Torta a sorpresa


Una piccola esplosione fece sobbalzare Nathalie ed una vivace pioggia di stelle filanti, coriandoli e brillantini la investì in pieno, lì sull'uscio di Villa Agreste. Davanti a lei, in tutta la sua chiassosa baldanza, Audrey Bourgeois perse il sorriso. «Oh. Sei tu», commentò acida, stringendo poi le labbra in una smorfia di disappunto. Non si era dimenticata di quella donna, proprio no. Era stato per colpa sua se aveva dato di matto alla sfilata che l'aveva vista tornare a Parigi dopo tanto tempo.

   «Madame Bourgeois», salutò atona Nathalie, incurante della stella filante rosa che le si era impigliata nella montatura degli occhiali. «In cosa posso esserle utile?»

   Audrey gettò sgraziatamente il cono di stelle filanti ormai vuoto alle proprie spalle, del tutto disinteressata allo sporco che stava lasciando in giro. E, dopotutto, perché mai avrebbe dovuto importarle qualcosa, abituata com'era ai domestici e al personale di servizio dell'albergo del sindaco? Li pagavano apposta! «Voglio vedere Gabriel.»

   «Monsieur Agreste non è in casa», rispose Nathalie, senza dar segno di essere infastidita dall'insistenza di quell'ospite del tutto inattesa. Non glielo aveva forse detto giusto un minuto prima, al citofono, che il padrone di casa era fuori? Che poi quella non fosse la verità era un altro paio di maniche, ma di certo non poteva rivelarle che in quel preciso momento l'uomo se ne stava bel bello nel suo covo segreto, e con una maschera sul volto, a dare ordini telepatici a un perfetto sconosciuto che stava mettendo a soqquadro la città.

   E a tal proposito...

   «Non avrebbe dovuto venire sin qui mentre fuori imperversa un allarme akuma, potrebbe essere pericoloso.»

   Madame Bourgeois reclinò la testa all'indietro con aria altezzosa. «Nulla può nuocermi in questa villa: con tutti gli allarmi e i sistemi di sicurezza sofisticati che ha, è meglio di un bunker antiatomico.»

   Per quieto vivere, Nathalie evitò di ricordarle che persino il padrone di casa aveva subito un'akumizzazione, tra quelle stesse mura. «Vuole lasciar detto qualcosa?»

   «Lo aspetterò», dichiarò Audrey, sorprendendola e varcando di prepotenza la soglia, decisa a non lasciarsi buttare fuori di lì prima di aver visto Gabriel.

   «Potrebbe volerci un po'», tentò di farla ragionare l'altra, dando come unico segnale di nervosismo il gesto secco con cui si strappò la stella filante dalla montatura degli occhiali.

   «Non importa. Tanto ho già deciso che mi sarei presa il pomeriggio libero», annunciò la moglie del sindaco, guardandosi le unghie con fare distratto. «Insomma, questo e altro per il compleanno di Gabriel.»

   Nathalie credette di aver capito male. Poi, quando comprese che la donna era seria, si schiarì la voce. «Quello è stato tre mesi fa.»

   «Mh, sì, me lo hanno detto», ammise Audrey, pur controvoglia, continuando a trovare lo smalto lucido delle proprie unghie molto più interessante della sua interlocutrice. «Non ho molta memoria per i compleanni. A volte dimentico persino quello di mia figlia Charlotte.» L'assistente di monsieur Agreste inarcò un sopracciglio, ma preferì non correggerla, benché trovasse inconcepibile che una madre non ricordasse né il nome della propria creatura né il giorno in cui era nata. «Ho deciso di preparargli una torta a sorpresa», svelò infine madame Bourgeois, costringendola a inarcare anche il secondo sopracciglio e ad assumere un'espressione alquanto scettica.

   «E vuole farlo qui?»

   Audrey rise con fare impostato, quasi avesse trovato stupida la sua domanda e volesse farglielo notare a tutti i costi. «Non scherziamo, sono appena stata dall'estetista e dal parrucchiere, non ho alcuna intenzione di rovinarmi unghie e capelli.»

   «Dunque?»

   «La farai tu per me.» Nathalie aggrottò la fronte, ma non rispose perché all'auricolare che portava all'orecchio le arrivò un'imprecazione da parte di Papillon. Strinse le labbra, preoccupata che le cose si stessero mettendo male per l'ennesima volta a causa di Ladybug e Chat Noir, ma Audrey fraintese la sua espressione. «Non fare quella faccia schizzinosa. Sei pur sempre una dipendente, no? Sarà il tuo modo di farti perdonare.»

   L'altra non volle neanche sapere per cosa e andò dritta al punto per togliersela dai piedi il prima possibile. «Non vorrei sembrarle scortese, ma ho del lavoro urgente da sbrigare per monsieur Agreste. Pertanto, se proprio vuole regalargli una torta a sorpresa, farebbe prima a ordinarla in pasticceria.»

