15. Outpost
L'avamposto era stato costruito attorno al tronco di un grande albero, in un'ampia ma rozza piattaforma. L'avevano costruita in fretta, ma solidamente: i tronchi erano massicci e non c'era modo di farla venire giù. Erano in sei sulla piattaforma, due a fare la ronda. Potevano aver scelto astutamente di elevarsi dal terreno, ma non di scegliere un bosco come loro rifugio. Si accoccolò tra i rami di un albero poco lontano ad osservare i giri di ronda: si avevano continuamente in vista tranne che per un ontano, che impediva per qualche istante la visuale. Scese e si avvicinò guardingo, compiendo un ampio giro per portarsi vicino all'ontano senza essere notato. La lama affilata baluginò alla luce della luna, prima di scomparire nelle arterie fragili del collo. Il pugnale impedì al sangue di sgorgare copiosamente e trascinò velocemente il corpo il più lontano possibile, appena in tempo. "Carl è sparito." "Sarà andato a pisciare, tornerà tra un attimo, vedrai." Estrasse l'arma e si avvicinò quatto al secondo uomo di ronda. Appena gli diede le spalle, nel punto più lontano, trovò ugualmente la morte. Saggiò silenziosamente la corda dell'arco e iniziò ad arrampicarsi sull'albero più vicino alla postazione. Era questione di minuti prima che notassero l'assenza dei due. Raggiunta la cima, rimase acquattato tra le fronde. Uno di loro era proprio davanti a lui, con un'occhiata più attenta avrebbe potuto notarlo, nonostante gli abiti scuri. Incoccò la freccia e la puntò contro la sua fronte. Scoccò e ascoltò il suono glaciale del cranio spaccato e delle cervella trafitte, mentre un altro sibilo annunciava la fine anche del compagno sistemato poco lontano da lui. Scese dall'albero e fece furtivamente il giro dell'accampamento. Una freccia lacerò le corde che tenevano il ponte levatoio assicurato ai rami del antico albero, facendolo crollare a terra. Li sentì imprecare e cambiò nuovamente postazione, accoccolandosi tra le radici di un albero poco distante. Preparò quattro frecce e le scoccò una dopo l'altra. Il silenzio venne rotto dall'accasciarsi sordo dei loro corpi sul terreno. Esaminò l'accampamento. Avevano posato un baule contro il tronco. Lo aprì e prese dolcemente tra le dita una gabbietta per insetti. Al suo interno brillava una piccola creaturina. "E-Era tutto così buio! Ho avuto così tanta paura!" Pigolò la fata, mentre le apriva. L'esserino volò tra le pieghe della sua giacca, fino a nascondersi nella tasca. "Torniamo a casa?" "Sì, torniamo a casa."
Note dell'autrice: un'altra volta in ritardo, mannaggia a me! Però credo che il risultato dell'attesa non sia male. Mi dispiace per il sangue e magari la scena un po' macabra e cruda, ma per salvare un'amica questo ed altro, no?
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