~ 8 ~
Un abbraccio vuol dire: "Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende".
La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita.
~Paulo Coelho
L'abbraccio dura solo pochi secondi, e ben presto mi ritrovo, ormai sopraffatta da innumerevoli emozioni contrastanti, di nuovo sola. L'aria che mi circonda essersi impregnata, dopo la breve unione, di imbarazzo, ma soprattuto sento la mia gote prendere fuoco.
Mentre la famiglia è in attesa di una mia mossa, io cerco di riprendermi dal mio momentaneo stato di congelamento interiore, senza però ottenere risultati positivi.
"Vieni Megan ti mostro la camera degli ospiti dove starai per ora, al più presto insieme ne sistemeremo una apposta per te."
Fortunatamente il silenzio viene interrotto da Elizabeth, che con un sorriso mi invita a seguirla. Senza pronunciare un solo fiato la seguo lungo le scale. Durante la salita entrambi i fratelli si avvicinano e liberano le mie mani dalle valigie.
Davanti a me si apre un lungo corridoio, dove mi soffermo ad osservare le foto appese che raffigurano diversi momenti della famiglia.
Quando però mi rendo conto di essere rimasta parecchio indietro rispetto agli altri mi affretto a raggiungere Elizabeth che nel frattempo si era fermata davanti ad una porta. Nel momento stesso in cui questa viene aperta rimango sorpresa nel non percepire con le orecchie il solito macabro cigolio che, in questi anni, ha sempre provocato dei brividi lungo la mia spina dorsale.
Entro, superando la soglia, dentro la camera dove il tempo rallenta e ciò che mi circonda sembra essere privo di rumori. Resto affascinata dalla stanza, semplice e dai toni chiari, ma ciò che più suscita meraviglia è la grandissima finestra da cui posso scorgere l'oceano.
Ipnotizzata da ciò che appare come un'immensa opera d'arte, mi avvicino lentamente all'apertura, e con occhi sognanti provo ad imprimere ogni dettaglio, ogni particolare nella mia mente come se dovesse essere l'ultima volta.
Le sfumature azzurre dell'acqua, che piano si uniscono a quel cielo cristallino, sembrano brillare grazie ai piccoli raggi solari che dolcemente ne accarezzano la superficie.
Sento gli occhi inumidirsi ed iniziare a bruciare al pensiero delle innumerevoli cose di cui sono stata privata durante questi anni. Ma allo stesso tempo so che finalmente non avrò più bisogno di un permesso ma sarò libera di osservare tutto questo ogni qual volta il mio animo ne senta il bisogno.
Fortunatamente sono di schiena e nessuno si è accorto dell'unica lacrima che ha solcato la mia guancia. Mi affretto ad asciugarla e distogliendo lo sguardo mi rivolgo alla famiglia che è rimasta alle mie spalle in silenzio.
"Ti piace? " chiede speranzosa Elizabeth
"È fantastica, non credo che vorrò cambiarla."
Le rivolgo un piccolo sorriso ma prima di aggiungere altro vengo interrotta dalla suoneria di un cellulare che presto si rivela essere quello di Tom, che dopo aver visto lo schermo corruga leggermente la fronte ed esce dalla stanza velocemente prima di rispondere.
"Megan, io dovrei uscire per sbrigare alcune commissioni, ti lascio nelle mani di Nate e Alex... Ragazzi fatele fare un giro della casa, tranne per il capanno per quello credo voglia esserci anche vostro padre."
Non mi dà neanche il tempo di rispondere o di realizzare ciò che ha detto, che subito mi abbraccia e corre fuori dalla camera, lasciandomi con i suoi figli.
"Tranquilla, quando ha qualcosa da fare, fa sempre così." Aggiunge Nate, probabilmente a causa della mia faccia un po' stranita.
"Già, non so proprio come farai ad adattarti alla nostra famiglia, è parecchio strana. Sicura di non voler tornare indietro?" ridacchia leggermente il fratello, ma noto un cambio di tono nella seconda frase, come se fosse infastidito.
