⇝ 17. Dottor Jekyll e Mr. Hyde

Sarah non ebbe più notizie di Eva o della sua famiglia nei giorni a venire.

Non sapeva neppure se la ragazza fosse tornata a casa l'indomani o se invece avesse passato l'intero week end dalla coinquilina di stanza.

Quando il lunedì mattina ne parlò con Logan e questo si dimostrò sbalordito quanto lei, seppe di non aver avuto una reazione esagerata: Eva si era comportata da cafona e da irresponsabile, non c'erano stati grandi giri di parole. E i suoi genitori non si erano dimostrati meno anormali di lei.

A distanza di due giorni, Sarah non era ancora riuscita a comprendere appieno le dinamiche di quel folle sabato e non impazziva dalla voglia di scoprirlo. Aveva subito messo una grossa "X" rossa sopra quell'avvenimento. Ne aveva già sentito a sufficienza.

L'arrivo della prima settimana di dicembre diede il colpo di inizio per quel magico periodo dell'anno scolastico in cui i professori sono soliti impazzire: l'incombere della chiusura del semestre.

Con l'avvicinarsi delle vacanze, la bacheca degli annunci davanti l'ingresso principale era sempre più colma e la preside sembrava vivere con in mano il microfono per comunicare le iniziative più importanti; voci di corridoio dicevano che diversi ragazzi tramassero per smontarglielo una seconda volta.

Venivano trasmessi perlopiù messaggi in cui in pochi o nessuno potevano metterci bocca: il cambio improvviso di aula del corso di fisica in seguito ad un danno alla finestra per un esperimento mal riuscito, le patatine fritte del giovedì sera sostituite con zucchine lessate, il forte divieto di deambulare dalle parti del fiume dopo il crepuscolo a causa del malfunzionamento di un lampione...

Sarah trovava quelle comunicazioni talmente noiose, che con il passare dei giorni aveva smesso definitivamente di ascoltarle; tanto non riguardavano mai nulla di interessante. Un piccolo errore che, se non avesse sentito Isaac discuterne con una revisionatrice del terzo anno, avrebbe senz'altro finito per farle perdere un'iniziativa per lei meravigliosa: ogni anno, in occasione dell'arrivo della stagione invernale, la Forthbay High School organizzava delle uscite sul Rideau Canal Skateway, un canale artificiale che collega Ottawa e Kingston e che nei mesi freddi veniva trasformato nella seconda più grande pista da pattinaggio del mondo. Per quattro lunedì pomeriggio, a partire dal dieci gennaio, alcuni professori si sarebbero impegnati ad accompagnare tutti coloro che avrebbero desiderato imparare a pattinare sul ghiaccio o anche solo uscire per svagarsi un po'.

Sarah non aveva la più pallida idea di come evitare una corsa al pronto soccorso per una commozione cerebrale in seguito ad uno scivolone, ma moriva dalla voglia di mettersi su un paio di pattini. Notando che la scadenza delle iscrizioni era dietro l'angolo – valeva a dire la settimana successiva – il giorno dopo aver ricevuto il notizione, la mora si prodigò di domandare a tutti i suoi amici di unirsi a lei.

Inizialmente ricevette ben quattro no su sei, un risultato alquanto deludente. Gli unici ad aver accettato subito furono Amber, con un passato da pattinatrice, e Max, eterno temerario che non temeva la gita in ambulanza e che, dopo la sospensione dei corsi pomeridiani di atletica leggera per il periodo invernale, stava vagliando la possibilità di iscriversi a basket o a nuoto.

Gli altri invece avevano tutti una scusa: Lauren era impegnata al club di musica, Emma aveva declinato l'invito dicendo che i pattini di plastica blu a noleggio le facevano le caviglie grosse, Logan si era dimostrato particolarmente evasivo di fronte ad ogni domanda, e a Nick era bastato poco per tirarsi fuori. Al russo, infatti, era risultato sufficiente chiedere se davvero Sarah ce lo vedesse a piroettare sul Rideau.

No. La risposta era no.

