⇝ 18. La peggior festa scolastica della storia, pt.1
La mattina della festa, Sarah voleva farsi bella, godersi lo spettacolo e passare un po' di tempo con il suo gruppo e Ethan, prima che le vacanze li dividessero per due settimane.
Le lezioni erano state sospese in vista della festa, che avrebbe avuto inizio alle dieci con lo spettacolo teatrale.
Con un semplice abito in maglina verde e un bel parka beige piegato sulle ginocchia, la ragazza chiacchierava con i suoi amici nella zona comune dello studentato femminile. Lauren era l'unica ad avere una pessima cera e a nulla erano servite tutte le pacche di conforto sulla spalla per calmarla; era tesa come le corde di un violino.
Ai piedi di Amber, un sacchetto misterioso che aveva attirato l'attenzione di tutti più volte, non la smetteva di incuriosire i ragazzi.
«E va bene! Basta, mi avete rotto!» esclamò alla decima supposizione irrealistica riguardo al contenuto – in questo caso, Max le aveva appena chiesto se ci nascondesse dentro un procione morto.
La rossa si alzò dal divano, si sistemò il vestito firmato, frugò nella sacchetta argentata, ed estrasse sei pacchetti uno ad uno.
« Ecco, buon Natale in anticipo, ragazzi. » augurò con un grosso sorriso. « E non dite che non vi voglio bene! » aggiunse rivolgendosi ai maschi del gruppo.
Sarah guardò il proprio regalo con gli occhi che brillavano per la felicità.
« Ma io non ti ho fatto niente... » le disse con una punta di senso di colpa.
La mora, per quanto fosse affezionata ai suoi amici, non aveva proprio pensato che quel Natale si sarebbero scambiati dei doni – alla fine si conoscevano tutti da tre mesi, immaginava che il periodo di scervellamento per trovare il regalo giusto ai suoi compagni sarebbe arrivato solo l'anno successivo, quando ormai avrebbero passato più tempo gomito a gomito.
« Perché, gli altri sì? Un dono si fa perché si vuole, non perché si pretende qualcosa indietro. E se mi sono spremuta le meningi per comprarvi qualcosa che potesse tornarvi utile o sembrarvi carino, è perché ho voluto farlo. » le rispose la rossa.
Sarah era così toccata che si sarebbe alzata per abbracciarla. Per evitare sentimentalismi, però, si limitò a scartare l'involucro rosa del proprio presente con impazienza; una tazza da latte con sopra scritto "la miglior giornalista del mondo" sembrava sorriderle dall'interno di una scatolina di plastica trasparente.
Sarah la strinse al petto: non era mai stata tanto felice per aver ricevuto un pensierino da qualcuno.
« La adoro! » disse infatti.
« Grazie mille, Amber! » si aggregò Lauren, ammirando sorridente un portaocchiali verde con sopra stampate delle note musicali.
Emma, invece, aveva preso a saltellare dopo aver scoperto di aver appena ricevuto una trousse di ombretti.
« Ti piace? Se non ti piacciono i colori dimmelo subito che la vado a cambiare! » le assicurò la rossa.
« Scherzi? Li adoro tutti! Secondo te quale dovrei usare da gennaio in poi? "Pietra di luna", "Champagne" o "Caffè macroperlato"? »
« Il mio regalo non mi piace. » scherzò Max, sollevando degli shorts per fare atletica e lanciando un'occhiata divertita alla rossa. « Se non fosse stato nel tuo sacchetto per tutto questo tempo, avrei pensato che me l'avesse dato Logan, talmente è brutto. »
Amber assottigliò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo.
« Sì, concordo con Torres: anche il mio è davvero brutto. » gli diede man forte Logan, stringendo tra le dita una felpa nera.
« Due calci nel culo, ecco cosa avrei dovuto regalarvi! » abbaiò Amber.
« E riecco riemergere Mister Hyde... » commentò il biondo.
La riccia incrociò le braccia al petto con finta espressione offesa; Max si sollevò dal divano, si alzò i pantaloni che gli erano leggermente scivolati sul sedere mettendo in mostra le mutande grigie, e raggiunse la ragazza per stamparle un amichevole bacio sulla guancia.