   «Una banale pasticceria?!» s'indignò madame Bourgeois, sollevando gli occhiali da sole dal viso e premendosi una mano sul petto con fare scandalizzato. «Gabriel merita solo il meglio!»

   «Per l'appunto», replicò Nathalie, implacabile, raddrizzando ulteriormente la schiena affinché quella donna comprendesse che non era disposta a farsi intimorire da nessuno. Specie ora che Gabriel era in una situazione delicata e, magari, anche a un passo dal chiedere il suo aiuto nei panni di Mayura. «Monsieur Agreste ha un debole per la pasticceria dei coniugi Dupain-Cheng. Lo farebbe sicuramente felice, se ordinasse la torta lì.»

   Audrey schiuse le labbra per ribattere, ma qualcosa la bloccò, come un ronzio nel cervello che la mise a tacere per qualche istante. «Questo nome non mi è nuovo...» mormorò fra sé.

   «Sono rinomati per la bontà e la qualità dei loro prodotti», spiegò Nathalie, evitando così di associare quel cognome alla figura di Marinette. Lei non c'entrava nulla, in quell'assurda vicenda, e, anzi, la giovane sperò di cuore che la ragazzina non fosse in casa nel qual caso quella donna cocciuta avesse deciso di seguire il suo consiglio.

   Audrey ci pensò e ripensò. Prese il telefono e avviò una chiamata. «Antoine?» esordì, mentre Nathalie sobbalzava per la risata diabolica che le arrivò all'orecchio in quel preciso istante. Che fosse tutto finito? «Antoine... Armand... è la stessa cosa», stava continuando l'altra, infastidita dalla puntigliosità di suo marito, sempre pronto a correggerla. «Conosci la pasticceria Dupain-Cheng? Ah, sì? Quindi è davvero famosa? Ok. Allora chiamali. Non mi importa se sei nel mezzo di un consiglio comunale! Oh, santo cielo...!» Spazientita, interruppe bruscamente la chiamata, borbottando fra sé. «È proprio vero che, se vuoi le cose fatte per bene, devi fartele da sola.» Lanciò uno sguardo di sbieco a Nathalie, che era tornata ad assumere la sua solita espressione algida. «Chiama quella pasticceria e ordina una torta a sei piani. A nome mio, naturalmente.»

   «Sei piani?»

   «Uno per ogni mese di ritardo rispetto al suo compleanno.»

   «Allora dovrebbero essere solo tre.»

   «Quello che è», sorvolò la questione Audrey, agitando una mano con noncuranza. «E assicurati che sia a forma di... di... uhm... cos'è che Gabriel ama sopra ogni altra cosa?»

   «Suo figlio, immagino.»

   «Che idea ridicola», replicò sprezzante madame Bourgeois. «Meglio se optiamo per qualcosa di meno personale. Tipo dei fiori qua e là. E magari qualche farfalla.»

   «In questo modo, però, potrebbe essere scambiata per una torta nuziale», le fece notare Nathalie, trovando la cosa abbastanza di cattivo gusto.

   Dopo un momento di riflessione, Audrey parve essere d'accordo. «Allora basterà una torta a fantasia del pasticciere. Chiamalo e ordinala, forza.» Mademoiselle Sancoeur la fissò a lungo in silenzio, domandandosi perché mai tutta quella pantomima se poi, oltre a non voler preparare il dolce di persona, quella donna non si impegnava nemmeno a pensare a un'idea adatta per Gabriel. «Allora?! Che aspetti?! Chiama!» si spazientì l'altra, gesticolando in modo teatrale. «E che sia enorme!»

   Disposta a tutto pur di levarsela di torno, Nathalie prese il cellulare e avviò la chiamata con la pasticceria dei coniugi Dupain-Cheng proprio quando Gabriel compariva sulla cima delle scale. «Audrey», salutò l'ospite con un sorriso tirato sulle labbra. Dunque avevano di nuovo vinto i supereroi di Parigi? Nathalie non fu in grado di ascoltare altro, perché madame Bourgeois le fece cenno di sparire: non voleva mica che fosse rovinata la sorpresa per Gabriel!

   E mentre stilista e critica di moda si perdevano in convenevoli e chiacchiere vivaci, l'assistente di monsieur Agreste lasciava il suo ordine: una torta molto particolare, ne aveva viste alcune su internet. Richiamava un quadro famoso, a cui Gabriel era molto affezionato. Chiuse la chiamata e si affrettò a raggiungere i due, per prestare i suoi servizi, soffermandosi un istante ad osservare il ritratto di due giovani amanti che si scambiavano un tenero bacio d'amore in milioni di riflessi dorati e iridescenti.

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