Prologo
Aveva fatto un colloquio abbastanza mediocre e la sua lettera motivazione non era stata di certo tra le più eccellenti, di questo ne era pienamente conscia. Soprattutto se consideriamo il fatto che di tutte le persone presenti in quella claustrofobica auletta laterale, una specie di sarcoma della biblioteca di Studi Umanistici, era l'unica a non avere una media superiore al 27. Certo, avevano ripetuto a tutti fino alla nausea che la media non era importante, che avrebbero giudicato le possibilità di ricerca del progetto di tesi e la lettera motivazionale più di ogni altra cosa, ma lei non ci aveva creduto. Come quella volta che le avevano detto che la borsa di studio non era dipendente dal reddito familiare. Figurarsi. Neanche nel paese dei balocchi.
Per questi motivi sopraelencati se ne stava seduta in quinta fila, praticamente incastrata tra due altrettanto ansiosi individui. Uno di loro aveva frequentato Storia dei Paesi Scandinavi con lei e non era affatto simpatico. Puzzavano tutti e tre di sudore, come chiunque altro essere umano. Era la possibilità di una vita: 300 euro al mese per vitto e alloggio in una struttura universitaria, periodo di studio all'estero. In un solo termine: Erasmus.
Il sogno di ogni studente! Il sogno di ogni tesista che la vuole fare complicata la vita, perché un conto è scrivere la propria tesi in italiano, guardando il Boss delle Torte su Real Time, un altro conto è volerla scrivere a migliaia di chilometri da casa mentre si prova a sopravvivere con il proprio inglese probabilmente orrendo e coi dei coinquilini più spanati di una vite Ikea. Sì, perché no? Proprio quella domanda, fatta dalla sua datrice di lavoro in libreria, l'aveva convinta a completare quell'infinita trafila di documenti per iscriversi al programma Erasmus. Per dove? Le sue scelte erano state abbastanza classiche: una in Francia, per dare sfogo al suo amore infinito per i formaggi; una in Germania, per dare sfogo al suo pessimo gusto nel vestirsi; una a Malta, perché non aveva trovato nulla di più interessante nella sua lista per il programma di Storia Medievale. Tuttavia ora si rendeva conto di quanto fosse stato uno sparo alla cieca sperando di colpire un bersaglio grosso come una capocchia di spillo a 300 metri di distanza. I posti erano pochi per la facoltà di Storia, tre in media per ogni meta. Le mete disponibili erano circa 34 ma in quello spazio abbastanza ristretto erano riuscite ad ammassarsi più di 250 persone. Non c'era spazio per tutti in quel posto, come poteva esserci spazio per tutti sulla lista degli ammessi?
Non sentiva un livello di ansia simile dai tempi della sua prima versione di greco in quarta ginnasio, più meno ai tempi della preistoria. Le sudavano le mani ed era abbastanza sicura che sulla camicetta bianca di lino, omaggio della madre che si era prodigata di porre rimedio alla totale mancanza di vestiti presentabili della figlia, si fossero formare delle chiazze di colore diverso abbastanza simili a quelle che venivano mostrate agli psicopatici nei film. Poco male, avrebbe allontanato i possibili aggressori se mai le fosse capitato qualcosa di brutto. Le sembrò che passassero ore mano a mano che si avvicinavano le dieci e trenta, orario stabilito per l'annuncio dei vincitori della borsa Erasmus per l'anno in corso. A presentarli sarebbe stata la responsabile di facoltà , la professoressa Natalia Venzoni, nata nel lontano 4000 a.C. già coi tacchi 5cm addosso, degna rappresentante del concetto stesso di ottimo stato di conservazione spesso utilizzato per descrivere le mummie egizie. Veneta d'origine, emiliana d'adozione, era il reperto più antico che l'università avesse l'onore di ospitare. Quanto i suoi piedini calzati dai sopracitati tacchetti entrarono nella sala il brusio si spense come un fiammifero acceso in una giornata ventosa. Tutti i presenti erano stati senza dubbio interrogati da lei ad un esame e almeno una metà era stata bocciata, lei compresa.
