VIII
Peel the scars from off my back
I don't need them anymore
You can throw them out
or keep them in your mason jars
...
I've come home
Rimase diversi minuti a fissare il finestrino, in piedi e immobile. Il treno era appena uscito dalla stazione e stava già prendendo velocità, ma lui quasi non se ne rese conto. Era impegnato a pensare all'ultima immagine impressa nella sua mente. La sua mamma, con gli occhi colmi di lacrime che lo abbracciava... le ultime parole sussurrate al suo orecchio.
Sarò sempre con te, amore mio... anche quando non saremo vicini, io sarò sempre nel tuo cuore. Non dimenticarlo mai. E se ti manco, stringi forte la collana e guarda le stelle. Siamo sotto lo stesso cielo... io ti sentirò.
Asciugò con il dorso della mano alcune lacrime scese fuori dal suo controllo, e tirò su con il naso, cercando di riprendersi. Era il momento di rimboccarsi le maniche e cavarsela da solo, anche se questo gli faceva una paura tremenda. Voleva essere forte, per sé stesso e per rendere fiera sua madre.
«Ehi, pivellino. Hai intenzione di occupare il corridoio ancora per molto? Dovremmo passare!»
Fred si voltò e vide di fronte a lui alcuni ragazzi più grandi, vestiti con quella che ricordava essere la stessa divisa comprata qualche giorno prima a Diagon Alley. Sul nero spiccava però una cravatta verde e argento.
«Allora, ci muoviamo?» continuò sbuffando il ragazzo in questione. Fred sembrò tornare in sé e annuì, spostandosi di lato. Osservò spaesato quei tipi allontanarsi e poi sparire nella carrozza successiva.
«Ti conviene cercare un posto a sedere, tra un po' qua diventerà il delirio. Non capisco perché gli studenti più grandi vogliano farsi il viaggio sempre in piedi, correndo di qua e di là... personalmente, credo sia meglio mettersi a sedere comodi, e magari farsi anche una bella dormita».
Si voltò di nuovo e vide un ragazzino, molto probabilmente della sua età. Aveva folti capelli riccioli di un biondo chiaro e grandi occhi azzurri. Notò che non aveva ancora indosso la divisa, al contrario dei ragazzi di poco prima.
«Sei al primo anno, giusto?»
Fred annuì, confuso. Il ragazzo sembrava gentile, al contrario dei maleducati incrociati qualche momento prima.
«Ma tu sei muto o cosa?» chiese ridendo il biondo.
«Ehm, sì, cioè no... insomma, scusami. Sono un po' frastornato, è... è tutto nuovo per me».
«Non preoccuparti, è tutto normale! L'anno scorso io ero davvero impaurito, se non fosse stato per i miei cugini non so dove sarei finito, probabilmente nelle acque del Lago Nero subito al primo giorno!» rispose ridendo. «A proposito, io sono Alexander Weasley, ma tutti mi chiamano Alec. E tu sei...?» continuò, porgendogli la mano.
«Io mi chiamo Frederick Banks... ma tutti mi chiamano Fred. Piacere» disse lui rispondendo alla stretta e sorridendo.
«Che bel gatto. Come si chiama?» chiese poi Alec, indicando la gabbietta ai suoi piedi. Stella stava dormendo tranquilla, ignara del caos intorno a lei.
«Si chiama Stella».
«Stella... nome forte, mi piace! Comunque, sono appena stato a salutare i miei amici ma ho intenzione di passare il viaggio con i miei cugini, sai stiamo escogitando... una cosa, e dobbiamo definire meglio qualche dettaglio» continuò Alec, con un sorriso compiaciuto. «Magari poi questa cosa la dico anche a te... ma vedremo. Ti va di unirti a noi?»
Fred annuì, convinto. Quel ragazzino così semplice, così simpatico gli aveva fatto subito una buona impressione. Raccolse la gabbietta e lo seguì, passando qualche carrozza e arrivando più o meno a metà treno.
«Ehi, Vic, Teddy! Eccomi... ho portato un amico!»
Entrando dentro lo scompartimento, Fred vide un ragazzo e una ragazza, seduti uno accanto all'altro. Lei era molto bella, con capelli color oro e grandi occhi azzurri. Lui era un tipo particolare, con bei lineamenti e dei magnetici occhi viola. Rimase incantato ad osservarlo, e spiazzato quando i suoi capelli cambiarono improvvisamente colore, da castano a blu elettrico.
