14. Intimo - Mindy
⚠️ ALLERTA SPOILER! ⚠️
Non proseguite se non avete concluso la lettura di Unmasked!
Un mese dopo l'apertura, Notti di Seta era ancora invaso da decine di potenziali clienti. Mindy aveva intenzione di aspettare che l'entusiasmo della novità scemasse per visitarlo senza dover sgomitare tra la folla, ma quello era il primo negozio specializzato in abbigliamento intimo femminile a Mehtap ed era evidente che non avrebbe visto momenti di tranquillità a breve.
L'interno era carino, con le pareti scure e le lampade al Sihir che diffondevano luce calda, una lunga serie di scaffali e appendiabiti a esporre così tanti modelli di prova che l'intero pomeriggio non le sarebbe bastato per provarli tutti. Se avesse avuto compagnia, l'avrebbe fatto volentieri... ma Sabrina era impegnata in Accademia, Louis era al Centro di Ricerca, Edward e Jessica odiavano girovagare per negozi e Nosh aveva ammesso che accompagnarla in un negozio simile l'avrebbe messo a disagio. Così ci era andata da sola – anche da sola non aveva voglia di cambiarsi ed era incline a fare pessimi acquisti – perché si era messa in testa di farlo quel giorno e così sarebbe stato.
O quantomeno era la scusa che continuava a ripetersi. La verità è che aveva visto l'annuncio dell'inaugurazione con Chloe, avevano detto che ci sarebbero andate insieme, e Mindy continuava a pensarci ogni volta che superava l'insegna del negozio. Magari, se ci fosse entrata, quel maledetto pensiero avrebbe smesso di tormentarla. Magari, se avesse dimostrato al suo cuore che poteva farlo anche senza di lei, che non aveva bisogno della sua presenza nella sua vita, avrebbe smesso di sentire la sua mancanza. Avrebbe smesso di fare male.
Invece era ferma di fronte a un completo rosa decorato con pizzo nero ai lati del perizoma e sulle coppe del reggiseno, e il primo pensiero che attraversò la sua mente fu che a Chloe sarebbe piaciuto da impazzire. Si guardava attorno e sapeva davanti a quali pezzi avrebbe storto il naso, quali avrebbero acceso il suo entusiasmo, quali le avrebbe consigliato, quali avrebbe voluto comprare solo per vedere la reazione di Brycen. Riusciva a immaginarsela correre da un lato all'altro del negozio come una bambina e lo sapeva, lo sapeva che insieme a lei quella visita sarebbe stata molto più piacevole. Ogni cosa lo era.
Perché aveva dovuto rovinare tutto?
Tirò su col naso mentre il pizzo diventava un alone sfocato per via delle lacrime che le pizzicavano gli occhi. Sollevò un braccio e li asciugò con la manica cercando di non farsi notare – quale idiota che piangeva nel bel mezzo di un negozio? – e si voltò, puntando l'ingresso. Entrare lì era stato un errore, farlo da sola ancora di più. Sarebbe andata nel bar in fondo alla strada, avrebbe fatto merenda con caffè e paste dolci per scacciare il malumore, e poi—
«Ehi.»
Mindy sputò fuori una risata nervosa. Pregò il Signore della Luce di aver confuso quella voce per un'altra, che si fosse trattato di un'allucinazione uditiva, ma ovviamente le stelle avevano deciso di prendersi gioco di lei. Alzò lo sguardo e Chloe era lì, con i capelli azzurri raccolti in due piccole crocchie ai lati e l'espressione da cucciolo bastonato che non avrebbe dovuto agitare il suo stomaco, eppure lo faceva. Tristezza e fastidio si mescolavano insieme, era arrabbiata e felice di vederla, e di nuovo arrabbiata perché non voleva essere felice, e ancora di più perché non aveva idea di cosa si fosse messa addosso. Era un abito jiyano, quello era evidente, ma cos'era? Sembrava un kimono senza maniche indossato sopra uno con le maniche, ma di colore diverso. Non aveva cintura e il taglio della gonna era dritto, lungo fino al ginocchio, e sovrastava un pantalone dal taglio ampio che si stringeva attorno alla caviglia.
«Vedo che non ti fanno più schifo i pantaloni.»
Chloe abbassò lo sguardo, incassando la testa nelle spalle. «Preferisco sul serio le gonne, ma i pantaloni jiyani sono altrettanto comodi.»
«Ah, giusto! Quanto sono scema! E dire che indossi abiti jiyani così spesso, come ho fatto a dimenticarlo?»
«Vestire sayfano mi aiutava a... separare le cose. Non ho smesso di farlo, ma vorrei abituarmi di nuovo a questo. Trovare un modo per far convergere tutto ciò che sono.»
«Certo» Mindy alzò le spalle e percepì le labbra arricciarsi in una smorfia. «Dev'essere stato estenuante tenere traccia di tutte le bugie che ci hai raccontato.»
«Mindy—»
«Perché sei qui?» la fermò, drizzando il busto per farsi più alta. «Mi stai spiando? Speri che se ti incontro casualmente avrò voglia di parlare con te?»
