3. Vittoria - Tertius

⚠️ ALLERTA SPOILER! ⚠️

Pur essendo la scena ambientata precedentemente agli eventi di Bluebird, non leggete prima di aver concluso la lettura per evitare grossi spoiler sul personaggio!



Il cameriere presentò il vino di benvenuto dopo aver ritirato i menù. Una bottiglia di Celestialis Aurea, come da lui richiesto, che il ragazzo stappò solo quando l'altro commensale approvò la scelta, riempiendo entrambi i bicchieri prima di allontanarsi.

«Mi permetta di ringraziarla ancora una volta per l'invito.» Pierluigi allargò un ampio sorriso sul faccione rubicondo, sistemando gli occhiali sottili sul naso. «Sono lieto che abbia acconsentito a discutere della questione con calma, sono fiducioso che troveremo un punto d'incontro comune.»

Tertius annuì, distendendo le labbra. «Naturalmente.»

Sollevò il calice, facendolo oscillare per ammirare le sfumature dorate che la luce soffusa disegnava sul vino chiaro. Era di uno splendido giallo paglierino, ricco di bollicine che si ammassavano sulla superficie in un sottile strato di spuma. Tertius ne inspirò l'aroma lievemente agrumato prima di assaporarlo, concedendosi il tempo di gustare il sapore vivace che frizzava sulla lingua in note armoniose, dal lieve retrogusto tostato.

Un vino di tale levatura era sprecato per un uomo insignificante come Pierluigi Verani. Era ridicolo con i capelli pettinati a lato nell'inutile tentativo di nascondere il principio di calvizie, quegli orrendi baffi dritti e il colletto della camicia così stretto che il bottone sembrava sul punto di schizzare via. Non aveva una goccia di sangue nobile, il suo intelletto era mediocre e persino la sua voce era insopportabile, resa rauca dal fumo di troppi sigari. Signore della Luce, era disgustoso. Avrebbe preferito non doversi mai calare nei suoi panni.

«Prima di iniziare, vorrei rendere esplicito che la proposta della mia candidatura non è dettata da alcun tipo di risentimento personale» disse Pierluigi, sorseggiando in fretta il vino. Ignorante. «Il mio unico interesse è il bene del partito, lei stesso è ben consapevole del fatto che queste elezioni rappresentano un'opportunità che va al di là della mera rappresentanza di Hedea in Consiglio.»

«Condividiamo il medesimo interesse, Onorevole. I miei progetti non si fermano alla carica di rappresentante.»

«Certo, certo» bofonchiò Pierluigi, schiarendosi la voce. Spiegò il fazzoletto bianco che aveva sul tavolo e cominciò a tamponare la fronte, già madida di sudore. «Ma, vede – mi perdoni se mi permetto di esprimermi con assoluta franchezza – ho l'impressione che non abbia riflettuto a dovere sulla delicata situazione in cui ci troviamo. È giovane, lo capisco; la spensieratezza di questa nuova generazione è un gentile omaggio della pace, ma il mio augurio è che non dimentichiate di ascoltare i consigli di chi ha vissuto periodi più... concitati.»

«L'uomo saggio non rifiuta i suggerimenti prima di averli ascoltati, anche se provengono dal più lercio dei suoi porcari.» Tertius inclinò il calice, guardando l'espressione del collega attraverso il vetro. Lo fissava con occhi stretti e un viso ancor più rosso di prima, le dita che tormentavano il fazzoletto. Era sul punto di parlare, ma Tertius sorseggiò il vino e alleggerì il sorriso. «Non che sia questo il nostro caso. La prego, mi illumini.»

Il petto di Pierluigi si gonfiò in un respiro pesante. Liberò una risata breve, nervosa, che Tertius imitò nella falsa ostentazione di una complicità che non avrebbero mai raggiunto.

«Con il terzo mandato del Generale Corvus che si avvicina al suo termine, la nazione si approccia alla prima reale elezione del capo della Repubblica» cominciò a dire Pierluigi, il tono fermo e solenne. Era in politica sin dalla caduta dell'Impero, non aveva ancora imparato a celare che i suoi discorsi fossero stati scritti e studiati in anticipo? «Suppongo che lei fosse troppo giovane per ricordare i dettagli, ma quella di Corvus non fu una vera e propria votazione: la scelta di assegnare a lui quel ruolo fu il frutto congiunto di necessità e contesto, una decisione talmente ovvia da risultare incontestabile. Parliamo dell'eroe che ha guidato la Resistenza, colui che è stato investito del titolo di salvatore della patria da suo padre in persona. L'unica figura in grado di godere tanto del favore dei rivoluzionari quanto dei sostenitori della corona.»

