⇝ 25. Nel pollaio c'è posto per un solo gallo
Sarah aveva passato l'intero fine settimana a domandarsi della reale sorte di Renée, dal momento che, a quanto sembrava, questa non era morta prematuramente come invece ci si tramandava di anno in anno.
Aveva provato a ricercare qualche articolo, qualche citazione su un qualsiasi sito internet turistico della città, ma purtroppo non aveva trovato niente che ne smentisse la tragica dipartita.
Aveva però letto che la giovane vittoriana, da bambina trascorreva il proprio tempo tra lezioni di musica, Waltzer viennese e, quando ne aveva la possibilità, accudendo il fratellino Adam, di due anni più giovane. Essendo bella come un bocciolo di rosa, nel 1865, a soli sedici anni, venne promessa in sposa ad un baronetto di origini francesi, Sir Jean - Étienne Dupré, lontano parente dello psichiatra francese Ernest Dupré. L'uomo, tuttavia, poco prima delle nozze, decise di interrompere improvvisamente la relazione in circostanze poco chiare.
Curiosità interessanti, ma decisamente inutili ai suoi fini.
Inutile precisare che Sarah e Logan, di ritorno dal weekend, attesero con ansia l'arrivo dell'orario di cena per sgattaiolare al secondo piano dell'istituto, armati di una scusa ramdom e tanta speranza.
Ripercorsero i corridoi bui senza alcun timore, a tratti anche ridacchiando come due bambini per l'eccitazione, e percependo la temperatura diminuire man mano che si avvicinavano alla meta accelerarono ulteriormente il passo. Quando poi ritrovarono la porta leggermente aperta come era successo poche sere prima, resi folli per la felicità, si abbracciarono d'impeto.
Resosi conto del gesto solo in un secondo momento, i due complici si ritirarono di scatto imbarazzati: per quanto fosse palese l'affetto reciproco provato, il contatto fisico rimaneva comunque una dimostrazione insolita all'interno del loro rapporto.
Scoperto dunque che i bidelli approfittavano del crepuscolo per far arieggiare la Stanza, la capatina serale divenne sin da subito appuntamento fisso.
Alla terza assenza consecutiva, però, i due investigatori avevano finito per scontrarsi con la crescente curiosità del gruppo.
«Fermi qui, Bianca e Bernie!» li aveva ripresi Amber. «Si può sapere dov'è che ve ne andate sempre?»
«La Bianca qui presente ha dimenticato ancora qualcosa al club di giornalismo.» fu la blanda balla rifilata da Logan.
Una bugia che non aveva convinto pienamente nessuno dei presenti e che aveva fatto dipingere sul volto della rossa una delle sue iconiche espressioni stizzite.
Tuttavia, prima ancora che potesse ribattere con qualche commento tagliente, i due si erano già defilati.
Arrivati ad una settimana dalla consegna dei progetti di San Valentino, il gruppo di Sarah non si era riunito ancora nemmeno una volta, non avevano fatto ricerche e non avevano stampato il materiale. L'unica mansione svolta consisteva nell'aver comperato un cartoncino formato A3 alla cartoleria scolastica... cinque minuti prima della riunione.
Armata dunque di spirito di competitività fino ai denti, il mercoledì pomeriggio stabilito per il piano di lavoro, la mora aveva trascinato i compagni in giro per l'intero istituto, alla ricerca di un'aula studio libera. Aveva scorto la squadra di Amber e Nick indaffarati in una del piano terra, vicino alla biblioteca, ma essendo questa piuttosto colma, aveva dovuto andarsene per cercarne un'altra.
Riuscì a trovare un angolo libero solo in un'area comune nell'ala moderna del secondo piano, a un tiro di schioppo da giornalismo - il che li collocava ad uno schiamazzo di troppo dalla morte per mano di Olivia.
« Ci sediamo lì? » domandò Sarah, indicando dei posti vuoti vicino alle vetrate.
Lexa Martin, compagna per cui Sarah non nutriva particolare simpatia, ignorò completamente il suggerimento e andò a posizionarsi al centro ad uno dei tavoli al centro della stanza.
Dopo alcuni mesi passati a domandarsi quale peculiarità della ragazza la rendesse così poco affabile ai suoi occhi, la mora solo ultimamente era arrivata alla soluzione: Lexa aveva la tendenza a fare la so tutto io, a dimostrare una spiccata saccenteria in pressoché qualsiasi argomentazione le venisse proposta. E così come non ci possono essere due galli, in quel pollaio che era la 1^A c'era posto per una sola saputella: Sarah.
