18. Trap

"Ma che stai facendo?!" "Non fingere che non ti piaccia, tesoro." La manetta si era chiusa attorno al suo polso ancora prima che potesse appoggiare la borsa. "Come ti sei vestito, a proposito?" "Non ti piace?" Le calze nere scomparivano sotto una gonna sopra al ginocchio, a balze leggere e morbide, che risaliva abbastanza stretta lungo il busto, le maniche aderenti. La stoffa era di un rosso ciliegia, ricco e morbido, come il colore della matita che aveva sulle labbra. Gli occhi castani contornati dalla mina nera rilucevano. "Non voglio sapere cosa ha detto la commessa." Ridacchiò: "Sono andato con mia sorella, mi ha coperto lei." "Che sia fatta santa." "Allora ti piace!" Lo osservò, sorridendo malizioso. "Ovvio che mi piaci." "Lo baciò, mentre con la mano libera esplorava quanto effettivamente fossero lunghe le calze. "Cavolo, pure il tanga. Mi vizi, cucciolo." I baci continuarono, prima che i loro polsi ammanettati li conducessero nella camera da letto. Crollarono l'uno sull'altro. 

"Dovresti andare a fare shopping con tua sorella più spesso." "Concordo..." "Ora potresti anche liberare i nostri polsi, non trovi? Così ti posso abbracciare." "Amore..." "Non dirlo, ti prego. Ti scongiuro." "Ho perso la chiave." 

Note dell'autrice: ok, ho dovuto fermare le mie dita, mentre il mio cervello continuava a immaginare la scena. Ma non volevo che fosse comunque qualcosa che potesse dare fastidio, così ho preferito censurare la parte più piccante (anche se so che l'amore è sempre amore e che il sesso è il modo più semplice per dimostrarlo, ma non si sa mai). E sì, ho usato "trap" sia come la categoria "ragazzi che si vestono da donne" che si trova dove voi sapete dove, sia come "trappola", comunque molto trasgressiva. Speravo in qualcosa di insolito e divertente. 

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