«Al contrario, lo rammento bene. Certo all'epoca non ero in grado di comprendere la situazione nella sua interezza, ma per fortuna i libri di storia sono sufficientemente esaustivi a riguardo.»

E faziosi dal primo all'ultimo. La discrepanza tra ciò che Tertius conosceva, aveva visto e vissuto, e quanto riportato dai giornali e dagli storici era talmente profonda che da tempo aveva smesso di credere nell'illusione di un'imparzialità storica. Suo zio era stato un uomo geniale, ma non era mai riuscito a comprenderlo: il potere non risiedeva negli eventi, ma nella capacità di manipolarne il racconto.

«Pertanto condividerà l'importanza di scegliere il candidato adatto da proporre come suo successore.» I baffi di Pierluigi si curvarono in un sorriso che sarebbe sembrato affabile e sincero soltanto a un idiota. Svuotò in fretta il suo bicchiere e si chinò sul tavolo, il tono ridotto a un sussurro. «Il segreto della vittoria consiste nel puntare sul cavallo migliore. È necessario che il partito possa presentare un delegato che sia in grado di ottenere il pieno consenso del popolo, qualcuno in cui possa riconoscersi, a cui potersi affidare senza riserve.»

Tertius affilò lo sguardo, facendo oscillare il vino nel bicchiere. «E crede che io non sia adatto a questo ruolo.»

«Oh no, non intendo dire questo! Nutro profonda stima nei suoi confronti, se le cose dipendessero da me sarei più che lieto di sostenere la sua candidatura – no, che dico! Il seggio di capo della repubblica le apparterrebbe già.» L'ennesima risata falsa, a cui Tertius si forzò di ricambiare con un sorriso di circostanza. «Ma vede, le forze in gioco vanno oltre me e lei in quanto persone. Lei è giovane, naviga in queste acque da un tempo relativamente breve, è normale che non abbia ancora familiarizzato con questo concetto: noi rappresentiamo un ideale, Onorevole. Non siamo noi stessi, ma ciò che la gente percepisce. E per quanto io sia fermamente convinto che lei sia un abile politico, non si può negare che il popolo sia tuttora incapace di separare la sua immagine da quella del principe.»

«Secondo gli ultimi sondaggi risulto essere il favorito per la rappresentanza di Hedea al Consiglio. Il popolo si aspetta la mia candidatura, e da quanto è emerso parrebbe anche pronto a sostenerla.»

«Il popolo hedeano» lo corresse Pierluigi. «La sua popolarità nella altre regioni è ancora molto discussa, e sarà al corrente del fatto che il presidente di Secim ha mostrato preoccupazione per la sua eventuale presenza in Consiglio. Non dubito che riuscirebbe a ottenere la carica di rappresentante, ma i sek osteggeranno la sua scalata a capo della Repubblica con tutte le forze e l'opinione pubblica è tuttora molto sensibile alle loro necessità. Quindici anni non sono sufficienti a cancellare il ricordo di ciò che è stato, Onorevole. Sayfa non accetterà un Lunae al vertice politico.»

«Questa è la precisa ragione per cui ho intenzione di candidarmi.» Tertius abbandonò il bicchiere ancora pieno per metà sul tavolo. «Non esiste più alcuna corona, eppure ne avverto ancora il peso sul capo. È mio dovere cambiare la prospettiva dei cittadini nei riguardi della mia famiglia, comprende? Solo io posso ripulire il mio nome, il mio sangue dagli errori del passato. I Lunae sono stati per lungo tempo una dinastia grandiosa, simbolo di prosperità e potenza, e non permetterò che siano i motivi della nostra caduta a definirci per i secoli a venire.»

«Una tale ambizione le fa onore, sul serio. E, come già accennato, sarei onorato di potervi aiutare a realizzare i suoi scopi.»

«Eppure non lo farà.»

Pierluigi alzò le sopracciglia, liberando un sospiro pesante. «Il bene del partito rappresenta la mia priorità, e – secondo quanto ha affermato pocanzi – anche la sua. Una figura come la mia, priva di legami con la vecchia nobiltà, avrà maggiori possibilità di essere accettata. E con il suo supporto alla mia candidatura potremo contare anche sul sostegno dei sostenitori della corona, ottenendo consensi in entrambe le fazioni.»

«Capisco» mormorò Tertius, accarezzandosi il mento. Sfiorò le labbra umide con l'indice, poi fece scorrere il polpastrello sul bordo del bicchiere fino a emettere una lunga nota armonica. «Mi rincresce, Onorevole. Speravo davvero di poter risolvere la questione attraverso il dialogo.»

