17. Storm

"Ho preso il tuo portatile, non è un problema, vero?" John osservò il computer di Sherlock, appoggiato dall'altro lato della scrivania. "Presumo di no." Posò i sacchetti della spesa sulla sedia, ormai non tentava nemmeno più di liberare il tavolo della cucina dagli strumenti del coinquilino. "Hai davvero intitolato l'ultimo caso La rana assassina? È un titolo ridicolo!" "il killer lasciava statuine di rana, come dovevo chiamarlo?" "L'ossessivo ranocchio? Mai baciare rospi?" John sollevò gli occhi al cielo, mentre sistemava le uova il più lontano possibile dalle dita che ristagnavano nel frigorifero. Sistemate le provvigioni si sedette sulla poltrona e prese a leggere il giornale. "Sherlock riuscì, con uno sguardo, a riconoscere la marca di acrilico che l'assassino aveva usato per dipingere la creta, il numero di passate ma sbagliò nuovamente il nome di Greg." "Lo hai chiamato Ginny, e ringrazia che non l'ho scritto." "Stavo pensando, non è che mi posso concentrare su ogni essere vivente che gira attorno ad una scena del crimine per evitare di sbagliarne il nome mentre cerco di trovare un killer animalista." John sfogliò il giornale: "Se ti può consolare, il pubblico è affezionato a questi tuoi difetti." "Ora mi rincuori davvero, John Hamish Watson, mentre la mia dignità potrebbe venire distrutta da un momento all'altro." "Ne dubito, la tua dignità e soprattutto il tuo ego sono troppo smisurati per poter essere scalfiti. Non c'è riuscito nemmeno quel cappello da caccia." "Quel ridicolo cappello da caccia." Scese il silenzio, mentre Sherlock abbandonava in un gesto fluido la sedia e il computer e si dirigeva in cucina. John ascoltò pigramente l'armeggiare di Sherlock, leggendo il giornale in cerca di un qualche strano avvenimento, prima che il detective potesse entrare in uno dei suoi stati di noia e insofferenza. "Vado a farmi un bagno." "Ok, così dopo preparo la cena." L'altro sparì nel bagno, da cui uscì solo una mezz'ora più tardi. I ricci, ancora lievemente umidi, andavano definendosi mentre l'aria evaporava. Avvolto in un pigiama pulito e nella morbida e larga vestaglia, si lasciò cadere teatralmente sulla poltrona. Era come un grosso gatto accoccolato nella sua cuccia. John si alzò per preparare la cena mentre Sherlock cercava un programma interessante alla tv, fermandosi sul suo preferito: un finto tribunale dove inscenavano ogni tipo di possibile reato o questione. Sherlock si divertiva particolarmente a osservare il pubblico e raccontare ogni singolo dettaglio delle loro vite, sopra le loro fastidiose e insignificanti opinioni su quale coniuge dovesse tenere o meno in custodia i figli dopo il divorzio o su chi tra la ragazza tradita e il fidanzato fedifrago avesse ragione. John lo ascoltava paziente, ogni tanto chiedendo spiegazioni, tra l'effettiva curiosità che sempre manifestavano le doti di Sherlock e la consapevolezza di quanto quest'ultimo si esaltasse quando poteva spiegare le proprie deduzioni. Assumeva così quella parlata veloce e sicura, gesticolando piano verso lo schermo. John aveva imparato anche a scegliere pasti nutrienti ma moderati nelle dosi per il coinquilino: non che il cibo non gli piacesse, specie se cucinato bene, ma la digestione ne rallentava poi quella magnifica Ferrari che era il suo cervello, e di certo vederlo in quello stato non era un desiderio del dottore. Il pesce, jolly salvavita, era la scelta anche di quella sera. Il forno trillò ed estrasse la teglia, in cui riposava del branzino, bianco e lucente, su un letto di patate, ad aggiungere colore e sapore vi erano alcuni pomodorini tagliati a metà. Aveva già apparecchiato la scrivania, così si avviò verso di essa. Sherlock gli si avvicinò con curiosità: "Avevo immaginato bene allora, che fosse una nuova ricetta." "Già, spero ti piaccia. Ho timore che le patate siano rimaste un po' crude." "Naturale, l'acqua contenuta nel pesce ma soprattutto nei pomodorini deve averle rese più umide del necessario." "Però ti è venuta ugualmente l'acquolina, o avresti aspettato che arrivassi al tavolo, prima di fare il saputello." Il detective non poté fare altro che fissare il dottore tagliare una porzione di quel ben di dio e servirgliela. John sorrise e si sedette con lui. "Perdonami se dimostro apprezzamento per la tua cucina, semplice quanto familiare." John sorrise: era probabilmente l'affermazione più intima che Sherlock si fosse lasciato sfuggire negli ultimi giorni e aveva imparato a custodire quei brevi momenti. "E comunque la signora che ha appena parlato a favore del ragazzo ha tradito il marito almeno dieci volte: guarda quello smalto!"

Note dell'autrice: Non volendo descrivere un'effettiva Tempesta e complice anche la recente (ri)visione della serie della BBC, Sherlock è stato il primo soggetto a cui ho collegato il prompt, anche se qui magari non è così imprevedibile e impetuoso. 

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