«Ted, smettila di spaventarlo!» esclamò la ragazza, mentre gli tirava una gomitata. «Non preoccuparti, non è niente di che... è solo un Metamorfomagus, e quando vede qualche studente del primo anno si diverte a fare paura!» continuò lei, mentre osservava Fred con occhi comprensivi. «Vieni, siediti qua con noi!»
«Metamorfo... cosa?» chiese smarrito, mentre si sedeva e posizionava la gabbietta con la gatta ai suoi piedi.
«Metamorfomagus. È un mago che riesce a cambiare il proprio aspetto a piacimento, senza usare incantesimi o pozioni. Teddy per adesso riesce a cambiare il colore di capelli, naso e pelle, e piano piano sta diventando sempre più abile a assumere le sembianze di altri!» rispose Alec, con gli occhi che brillavano.
«Guarda che non è tutto questo divertimento, Al» rispose proprio Teddy, mentre i suoi capelli e i suoi occhi tornavano lentamente al colore naturale. La tonalità color miele che vide riflessa nelle sue iridi gli ispirò simpatia e fiducia.
«Già, non ti ricordi l'anno scorso quando non riusciva più a far tornare i capelli del suo colore ed è intervenuta Madama Chips? È stato-»
«Vic, smettila. Non parliamone più, per favore...» disse Teddy, mentre la sua voce cambiava, diventando più flebile, quasi un sussurro.
«Va bene, hai ragione... scusami, Ted» rispose lei, stringendogli forte una mano. «Comunque! Tu come ti chiami? Io sono Victoire, e questo è, appunto, Teddy.»
«Io mi chiamo Frederick, ma vengo sempre chiamato Fred.»
«Che buffo, ti chiami proprio come nostro zio! È un nome bellissimo, mio papà lo dice sempre... avrebbe voluto chiamare mio fratello più piccolo così, ma poi non se l'è sentita, insomma voleva lasciare questa opportunità a zio George e-»
«Vic, ma tu parli sempre così tanto? Stai peggiorando, cugina! Comunque, Fred è al primo anno, dovrà affrontare la cerimonia di smistamento!» esclamò Alec cambiando discorso.
«Smistamento? Che cos'è?» chiese curioso lui.
«Tu sei un nato babbano, non è vero?» disse Teddy, scrutandolo. «Non sai niente di Hogwarts, o di come funziona?»
Fred li osservò, confuso più che mai. Le parole che uscivano dalla bocca di quei ragazzi appena conosciuti erano arabo per lui.
Forse intuendo la sua confusione, Teddy continuò a spiegare. «I nati babbani sono maghi nati da due genitori senza magia. Insomma, avrai sicuramente un antenato mago in famiglia... ma i tuoi genitori non lo sono. È più chiaro adesso?»
«Sì... adesso ho capito. In effetti... penso che sia così. Mia mamma è una persona normalissima, insomma non pratica la magia e mio padre... beh non so nemmeno che faccia abbia, o come si chiami. Non l'ho mai conosciuto... ma immagino fosse un "babbano" anche lui» concluse Fred, con un po' di tristezza nella voce. Aprire quella porta per lui continuava ad essere doloroso.
Un silenzio imbarazzato calò tra loro, interrotto presto da Teddy. «Lo smistamento invece, è la procedura per capire di che casa farai parte. Ad Hogwarts ci sono quattro case: Grifondoro, Corvonero, Serpeverde-»
«Hai presente quei ragazzi che ti hanno risposto male prima? Ecco, loro sono Serpeverde» lo interruppe Alec.
«Il peggio del peggio, a mio parere» concluse Victoire.
«... e infine Tassorosso, di cui noi tre facciamo parte.»
«La casa migliore di tutta la scuola!» esclamò Alec, sorridendo.
«Il nonno non è dello stesso parere, Al, anche se ormai se ne è fatto una ragione» rispose Vic.
«Non possiamo farci niente, è il Cappello Parlante che ha scelto noi!»
«Si ma tutti i Weasley hanno sempre fatto parte di Grifondoro, si aspettavano che anche noi venissimo smistati lì!» rispose ridendo Vic. «Spero tanto che anche tu sia in Tassorosso, Fred. Mi sembri un ragazzo molto simpatico e anche dolce, quindi credo che potresti far parte della nostra famiglia per i prossimi sette anni! Oh, che bel gatto! Come si chiama?»