Sollevò il dito dal calice e quel suono acuto svanì insieme a ogni altro. Le chiacchiere dei presenti in sala si interruppero all'istante, il violinista abbandonò il suo strumento, i camerieri smisero di servire i tavoli. Gli sguardi degli astanti si concentrarono su Pierluigi, le espressioni vuote e i corpi immobili, rigidi ora che Tertius aveva ripreso il controllo della loro volontà. Connettersi alle menti di tutti quei cloni era estenuante, ma l'espressione del suo ospite ne valse la pena: aveva gli occhi spalancati di un tale disagio da farlo impallidire, la schiena dritta e le mani grassocce strette attorno ai braccioli. Si guardò attorno in un mormorio indistinto, il sudore che colava vistoso lungo la fronte e i lati del viso.

«Sarebbe stato più semplice se avesse interpretato il suo ruolo come previsto.» Tertius agitò una mano e i suoi cloni si alzarono all'unisono dai loro posti per avvicinarsi, accerchiando il loro tavolo. «Non si preoccupi, Onorevole. Non è nulla che non si possa risolvere.»

«Cos'ha intenzione di—?»

Uno dei cloni alle spalle di Pierluigi gli avvolse il collo spesso con una corda, stringendo fino a mozzargli il fiato. L'uomo tentò di dimenarsi in versi strozzati, gli occhi lucidi talmente spalancati che sembravano sul punto di rotolare via dalle orbite, ma due cloni in divisa da cameriere gli afferrarono le braccia per tenerlo fermo.

Tertius sorrise, mettendosi comodo sulla sedia. «La prego di perdonarmi per la scelta così teatrale del mio approccio, ma sarò costretto a tenere un basso profilo dopo le elezioni, perciò ho pensato che sarebbe stata un'ottima occasione per divertirmi un po'.»

Un altro cameriere si avvicinò al suo schiocco di dita, recuperando il bicchiere che aveva lasciato sul tavolo. Il collega che stringeva il braccio destro di Pierluigi lo obbligò a distenderlo e il clone appoggiò un coltello sul polso, incidendo un piccolo taglio in prossimità della vena. L'Onorevole si dibatté in un lamento rauchi, il colorito del volto che tendeva al bluastro là dove la corda scavava un solco nella sua pelle. Il suo sangue fluì docile nel bicchiere, poi il cameriere allontanò il coltello e l'altro coprì il taglio con il fazzoletto perché non macchiasse altrove.

Tertius non si curò di nascondere la smorfia di disgusto che gli increspò le labbra quando il calice fu di nuovo tra le sue mani, il rosso denso del sangue mescolato a quello frizzante del vino. Era rivoltante, ma lo portò comunque alle labbra e bevve fino a svuotarlo. Chiuse gli occhi mentre il Sihir nel suo corpo si legava al nuovo Campione, pizzicando la pelle da capo a piedi. I muscoli si contrassero e si rilassarono, vibranti di energia, ma Tertius lottò contro il naturale impulso di mutare per assumere quella nuova forma. Lasciò che il suo Naru divorasse le informazioni necessarie, poi liberò il Sihir. Non avrebbe preso le sembianze di quel sudicio maiale; era già nauseante dover bere il suo sangue, i suoi cloni si sarebbero occupati del resto.

Pierluigi lo guardò con le lacrime agli occhi, la lingua gonfia tra le labbra pallide e tremanti. Si mosse ancora qualche istante in versi sempre più soffocati, infine si accasciò, finalmente silenzioso.

«Claudio, liberati del corpo e prendi il suo aspetto. Voi altri, occupatevi di dare una ripulita» disse Tertius, e i cloni annuirono prima di eseguire. Non aveva necessità di parlare con loro, dopotutto erano frammenti di sé a cui il Sihir aveva dato un corpo, ma aiutava la sua mente a non frantumarsi altrettanto. «La ringrazio per la cena, Onorevole – oh, e per i consigli. Come vede li ho ascoltati: sto puntando sul cavallo vincente. L'ho sempre fatto.»


Chi si aspettava questo nome? 👀 

Tertius è uno dei primissimi nomi a cui ho pensato quando ho letto il prompt, per motivi piuttosto ovvi (*Inno alla Vittoria playing in background*), e sono molto soddisfatta della sua scena ♥

Vi è piaciuta? Avete idee sul prossimo nome?

In ogni caso, ci rivediamo domani~ 

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