tra case, e quanti studenti volenterosi e geniali ci siano tra le loro fila. Ma la priorità è la salvaguardia e la sicurezza. E non sappiamo in che modo i figli e nipoti degli evasi potrebbero essere coinvolti nella faccenda. Lo farete?» chiese, rivolgendosi soprattutto a Fred.

«Ehm... s-sì, certo» rispose lui balbettando, seguito poi dal cenno di assenso generale restituito dal suo gruppo di amici.

Ma non era riuscito a mantenere quella promessa. Ci aveva provato con tutte le sue forze, ma non ci era riuscito. Perché l'assenza di Franziska si faceva sentire, perché la sua migliore amica gli mancava come l'aria, perché aveva bisogno di lei soprattutto in un momento del genere. Perché ormai aveva imparato a camminare solo con lei al suo fianco e pensare di recidere ogni contatto gli mozzava il respiro in due.

Così era andato contro le raccomandazioni di suo zio e di suo padre, e le aveva fatto recapitare un piccolo biglietto. Provvidenziale era stato l'aiuto di Stella, la sua fedele gatta, che si era intrufolata dentro la sala comune di Serpeverde con legato al collare il messaggio per la sua dolce amica. Era infatti ancora impossibile per lui o gli altri ragazzi entrare in comunicazione con lei, poiché la povera Franziska era sempre circondata dai minacciosi gemelli Turner, pronti come avvoltoi a colpire chiunque provasse ad avvicinarsi, e dai figli di alcuni dei Mangiamorte in quel momento in libertà: Emily McNair, studentessa Serpeverde all'ultimo anno e Theodore Nott II, Serpeverde al secondo anno. Lo stesso destino toccava in sorte anche a Linn ed Erin, le sue amiche del cuore. Il gruppetto formatosi spontaneamente dopo la notizia dell'evasione si muoveva sempre compatto, e Fred e gli altri li avevano visti confabulare sommessamente al loro tavolo in Sala Grande in almeno un paio di occasioni. Fran era sempre sembrata estranea a certi atteggiamenti, e quasi ogni volta si era girata verso il tavolo dei Tassorosso, lanciando richieste di aiuto con lo sguardo verso di loro.

"Appena tutti si addormentano vieni davanti all'arazzo di Barnaba il babbeo bastonato dai Troll. Ti aspetto lì, nella speranza che stavolta la stanza delle Necessità arrivi in nostro aiuto."

—>Dandelions

Fortunatamente non erano rimasti delusi da quel magico luogo, e in quel momento entrambi sedevano su un grande divano in pelle nera, comparso per magia davanti ai loro occhi non appena varcata la piccola porta di ingresso.

«Cosa sai di questa evasione?» chiese Fred a bruciapelo dopo pochi convenevoli.

Il volto di Fran divenne completamente bianco e il suo labbro inferiore iniziò a tremare leggermente. «C-credimi Fred... non ne so niente, e la notizia ha sconvolto anche me. Non ho ricevuto notizie dalla mia famiglia per settimane, e questo mi ha fatto impensierire... ma non avrei immaginato che si trattasse di questo» sussurrò, abbassando lo sguardo a terra. «Ti stupiresti anche nel sapere che nessuno di noi ha notizie da casa da un bel po'. Solo Emily sembra sfuggente, e quando parliamo dell'argomento evasione se ne va, o si chiude in uno stoico silenzio. Credo che sappia qualcosa, anche se non vuole parlarne... e non sono sicura di volerlo davvero sapere» disse abbassando lo sguardo, dispiaciuta.

Fred restò in silenzio, non sapendo bene come reagire. La osservò per qualche secondo, cercando di scorgere oltre la tenda di capelli scuri gli occhi azzurri che tanto adorava veder ridere.

«Sai...ieri ho ricevuto una lettera da mia madre» Franziska interruppe quel silenzio pesante, alzando di scatto lo sguardo e mostrando due iridi lucide.

«Cosa diceva?» chiese Fred, incuriosito e anche un po' spaventato. Tutta quella situazione non lo convinceva affatto, e aveva la tremenda sensazione che qualcosa di orribile stesse per compiersi, anche se non sapeva esattamente cosa.

