♣ Presentazione ♣


Come tutti ormai sapete, io sono Alidinchiostro e da oggi partecipo ufficialmente al Write Club.
Vorrei tanto dirvi di cosa tratta, ma come dicono la prima e la seconda regola del club: io non posso parlare del club. Se siete curiosi armatevi della bussola di Jack Sparrow e trovatelo voi, qui nel mare di Wattpad, per scoprire a quali terrificanti sfide dovrò partecipare.

Posso dirvi però che ci saranno tante scazzottate fra i vari membri del Write Club e scommetto che tutti voi amate fare il tifo durante le risse, perciò vi invito a leggere tutte le future sfide che il club ci darà. Sarà una missione suicida molto divertente.

Per entrare ho dovuto superare una dura prova, il cui scopo era di trovare i 32 scrittori più brillanti fra i vari volontari. Eravamo oltre settanta persone e ancora non riesco a credere di essere passata. 
Vi lascio qui la mia prova d'ingresso, speranzosa che piaccia anche voi miei cari lettori marshmallows. E...che altro dire?
In bocca al lupo a tutti miei colleghi.
Sono una ragazza gracile, ma sarà difficile buttarmi giù.


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Per la prova d'ingresso occorreva scrivere un racconto autoconclusivo di 2000 caratteri sulla vecchiaia. E' stata la sfida più ardua della mia vita.

Nonostante la fenice Agimidia avesse la bellezza di quattrocentonovantasette anni, l'artrite, l'alzheimer e il becco scheggiato, si sentiva piena di salute ed energie. I suoi familiari, il cui nome aveva rimosso per noia e non per dimenticanza, preoccupati per la sua salute l'avevano rinchiusa in un vecchio ospizio malandato, assicurandola che si sarebbero occupati del suo denaro fino al giorno della sua rinascita.
Che cari figliuoli!, talvolta pensava, mentre dondolava schietta schietta sul televisore della sua stanza. Il pettirosso suo infermiere, che di rosso aveva solo il rossetto, passava le giornate a tormentarla, cercando di infilarle nella testa cose che nella sua vita era certa di non aver mai fatto. Le disse che era sposata con un vecchio, decrepito, grasso piccione e che quest'ultimo, molto innamorato, le mandava fiori freschi ogni giorno per ricordarle il loro amore. Ma la fenice Agimidia, che vecchia non si sentiva, diceva fiera nel suo dialetto: "Non sono ancora schiattata abbastanza per ricevere fiori da mettere al campo santo". La sera, quando tutti dormivano, si assicurava che la porta della sua stanza fosse chiusa e silenziosamente estraeva da sotto al letto un cappotto nero meraviglioso che metteva in evidenza le sue ali rosso fuoco. Lo indossava e si ammirava allo specchio del bagno per ore, sentendosi bella ed elegante. Certo, le sue piume non erano più quelle di una volta e il suo viso era decisamente sciupato, magro e stanco. Le zampe a malapena riuscivano a tenerla in equilibrio su se stessa. Però gli occhi erano ancora belli, pieni di dolcezza. E in quei momenti, da sola, illuminata dalla fioca luce delle torcia elettrica posata sul lavandino, il suo cervello ricordava pezzi confusi della sua vita dove una giovane fenice testarda e piena di brio s'incamminò lungo un sentiero di fama e amicizie. 
Dove conobbe un soldato, col quale ebbe otto bellissimi figli.
E allora si rendeva conto che il cappotto che indossava non era altro che un lenzuolo.

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