La mora non aveva nemmeno insistito, al contrario di Max, che non aveva perso l'occasione per deridere l'amico nonostante la consapevolezza di un seguente cazzotto sulla spalla («Oh sì, Nick, muoio dalla voglia di vederti saltellare sul ghiaccio con un bellissimo tutù rosa.»).

I disertori avevano quasi tutti scuse inoppugnabili con cui la giornalista non voleva minimamente avere a che fare – Sarah proprio non aveva voglia di discutere del modello di lame migliori che avrebbero snellito ulteriormente le già ossute caviglie di Emma. Tutti tranne uno: Ross non era entrato nei particolari e aveva vaneggiato un po' troppo secondo l'onesto parere della giornalista; un po' insolito per uno che, quando si sceglieva di rimanere in camera di qualcuno, era capace di partecipare alla "gara del peto" di Max senza pensarci su due volte.

Una reticenza a sputare il rospo che l'aveva spinta a diventare ancora più insistente e che alla fine gli aveva fatto rivelare l'amara verità: Logan non sapeva pattinare. Non gli piaceva affatto, per dirla tutta. E sebbene Sarah percepisse il suo disagio, divenne così tanto pressante da farlo cedere ad accettare di seguirli in quella loro piccola avventura.

«Tanto nemmeno noi due siamo capaci.» aveva minimizzato lei, riferendosi a sé stessa e a Max.

A circa metà dicembre però, il piccolo e momentaneo clima sereno creato tra gli amici – un angolo di paradiso in cui ogni battibecco venne bandito, per far sì che questi trovassero un po' di pace in mezzo alla baraonda subito precedente alle vacanze natalizie – venne messo a dura prova da un avvenimento che, di per sé, non costituiva nemmeno così tanto una minaccia per il benessere del gruppo, anzi: Max mollò Chloe Fish.

Letteralmente.

Del tipo che i due stavano per uscire a fare un giro in città, lei si era lanciata nell'ennesimo monologo sentimentale-ultrapossessivo, e lui aveva esordito con una frase come:

«Sai che c'è? Ti lascio qui.» e se n'era tornato in camera, per non rispondere più alle telefonate dell'ex disperata.

Una mossa alquanto indecente, secondo Sarah, ma che comunque non era riuscita a farle reprimere un sorrisetto sadico dopo averla appresa: Chloe non le era mai piaciuta e dopo l'equivoco che la vedeva come l'amante di Max l'apprezzava ancor meno. Dopotutto quella scorbutica se l'era cercata.

I primi giorni immediatamente successivi a quel regalo, il gruppetto di amici si vide piombare addosso il caschetto color miele almeno quattro volte al dì: una fissa all'intervallo, una puntuale all'una, e le due rimanenti a sorpresa durante i cambi d'ora. Alla terza mattinata nacque una bisca clandestina: chi riusciva ad indovinare quando si sarebbe presentata e chi avrebbe incenerito con lo sguardo – perché Chloe sembrava divertirsi ad accusare ogni volta un'amica diversa del biondo – si aggiudicava una bella bibita.

Con il passare del tempo le sceneggiate plateali diminuirono sostanzialmente, ma la ragazza non smise mai di girare attorno al gruppo come un avvoltoio pronto a lanciarsi su un animale morente. Un atteggiamento intimidatorio che innervosì parecchio tutti e che portò Nick ad uno scontro aperto con le amiche di questa: il russo le chiamò "oche insulse" e gli disse che se non l'avessero piantata sarebbe andato dalla preside in persona a denunciarle per bullismo nei loro confronti. Lo stormo di cornacchie non smise completamente di sparlare di Max e i suoi amici, ma perlomeno avevano preso a farlo da lontano.

Dall'ultimo consiglio di classe emerse sempre l'ennesimo resoconto: i ragazzi, fatta eccezione per pochi elementi, non si applicavano abbastanza e ai professori sarebbe piaciuta più partecipazione durante le lezioni. Tuttavia, un altro annuncio speciale rese gli studenti, stanchi per lo studio, trepidanti e impazienti per l'arrivo della primavera: era stata accettata Niagara Falls come meta della gita e dopo le vacanze gli sarebbe stata consegnata una liberatoria per un'uscita scolastica al museo di scienze naturali verso marzo.

