II. Ti dispiace se ti chiedo il Permesso?

«Posso prenderti la mano?»

«Sì.»

«E stringertela?»

«Certo.»

Le prese la mano, gliela strinse. Rimase in silenzio per un po', mentre la teneva.
Entrambi distesi sulla sabbia.

«Posso cantarti una canzone?»

«Fallo.»

Cammino per le strade
riconosco ogni palazzo
tranne dove stai tu

Se solo conoscessi
quella via
forse potrei amarti

per davvero.

«È bella.»

«Anche tu lo sei.»

«Sei scemo? Non è mica lo stesso tipo di bellezza.»

Risero, guardando il cielo scurirsi, il tramonto passato da poco a loro non interessava.

«Posso guardarti?»

«Così ti perderai tutti i colori.»

«I colori?»

«Certo, scemo, i colori. Altrimenti perché saremmo venuti in questa spiaggia deserta a quest'ora?»

«Giusto. Allora posso perdermi per un attimo i colori?»

Non ci fu risposta, solo un sorriso. Lui la guardò. Rimase a guardarla per interi minuti, le osservò i contorni del viso, gli zigomi accentuati, il naso piccolo e sottile, le labbra fini e pallide.

«Posso darti un bacio?»

«Sì che puoi.»

Si alzò su un gomito, tenendole sempre la mano, si chinò un po' verso di lei e le scoccò un bacio sulla guancia.

«Puoi darmene altri, se vuoi.»

La assecondò. Le sfiorò vicino le orecchie, baciandole l'incavo sotto il lobo; le baciò la pelle sulla mandibola, tracciandone i contorni; scese al collo, delicato, mentre con l'altra mano le toccava i punti già baciati; infine le posò delicatamente la bocca sulla fossetta del suo mento, e lei tirò la testa indietro ridacchiando, perché le faceva il solletico.

«Scemo. Ora posso baciarti io?»

«Non ancora.»

«Sei tremendo.»

«Ti piaccio così tanto?»

«Che domanda è? Ah!»

«Cosa!?»

Lei si mise di colpo seduta, mentre lui la guardava accigliato, forse per coglierne le ombre sul viso, per capire la sua vera espressione.

«Una stella cadente!»

«È impossibile, c'è ancora troppa luce...»

«Puoi farmelo credere, almeno?»

«Sì, era proprio una stella che cadeva.»

Lei sorrise di nuovo. Lui la guardava ancora, non le aveva tolto gli occhi di dosso, aspettava solo di vederle aprire un po' le labbra, per intravederle i denti e sorridere con lei.

«Posso accarezzarti il viso?»

«Prima devo baciarti.»

«Okay, fallo.»

Lo baciò. Abbassò le palpebre, con lentezza diminuì la loro distanza e gli posò le labbra sulle sue. Erano morbide, un po' secche, ma comunque confortevoli. Rimase ferma, fino a che non si distaccò di qualche centimetro.

«Posso rifarlo?»

«Quante volte vuoi.»

«Allora non mi fermerò.»

Gli diede altri baci, lui le accarezzò il viso. Si abbracciarono e ricominciarono con gli stessi gesti, le stesse domande, gli stessi sguardi. Stavano sulla sabbia, senza telo, e non importava. Nemmeno i colori, ormai, importavano più.

«Posso... toccarti?»

«Se non lo fai, in questo momento, potrei lasciarti qui.»

Questa volta rise lui. Non era stata una cosa che si erano detti, darsi il permesso di fare le cose era quasi uno scherzo fra loro. Il che rendeva tutto forse più intimo, vero, giusto. Legittimava, in qualche modo, i loro sentimenti. Come se, dicendo ad alta voce di sì, avessero dato il consenso all'altro per essere amati.

«Posso rimanere per sempre con te?»

«Certo che puoi, scema.»

So a memoria
i nei
dietro al tuo collo

Ti dispiace se ti chiedo
il permesso
di tracciarli?

Parole: 529.

// un po' in ritardo, ma tanto di base sono prompt serali, no? Ci sta. Oggi poco tempo, beccatevi questo. A domani.

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