«Diceva che sono rimasti alquanto stupiti da tutta la situazione, che non ne sanno niente. Un funzionario del Ministero è andato a casa nostra per far loro alcune domande, ma i miei sono risultati puliti e non c'entrano niente con la fuga dei Mangiamorte. Pensa che mi ha anche detto che mio nonno non si è nemmeno fatto vedere... da una parte sono felice che si tenga alla larga da loro, da noi. Quell'uomo è malvagio e il solo pensiero di avere il suo sangue che scorre nelle mie vene mi sconvolge» disse sospirando pesantemente. «Dall'altra parte però, questo significa che lui è ancora in giro, a fare del male alle persone... e forse potrebbe farne anche a me. Potrebbe venire a cer-cercarci...».

Fred si avvicinò alla sua amica, circondandole le spalle. «Non succederà mai. Finché ci siamo noi con te, fino a che restiamo dentro le mura del castello non dovrai preoccuparti di niente!» esclamò fieramente.

«Oh, Freddie...» i suoi profondi occhi azzurri si inumidirono all'istante. «È proprio questo il problema... mia madre mi ha espressamente ordinato di tornare a casa per le vacanze. Crede che questo posto non sia sicuro per me, che solo a casa potrei ricevere la protezione di cui ho bisogno... e non sono nemmeno certa di poter tornare alla fine di queste due settimane».

«Queste sono stupidaggini! E tu lo sai bene! Non c'è nessun posto più sicuro di Hogwarts!» esplose Fred, alzando la voce di un ottava. «Perché tornare a casa, quando potresti restare qua, protetta dai professori e da noi... da me! Non devi per forza ascoltare i tuoi genitori, sai bene che si sono sempre sbagliati su tutto! Sul mio conto, sulla nostra amicizia... e adesso si sbagliano anche su questo!» concluse, ansante.

«T-ti prego... non arrabbiarti. Tu non sai quanto vorrei stare qua insieme a tutti voi! Ma non mi è permesso, io d-devo seguire ciò che mi dicono, perché altrimenti non tornerò davvero mai più qui! La minaccia di spedirmi a Beuxbatons è sempre vivida e non posso... non voglio andarci!»

Il tono di voce rotto dal pianto di Franziska interruppe di botto la rabbia che sentiva scorrere in tutto il suo corpo. Si fermò ad osservarla, e si rese conto di quanto la sua amica fosse vittima di qualcosa più grande di lei. Qualcosa che non poteva certamente combattere solo con la sua volontà. Non c'era niente da fare, sarebbe dovuta tornare a casa da quei mostri dei suoi genitori.

«H-hai ragione... è solo ch-che... solo che mi mancherai. Tanto» confessò in un sospiro. La lontananza forzata a cui erano stati costretti per diverse settimane gli aveva procurato molta sofferenza, e quegli incontri così fugaci lo rendevano frustrato. Quanto avrebbe voluto godersi la loro amicizia alla luce del sole, come avevano sempre fatto...

«Anche tu mi mancherai Fred... tantissimo» ammise Franziska, asciugandosi le lacrime con la manica della divisa che indossava. Con un piccolo sorriso sul volto si avvicinò di più, avvolgendolo in una stretta mozzafiato, a cui lui rispose senza esitazione.

«Sei la cosa più cara che ho, Fran» disse dolcemente Fred, mentre la stringeva a sé. «E sono serio. Non ho mai avuto un amica speciale come te. Ho saputo di volerti bene fin dal primo momento che ci siamo parlati».

La ragazza alzò di scatto la testa, piantando gli occhi azzurri come il mare dentro i suoi, e Fred sentì una sensazione strana all'altezza del cuore. Era come se centinaia di fuochi di artificio stessero esplodendo dentro al suo petto, procurandoli un magone alla gola che non riusciva a buttare giù in nessun modo. E la sensazione non fece altro che aumentare in modo esponenziale di intensità quando Fran si avvicinò a lui, socchiuse gli occhi e appoggiò la bocca sulla sua. Il bacio che si scambiarono fu breve, leggero e delicato come le loro anime, ma per Fred fu come essere salito in sella alla sua scopa e aver fatto il giro del mondo in un millisecondo. Il suo cuore sembrava esplodere dal petto da tanto che batteva, e la salivazione si era appena completamente azzerata.