La prima cosa che Sarah fece fu scrivere ad Arielle la grande notizia, che ovviamente l'accolse con lo stesso entusiasmo della giornalista. Non la vedeva da quell'estate e, sebbene si sentissero per vie telefoniche molto frequentemente, parlare attraverso una cornetta non era la stessa cosa che farlo di persona; quel viaggio con la scuola era un'opportunità da non perdere per riabbracciarsi prima del tempo.


*


Arrivati all'ultimo venerdì prima della festa natalizia, per i ragazzi era divenuto impossibile abbandonare il liceo per potersi andare a rifugiare in un diner o in un un bar. Il termometro aveva toccato i dieci gradi sotto zero e le lastre di neve congelata sulla strada erano un ulteriore incentivo a rimanere all'interno del perimetro scolastico anche di giorno.

Per alcune attività extracurricolari – come football o hockey su pista – si era rivelato necessario sospendere gli allenamenti o spostarli in palestre esterne, e alcuni studenti si divertivano a pattinare sulla superficie ghiacciata dell'Ottawa River. Un azzardo che Sarah non avrebbe mai fatto, poiché temeva che prima o poi qualcuno troppo pesante avrebbe finito cascare in acqua.

Il sedici dicembre, dopo cena, giusto per evitare di rimanere sempre nelle sale comuni dei dormitori – cosa che dalla rottura di Max e Chloe era diventata anche piuttosto imbarazzante, giacché questa sceglieva sempre di sedersi in un angolo per guardarli male – i ragazzi decisero di andare in palestra per assistere alla partita di basket, sebbene nessuno (a parte Max) fosse veramente interessato. Dopo qualche giorno di riflessione, infatti, il biondo era arrivato alla conclusione che tra pallacanestro e nuoto, il primo era lo sport con l'allenamento più simile a quello di atletica.

Quella sera la Forthbay giocava contro un liceo pubblico della città e la preside, con attorno a quel suo collo a tronco di pino una sciarpa arancione con "FHS" ricamate in un angolo, aveva assunto il comportamento molesto di un capo ultras: urlava contro i giocatori, minacciava di dimezzare il voto di condotta e, soprattutto, faceva parecchio baccano. Strillava così tanto che, nonostante la baraonda provocata da ragazzi, genitori e amici dei giocatori, la sua voce squillante rimaneva un elemento facilmente distinguibile. La presenza della mascotte scolastica, una volpe dalla pelliccia anch'essa arancione, risultava del tutto superflua, poiché la rettrice da sola scaldava a sufficienza gli animi dei presenti. Nel senso che tutti erano così terrorizzati da lei da mettercela tutta per fare canestro.

Il peluche gigante, infatti, dopo dieci minuti passati a saltellare qua e là e a fare inutilmente lo scemo con le spettatrici più belle tra il pubblico e le cheerleaders, si sfilò la maschera e si mise a chiacchierare con il coach.

Alla metà del secondo quarto, i ragazzi avevano deciso di allontanarsi e sedersi in fila sul pavimento del corridoio che collegava le palestre agli spogliatoi, essendo questo meno caotico.

«Questa è la prima e ultima volta che assistiamo ad una partita scolastica.» decretò Amber, sedendosi tra Sarah e Emma.

Un coro esultante comunicò ai ragazzi che una delle due squadre aveva appena fatto un canestro.

«Neanche quando giocherò io?» domandò Max con finta aria offesa.

«Specialmente quando giocherai tu.» ribatté Amber.

«A meno che quest'ometto qui non decida di iscriversi a calcio, se mai apriranno il corso. In tal caso saremo qui tutte le settimane.» ricordò Max, dando una pacca non troppo delicata sulla spalla di Logan.

«Voi, forse. Perché io non rischierò l'ibernazione nel tragitto solo per guardarlo correre dietro ad un pallone.» berciò Amber. «Anche se ammetto che sarei proprio curiosa di vederlo con dei colori ben abbinati tra loro, per una volta...»