Il viaggio continuò così, tra risate e scherzi. Dopo qualche momento di smarrimento iniziale, si sentì fin da subito accolto da quei ragazzi, così particolari ma simpatici. E, dentro di sé, sperava davvero di essere smistato in Tassorosso. Almeno non sarebbe stato completamente solo.
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Dopo aver indossato la divisa, Fred sentì il treno rallentare e presto terminò la sua corsa, fermandosi con un grande sbuffo. Le porte si aprirono all'unisono e tutti gli studenti scesero, emozionati per il nuovo anno che stava per cominciare.
Fred scese subito dopo Alec, impaurito e smarrito. «Fred, mi dispiace molto ma adesso dobbiamo separarci. Noi dal secondo in poi dobbiamo andare da questa parte, sulle carrozze trainate dai Thestral e-»
«Primo anno! Primo anno!» sentì dire Fred in lontananza da una voce possente e roca. Vide arrivare a grandi passi un uomo davvero enorme, con la stazza di un gigante, con lunghi capelli neri e un altrettanto lunga e scura barba. «Primo anno! Primo anno!» continuava a ripetere, mentre con le braccia faceva cenno ad alcuni ragazzi di seguirlo.
«Ecco, quello è Hagrid! Vi accompagnerà lui! Non ti preoccupare per Stella, verrà portata al castello insieme ai tuoi bagagli» esclamò Alec, vedendo la confusione sul volto di Fred. Dopo aver lasciato la gabbietta con la gatta e aver salutato lui, Teddy e Vic, si avviò dietro al gruppetto di ragazzi.
«Da questa parte! Per di qua, forza!» continuò l'omone, mentre rivolgeva un sorriso a tutti. «Ah, che emozione! Un altro anno che ricomincia! Quanto vorrei tornare al mio primo anno! Ricordo ancora la sensazione del mio stomaco, che giri faceva- Ah, ecco! Ci siamo!» si interruppe l'uomo, quando arrivarono sulle sponde di un enorme lago.
Fred alzò lo sguardo e rimase sconcertato dal panorama. Il buio era ormai calato, e l'immenso castello di Hogwarts si stagliava di fronte a lui. Gli alti e spessi muri in pietra, le torri secolari, le guglie appuntite e le luci fioche che intravide fermarono il suo respiro. Non credeva che potesse davvero esistere un luogo del genere, che incuteva timore ma che emanava anche un aura mistica, o meglio...magica. Salirono poi uno dopo l'altro, su una serie di barchette a mezzaluna, illuminate da una piccola lanterna appesa ad un asta di metallo. Mentre navigavano si sporse per osservare le acque sottostanti e un brivido gli percorse la schiena. Il lago era completamente buio, quasi nero, e questo lo spaventò. Si annotò mentalmente di non fare mai un bagno in quelle acque, perlomeno non di sera.
Fece un respiro profondo e posò una mano sul ciondolo appeso al suo collo, pensando intensamente alla sua mamma. In quel momento avrebbe pagato qualsiasi cosa per avere un suo abbraccio, un suo bacio... per avere le sue cure. Lei era sempre stata il suo rifugio, la sua casa, e la sua mancanza gli spezzò il fiato per qualche secondo. Ma cercò di tirarsi su, pensando alle tante e nuove esperienze che stava per vivere.
«Da questa parte! Forza!» esclamò Hagrid, mentre aiutava uno ad uno i bambini a scendere dalle piccole imbarcazioni. Si avviarono verso una enorme porta di ingresso in legno di quercia, di cui riuscì a scorgere le profonde venature. Questa si aprì, scoprendo un panorama interno mozzafiato. Vide una stanza grandissima composta da pareti in pietra levigata, con torce in legno appese e che sprigionavano una luce pazzesca; il soffitto enorme dava quasi l'impressione che la stanza non finisse mai e di fronte a lui si ergeva una suntuosa scalinata in marmo bianco. Ogni gradino era formato da trame particolari del materiale, tutte diverse tra loro, ma che davano un effetto meraviglioso, quasi scintillante.
«Attenzione, prego!»
Fred spostò la sua attenzione sulla donna che aveva appena parlato, e rimase colpito dalla sua eleganza, nonostante l'evidente età. La donna indossava un vestito nero, lungo fino a terra, e uno stravagante cappello a punta. Sul suo volto solcato dalle rughe spiccavano un paio di occhi luminosi e vispi e un sorriso genuino, mentre i capelli erano raccolti in una coda a malapena visibile a causa del cappello.