Anche quella volta, Lexa aveva colto al volto l'opportunità di contestare la sua scelta e con superiorità aveva silenziosamente affermato che no, non si sarebbero seduti vicino alla finestra.
Sarah aggrottò le sopracciglie infastidita e, lanciando prima uno sguardo quasi minaccioso agli altri componenti del gruppo, si diresse a passo deciso verso i posti da lei indicati. Forse era la sua vena narcisistica, forse era solo la sua intolleranza nei confronti della rivale - che adesso aveva anche aperto il portatile per ribadire che non si sarebbe spostata di lì - ma mal tollerava che questa stesse cercando di prevalerle.
Lauren la seguì come automatismo, perfettamente abituata all'idea di farle da ombra, e Logan, che nell'ultimo periodo la scortava ovunque con piacere, le andò dietro per prendere posto accanto a lei. E vedendo tre dei sei membri spostarsi in una direzione ben precisa, i restanti due non poterono far altro che tallonarli.
Una vittoria che Sarah incassò con sguardo fiero, non disturbandosi nemmeno di lanciare occhiatine trionfanti a Lexa, di spalle, che, resasi conto di non aver attirato a sé nemmeno una pecorella, si era voltata a guardare il resto del gruppo come se questi fossero stati degli sciocchi.
« Dunque? Come ci muoviamo? » fu la domanda da un milione di dollari che Logan rivolse a Sarah.
Bell'interrogativo: non ne aveva la più pallida idea. Con tutto quello a cui aveva dovuto pensare negli ultimi tempi, quello stupido progetto era completamente passato in sordina.
Il tema, inoltre, non l'aveva certo invogliata più di tanto a soffermarsi sulla festività per cui veniva prodotto: con Ethan lontano miglia e miglia, e James che in una settimana non aveva mai provato a cercarla nemmeno una volta, Sarah avrebbe ben volentieri rinunciato alla gita bonus per non dover più aver a che fare con quel coltello che si rigirava nella piaga.
« Io ho trovato alcune idee su Pinterest. » si intromise Lexa, che cogliendo al volo l'occasione non aveva perso tempo per mostrare a tutti la propria lungimiranza.
Estrasse il proprio smartphone - l'ultimo modello sul mercato - per mostrare le immagini ai ragazzi.
Invece di unirsi agli altri per osservare le proposte della rivale, Sarah rimase ferma al proprio posto per incenerirla con lo sguardo. La infastidiva tutto di lei, anche il suo aspetto: i suoi odiosi capelli scuri setosi, quel visetto simmetrico color caffelatte, il grazioso naso a maialino... detestava anche il fatto che l'anonima divisa scolastica le donasse così tanto!
Insomma, qualsiasi cosa appartenente a quella ragazza la rendeva verde di invidia.
Solo in un secondo momento riuscì a simulare un'espressione incuriosita e innocente, avvicinarsi all'assembramento creatosi e esordire:
« Che bello! Dunque hai già trovato anche del materiale? »
Davanti alla negazione della rivale, Sarah assunse un finto cipiglio costernato, quasi le dispiacesse rovinare la festicciola.
« Oh... allora non abbiamo risolto niente. »
Seppur punta sul vivo, Lexa continuò ad ostentare la propria faccia di bronzo; non una smorfia, un guizzo involontario, un impercettibile socchiudersi di palpebre perturbarono il suo bel visetto squadrato.
« Ho cercato delle idee per l'estetica, non potevo mica fare tutto io. » si giustificò questa, sempre mantenendo il suo tono abituale. « Mi metterò a cercare qualcosa adesso. » dichiarò infine, dando loro le spalle con un movimento deciso ma elegante.
Tolta Lexa di torno, Sarah ridacchiò internamente per la contentezza: non aveva vinto la battaglia, ma non l'aveva fatto nemmeno l'altra.
La mora l'osservò andarsi a sedere e aprire una finestra Google per iniziare le proprie ricerche, prima di voltarsi tutta zuccherosa verso Yoora Choi e domandarle:
« Yoora, vieni un attimo qui: come festeggiate il San Valentino in Corea del Sud? »
Tuttavia, il lavoro si rivelò molto più noioso del previsto: sebbene avessero salvato una serie di informazioni interessanti in quattro e quattr'otto, giunti al momento clou, il gruppo si era spaccato sul miglior metodo di decorare e allestire il cartellone.
C'era chi affermava che sarebbe stato bello scrivere a mano su dei fogli bianchi, bruciacchiarne un po' i bordi e incollarli, chi invece preferiva stampare tutto in "Times New Roman" per far prima, chi invece non ne voleva proprio sapere ed era disposto a seguire qualsiasi idea - l'importante era buttarsi alle spalle quella pagliacciata.
