- IX - Notte senza luna

«Co... come puoi farmi questo, Jane?»

«É la mia indole, Toby, non posso farne a meno!»

«Ma io ti amo!»

«Smettila! Così renderai tutto più difficile... Io... Io... devo farlo stanotte.»

«Jane, ascoltami, non devi farlo per forza... Tu e io ci amiamo, siamo fatti l'uno per l'altra...»

«Ti ho detto di smetterla! Parli così solo perché stai per morire, tu non mi hai mai amato... So perfettamente che la mia natura ti ripugna e che ti sei avvicinato a me solo per ottenere informazioni.»

«No! Non è come credi! Jane, ti prego, slegami da questa sedia e giuro che ti dimostrerò le mie vere intenzioni!»

«È... troppo... tardi.»

***

Jane strofinava compulsivamente la lama del coltello dal sangue. Doveva eliminare ogni residuo, ogni macchina, ogni singola traccia ematica.

Raschiava l'impugnatura con la spazzola intrisa di candeggina, mentre gli occhi le lacrimavano copiosi.

"Devo fare presto" si diceva.

Era maledettamente stanca, ma non poteva fermarsi fino a quando non sarebbe stato tutto pulito alla perfezione. Solo così avrebbe potuto mettere a tacere la piccola voce dentro di sé che la faceva sentire sporca.
"Una lurida assassina"
No! Lei non lo era.
Erano loro ad essere sbagliati, non lei!

Si batteva i polsi sulle tempie e poi riprendeva a sfregare.

Aveva pochi minuti a disposizione prima dell'alba.
Non appena sarebbe sorto il sole, avrebbe avuto soltanto tredici ore a disposizione per scappare il più lontano possibile da quella città.

Al tramonto successivo, quando il primo giorno di luna crescente avrebbe avuto inizio, ogni vampiro della città avrebbe saputo che lei era la cacciatrice.

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