«Non sapevo che fossi qui, ti ho vista e—»
«Oh, per favore! Chi vuoi prendere per il culo? È di nuovo la stessa storia, come quando ci siamo conosciute. Non mi fotti due volte, smettila di seguirmi e basta.»
«Dico sul serio, non ti sto seguendo. Ho accompagnato Edvokin a comprare qualcosa, siamo passati qui davanti e ho pensato di dare un'occhiata.»
Mindy sbattè le palpebre sotto la fronte aggrottata. «Sul serio? La scusa migliore che ti è venuta in mente è che il cugino di Brycen, che non è mai venuto a fargli visita in quattro anni, è qui a Sayfa e tu lo stai portando in giro per negozi? Guarda, è così assurdo che quasi quasi ci credo.»
«È qui fuori, il suo fidanzato non se la sentiva di entrare. Posso presentarteli, se vuoi. Possono confermare che siamo insieme da questa mattina, siamo usciti oggi per puro caso, io avevo proposto di farlo ieri. Ti giuro che—»
«Lo vuoi capire o no che non ha importanza?» Mindy serrò i denti per trattenersi dall'alzare la voce, stringendo la tracolla della borsa con tanta forza che la pelle scricchiolò sotto le dita.
Aveva una voglia matta di voltarsi e correre all'ingresso, ma la paura di farlo era così intensa che non riusciva a muoversi. Non sapeva neanche cos'era peggio, non trovare nessuno e ascoltare la ridicola giustificazione avrebbe trovato Chloe per continuare quella farsa – magari avrebbe detto che si erano allontanati solo un minuto, o che li aveva indirizzati a un bar o chissà che altro – oppure scoprire che i due uomini c'erano davvero, che Chloe era davvero lì per loro, che stava davvero dicendo la verità.
Ma anche se così fosse stato, come poteva esserne certa? Chi le garantiva che non avesse sfruttato la loro presenza per ingannarla, perché era una situazione così bizzarra che solo un folle avrebbe creduto che fosse stata costruita intenzionalmente? Anche la mia migliore amica è una spia era una situazione bizzarra, dopotutto. E per quante prove fosse riuscita a darle, nulla avrebbe cancellato la sensazione che dietro potesse esserci dell'altro. Che ogni sua parola, ogni gesto, ogni sguardo fossero il metro trucco di un illusionista per distogliere la sua attenzione dalla verità.
«Io non ti credo» sputò fuori, la voce spezzata da un magone che le aveva preso in ostaggio la gola. «Potresti dirmi che il cielo è azzurro e lo metterei comunque in dubbio. E non me ne frega un cazzo se sei davvero con Edvokin oppure no, perché non ti crederei comunque. Non ci riesco.»
Gli occhi di Chloe si fecero liquidi, lucidi di lacrime, e dalle labbra sottili sfuggì un singhiozzo che sembrava pregno di una sofferenza. Sembrava; Mindy non era in grado di cancellare quella parola dalla sua mente. Continuava a chiedersi se fosse vero – no, continuava a temere che fosse falso.
Come riusciva Brycen a non farlo? Come ci riuscivano Louis e persino Nosh? Come riuscivano a guardarla e vedere oltre tutte le menzogne che aveva raccontato?
«Per favore» disse Chloe, le labbra tremanti mentre la supplicava. «Non posso dimostrarti di essere sincera se non mi dai l'opportunità di farlo.»
Mindy scacciò nuove lacrime dagli occhi. «Salutami Brycen quando torni a casa.»
Le diede le spalle e si avviò verso l'uscita, senza voltarsi quando Chloe chiamò il suo nome. Non resistette alla tentazione di guardarsi attorno quando superò l'ingresso: c'erano due uomini accanto alla vetrina, dalla pelle chiara e le linee marcate di Zima sul viso, persino più alti di Brycen. Uno dei due, forse l'uomo più bello che avesse mai visto, aveva i capelli dello stesso verde di quelli di Edvokin – o quantomeno del ritratto che Brycen teneva in salotto – e aveva le mani occupate da varie buste e pacchetti.
Era davvero lui, e Chloe era davvero venuta lì per accompagnarlo – e Mindy non provava alcun sollievo. Non aveva davvero importanza. Risolta una domanda se ne aprivano altre cento, per ogni certezza sorgevano infiniti dubbi, e anche se una parte di lei desiderava cancellare il passato e ricominciare, non si fidava di Chloe. Non ricordava più come fare.
Continuò a camminare in silenzio, trattenendo le lacrime finché non arrivò a casa.
Un altro salto post-Bluebird, questa volta non molto allegro :')
Mindy è ancora ferma nella sua posizione, e nonostante Chloe le manchi moltissimo non è ancora pronta a superare quanto successo. Non è una questione di avere ragione o torto, è evidente che i suoi timori non siano del tutto irrazionali, ma non riesce proprio a fidarsi di lei.
Non c'è niente che Chloe possa fare, in questo momento, per risolvere la questione. Forse solo il tempo potrà aprire quella porta, ma per adesso resta chiusa 😭
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