Neanche a dirlo, le due che più di tutti stavano creando problemi, erano proprio la Williams e Lexa Martin: seppur consapevole di star tirandosi la zappa sui piedi da sola, Sarah si era specificamente divertita a dare il via libera a tutto quel materiale che avrebbe reso infattibili gli spunti suggeriti dalla Martin che, come un mastino, non ne aveva proprio voluto sapere di mollare l'osso.
Paradossalmente, il ruolo di saggio consigliatore era spettato a Logan, che, esasperato aveva cercato di convogliare le idee di entrambe per far contenti tutti.
« E se invece si stampassero le curiosità da computer, gli si bruciassero i bordi e li si incollassero? Cinquanta e cinquanta? » suggerì lui con semplicità.
Una scena che ricordava parecchio quella di un marito spazientito che, davanti alla forte indecisione della moglie su quale tra i due quadri comprare per il salotto, le risponde di prenderli entrambi e farla finita.
« È quello che sto dicendo io da mezz'ora. Finalmente qualcuno capace di ascoltare. » replicò con amarezza Lexa, finalmente lasciandosi andare in una liberatoria smorfia di tedio.
Sarah la guardò sfilare via senza riuscire a frenare il tic al sopracciglio sinistro che, a causa del fastidio, si era vistosamente inarcato verso la radice dei capelli corvini. Seppur parzialmente consapevole di essersi comportata come una vipera, con il suo perpetuo ostacolare un qualcuno con cui invece avrebbe dovuto collaborare, rimaneva fermamente convinta di aver fatto bene: Lexa era presuntuosa, voleva diventare il capogruppo, e se solo la giornalista avesse avuto un briciolo di coraggio in più, avrebbe potuto prendere in mano la situazione senza indugi e bacchettare tutti i compagni. Un comportamento odioso, lo riconosceva, ma era davvero più forte di lei: si era iscritta a quel liceo per poter ripartire da zero cambiare, non aveva alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire l'occasione e farsi comandare da tutti senza mai trovare l'audacia di imporsi a sua volta.
Sarah strinse i denti al pensiero della propria codardia e, per una volta, desiderò avere il carattere aggressivo di Olivia.
« Rinfodera gli artigli e cerca di collaborare. Non serve a niente continuare a bisticciare su una fesseria del genere. » la sgridò Logan di nascosto.
Sarah sgranò gli occhi allibita: se perfino l'amico si era sentito in dovere di intervenire e riprenderla, allora probabilmente aveva davvero esagerato.
« Lo so, sono stata troppo testarda nel continuare a riaffermare le mie idee, ma... » accorgendosi della curiosità di alcuni dei presenti, afferrò il ragazzo per la manica della camicia e lo trascinò lontano da orecchie indiscrete. « ...ma mi fa davvero venire i nervi. Non vedi quanto se la tira? "Guardatemi, sono la più bella e la più intelligente del mondo". » concluse la mora, scimmiottando a bassa la voce la rivale.
Un angolo delle labbra sottili di Logan si sollevò verso l'alto.
« Mi sembri invidiosa. »
Sarah gli tirò un pugno sul braccio, offesa dall'amara verità. Sapendo anche di non poter far notare la superbia della Martin senza passare per incoerente, la giovane si limitò ad aggrottare le sopracciglia e a dichiarare torva:
« Vado un attimo in bagno. »
Più o meno come fece nonna Concordia a Natale, quando suo padre se ne era uscito con una frase infelice. Ulteriore prova che, forse, il sangue dei Caruso era davvero forte come affermava la matriarca e che si tramandava di generazione in generazione, senza eccezioni.
Certo non avrebbe annunciato ad alta voce che, decisa più che mai ad avere l'ultima parola, sarebbe piuttosto andata a cercare la propria ispirazione altrove.
Sebbene, da una parte, fosse consapevole dell'assurdità di incaponirsi così tanto per uno stupido lavoretto da liceo, dall'altra era decisa più che mai a non farsi scavalcare. Nel suo gruppo di amici, ognuno aveva un ruolo e un copione ben preciso: Max era il farfallone, Logan la spalla burlona, Nick la burbera voce della verità, Amber la diva lunatica, Emma l'assistente della star, Lauren la musicista silenziosa e, infine, Sarah era la sapientona diligente. Ognuno era unico nel suo genere e ognuno era in possesso di una particolarità in grado di smussare le spigolosità di qualcun altro, come dei tasselli di un puzzle che si incastrano alla perfezione tra loro.
Sarah si sentiva minacciata dall'idea che, adesso, un elemento esterno alla compagnia le soffiasse la carica da sotto il naso.