La rossa si piegò in avanti per guardare l'amico e squadrarlo dalla testa ai piedi: giubbotto militare, felpa gialla e pantaloni cargo... no, nemmeno quella volta era riuscito a vestirsi decentemente.

Logan le lanciò un'occhiataccia, mentre tutti gli altri ghignavano divertiti.

Amber prese ad accarezzare i capelli della giornalista, lisciandoglieli con la stessa delicatezza che si userebbe per coccolare un gattino e intrecciandoglieli in una treccia a spina di pesce.

Ethan passò di lì proprio in quel momento per andare ad assistere alla partita. Sarah trattenne il fiato per l'agitazione e, quando questo si voltò nella sua direzione per salutarla, si dovette trattenere dall'alzarsi e saltellare qua e là per la felicità.

Emma e Amber le lanciarono come al solito un'occhiata maliziosa che la fece sorridere da sola come un'ebete per l'imbarazzo.

Il senior si fermò sull'uscio della palestra, passò in rassegna tutti i posti degli spalti che gli era possibile vedere e si mise in attesa. Pochi secondi dopo, David Brooks, neorappresentante di istituto, e altri compagni di classe lo raggiunsero per abbracciarlo; si comportavano tutti come Ethan fosse una sorta di soldato in procinto di partire per il Vietnam o come se, comunque, ci fosse qualcosa che non andava.

Sarah trovò quel momento piuttosto strano: perché tutto quel sentimentalismo? Forse il senior le stava nascondendo qualcosa?

«Ci pensate che siamo già a dicembre?» chiese retoricamente Lauren, che aveva aperto bocca per la prima volta quella sera.

«Grazie al cielo!» scherzò Logan.

«Ho bisogno di una bella vacanza.» lo seguì Torres, stiracchiandosi pigramente contro al muro.

«Tu avresti bisogno di una vacanza?! Davvero?!» esclamò indignata Amber.

L'atteggiamento carino e pacato che aveva adottato mentre accarezzava le ciocche nere di Sarah era svanito con una repentinità che aveva lasciato di stucco almeno sei presenti su sette. Amber sembrava avere due personalità completamente differenti che si manifestavano a turno a seconda dell'interlocutore: una dolce e comprensiva quando parlava con le femmine del gruppo, acida e tagliente quando battibeccava con i maschi.

Ad ogni modo, quando Sarah cercò Ethan con lo sguardo, questo era già sparito in palestra.

«Ah-ha.»

«La Wilson ha seriamente bisogno di una pausa, considerando quanto la fai ammattire ogni volta, non tu!» lo aggredì la ragazza davanti all'assenso alla sua domanda.

In effetti, negli ultimi periodi, la nevrotica professoressa di francese stava chiari sintomi di un tracollo emotivo, soprattutto quando interagiva con il biondo.

«Sai una cosa, Amber?» iniziò questo con il tono burlone di chi non lascia presagire alcuna osservazione intelligente. «Dovresti davvero andare da uno psichiatra.»

Lauren cominciò a tossire mentre la matta in questione arrossiva come un peperone per la rabbia.

«Dove dovrei andare, scusami?!»

«Un attimo primo stai facendo la parrucchiera ad una tua amica e quello dopo sei un leone da tenere lontano con una sedia e una frusta... non è normale.»

Nelle mente di Sarah, un cadenzato conto alla rovescia contava i secondi mancanti al litigio della serata; non c'era niente da fare, qualcuno doveva sempre andare a svegliare il cane che dormiva.

«Fortuna non sono l'unico ad averlo notato.» esclamò Logan. «Mi sembra di avere a che fare con Dottor Jekyll e Mister Hyde.»

Sarah giurò di aver intravisto del fumo fuoriuscire dalle orecchie della ballerina, che ormai aveva assunto il colorito rosso fuoco dei propri capelli, e temeva di vederla esplodere da un momento all'altro.

Amber non poteva proprio credere che i ragazzi la vedessero come un mostro ripugnante quando lei parlava con loro, non era mai stata tanto offesa. Fece un respiro profondo per prendere bene fiato e assicurarsi di non rimanere senz'aria a metà sfuriata - non le importava se l'avessero sentita sbraitare anche in palestra - ma non fece in tempo a mettersi a urlare: Nick, intuendo l'entità del bisticcio che stava per incombere, cambiò saggiamente discorso.