« Scherzo, dai! Mi piacciono molto. »
Amber si sforzò di non darlo a vedere, ma Sarah poté vedere per una frazione di secondo un leggero rossore di guance sotto a tutte le sue lentiggini. Per mascherare il proprio imbarazzo, la ritornata dottor Jekyll si voltò verso Logan.
« Te l'ho presa nera perché quantomeno così non puoi sbagliare ad abbinarla. » gli disse, trattenendosi dal fargli notare che pantaloni ocra e camicia viola proprio non potevano venir accostati insieme solo perché in periodo di Natale dovrebbero essere tutti più buoni.
Logan sospirò arreso.
L'unico a non aver ancora espresso la propria opinione era Nick, che piegato in avanti con i gomiti sulle ginocchia osservava un paio di cuffie con una mano aperta sulla bocca e un'espressione pensierosa sul proprio volto.
« Va tutto bene? » gli domandò Sarah, attirando di conseguenza l'attenzione di tutti sul russo.
Nick sollevò gli occhi scuri sugli amici, che in attesa di una reazione al regalo di Amber lo fissavano con il fiato sospeso.
« Non sapevo i tuoi gusti in fatto di vestiario, né cosa facessi nel tuo tempo libero, così ho dovuto tirare a caso. » si giustificò Amber, dimostrando ancora una volta che, nonostante tutti i battibecchi, si fosse seriamente affezionata ai ragazzi.
« Non avresti potuto scegliere un regalo migliore, ho una passione per la musica. » la rassicurò Nick. « È solo che non me l'aspettavo, è la prima volta che qualcuno mi fa una sorpresa. »
Amber sorrise felice, mentre le labbra di Sarah si piegarono in una smorfia triste che nessuno notò: Nick non doveva aver avuto nemmeno lui molti amici alle medie; anche se una parte di lei si diceva che con un caratterino del genere non c'era molto da sorprendersene, l'altra non poteva far a meno di dispiacersi per lui perché, proprio come capitava da sempre a lei, tutti si erano sempre accontentati di vedere la sua facciata scontrosa e polemica, senza preoccuparsi se dietro ci fosse un animo più profondo e umano.
« Suoni qualche strumento? » domandò Lauren al russo.
Quell'inaspettato scambio di regali l'aveva distratta dalla sorte che l'attendeva una volta iniziata la festa e, sentire di condividere un amore per le note musicali con qualcuno del proprio gruppo, l'aveva fatta scattare.
« Il basso. » replicò Nick, annuendo con il capo.
« Perché non ti sei iscritto anche te al corso di musica, allora? » gli domandò Max, scavalcando Logan con un braccio per tirare al russo una robusta pacca su una scapola.
Nick accusò il colpo senza battere ciglio e scrollò le spalle.
« Non mi ispirava. Senza offesa, Lauren, ma i corsi scolastici mi sembrano sempre troppo noiosi e impostati, non puoi mai suonare quello vuoi tu e agli spettacoli sembri un po' un bambino dell'asilo alle prese con il primo strumento... non fa per me. »
Amber, rimasta in piedi fino a quel momento, si andò a sedere tra Emma e la bionda. I ragazzi rimasero in silenzio per un po', limitandosi ad ascoltare i rumori di sottofondo della zona comune del dormitorio femminile; ci pensò però Logan ad interrompere la quiete:
« Quindi riassumiamo un attimo: abbiamo due musicisti, un atleta, due modaiole, un'impicciona e-. »
« E un daltonico? Proprio così. » lo interruppe "l'impicciona" menzionata, facendo scoppiare a ridere tutti gli amici.
I genitori di Sarah arrivarono al liceo con largo anticipo e la ragazza si allontanò dalla coinquilina per andarli a salutare.
Liberty Williams, che per l'occasione si era arricciata i capelli scuri e si era messa un appariscente abito di velluto nero, le corse incontro a braccia aperte per salutarla, quasi non la vedesse da una vita. Le stampò un paio di baci su ambo le guance – lasciandole due impronte di rossetto pesca – e le spostò un ciuffo ribelle da davanti gli occhi.