"Buongiorno - gracchiò - vorrei chiedere a tutti i presenti che non sono qui per il progetto Erasmus di lasciare questo cubicolo. Grazie."
Due o tre sparute matricole raccolsero il proprio fagotto di borse e uscirono a velocità luce, sbattendo anche la porta alle proprie spalle. L'unica fonte d'aria della stanza fu tagliata e il naso del professor Terzani iniziò a sudare copiosamente, anche aiutato dal peso considerevole del suo proprietario e dalla naturale forma adunca doccione-di-Notre-Dame.
"Come ben sapete l'Erasmus è un'occasione di capitale importanza per qualsiasi studente universitario. Non è una passeggiata e soprattutto non è una vacanza. Il nostro Ateneo non desidera cattiva pubblicità e per questo se siete intenzionato a sputare sul suo nome andando ad ubriacarvi tutte le sere siete pregati di uscire da quella porta."
Nessuno di mosse.
La mummia si infilò gli occhiali e si fece passare un plico di fogli da una giovane assistente in tailleur, probabilmente sottopagata ma malsanamente felice di essere al fianco della Venzoni.
"Ora leggerò i nomi dei vincitori e una volta chiamati verrete qui a firmare il foglio di presenza. Chiaro? Andrò in ordine di meta, partendo quindi dalle mete in Albania, che come tutti sapete inizia con la A. Bene! Iniziamo: Tirana. Guizzoni Maria Giorgia, Spillo Federico e Santos Cristina. Complimenti, andate dal professor Terzani per la firma. Poi, Austria! Per Vienna abbiamo Gioiosi Mario e Sung Wong, che penso di star pronunciando malissimo. Sung Wong?"
Un asiatico dai capelli a spazzola si alzò terrorizzato tenendo stretta la propria tracolla al petto.
"Sì?"
"Perfetto, esisti. Dal professor Terzani, grazie."
I nomi si susseguirono e mano a meno che le sue mete passavano, il suo nome non veniva pronunciato. Aveva già pronta la borsa, conscia del fatto che probabilmente non sarebbe stata tra i selezionati. Il suo viscido vicino non pareva aver avuto miglior fortuna. L'operazione fu lunga e dolorosa: la professoressa ci mise quasi due ore a leggere tutti i candidati e tutte le mete, sia per un disguido di documentazione sia per l'immane numero di richieste, sostituti e chi più ne ha più ne metta. Solo quando anche l'ultimo stato fu completato, Università di Szeged nella lontana Ungheria, si rese conto che erano rimasta in tanti nell'aula. Tutti con le stesse faccette deluse stampate addosso.
"E ora per gli stati che non hanno ricevuto candidature."
Una mano si alzò al cielo con una domanda più che prevedibile.
"Possiamo essere rismistati?"
"Solo se avete dato l'autorizzazione al momento dell'iscrizione."
"E se non ce lo ricordiamo?" chiese una biondina in prima fila.
"Direi che non posso farci un bel niente, signorina Isidori. Comunque, non sono state effettuate richieste per Romania, Macedonia ed Estonia."
Un coro di brontolii formò una più che valida spiegazione al perché non vi fossero state.
"Tuttavia di tutti i presenti, solo una persona deve aver fornito l'autorizzazione a partire per una delle mete non scelte in partenza. Per l'Estonia, università di Tartu é stata presa...una grande occasione, l'Estonia sarà uno stato piccolo ma l'università è prestigiosa. Sanzi Eliana?"
Non ci poteva credere? L'avevano chiamata. Si alzò immediatamente in piedi.
"Sì?"
"Le va bene come meta? Non ci sono seconde scelte."
Si trovò a balbettare incontrollabilmente.
"Sì-sì, ehm, c-c-erto. Assolutamente."
"Allora penso che Terzani voglia la sua firma. Per tutti gli altri mi dispiace, arrivederci. E Grazie."
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