«Anche tu sei la cosa più cara che ho... e sono seria» esclamò lei, mentre il suo viso si imporporava di rosso. Si staccò dal loro contatto, e Fred si rese conto che tra di loro era sceso un pesante imbarazzo. Entrambi, infatti, non sapevano dove posizionare il loro sguardo, che vagava da un punto imprecisato all'altro della stanza.

«S-scusa» disse dopo qualche minuto Fran, cercando di rompere il ghiaccio. «Non so perché l'ho fatto, è solo che mi mancavi, e io mi sono sentita così vicina a te che... insomma, scusa. Non succederà più» disse con una smorfia di tristezza sul volto. «S-so bene che siamo solo amici».

«No, Fran... per favore, non essere triste! Davvero, non fa niente, io... sono un po' confuso. Solo questo. Ma... sono contento che sia successo. Molto contento» disse rivolgendole un sorriso ebete, a cui lei rispose con un altrettanto speciale sorriso.

«T-tu verrai all'ultima partita prima delle vacanze? Ci terrei tanto a vederti tra gli spalti a tifare per noi Tassorosso» chiese Fred, cercando di stemperare la situazione.

«Beh, sì ma... sarà contro Serpeverde, giusto? Dovrò valutare bene a chi donare il mio fantastico tifo da stadio!» esclamò Fran ridacchiando, finalmente più serena.

«Sono sicuro che non avrai alcun dubbio, mia cara amica... e chissà, se il tuo sostegno alla squadra mi stupirà positivamente potrei anche dedicarti un gol!» rispose Fred, unendo le loro risate genuine e, finalmente, un po' spensierate.

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Il sabato prima delle vacanze pasquali fu dedicato interamente all'ultima partita di Quidditch. Tutti gli studenti della scuola, di ogni casa e anno, si erano prodigati fin da quella mattina a un tifo spropositato. Inutile dire che, vista la nomea dei Serpeverde e data la notizia, ormai dilagata, dell'evasione di massa da Azkaban, la grande maggioranza degli alunni propendeva per la squadra di Tassorosso. Molti striscioni che incitavano alla vincita della squadra giallo-nera erano comparsi a mezz'aria al centro dei corridoi, riportando scritto a lettere cubitali lo slogan "Tassorosso vincerà con lealtà, Serpeverde andrà a rinchiudersi in una fogna con abilità". Inutile dire che questo aveva creato grandi malumori nella squadra di Serpeverde; infatti, c'era stato un gran parapiglia tra diversi studenti del quarto anno per cercare di buttare giù i cartelloni o quantomeno per modificarne il contenuto.

Nonostante il grande sostegno ricevuto, quasi tutti i membri della squadra di Tassorosso si sentivano agitati. Tra le fila dei giocatori non si registrava nessun mago o strega purosangue, e le notizie del primo attacco a quella famiglia di Londra aveva scioccato molti di loro, compresi Fred e Alec. Tutti temevano per l'incolumità dei propri cari, e non solo. Lo spauracchio di un attacco alla scuola era sempre presente, memore della Seconda Guerra Magica, svoltasi proprio tra quelle mura.

«Credi che anche le nostre famiglie siano in pericolo?» chiese Alec proprio nello spogliatoio, mentre una maschera di paura scendeva sul suo volto. Il suo umore era abbacchiato da diversi giorni, non solo per il terrore di un possibile attacco a sua mamma babbana, ma anche per le continue prese in giro da parte degli altri studenti: continuavano ad insinuare che fosse gay e lo apostrofavano con epiteti poco consoni, anzi a dir poco offensivi.

«Non lo so, Al... spero solo che le nostre madri stiano al sicuro. Sono estremamente vulnerabili, e se si trovassero di fronte a quei mostri... non so cosa potrebbe succedere» rispose Fred, cercando di non far trasparire il tremolio della sua voce. Un grande boato gli fece voltare la testa, e Fred notò con sommo dispiacere che fuori aveva iniziato a piovere a dirotto. Il clima perfetto per una squadra perfettamente tesa e agitata.