Il signor Williams, invece, si limitò a disfare il tentativo di ripristino dell'ordine della moglie e a sorridere calorosamente alla figlia. Aveva appesa al collo la sua fotocamera costosa. Percival Williams aveva la passione per la fotografia.
Come al solito, la ragazza sollevò un sopracciglio perplessa.
« Davvero? È proprio necessario? Ma lo sapete che io non recito né niente, vero? » gli domandò Sarah.
Il padre ridacchiò divertito, sapendo quanto la figlia detestasse quel periodo in cui venivano mostrate sue fotografie ai parenti.
« Sì, è necessario. I tuoi nonni ti vedono sì e no cinque volte all'anno, gli farà piacere ricevere qualche tua foto. » le rispose.
Sarah mise il broncio.
« D'accordo, ma almeno quest'anno evitate di scattarle mentre faccio cose considerate deludenti per nonna Concordia, come mangiare salatini da sola in un angolo. » sbuffò.
Sarah ricordava bene la predica dell'anziana, ricevuta durante il consueto ritrovo di famiglia del Natale precedente (« Hai tredici anni, non hai amici? », « Dovresti uscire di casa un po' di più. », « Ai miei tempi... »), e l'ultima cosa che desiderava era sentirsi ripetere quelle frasi che, in tutta franchezza, non facevano altro che farla sentire maggiormente un caso perso.
« Le scatterò solo mentre sei con i tuoi compagni, l'ultima cosa che voglio è che quella fanatica ricominci la sua tiritera sui giorni andati. » le replicò il padre, beccandosi uno schiaffo sulla nuca dalla consorte. « Libbie, siamo sposati da diciotto anni, sai benissimo cosa io pensi di tua madre, non è un fulmine a ciel sereno. » disse Percival.
Liberty sospirò rumorosamente: sua mamma e suo marito non avrebbero mai seppellito l'ascia di guerra.
« Com'era la strada? » domandò loro la figlia per cambiare discorso.
« Più pulita di quanto pensassimo, non abbiamo nemmeno trovato traffico-. » rispose il signor Williams.
« Ci fai fare un tour della scuola? » lo interruppe Liberty, con la solita giocosità – talvolta simile alla frivolezza di una bambina – che tanto la caratterizzava.
Risultava incredibile che una donna così esuberante e spensierata, fosse un medico legale. A prima vista sembrava più il tipo di casalinga che lava e stira con un sorriso sulle labbra, che cucina deliziosi e elaborati piatti canticchiando allegramente e, soprattutto, dotata di capacità intellettive limitate. Una specie di moglie trofeo, insomma. La signora Williams, laureata in medicina e alla specialistica a pieni voti, era invece la prova vivente che una persona può essere intelligente, vivace e bella al tempo stesso.
Il marito la guardò con una smorfia infastidita che svanì dopo un istante: dopotutto era proprio quella leggerezza, che non l'abbandonava nemmeno dopo una giornata in sala settoria all'ospedale, ad averlo fatto innamorare.
Sarah sorrise alla madre.
« Certo, iniziamo dalla mia camera. »
La famiglia Williams raggiunse i dormitori femminili con un passo da lumaca a causa della difficoltà di Liberty a camminare sul selciato ricoperto di sale: scegliere di indossare i tacchi non era stata un'idea grandiosa.
Giunti alla soglia della stanza condivisa da Sarah e Lauren, la prima si sorprese di non trovare la coinquilina seduta sul letto. Quando aveva ricevuto un messaggio da sua madre che l'avvertiva del loro arrivo aveva lasciato la bionda intenta a leggere un libro fantasy, e non ricordava di averla intravista in giro con i suoi genitori. Dopo essersi detta che la Forthbay non era un monolocale e che la ragazza avrebbe potuto essere ovunque, Sarah continuò il suo veloce tour dell'istituto senza pensare più alla bionda.
Sua madre avrebbe voluto fermarsi un po' di più e magari anche sistemare il letto sfatto della figlia, ma il tempo correva e Sarah desiderava tanto mostrare a sua madre e suo padre i suoi compagni di avventure. La signora Liberty seguì a malincuore la ragazza giù per la rampa di scale e, una volta giunti alla sala comune dello studentato femminile, Sarah si imbatté in un visetto lentigginoso familiare.
