5. Blade

La sua redingote blu cobalto faceva risaltare i fiori damascati in oro e il candore della camicia e i suoi bottoni scintillanti. I pantaloni erano realizzati con lo stesso tessuto e gli stivali neri e lucidi avevano fibbie di perle. Si aggirava per la sala con il passo elegante di un gatto, la maschera a coprire solo gli occhi accentuava gli occhi scuri. Erano neri come i suoi capelli, delicatamente mossi e lasciati ondeggiare liberamente sulle spalle. Gli aveva lanciato un'occhiata, le labbra morbide arcuate in un sorriso sornione. Quanto lo detestava. Con un gesto impercettibile del capo, quella lieve torsione laterale che ha un lupo quando fiuta l'aria, era sparito dietro una delle pesanti tende che celavano i balconi. Lo raggiunse e osservò le sue lunghe dita bianche sciogliere il fiocco della maschera, prima che scompigliassero quei ricci. Si scambiarono uno sguardo intenso prima che il corvino lo baciasse. "Perché mangi il cioccolato quando sai che lo odio?" "Perché vedere la tua faccia disgustata e sorpresa è sempre un piacere. Certo non è paragonabile a quando condividi la notte con me, ma in questa vita bisogna approfittare di ogni piacere, non credi?" "Se per te quel cibo amaro può definirsi piacere..." "Perché non lo hai mai degustato con un po' di whisky." "Ecco perché puzzi di alcool a inizio serata." Ridacchiò prima di guardarlo con gli occhi smeraldini: "Siamo gelosi?" "Perché dovrei esserlo?" "Credi che non me ne sia accorto? Il tuo sguardo mi ha seguito dal momento in cui sono entrato e potevo sentire delle stilettate infuocate quando mi fermavo a chiacchierare con qualche dama." Le sue dita stuzzicavano il fazzoletto che aveva inserito nel taschino della propria giacca, disfacendone la piega perfetta. "Come se tu potessi mai essere attratto da una donna." "Oh, lo so bene, sei tu che mi lanciavi occhiatacce, passerotto. Ma io almeno non lascio che nutrano sospetti, come invece sembri voler far te." "Sono sincero con me stesso, al contrario di qualcuno che conosco." "Avvicinandoti ogni giorno alla forca." La mano si era serrata sulla manica della giacca: "Non voglio perderti per una qualche stupidaggine." Prese delicatamente le sue dita, scaldandole tra le proprie.

Note dell'autrice: inizialmente avevo pensato ad una effettiva lama, ma poi ho realizzato che le lame sono taglienti, come certe lingue... Niente, spero sia comunque piaciuto. 

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