«Mia madre mi ha detto che si trovano in un posto sicuro, ma non ho capito quale... non mi ha dato nessuna indicazione nella lettera che ha scritto. So solo che mio padre è molto preoccupato, non potendo tornare a Londra per vedere come sta» continuò Alec, mentre finiva di prepararsi per l'entrata in campo. «Ieri sera sono entrato in camera sua per dargli la buonanotte e l'ho trovato chino su una lettera per mamma. Quando si è girato ho notato che aveva pianto... mi è dispiaciuto molto non poter fare niente per aiutarlo».

«Mi dispiace per lo zio Charlie... posso solo immaginare come debba sentirsi. Mio padre e mia madre mi hanno detto la stessa cosa, sono in un posto sicuro ma non posso sapere qual è. Vedrai che anche Sammy sarà con loro. Non preoccuparti più del dovuto, cugino».

Alec rispose con un sorriso tirato. «Lo spero tanto anche io...»

«Forza ragazzi, è ora di entrare in campo!» urlò il capitano Payne, radunandoli di fronte alla porta di uscita, mentre cercava di sovrastare il rumore dei tuoni che sopra di loro non accennavano a diminuire di intensità. «So che l'umore non è dei migliori e che questo tempaccio non ci aiuta, ma dobbiamo dare il meglio di noi oggi. Ci siamo capiti? E adesso forza, andiamo!»

I buoni propositi del capitano e dei membri della squadra, però, non andarono in porto. Il primo tempo fu un disastro, con un netto vantaggio dei Serpeverde sui Tassorosso per la maggior parte del gioco, e fu solo nel secondo che la squadra riuscì a recuperare, seppur a fatica, una rimonta.

«... ai Tassorosso mancano solo dieci punti per superare i Serpeverde e vincere questa partita, ma- ehi! Azione scorretta su Hernandez, che viene spinta fuori dal campo dopo essere stata placcata da uno dei due battitori Turner, con questa pioggia non riesco a vedere bene chi è- Madama Bumb fischia fallo, con rimessa laterale da parte di Moore.»

Fred, bagnato fradicio fino alle ossa, si spostò alcuni lunghi ciuffi dal viso e cercò di visualizzare il bolide che continuava a girare senza sosta per il campo, evitando che una delle due Cacciatrici venisse colpita e mandata fuori gioco. Lo intravide alla sua destra, e notò che stava proprio puntando la sua compagna di squadra. «Noah! Proteggi Alice!» urlò a squarciagola, cercando di sovrastare il rumore dei tuoni che sopra di loro continuavano a rombare.

Noah Wilson annuì vigorosamente, attraversando tutto il campo e cercando di evitare i due battitori di Serpeverde. Raggiunse Alice Moore pochi secondi prima che il bolide impattasse con il suo viso e riuscì a mandare la palla lontano. Fred, più tranquillo, ripartì alla carica, cercando di evitare che lo stesso destino potesse toccare a suo cugino, impegnato nella ricerca disperata del boccino. Lo intravide poco più sotto di lui, mentre cercava di spintonare la cacciatrice Young di Serpeverde.

«Mancano solo pochi minuti alla fine della partita, sono quelli decisivi per dare una lezione a questi marci Serpev-»

«Perez!» Fred riuscì a sentire la voce stridula della preside McGranitt anche da molto lontano.

«Che c'è? È vero! Stanno giocando slealmente dall'inizio!»

Lo sguardo di fuoco che la Preside gli rivolse lo fece zittire tutto d'un colpo.

Fred vide qualcosa sfrecciare proprio sotto di lui e molto vicino ad Alec. Si abbassò in picchiata, cercando di raggiungere in pochissimo tempo la palla ed evitare che disarcionasse Alec dalla scopa, ma un impatto violento lo spinse a sinistra, facendoli fare due giravolte su sé stesso prima di riuscire a rimettersi in sella correttamente.

«Ma cosa...»