« Vedo che abbiamo avuto tutti la stessa idea. » scherzò Amber. « Mamma, papà, lei è Sarah. » la presentò ai genitori in piedi alle sue spalle.
La signora Jones, una bellissima donna dai capelli castani e il fisico di una ventenne, si piegò in avanti per stringerle la mano, mentre il signor Jones, un po' meno in forma della moglie, calvo, ma comunque con il fascino di George Clooney, faceva altrettanto con i coniugi Williams.
« Adoro i tuoi stivali. » si complimentò con Sarah la signora Jones, in una perfetta imitazione della figlia. « E adoro anche il suo vestito! Dove l'ha comprato? » si rivolse poi a Liberty, che andò subito in brodo di giuggiole e intavolò con essa una lunga chiacchierata da donne.
Alla mora fu subito chiaro da chi avesse preso la compagna di classe: Amber aveva lo stesso viso simmetrico e gli stessi occhi verdi del padre, ma la capacità di farsi subito voler bene e le lentiggini erano indubbiamente della madre. I capelli rossi, invece, poiché il papà era calvo e non si sapeva se la mamma si fosse tinta, rimanevano un mistero.
Mentre il signor Jones parlava con il signor Williams di argomenti impersonali, come del freddo pungente di dicembre o delle condizioni stradali incontrate durante il viaggio, Amber si avvicinò ulteriormente a Sarah.
« Sei la copia sputata di tua madre. » le disse.
La mora si lasciò sfuggire una risatina.
« Te lo dicevo io che il sangue dei Caruso è forte. » rispose questa, ricordandole le assurde credenze della nonna. « Te invece hai preso il viso di tuo padre e il carattere di tua madre. »
« Speriamo di non aver ereditato da mio papà anche il metabolismo lento. » scherzò la riccia, trascinando anche Sarah in una risata divertita.
Le due rimasero per un istante in silenzio, intente a guardare i propri genitori chiacchierare amabilmente. Liberty Williams e la signora Jones, che pregò la prima di chiamarla solo Piper, sembravano quasi amiche di vecchia data, più che due sconosciute.
« Hai incrociato Lauren? Pensavo fosse in camera ma non l'ho trovata. » chiese Sarah ad Amber, ricordandosi improvvisamente della misteriosa sparizione della coinquilina.
La rossa negò con il capo.
« Ho incontrato Emma con i fratelli e i suoi genitori, la famiglia di Logan e quella di Nick, ma nessuno di loro mi ha menzionato di Lauren. Credi sia successo qualcosa? »
Sarah evitò di dirle che con Lauren tutto era possibile, specie in situazioni di forte stress; in più la bionda aveva detto non molto tempo addietro di aver già suonato in pubblico da bambina, e sarebbe stato difficile giustificare tutta quell'agitazione senza menzionare la sua delicata situazione familiare.
« No, i miei volevano solo augurarle la buona fortuna prima dello spettacolo. » mentì.
Quando gli adulti si ricordarono di dover proseguire una visita guidata, il signor Williams accese la macchina fotografica e immortalò le due compagne di classe strette in un abbraccio. Senz'altro un'immagine che avrebbe chiuso la bocca a nonna Concordia.
Sarah condusse i suoi genitori al blocco principale della scuola, mostrandogli le parti che non avevano visto durante l'Open Day dell'anno precedente: la sua classe, il laboratorio di scienze, quello di arte, la stanzetta in cui si produceva "Write About Us"... li convinse anche ad acquistare una delle ultime copie; Isaac fu ben felice di vendergliela.
Liberty Williams camminava per gli androni con in viso un'espressione di stupore in viso e il mensile aperto tra le mani, mentre Percival scattava qualche foto alle teche più belle o alle pareti più fastose dell'istituto.
« Così la nonna la pianta di telefonarci per dirci che ti abbiamo cacciato in un collegio desolato. » fece spallucce lui, quando la figlia gli domandò perché si stesse comportando come un turista in vacanza.