«Come festeggerete il Natale?»

Una frase che sedò subito l'imminente scambio di battibecchi e che riportò la calma nel gruppo, seppur Amber conservasse la propria espressione belligerante: sopracciglia aggrottate e angoli delle labbra rivolti verso il basso.

«Vado a trovare i miei nonni in Texas.» rispose prontamente Max.

«Sei Texano?» si informò Logan.

«Proprio così.» replicò il biondo con un occhiolino. «Tutti gli anni a Natale prendiamo un aereo e andiamo a mangiare un tacchino di venti chili a cui, mia nonna in persona, ha tirato il collo e a cui ha infilato una mano nel culo per farcirlo.»

«Eew...» si schifò Emma.

Ma Max la ignorò.

«In genere poi, mio zio Donald si ubriaca, si sbottona la camicia e mostra a me e mio fratello come va a caccia un vero uomo; un anno ha accoppato per sbaglio una vacca del vicino.» continuò lui, lasciandosi scappare una risatina.

Per Sarah fu quasi una consolazione sapere di non essere l'unica ad avere una famiglia non tanto registrata.

Amber e i suoi genitori, come raccontò lei, sarebbero molto probabilmente andati alla spa e poi, fatta sera, in un ristorante di gran classe – uno di quelli in cui tutti siedono in silenzio e mangiano portate da una forchettata.

Emma e i suoi fratelli sarebbero andati in un fast food, mentre i loro genitori erano in turno lavorativo. I signori Powell, infatti, lavoravano rispettivamente com hostess e steward della medesima compagnia aerea, passavano ben poco tempo in compagnia dei figli, poiché perennemente in volo su un qualche aereo diretto per chissà dove. Ma Emma, abituata alla loro assenza, non sembrava darci alcun peso.

Nick, senza padre poiché divorziato dalla madre e rimasto in Russia, avrebbe approfittato della presenza della sorella maggiore per festeggiare tutti insieme con sua mamma. La povera donna, avendo entrambi i figli lontani da casa per motivi scolastici, riusciva a vederli insieme nella stessa stanza solo per poche volte l'anno.

Lauren si limitò a dire che avrebbe cenato da parenti, senza dilungarsi troppo in particolari spiegazioni; l'unica a sapere dell'infelice situazione familiare della pianista era Sarah, e la bionda non impazziva dalla gioia di farla sapere anche a terzi. Ad ogni modo, sapendola molto riservata, i ragazzi non insistettero per ricevere ulteriori informazioni.

Logan avrebbe preso parte ad un semplice pranzo ad un ristorante con tutta la sua famiglia che, non contando la nonna malata d'Alzheimer che lo confondeva sempre con il marito, sembrava essere perfettamente normale.

E infine giunse il momento di Sarah di parlare.

I suoi parenti erano tutti così strani che non aveva nemmeno idea da dove iniziare. Forse avrebbe potuto attaccare con la storiella dell'ex cheerleader (sua madre) e il presidente del movimento studentesco (suo padre)? No, non era un racconto abbastanza avvincente. Si prese qualche istante prima di cominciare a narrare, giusto per assicurarsi di trovare la vicenda migliore:

« Alla vigilia, per cena, verrà la sorella di mio padre con suo marito e quelle piaghe urlanti dei suoi figli-. »

« Ma che-. »

« Fammi finire! » disse pazientemente in direzione di Amber. « Mia zia è una neovegana sovrappeso ossessionata dal cibo bio. Ha un blog dove racconta della sua miracolosa perdita di peso che, nel caso ve lo stiate domandando, ci chiediamo ancora tutti quando e dove sia avvenuta nella sua mente. »

Max e Logan stavano ridendo a crepapelle, mentre la rossa sembrava non credere alle proprie orecchie.