Quando si rimise in sesto, vide l'orribile ghigno di Matt Turner, uno dei due gemelli di Serpeverde. «Ehi, pel di carota... sei pronto a perdere?»

«Non vale! Mi hai spintonato! È fallo!» protestò a gran voce Fred.

«Prova a fermarmi! O meglio... prova a fermare il bolide che sta per spaccare la testa a quel frocio di cercatore che vi ritrovate».

Fred trattenne il respiro nei pochi secondi che separarono l'impatto tra la palla e il corpo di suo cugino. Fortunatamente, con una virata all'ultimo millisecondo, Alec riuscì ad evitare che il colpo gli arrivasse in faccia. Venne comunque disarcionato e cadde a terra malamente, e Fred si sentì estremamente in colpa per ciò che aveva permesso che accadesse. Lui era il battitore, lui avrebbe dovuto evitare l'impatto.

Avresti dovuto proteggere Alec.

«Alec! Alec, stai bene?» chiese, dopo essere sceso dalla scopa ed essersi avvicinato a lui sul terreno erboso. «Sei tutto intero?»

«S-sì... sto bene, Freddie. Stai tranquillo. Mi fa solo un po' male il fianco... tutto qua» disse tossicchiando, mentre si teneva con una mano il lato destro del corpo.

«Permesso, fatemi passare!» esclamò Madama Chips, arrivando tutta trafelata.

Sopra di loro, Madama Bumb fischiò la fine della partita, decretando i Serpeverde come vincitori dopo che Young, approfittando della caduta di Alec, aveva recuperato con facilità il boccino d'oro. Un boato esplose dagli spalti verde e argento, ma Fred non se ne curò. L'unica cosa che gli interessava in quel momento era portare suo cugino in infermeria, assicurarsi che ricevesse tutte le cure necessarie, assicurarsi che stesse bene.

«Non ti muovere Alec, vedrai che adesso sistemiamo tutto...»

«Sente tanto dolore?»

Fred si voltò, incrociando lo sguardo preoccupato di Franziska. Non si aspettava di vederla lì, accanto a lui. Sapeva che sarebbe venuta a vedere la partita ma pensava che avrebbe preferito mantenersi ad una certa distanza per evitare guai, soprattutto con i suoi cani da guardia acquisiti. Dietro di lei, infatti, Fred scorse lo sguardo di ghiaccio lanciato da Emily McNair e Theo Nott II, fermi a braccia incrociate a fissare la nuca della ragazza.

«Non mi interessa di loro, Fred. Possono dire ciò che vogliono ai miei genitori! Adesso un mio amico si è fatto male e io voglio stargli vicino, voglio aiutarlo» disse fieramente la ragazzina, rivolgendo poi un sorriso comprensivo sia a lui che Alec.

Nel frattempo, Madama Chips iniziò a prestare le prime cure a suo cugino, affermando di trovarsi di fronte a una semplice costola rotta. «Niente che una buona dose di Ossofast non possa curare!».

Mentre Alec si allontanava, trasportato su una barella in infermeria, Fred sentì montare prepotentemente la cocente delusione per la sconfitta. Il maltempo di quella domenica uggiosa, la preoccupazione per la sorte del mondo magico e dei suoi familiari lo avevano distratto. E sapeva che il sentimento di ansia e angoscia era condiviso da tutti i membri della squadra: nessuno si sentiva al sicuro.

«Pff, che vergogna. Non solo è uno schifoso mezzosangue, ma è pure finocchio e ha il corpo di una ragazzina! Io non mi sarei certo scomposto per un semplice sfioramento da parte di un bolide...» La voce arrogante e antipatica provenne proprio dal gemello che aveva placcato Fred, Matt Turner. Accanto a lui, troneggiava in tutta la sua arroganza suo fratello Carl. «Già... che stupida checca».

«Come hai detto?» chiese Fred, infuriato. Non sopportava in generale le prese in giro e le prevaricazioni, perché le aveva sperimentate sulla propria pelle per anni, ma non le tollerava in assoluto se queste venivano rivolte alle persone che amava, alle persone della sua famiglia. «Prova a ripeterlo se hai il coraggio» disse in modo duro, avanzando minacciosamente verso i due fratelli.