"Ahia! Perché mi hai dato una gomitata?" Esclama Alex
"Perché poni domande stupide fratellino, Megan fa già parte della famiglia..."
A queste parole il diretto interessato sbuffa leggermente ed esce dalla camera. Spero di potergli parlare, credo che anch'io sarei infastidita avendo una perfetta sconosciuta in casa. Eppure il ragazzo al mio fianco non sembra subire lo stesso effetto in mia presenza, anzi dà l'impressione di essere felice, ma non devo illudermi magari lo fa solo per gentilezza. Sì, sarà sicuramente per questo.
Sospira con lo sguardo rivolto verso la porta e il suo sguardo si spegne per qualche secondo, ma quando si rivolge a me quell'espressione sembra non esserci mai stata, al contrario mi sorride con dei denti talmente dritti da risultare irritanti.
"Vieni facciamo un giro della casa"
Senza aspettare alcun segno di assenso, giusto che non avrei negato, avvolge il mio polso con la sua presa e inizia a trascinarmi lungo il corridoio verso le scale. Arrivati all'ingresso, finalmente allenta la presa sul mio braccio fino a far ricadere la mano lungo il suo fianco, e si blocca come se stesse riflettendo.
"Come mai mi hai trascinato qua sotto? Non avremmo potuto iniziare da sopra?" chiedo timidamente senza riuscire a guardarlo in faccia.
"Vuoi veramente vedere la casa?" corruga leggermente le sopracciglia e devo ammettere che il cipiglio sul suo volto addolcisce i tratti marcati degli zigomi e della mascella riuscendo così a renderlo ancora più carino di quanto già non fosse.
"Ho notato che non ti sei particolarmente soffermata sull'arredamento della tua camera."
"Sì, non ho grandi pretese sulla stanza. Ma non fraintendermi la sua semplicità mi ha colpita, non ho mica detto una bugia, è fantastica non credo di volerla cambiare. Ma continuo a non capire cosa intendi."
Sono certa di aver assunto anch'io un espressione corrucciata e allo stesso tempo di non aver ottenuto lo stesso risultato di Nate il quale in questo momento, posto di fronte a me, mi sta osservando, meglio dire studiando attentamente, come se mi avesse notato solo adesso.
"Non so perché ma ero sicuro ti sarebbe piaciuta. Però, aspetta la cosa importante non era questa..." si gratta la nuca imbarazzato "Ho notato che quando sei entrata poco ti importava se avessi un comodino o se ci fosse un armadio grande, probabilmente neanche ci avrai fratto caso a questi dettagli. Però ho visto che i tuoi occhi si sono accesi quando il tuo sguardo si è posato sulla finestra e mi piacerebbe portarti fuori invece che fare un noiosissimo tour della casa." Parla talmente veloce che riesco a capire solo la metà delle parole.
"Fermati, sembravi Eminem ad un certo punto e credo di essermi persa buona parte delle parole pronunciate, dove vorresti andare?"
"Mi piacerebbe portarti sulla spiaggia e se ti va potremmo restare fino al tramonto, che ne dici? Tanto non credo che Alex uscirà presto dalla sua camera e poi conoscendo i miei genitori faranno sicuramente tardi, forse dovrei dire nostri? Anzi no la cosa migliore è che chiuda la bocca, scusami tendo a parlare tanto quando sono nervoso." Spiega arrossendo leggermente.
Nervoso? Perché è nervoso?
"Comunque non mi dà fastidio, tutt'altro a dire il vero, credo sia tenero. Per quanto riguarda la spiaggia credo sia un'ottima idea, tanto anche se mi avessi fatto vedere la casa mi sarei scordata tutto. Per lo meno adesso userò la scusa di non conoscerla affatto quando mi perderò."
A queste parole inizia a ridacchiare leggermente e dandomi le spalle comincia ad incamminarsi passando per stanze a me sconosciute. Ma essendo troppo concentrata a mantenere il suo passo non presto molta attenzione agli spazi che mi circondano, tranne per un particolare. Nell'angolo dell'ultima stanza, il salotto, qualcosa cattura il mio sguardo. E quel qualcosa è un pianoforte a coda bianco.
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