« Tutti gli anni, nel giorno del mio compleanno e di Natale, mi ricicla dei vestiti che ha comprato per se stessa ma che non gli vanno perché ancora troppo grassa, tanto per farvi inquadrare il tipo. »

Sua zia Erika era in assoluto la persona meno indicata da incaricare per la scelta dei regali. Sarah ricordava perfettamente tutti i pessimi presenti per il quale aveva dovuto fingere gratitudine. Con il passare degli anni, però, era diventata bravissima a saltellare qua e là, ringraziando i due zii con estremo entusiasmo per quell'ennesima maglietta orrenda di quattro taglie più grandi.

"Oh zia, l'adoro! È bellissima!" quando invece avrebbe solo voluto buttare a terra lo straccio in questione e saltarci sopra urlando per la frustrazione.

Da quando ne aveva memoria, sua zia Erika non le aveva mai dato in dono qualcosa comprato apposta per lei, ma si era sempre limitata a darle sue vecchie cianfrusaglie e vestiti, spesso anche rovinati. E Sarah, visibilmente minuta e magrolina, cominciava anche a reputarsi offesa davanti a tutti quegli abiti di taglie enormi in cui ci avrebbe sempre ballato dentro.

La mora si era convinta ormai da tempo che la zia in realtà non l'amasse, poiché, anche se consapevole che un dono non sia indice d'amore, l'impegno per trovarlo lo sia eccome. E dal momento che, tutto quello che la zia aveva sempre fatto, consisteva solo nell'aprire l'armadio due minuti prima di uscire e portarle la cosa più brutta che riuscisse a vedere, Sarah considerava tale premura nulla.

« Tua zia ti regala solo cose che non usa più lei? » le domandò scioccata Emma.

La mora ci pensò su un attimo: no, in effetti il fondo del barile era stato toccato al suo nono compleanno, quando dopo essersi presentata con quaranta minuti di ritardo le aveva allungato una borsa di pezza sporca e bucata con all'interno una decina di regali dell'Happy Meal del Mcdonald's. Un aneddoto talmente deprimente che la ragazza preferì tenerselo per sé.

« Sì, proprio così. » mentì Sarah. « Mentre a Natale andrò a pranzo da mia nonna: una specie di militare mancato che odia almeno il novanta per cento della nostra famiglia... »

Logan, ricordandosi di aver già udito qualche piccola pillola riguardante la signora Concordia, annuì ridendo.

« ...L'unica cosa positiva è il cibo: essendo figlia di immigrati italiani cucina da Dio. Ma per tutto il resto è un incubo. »

« Qualche esempio? » le chiese incuriosito Nick, che nonostante fosse il più serio del gruppo non era proprio riuscito a trattenere un mezzo sorriso divertito.

« Beh, diciamo che nella sua testa la genetica funziona attraverso leggi un po' diverse: suo padre aveva gli occhi azzurri e i capelli neri, così come lei, mia madre e mia zia; chiunque direbbe che si sia semplicemente trattato di un caso, mentre lei è fermamente convinta che sia il segno che quello dei Caruso è un sangue forte. Insomma, crede un po' in una semi-razza ariana formata da sole persone con il fenotipo dei Caruso. »

Lauren scosse la testa per l'assurdità.

« Ha cercato diverse volte di combinarmi un matrimonio con il figlio del vicino che, neanche a dirlo, mi attrae quanto una bastonata sui denti. Tutte le volte che gliel'ho fatto notare mi ha risposto che nemmeno lei sopporta suo marito, eppure non l'ha ancora accoppato. Quell' "ancora" lascia sempre presagire che stia cercando il modo migliore per farlo. »

« La tua famiglia ha davvero dei problemi, Williams. » commentò Logan.

Sarah lo guardò come se il ragazzo avesse appena detto di aver scoperto l'acqua calda.

« Dimmi qualcosa che già non sappia. »


*


Gli alunni poterono tirare un sospiro di sollievo – o quasi, visto che alcuni professori come Peterson non avevano alcuna intenzione di mettere in pausa il programma scolastico per futili capricci studenteschi – solo con l'inesorabile avvicinarsi progressivo della festa.