«Hai capito bene cosa ti ho detto, stupido pel di carota. Devo ripetertelo? Non credevo che tua mamma ti avesse fatto nascere sordo, oltre che così scemo! Ma d'altronde cosa mi posso aspettare da una stupida babbana... che schifo!» disse in modo sguaiato Carl.

«Ehi, che sta succedendo?» chiese Teddy, appena arrivato sul campo per osservare la situazione. Si scambiò uno sguardo preoccupato con Franziska e poi si avvicinò a Fred, ponendosi di fronte a lui per proteggerlo dai due gemelli. «Perché non ve la rifate con quelli della vostra stazza?» chiese cambiando espressione e tono di voce. I suoi capelli cambiarono colore, virando sul castano scuro, quasi nero.

«Oh, adesso hai bisogno della baby-sitter, Pel di Carota? Certo che fate proprio una bella squadra voi Tassorosso, siete uno peggio dell'altro! Tutti usciti fuori da feccia della feccia, da schifosi e luride bastarde...»

«Matt! Smettila di dire certe cose!» urlò Franziska, quasi sull'orlo delle lacrime.

«Tu hai davvero appena offeso le nostre madri?» chiese Teddy, incredulo, mentre stringeva le mani in due pugni.

«Sì, l'ho fatto. Hai qualche problema, clown?»

Non servirono altre parole per far sì che il pugno di Teddy si scontrasse violentemente contro la mascella di Matt Turner. Fred gli andò dietro, iniziando a colpire senza sosta il volto di quell'ottuso di suo gemello Carl. La colluttazione, seppur ad armi impari vista la stazza dei due fratelli Serpeverde, continuò per un po'. Fred e Teddy si sapevano difendere bene, dando colpi su colpi, mentre una rabbia cieca pervadeva entrambi. Erano vittime delle provocazioni di due persone ottuse, che erano riuscite però a coglierli nel vivo del dolore che li accomunava.

«Rimangiati immediatamente tutto!» urlò Fred, prima di assestare un altro colpo, questa volta nello stomaco a Carl.

«Siete solo dei bastardi, eredi di luridi Mangiamorte! Con quale faccia vi fate vedere a scuola ancora? Dovreste marcire insieme a loro ad Azkaban!» eruppe Teddy, in preda a una rabbia furente.

Anche se in svantaggio, i due gemelli continuarono a rincarare la dose. «Siete due nullità, non valete niente!» urlarono ai due Tassorosso. «Siamo sicuri che solo tuo cugino sia dell'altra sponda? Da come tiri i pugni, Banks, sembri proprio una bambina...»

Fred era pronto a sferrare un altro pugno sulla spinta della provocazione, ma i ragazzi furono separati da Charlie e da Neville, che arrivarono tutti trafelati. «Basta, smettetela! Fred, ma cosa stai facendo?» gli chiese suo zio, incredulo. «Teddy!»

«Hanno offeso le nostre madri solo per il loro stato di sangue!» cercarono di giustificarsi i due in coro.

«E hanno anche offeso Alec solo perché credono che sia gay!» concluse Fred, provocando un cambiamento di espressione sul volto di suo zio. Charlie si incupì immediatamente, ma cercò di mantenere la calma anche se probabilmente avrebbe volentieri dato una bella lezione a quei due Serpeverde.

«Turner e Turner, vi siete guadagnati un biglietto di sola andata per l'ufficio della preside, e dopo che avrete ricevuto la giusta punizione voglio farvi un discorsino anche io. Ci siamo intesi?». I due gemelli annuirono, visibilmente preoccupati.

Mentre venivano portati in infermeria per aggiustare il taglio sul labbro di Teddy e il suo naso spaccato, Fred notò il velo di delusione calato sul volto di Franziska. E si pentì immediatamente di aver reagito a quelle provocazioni, perché l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere prima della partenza della sua amica era il suo dolce, bellissimo sorriso. Lo stesso in cui si era perso quel giorno, dopo quel bacio inaspettatamente bello e magico.

Quella sera lui e Teddy vennero richiamati da Charlie nel suo ufficio. In attesa del loro turno, seduti per terra di fronte alla porta in legno, potevano sentire la sua voce concitata e adirata.