«Buonasera, e benvenuti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Io sono Minerva McGranitt, la vostra preside! Controllerò e vigilerò su ognuno di voi, quindi mantenete un comportamento corretto!» disse in tono serio. «Ma non temete, potrete bussare alla mia porta anche per confidarvi su qualsiasi cosa. Sono sempre disponibile!» continuò poi, sorridendo. «Ad ogni modo, adesso sarete sottoposti alla Cerimonia di Smistamento, in cui verranno decise le vostre case di appartenenza... diventeranno poi la vostra famiglia per i sette lunghi anni che passerete qua. Quindi, non indugiamo oltre! Prego, seguitemi nella Sala Grande!»
Il gruppo di ragazzini seguì la preside, che con un gesto delle mani aprì il grande portone in legno posto a destra della grande scala. Sulla parete intorno alla porta Fred vide una serie di quadri con soggetti di vario tipo, tra cui uomini, donne, cavalieri, animali che non riconobbe. Poco prima di entrare, però, sentì un brivido attraversare tutto il suo corpo, ed ebbe come la sensazione che una folata di vento gli fosse passata accanto. Si girò verso sinistra, e rimase sconvolto e incuriosito da ciò che vide.
Un piccolo fantasma, con un grande cappello arancione, un farfallino girevole al collo e delle scarpe a punta lo stava osservando, con grandi occhi vitrei e la bocca spalancata. Fluttuava in aria, spostando la testa prima da un lato e poi dall'altro, incuriosito dalla sua presenza. Si avvicinò piano emettendo dei piccoli versetti e fece un paio di giravolte intorno a lui. Sul suo volto spaventoso comparve un sorriso sghembo e prima di sparire dentro al muro in pietra fece un lungo inchino di fronte a Fred.
«Ehi, ragazzo! Andiamo, la cerimonia sta per iniziare!» esclamò Hagrid raggiungendolo e spingendolo. Fred si accorse infatti di essere rimasto da solo fuori dal grande portone in legno.
Non ebbe il tempo di riflettere su quell'incontro così bizzarro con quel fantasma, perché rimase folgorato dall'interno della sala. Il diametro misurava almeno quaranta metri, con un soffitto altissimo su cui era riprodotto un cielo stellato e dove miriadi di candele accese fluttuavano in aria, come tenute su da una forza invisibile. Davanti a lui si stagliavano quattro enormi e lunghissimi tavoli in legno, a cui sedevano moltissimi studenti. Sopra ad ognuno spiccava, sempre in aria, una grande bandiera di quattro colori diversi: verde, blu, giallo e rosso. In fondo Fred vide una grande tavolata, con una sedia d'oro al centro e con altre piccole sedute in legno ai lati.
«Adesso chiamerò ognuno di voi in ordine alfabetico, e vi sottoporrete al giudizio del Cappello Parlante che, in base alle vostre attitudini e capacità, vi smisterà nella vostra casa di appartenenza. Cominciamo! Susan Alcott!»
Una ragazzina bionda si avvicinò titubante, e si sedette su uno scranno in legno. Con delicatezza la Preside appoggiò sulla sua testa un capello a punta consunto, sgualcito e anche un po' bruciacchiato, che improvvisamente iniziò ad assumere movenze umane e a parlare.
«Una Alcott, eh? Tua madre è stata una grande alunna, e tu sembri ambiziosa proprio come lei... ho solo una scelta per te... Serpeverde!» terminò il cappello, mentre un coro di grida entusiaste si levò dal primo tavolo sulla sinistra. La ragazza si alzò e tutta felice corse incontro dai suoi nuovi amici e compagni di casa.
Dopo altri due Grifondoro e tre Corvonero, fu finalmente il suo turno.
«Frederick Banks!»
Dopo essersi seduto la Preside posò il grande cappello sulla sua testa, e Fred tremò. Il suo più grande desiderio in quel momento era poter raggiungere quei ragazzi così simpatici che lo avevano accolto in treno. Si era sentito subito a suo agio, e il pensiero di restare nuovamente e completamente solo lo spaventava.
«Oh, perbacco! Un Weasley! Ogni anno si presenta uno di voi! Ma aspetta, qualcosa non torna... il tuo cognome è ben diverso...Forse mi starò sbagliando?» disse con fare pensieroso il cappello. «Vorresti Tassorosso? Strano da parte tua... Non so se hai le caratteristiche giuste... vediamo, vediamo... beh, tuo padre e tuo zio sono stati dei grifoni niente male... forse ci staresti bene anche tu...»
