✪Semifinale: Elusiveness✪


Alle tre e trenta del mattino del 5 Giugno 1992, il miglior telepate del Sistema Solare scomparve dalla mappa situata negli uffici della Runciter Associates a New York City.
Ciò fece squillare i videofoni di tutti i Malachei della zona, portando scompiglio nelle varie famiglie di fuggitivi.
Era il settimo telepate, quella settimana, che spariva senza lasciare tracce o spiegazioni. A causa di ciò molti mostri, terrorizzati all'idea che le ombre potessero risalire alle dimore umane con più facilità, presero la decisione di lasciare le loro case sulla superficie per ristabilirsi a Malabar, dove la protezione era garantita - ma comunque instabile. 
Da quando il primo telepate, Akyann, svanì nel bagno di un ristorante a Pechino, le coperture dei Malachei e di tutti gli altri mostri subirono un profondo taglio, semplificando il lavoro delle ombre in modo disarmante.
Nessuno era più al sicuro, né capace di reggere l'evanescenza per più di cinque minuti.
Senza alcun telepate a far da tramite alle menti degli umani, convincendoli dell'inesistenza dei mostri, e senza la loro capacità immaginativa di nascondere Malachei e Lersati sotto dei veli alterati, facendo si che nessuno effettivamente potesse vederli, tutto era perduto.
L'evanescenza senza il controllo mentale dei telepati crollava.
Ed ogni ora, ogni giorno, un mostro veniva smascherato.
Poteva avvenire in qualsiasi momento.
Mentre comprava la zuppa al supermercato, col velo che gli fungeva da corpo umano, o semplicemente al cinema mentre osservava in silenzio un film, accanto ad una ragazza che probabilmente non gli avrebbe mai rivolto la parola. 
Avveniva senza che nemmeno se ne rendessero conto.
Immaginate: un minuto prima la vecchietta davanti a te alla cassa ti sorride e un minuto dopo grida, si porta una mano al cuore e sviene. O schiatta.
Ciò dipende dai casi, in effetti.
Soprattutto da quanto tu sia diversamente bello o oblungo come mostro. Oblungo.
Alcuni umani finirebbero in terapia solo per un foruncolo sul labbro, altro che oblunghietà
Cielo, si dirà davvero così?

Ma tornando a noi, la vita del mostro, con o senza i suoi difetti fisici, era ben peggiore del farsi scoprire da un umano. Il peggio era farsi riconoscere dalle ombre.
Creature oscure, evanescenti quasi quanto i veli alterati.
Si confondevano nell'ambiente, nascondendosi come veri maestri tra crepe e suole delle scarpe. Nessuno poteva vederle, eccetto i mostri, i bambini prima di andare a dormire e gli specchi.

Oh, quanto avrebbero da raccontare gli specchi se potessero parlare, erano le parole di mio padre quando mi rimboccava le coperte e raccontava le sue incredibili storie sui mostri e il loro mondo.

Le ombre, per quanto si sapeva, prendevano tutto il loro potere dai riflessi.

Se ne nutrivano, rendendoli propri.
Un'ombra poteva diventare umana, se lo desiderava, ma prima doveva nutrirsi di cento riflessi, cento mostri al quale togliere ogni goccia di vita dalle vene.
Vedete, gli umani non avrebbero mai potuto riportare le ombre al mondo reale; i riflessi degli umani sono ingordi, chiedono sempre l'eccesso, la bellezza pura.
Mentre i mostri...
Beh, l'ingordigia mancata nel mondo della magia significa davvero tanto.
Per tal motivo, la prima regola di Malabar che veniva insegnata ai bambini era questa:
Mai guardarsi allo specchio.
Né nelle vetrine, né nell'acqua.
Altrimenti le ombre avrebbero assorbito al'istante il riflesso, lasciando i corpi dei mostri vuoti e incoscienti. Gusci d'uovo intatti ma senza alcuna vita da offrire.
Per questo Malabar era ritenuta più sicura della superficie, essendo un luogo privo di vetri e qualsiasi altra forma di specchi.

Papà diceva sempre che Malabar era il luogo più maestoso che avesse mai visto durante i suoi viaggi. Pensava che l'unica gratificazione dell'essere un telepate era proprio quella: vedere la città sotterranea dei mostri. Dove le navi viaggiavano indisturbate fra i cunicoli di terra battuta e gli abitanti impastavano dolci di lava, soffiando sui piatti piccolissimi ghirigori fatti di spezie.
Dove i maniscalchi lavoravano le radici al posto dei materiali umani e dove il cielo, inesistente eppure visibile, era di un color viola intenso, capace di ipnotizzare per ore anche un semplice girino. Era la fine del mondo quel posto. 

Più di una volta mi promise di portarmi con sé a Malabar e presentarmi le sue fontane d'aghi di pino, i cavalli chimera, e il suo amico Lorenzo il Migliore, conosciuto come il più feroce e inespugnabile pirata che avesse mai attraversato le lande sterrate del mondo dei mostri, con la sua nave la "Mirabella" e la sua ciurma attaccabrighe.

E se non fosse stato per le ombre, l'avrebbe anche fatto.
Mio padre morì qualche giorno prima della scomparsa del settimo telepate.
Esattamente il 29 Maggio del 1992, in una biblioteca isolata ai confini di Londra.

Quando ritrovarono il suo corpo, la polizia pensò immediatamente a un suicidio, ma io sapevo in cuor mio che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere alla gente di Malabar.
A me.
Non avrebbe mai potuto abbandonare me.
Era partito per indagare sulle sparizioni degli altri telepati.
Voleva capire cosa stava accadendo.
Capire il perché le ombre sembravano così quiete e assenti.
Non avevo ancora capito che quello...

...quello era soltanto l'inizio.

...........

"Ehi, Yemewa, come sta... Ma che...?".
"Rach...el...".
"Cazzo, Yemewa. Che ti è successo?".
"L'hanno presa...L'hanno presa!".
"Chi? Cosa? Cosa hanno preso?".
"Malabar, Rachel...Ma-malabar...".
"Ma no, non è possibile".
"Le ombre...hanno...hanno...".
"Yemewa! Dietro di te, cazzo! Dietro di te!".


"YEMEWA!!".




"Yemewa?".


*Angolo autrice
Chiedo anticipatamente scusa per come tutto il testo sia rozzo.
Volevo fare di meglio. Il tempo è mancato e non ho potuto finire la storia, o iniziarla davvero.
Vi lascio ciò che ho potuto scrivere. Mi dispiace.
Oh beh, andrà com'è giusto che vada. 
Grazie comunque, sono felice di essere arrivata fino in semifinale.
Questo è già un grande traguardo per me. 

Pace e zucchero a tutti
Alidinchiostro, 
*ragazza oppressa dai corsi e dallo studio troppo pesante*





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