«Credo che dentro ci siano i gemelli» sussurrò Teddy.

«Lo penso anche io...» confermò Fred, non riuscendo però a nascondere una punta di piacere nella sua voce. Quei due bulli si meritavano una ramanzina, magari anche l'espulsione dalla squadra di Quidditch e perché no, anche dalla scuola.

Dopo altri dieci minuti di attesa i cardini della porta scricchiolarono e una lieve luce si affacciò sul corridoio. Fred e Teddy avevano ragione: due abbacchiati Matt e Carl Turner uscirono velocemente dall'ufficio del professor Weasley, in religioso silenzio. Rivolsero solo una veloce occhiata di odio profondo verso di loro, a cui risposero con smorfie e qualche gestaccio della mano.

«Entrate» esclamò Charlie, affacciandosi e facendo loro un cenno con la testa. «Sedetevi pure, ragazzi... mettetevi comodi. Come state?» chiese lui, osservandoli profondamente negli occhi.

«Stiamo bene, fortunatamente non abbiamo riportato gravi ferite dalla rissa, Madama Chips ci ha sistemato in meno di mezz'ora...» rispose Teddy con voce flebile.

«Come sta Alec? Non ci hanno permesso di vederlo, ma da dietro la tenda in infermeria abbiamo visto la sua ombra che si dimenava e Madama Chips che cercava di tenerlo fermo. Abbiamo anche sentito le urla... ci siamo preoccupati» annunciò Fred, osservando suo zio con trepidazione.

Charlie fece un piccolo sorriso, che in parte rincuorò i due ragazzi. «Alec starà bene. L'Ossofast non è per niente piacevole, ma vedrete che in un paio di giorni sarà di nuovo in piedi. Ciò che mi preoccupa, però, non è il suo stato fisico». Il sospiro di suo zio Charlie fu così profondo da provocare un moto di angoscia anche in lui. «D-da quanto tempo va avanti?»

Fred e Teddy si rivolsero un'occhiata stranita. «Da quanto tempo va avanti cosa?» chiese poi Teddy.

«Da quanto tempo Alec viene preso in giro, da quanto tempo lo additano come finocchio, frocio o gay. I-io... io e sua madre vorremmo saperlo. Alec è un ragazzino così sensibile, forse anche troppo, e sapere che riceve queste vessazioni mi sta facendo preoccupare... sta facendo preoccupare entrambi» sibilò, con voce tremolante. «Quei due gemelli bamboccioni ovviamente hanno negato tutto, ma ho fatto loro una strigliata come si deve. Se il messaggio è arrivato come sarebbe dovuto arrivare, staranno alla larga da Alec. È per questo che ho bisogno di sapere qualcosa in più da voi».

«Me ne ha parlato all'incirca tre settimane fa» confessò Fred. «Dice che i ragazzi del suo anno lo prendono in giro perché non ha ancora invitato nessuna ragazza ad Hogsmeade, o non commenta i loro cambiamenti fisici» disse arrossendo lievemente. Teddy confermò la sua versione, perché Alec si era confidato anche con lui, solo qualche giorno più tardi, e infine con Victoire.

«Certe cose non cambiano mai, nemmeno con il passare degli anni» proruppe afflitto Charlie, contorcendosi le mani. «Ragazzi, devo ringraziarvi. Siete degli amici speciali per Alec, e lui ha bisogno di voi in questo momento. Se è confuso per ciò che prova, ricevere angherie e prese in giro non lo aiuterà certamente... quindi cercate di difenderlo sempre, e venitemi a riferire ogni cosa che succede, va bene? Il mio bambino ha così paura di dar fastidio al prossimo da non riuscire a prendersi lo spazio per sé, per ciò che lo tormenta... quindi avrò bisogno di voi. Mi aiuterete?»

Non ci fu alcun dubbio, nessuna esitazione. Fred e Teddy annuirono all'istante. Avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di proteggere quello che, ormai, consideravano come un fratello.

«Proteggeremo Alec, a qualunque costo» disse Teddy, guardando fieramente in direzione di Charlie.

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