Un Weasley? Mio padre e mio zio? Ma cosa significa? Cosa sta dicendo questo cappello? pensò stranito.
«Mi domando se anche tu, come loro, hai le caratteristiche di coraggio e nobiltà d'animo necessarie per sostare tra le fila di Grifondoro...»
Tassorosso, per favore. Voglio stare con Vic, Alec e Teddy, pensò lui disperatamente.
«Mmm... nonostante tutto, percepisco delle vibrazioni ben diverse da quelle che pensavo, vista la tua provenienza... vediamo un po'... è difficile, molto difficile...fammi pensare...percepisco pazienza, grande lealtà...» continuò a dire per qualche secondo. «Beh, a questo punto... non mi resta altra scelta! Tassorosso!»
Fred si sentì davvero molto sollevato. Il Cappello Parlante aveva ascoltato la sua richiesta. Un coro di grida si levò dal tavolo con la bandiera gialla, e Fred quasi corse verso i suoi nuovi amici. Trovò subito Alec e si fiondò a sedere accanto a lui, mentre vide Vic poco più avanti che batteva le mani felice e Teddy accanto a lei che gli strizzava l'occhiolino.
«Lo sapevo! Non avevo alcun dubbio! Benvenuto in famiglia, Freddie!» esclamò Alec mentre gli dava alcune pacche sulla schiena.
Con gli occhi ludici, finalmente il ragazzo si sentì in pace e sereno. Tutta quella situazione era nuova, forse troppo grande per lui, che fino a qualche settimana prima era solo un semplice bambino di undici anni. Un bambino con tante paure, tante insicurezze che si era scontrato con il mondo magico. Ma, con quei ragazzi e seduto a quel tavolo, sentì dentro di sé la certezza di poter affrontare tutto, ogni sfida e ogni difficoltà che quella scuola e la magia dentro di lui potevano offrire. Si sentiva pronto a spaccare il mondo.
Diversi minuti e molti smistamenti dopo, la Preside si piazzò dietro il lungo tavolo rialzato in fondo alla stanza e parlò di nuovo: «Molto bene! Prima di iniziare il banchetto, ci tengo a presentare a tutti i nuovi arrivati i Professori. Avrete il piacere di vedermi nell'aula di Trasfigurazione e di Difesa contro le Arti Oscure» disse contenta. «Il professor Vitious, oltre a fare le veci di Vicepreside vi intratterrà con le sue magnifiche lezioni di Incantesimi!» continuò, riferendosi al piccolo uomo seduto accanto a lei, con lunghi baffi tendenti al grigio e piccoli occhiali posizionati sul volto. «Il professor Lumacorno avrà il piacere di allietare le vostre giornate con le lezioni di Pozioni, che si terranno giù nei sotterranei, Poi... il professor Rüf per Storia della Magia, la professoressa Sinistra per Astronomia, Il professore Paciock per Erbologia... ciao caro Neville» disse la donna, mentre con una mano salutava un giovane uomo dai capelli e gli occhi scuri, e che arrossì in tutta risposta. «Infine Madama Bumb per volo!» continuò, mentre a turno ogni professore si alzava e salutava con un cenno del capo le tavolate di studenti.
«Per quanto riguarda gli studenti dal terzo anno in poi, vi presento con molto piacere i vostri insegnanti delle materie opzionali. La professoressa Vector per Aritmanzia! Oh cara, ti dispiacerà sapere che quest'anno hai pochi iscritti! Solo studenti di Corvonero! Poi, andiamo avanti! La professoressa Redman, che arriva direttamente da Ilvermorny per Babbanologia... Il nostro caro Fiorenzo, che adesso si trova nei boschi, per l'insegnamento di Divinazione, la professoressa Babbling per Rune Antiche e ultimo, ma non ultimo... il nostro adorato professore Charles Weasley, che vi intratterrà con Cura delle Creature Magiche, coadiuvato da Hagrid. Charles, non sai invece quanti studenti vogliono partecipare alle tue lezioni! Sono sicura che rimarranno estasiati dalle sorprese che hai preparato per questo anno scolastico!» terminò la Preside, battendo le mani felice. Anche in questo caso, uno dopo l'altro i professori si alzarono, facendo un piccolo cenno del capo o un saluto con la mano.