Imboccò agilmente le scale, scendendo per i gradini con velocità, quasi correndo.
Non sapeva ancora quale balla avrebbe rifilato, ma qualcosa si sarebbe inventata.
Incrociò alcuni ragazzi del corso di arte intenti a posizionare per la scuola quadri e putti alati in occasione della competizione, ma, non potendo fermarsi più di tanto per non scatenare l'ilarità di Logan, una volta di ritorno, li ignorò e continuò la propria missione.
Amber e Nick erano tutti indaffarati a impartire ordini qua e là, in un'atmosfera austera e autoritaria non troppo differente da quella che Sarah si era figurata nella mente.
Amber, in particolare, sembrava divertirsi ad accanirsi soprattutto con il povero Chase, che nel disperato tentativo di scrollarsela di dosso tentava in ogni modo di renderla felice e accontentarla.
Nick, invece, ricordava più un cane da pastore: seduto composto in una zona strategica che gli consentisse di tenere sott'occhio tutti i membri del gruppo e, all'occorrenza, spronare al lavoro chi batteva la fiacca.
E fu proprio quest'ultimo a notarla quasi subito.
« Sarah? Hai bisogno di qualcosa? » le domandò sorpreso, incurante del tono di voce alto.
Tutti i presenti, compresi anche quegli alunni esterni alla classe, si voltarono immediatamente verso di loro; alcuni di loro le prestarono attenzione solo per una frazione di secondo, giusto il tempo di comprendere cosa stesse succedendo, altri invece, quelli meno affaccendati, alternarono lo sguardo tra Nick e Sarah.
Quest'ultima spostò il peso da una gamba all'altra, prima di decidersi ad avvicinarsi con capo chino all'amico, per non dover urlare.
Amber, concentrata nel suo obiettivo personale di rendere a Chase l'esperienza del lavoro di gruppo simile ad un incubo - come se lo sfortunato avesse potuto scegliere lui la propria squadra - a malapena le diede retta.
« Sì, ecco, siamo riusciti a trovare posto nella sezione umanistica... » prese tempo la mora, per poter osservare meglio il lavoro dei compagni.
« ...Abbiamo iniziato a fare qualche ricerca e... »
Sul tavolo erano state disposte diverse immagini e articoli prelevati da internet, gettati alla rinfusa nell'attesa che qualcuno si prendesse la briga di ritagliarli o decorarli.
Ma un preciso particolare attirò l'interesse di Sarah: in un angolo c'erano dei fogli spiegazzati, probabilmente accartocciati dopo essere stati scartati, che, a prima vista, la giornalista aveva scambiato per origami.
Il colpo di genio la colpì all'improvviso: ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?
« ...E ci siamo appena accorti di non avere una forbice. Ve ne avanza una, per caso? » domandò, trattenendo a malapena un sorrisetto soddisfatto.
Già si immaginava la faccia di Lexa, una volta messa davanti all'evidenza di non essere riuscita ad avere l'ultima parola.
« Tieni, ti presto le mie. Mi raccomando: si chiamano Pietro. » le disse Florence Park, porgendole bonariamente le proprie.
« Grazie, te la restituirò domani a lezione. » le sorrise Sarah.
Quando la giovane abbandonò la stanza, Amber si era finalmente decisa a dare tregua al povero Chase e cambiare temporaneamente vittima.
Percorse frettolosamente la strada a ritroso, impaziente di tornare in aula studio e sventolare sotto il naso di tutti il suo grandioso colpo di genio.
Era appena arrivata al secondo piano, quando il cellulare le vibrò nella tasca della gonna. Sarah lo estrasse sollevando gli occhi al cielo, convinta di star per leggere una sequela di battute e prese in giro da parte di Logan per via della sua assenza ma, non appena si trovò davanti ad un numero sconosciuto, le gambe quasi le cedettero per l'emozione.
> Ciao, Sarah. Sono James, Eva mi ha dato il tuo numero :)
***
Tan tan taaaaan.
Abbiamo forse trovato un rimpiazzo per Ethan? Come pensate che influirà nella storia questo James?
Comunque, ragazzuoli miei, mi devo scusare per questa mia incostanza negli aggiornamenti: in questo periodo sono molto presa e il tempo a mia disposizione scarseggia sempre più. Torno a casa stravolta e a malapena riesco a mettere insieme più di tre parole consecutive di senso compiuto :/
Se ad un certo punto mi vedete sparire, dunque, niente panico! Non sono morta :')
Inizio anche ad anticiparvi che ho una sorpresa grande grande per voi, ma per il momento mi fermo qui :) Ne riparleremo più avanti.
Alla prossima,
Lily :*
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