Incrociarono diversi insegnanti della figlia, tutti entusiasti del suo rendimento scolastico, definito "impeccabile", e molto gentili con i due adulti di L'Amable; persino la professoressa Wilson, di norma irritabile e nevrotica, si era dimostrata socievole. La donna era arrivata addirittura a congratularsi con i coniugi per l'eccezionale educazione impartita all'adolescente.
« Davvero una ragazza modello, i miei complimenti. » aveva ripetuto un qualcosa come sei volte in tre minuti di conversazione.
La professoressa l'aveva anche abbracciata; Sarah non vedeva l'ora di ritrovare Max solo per raccontarglielo.
Una volta terminato il tour e giunti finalmente all'auditorium, fu il turno della mora di rimanere a bocca aperta per un momento: l'ambiente moderno e neutro che era possibile vedere in una giornata qualunque era stato sostituito da uno più accogliente e caldo. Le ghirlande avvolte lungo il corrimano delle scale e della balconata davano un senso di familiarità e, delle tende di velluto rosso serrate separavano la platea dal palcoscenico. Grazie ai recenti lavori di manutenzione, il teatro sembrava essere stato edificato da poco e il set di luci nuove creava quasi un'atmosfera intima.
« Wow, hanno fatto davvero un buon lavoro... » mormorò tra sé e sé il signor Williams.
Uno ottimo, se si considerava che fino al mese precedente la sala era capace di provocare malanni che misteriosamente si palesavano quando la preside faceva qualche annuncio importante non gradito – basti pensare a tutte le volte che Emma si era momentaneamente allontanata accusando dolori addominali, coliche renali, emicranie, nevralgie... e adesso eccola lì, in perfette condizioni di salute e intenta a chiacchierare con la sua famiglia.
La prima cosa che Sarah pensò non appena vide tutta la famigliola Powell riunita fu che qualcuno si fosse divertito a fare copia e incolla; la seconda che la signora Powell fosse una fotocopiatrice; la terza che tra i due coniugi ci fosse uno stretto legame di parentela e che la compagna fosse frutto di un incesto.
Emma, i suoi fratelli e i suoi genitori erano tutti uguali. Nel senso che anche i caratteri sessuali secondari, fatta eccezione per la stessa barbetta nera da capretta dei figli maschi e del padre erano a malapena distinguibili. Una roba spaventosa: stessi connotati, altezze simili, massa pressoché identica, medesimo naso aquilino, stessi capelli lisci, stessa espressione da pesce lesso. I capelli tinti platinati di Emma erano la particolarità più originale tra i parenti.
Sarah poteva concepire la somiglianza sputata tra i due fratelli – che a quel punto supponeva fossero gemelli – ma quella tra questi e la compagna proprio no; ancora meno quella tra Emma e tutti i familiari presenti.
La famiglia Powell aveva una cosa in comune tra loro: la faccia.
Non molto più lontano di dove si trovava la famiglia Williams, Max, suo fratello minore e i suoi genitori parlavano tra loro.
Al fianco del biondo c'era un bambino, che approssimativamente sembrava avere undici anni, imbronciato. Max lo stava punzecchiando scompigliandogli i capelli scuri, una chioma indomabile molto simile a quella del fratello maggiore, beccandosi in risposta tanti pugni deboli sulle braccia e sul petto. Poi però fu sufficiente una battuta da parte del velocista per porre fine alla sua rabbia, rivelando lo stesso sorriso birichino del primo.
Sarah aveva appena detto ai suoi genitori che sarebbe tornata subito per avvicinarsi al compagno, quando notò il signor Torres abbandonare i figli, in preda a risatine malefiche, e approcciare la professoressa Wilson. Nel frattempo, la coniuge scuoteva la testa sconsolata.
« Salve, professoressa Wilson. Sono Humberto Torres-. » lo sentì dire la mora.
L'uomo, tuttavia, non fece in tempo a finire la frase, poiché l'insegnante di francese lo interruppe borbottando qualcosa tra sé e sé e mandandolo a quel paese con un gesto sbrigativo della mano. Prima ancora che la giornalista potesse capire se fosse stata vittima di allucinazioni visive o se invece la donna avesse seriamente mandato al diavolo il padre di un alunno senza apparente motivo, questa si defilò in mezzo alla folla per andare a parlare con alcuni colleghi. Capì di aver visto bene quando vide il signor Torres voltarsi sghignazzando e tornare dai figli, che adesso si sganasciavano dalle risate e si reggevano l'un l'altro per non cadere.