«L'ultimo professore è mio padre! È un tipo veramente forte, tutti gli studenti lo adorano, le lezioni che fa sono davvero interattive e meravigliose! Io lo so perché mi fa sempre partecipare anche se non si potrebbe, e so un sacco di cose in anteprima! Gli chiederò di far partecipare anche te, tanto non riesce mai a dirmi di no! Sai, quest'anno ha portato dei cuccioli di drago dalla Romania e...»
Impegnato ad ascoltare Alec, ridere e mangiare le varie pietanze che erano comparse sul tavolo di fronte a loro, Fred non si accorse di due penetranti occhi azzurri che lo fissavano da diversi minuti.
Charlie Weasley, infatti, non aveva staccato gli occhi di dosso da quel bambino da quando era entrato per ultimo in Sala Grande, e fino a che il cappello non aveva pronunciato le parole che gli avevano fatto gelare il sangue nelle vene.
Alec, infatti, lo vide scomparire fuori dalla Sala Grande subito dopo la fine del banchetto, diretto in Guferia.
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Dopo cena, tutti i ragazzi del primo anno seguirono il Prefetto fino al dormitorio dei Tassorosso. Dopo aver ascoltato la melodia suonata sulle botti di fronte all'ingresso, e aver cercato di memorizzarla senza troppo successo, Fred si ritrovò all'interno insieme ad altri dieci studenti smistati nella sua stessa casa. Il Prefetto iniziò ad elencare i componenti delle varie stanze e i ragazzi e le ragazze in questione si avviarono lungo il corridoio, diretti ai dormitori. Ma il suo nome non venne pronunciato.
«E tu? Sei rimasto fuori?» chiese incuriosito il ragazzo, mentre controllava più e più volte sul foglio che gli era stato fornito dalla preside in persona. «Ci deve essere un errore... un momento» concluse, prima di sparire di nuovo fuori dalla porta di ingresso.
Rimasto ormai solo ad aspettare, Fred si guardò intorno, meravigliato e stupito dalla bellezza della Sala Comune. A pianta circolare, tutto intorno a lui si trovava un ambiente rustico, sui toni del giallo e del nero. Dalle finestre tonde entrava la luce della luna e illuminava i vari tavoli tondi in legno e i divanetti, entrambi di color miele.
«Signor Banks».
Fred si voltò e vide davanti alla porta la statuaria figura della Preside McGranitt. «Mi dispiace molto, non so come sia potuto succedere ma abbiamo avuto un problema con la suddivisione dei dormitori. Quindi non potrà dormire con gli studenti del primo anno...»
«E dove dormirò?» chiese lui, agitato.
«Per questa sera troveremo una sistemazione provvisoria, ma da domani vedrà che-»
«Preside, perché non lo fa dormire in stanza con me? Si è liberato un posto, adesso che i genitori di Anderson lo hanno trasferito a Durmstrang!» la interruppe Alec, comparendo dal corridoio che portava ai dormitori. Fred lo guardò con gratitudine. Quel ragazzino lo conosceva da un solo giorno ma aveva già fatto per lui più di quanto i suoi amici a Columbus avessero fatto in un anno.
«Mi sembra un ottima idea, Signor Weasley. Lei è proprio gentile! Il Cappello Parlante ha fatto una buona scelta con lei, e sono sicura che non si sia sbagliato neanche con il Signor Banks! Alexander, vuole fare lei gli onori? Io mi accerterò che gli effetti personali di Frederick vengano subito portati in camera» disse la McGranitt, sorridendo fiera.
Venne accompagnato in quella che sarebbe stata la loro stanza per gli anni successivi, e salutò timidamente gli altri due compagni di dormitorio.
«Vedrai, io e te ci divertiremo un mondo!» esclamò Alec, mentre passava un braccio sulle sue spalle e sorrideva felice.
E ancora una volta il cuore di Fred scoppiò di gioia. Percepiva chiaramente, e forse per la prima volta da molto tempo, di aver trovato il suo posto nel mondo. E non vedeva l'ora di inviare un gufo a sua madre il giorno dopo per aggiornarla di tutte quelle novità.
Il suo viaggio era appena cominciato.
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Scrivere questo capitolo per me è stata un emozione indescrivibile. Tornare a casa mi ha scaldato il cuore.
È la prima volta che scrivo di Hogwarts, spero di non aver deluso le vostre aspettative. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate... Il vostro feedback per me è importante ❤
Nei ringraziamenti anche questa volta cito effywriter per la canzone, ma anche Jpcpc79 per aver ascoltato i miei dubbi e IloveMarauders per il consulto all'ultimo minuto. Grazie, seriamente ❤
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