Infatti, la docente d'arte, la Tremblay, aveva deciso di sospendere le lezioni regolari per lasciarli liberi di disegnare quel che più gli piaceva. Il professor Green, invece, aveva definitivamente abbattuto il muro del: "vi faccio fare qualsiasi cosa vi piaccia inerente alla materia" imposto dalla Tremblay e, mentre i ragazzi giocavano a carte, lui si leggeva un quotidiano in santa pace.

Sarah vedeva sempre meno Ethan e quelle poche volte in cui aveva la fortuna di incrociarlo per i corridoi gli sembrava sempre sfuggente e con la testa altrove. Probabilmente era così assente per l'agitazione della recita, ma la mora si rattristava sempre molto quando lo vedeva salutarla frettolosamente e tirare dritto per la propria strada. Insomma, in passato le aveva inviato segnali di interesse – basti pensare anche al semplice fatto che avesse accettato di studiare con lei, prima che tutto quel caos del club di teatro avesse inizio – quindi adesso si aspettava comunque un po' più di calore quando riuscivano a ritrovarsi.

I ragazzi dello staff trascorrevano più tempo negli androni, nell'auditorium - finalmente ultimato - e nella palestra numero uno - dove si sarebbe svolto il rinfresco - che in classe. Con il passare dei giorni, l'istituto ricordava sempre di più il salotto troppo addobbato di una vedova: erano state appese ghirlande colorate ad ogni cartello di indicazioni, sulla porta dei bagni era stato affisso del vischio, l'albero all'ingresso contava qualcosa come sessantasette palline e le lucine psichedeliche sul portone principale causavano continue lamentele di mal di testa da parte dei bidelli. La reception, oltre a non aver mai visto arrivare così tanti pacchi per gli studenti residenti, sembrava una rievocazione della casa di Babbo Natale.

A ventiquattro ore dal gran giorno, la preside riunì tutta la scuola nella palestra numero due – la numero uno e l'auditorium erano blindati – per recitare un sermone senza fine sui comportamenti accettati e quelli ripudiati, su come accogliere i genitori, e le linee guida per affrontare un buffet senza sembrare un morto di fame.

La donna aveva passato almeno mezz'ora a camminare avanti e indietro, ripetendo tutte le regole che i giornalisti erano stati costretti a scrivere – e quindi a rileggersi almeno una decina volte, onde evitare errori grammaticali e di impaginazione – sull'ultima edizione di "Write About Us", anticipata al ventuno dicembre per ovvie ragioni.

Per l'intero club, quindi, quella riunione fu autentica violenza psicologica.

Ma arrivati a sera, l'allegria dovuta all'atmosfera natalizia che si respirava in mensa, fece dimenticare a tutti quel mattino con l'amata Trinity.

Sarah si sedette tra i suoi amici con un bel piatto colmo di polpettone e mac 'n cheese, ricette che sua mamma era solita cucinarle durante le festività, e il cuore leggero per la serenità; come aveva ripetuto più volte nell'ultima settimana, adorava il Natale.

La quattordicenne lanciava frequenti occhiatine al senior, che seduto in un angolo con alcuni compagni consumava la sua cena in silenzio. Quando poi questo incrociò il suo sguardo proprio mentre Max le massaggiava scherzosamente la testa e lesse negli occhi di lui dell'inquietudine, Sarah si convinse di averlo fatto ingelosire almeno un po'.

E, onestamente, non poteva ricevere un regalo migliore.

***

Ehilà! Rieccomi con un nuovo capitolo. Tra l'altro, di questo e il penultimo, avevo già pubblicato una piccola anticipazione sul mio profilo Instagram ;) ;) 

Mi trovate sotto il nome di @lilythebennet, nel caso ve lo steste chiedendo. 

Ma torniamo a noi: la tanto attesa festa di natale è ormai alle porte. Riuscirà, Sarah, a farsi finalmente avanti con Ethan? Per cosa pensate che sia in ansia quest'ultimo? 

Tenetevi forte, perché nei capitoli a venire avremo un incontro ravvicinato con la tanto chiacchierata nonna Concordia ;) e vi assicuro che ce ne saranno delle belle! 

Alla prossima, 

Lily :*

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