Sarah, senza parole, diede loro le spalle e tornò dai genitori. Fortuna che la Wilson l'adorava allora, perché proprio non riusciva ad immaginarsi la faccia che avrebbero fatto i suoi genitori se questa li avesse scacciati via con un bel dito medio.
Ancora stupefatta per la scena appena vista, la ragazza si guardò attorno in cerca della coinquilina per raccontarle quanto successo. Lauren, però, a quanto sembrava non era ancora lì.
Se precedentemente si sentiva un po' in ansia per lei, ora si stava veramente preoccupando.
Nemmeno Ethan era nei paraggi, ma molto probabilmente perché si trovava negli spogliatoi a cambiarsi in vista della recita.
Notò però Nick, già seduto su una poltrona della balconata con sua sorella e sua madre.
« Venite, vi presento un altro mio amico. » disse Sarah ai genitori, guidandoli in direzione delle scale.
La quattordicenne si diresse verso il compagno con falcate lunghe e ben distese, approfittando della posizione sopraelevata per vedere meglio e avvistare Lauren con maggiore facilità. Quando Nick la vide avvicinarsi velocemente non si disturbò ad alzarsi, ma si limitò a salutarla con un sorriso a malapena accennato – un comportamento che incuriosì i coniugi Williams ma che non stupì affatto Sarah, abituata ai modi di fare piuttosto freddi dell'amico.
« Ehi, Nick. » lo salutò lei, dando il via all'ennesimo rito di convenevoli, come presentarsi e stringersi le mani ciascuno.
« Nick, hai per caso visto Lauren da qualche parte? » domandò Sarah all'amico.
« No. »
Mannaggia. Era successo qualcosa.
La mora non riusciva proprio ad immaginarsi la signora Rodgers – o l'ex coniuge, a seconda di chi avesse deciso di venire – chiedere alla figlia di portarla a fare un giro della scuola. Suo fratello Cedric, poi, men che meno.
No, Lauren non poteva essere da nessun'altra parte, eppure non era lì.
« Perché? » si informò il russo.
Nel frattempo, i coniugi Williams e la ristretta famiglia Zaytsev, avevano preso a chiacchierare a proposito dei propri figli e dell'esperienza di averli lontani da casa già ad una così tenera età. La signora Zaytsev, ad esempio, stava raccontando con marcato accento russo quanto fosse difficile per lei poter rivedere suo figlio solo una volta a settimana.
Nessuno si era accorto dell'inquietudine della giornalista.
« Perché non l'ho vista da nessuna parte e non è normale. »
« Magari è in camera sua.»
« No, non c'è. » rispose prontamente lei. « Ho girato per tutta la scuola e non ho mai visto nessuno della sua famiglia. Non mi è nemmeno venuta a cercare! Insomma-. »
Sarah si interruppe.
Mentre studiava l'ambiente attorno a sé in cerca della sua fedele amica, notò due figure – una snella e femminile e l'altra maschile china su un cellulare – avvicinarsi a lei. Erano la signora Rodgers con il fratello di Lauren, Cedric, ma la bionda non era con loro.
La mora li guardò allucinata: se Lauren non era con loro, dov'era?
***
Buondì bimbi belli,
Eccomi finalmente con la prima parte della festa scolastica tanto attesa! Abbiamo conosciuto i genitori di diversi personaggi, vi ha colpito qualcuno in particolare? Ve li immaginavate differenti? Per quanto riguarda parenti vari, posso solo dirvi una cosuccia: tenetevi forte, conosceremo qualcuno di taaanto chiacchierato. Vogliamo scommettere chi?
La nostra Sarah non vede l'ora di assistere alla recita di Ethan, ma chissà se accadrà qualcosa...
Ma ora il domandone: dov'è Lauren?
Per ricevere anticipazioni o partecipare ai sondaggi, potete seguirmi su Instagram sotto il nome lilythebennet
Vi aspetto!
Lily:*
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