⇝ 15. Scontro tra titani

Venti gelidi soffiavano alla Forthbay High School, e non solo perché pochi giorni prima la prima neve aveva ricoperto il sontuoso giardino con una sottile coltre candida. Non era nemmeno perché per colpa di un piccolo guasto all'impianto di riscaldamento, tutti gli studenti erano rimasti al freddo per quasi un'intera giornata, in attesa che i tecnici chiamati in tutta fretta dalla rettrice facessero il loro lavoro.

La causa principale di tutto quel gelo in giro per i corridoi era una sola: Write About Us.

Sarah era consapevole che molti argomenti trattati avrebbero fatto furore tra i lettori assidui del giornaletto, ma non che avrebbe fatto uscire di testa i quattro quinti della scuola. Non aveva presenziato personalmente alla distribuzione delle copie – che come ogni mese avveniva nella pausa pranzo – ma non le erano certo sfuggite le dinamiche della mensa, quel nevoso mattino di novembre.
Dapprima piuttosto tranquilla e rilassata, la caffetteria aveva finito con il passare dei minuti per diventare rumorosa e caotica. Gli studenti con in mano il mensile si erano duplicati, triplicati e quadruplicati; ad appena mezz'ora dall'inizio delle vendite l'intricata storia d'amore in programma per la festa natalizia era sulla bocca di tutti.

La quattordicenne mangiava le crocchette di pollo nel piatto senza riuscire a nascondere la propria soddisfazione, amplificata dall'orgoglio di esserci lei alla base di tutto quel parapiglia.

Per tenere buona l'impellente curiosità di Emma e Amber in attesa della vendita, aveva regalato loro delle piccole anticipazioni sugli argomenti trattati e, a inizio pasto, non resistendo più alla curiosità, si erano precipitate entrambe al club per poter arraffare una copia prima che fossero terminate.

Quando però le era giunta voce che la preside aveva fatto un blitz dai giornalisti, Sarah si assentò momentaneamente per andare a verificare personalmente l'aria che tirava al secondo piano. Gli strilli della dolce Trinity erano già ben udibili dalla prima rampa di scale, ma la ragazza non sarebbe stata fedele a se stessa se si fosse limitata ad ascoltare da lontano senza avvicinarsi per assistere alla scena.

Fuori dalla stanza un piccolo gruppo di studenti stava osservando la scena all'interno di essa. Alcuni di loro reggevano tra le mani il giornale mentre altri solo tre dollari, ma tutti avevano in comune una cosa: un'espressione a metà tra lo spaventato e il curioso.

« Sospendo immediatamente questa pagliacciata! » stava tuonando la preside.

Sarah cominciò a sentire le farfalle nello stomaco per l'agitazione. Dunque la dolce Trinity poteva davvero spezzarle le ali con così tanta facilità?

« Non può, signora preside. Sarebbe censura e la censura è indice dell'assenza di libertà di parola. » contestò Olivia con tono annoiato. « E vorrei anche farle notare che il liceo beneficia del 40% delle entrate ricavate dalla vendita di "questa pagliacciata". »

« Non me ne frega un tubo! » ribatté l'anziana. « Dovrei anche sospendervi per furto, visto che per avere tutte quelle informazioni dovete per forza aver rubato il materiale ai vostri compagni! »

« Noi non abbiamo rubato nulla. Abbiamo solo trovato in giro un copione dimenticato da qualche inetto di teatro. » ribatté il Sergente.

La dolce Trinity borbottò qualcosa tra sé e sé indignata, in cerca della controbattuta perfetta che le permettesse di far chiudere bottega ai giornalisti ma, con la grinta di una tigre, Olivia assestò un altro colpo da maestro per scagionare il club:

« Chieda a quelli di teatro, faccia un'inquisizione; scoprirà che non è sparito nulla e che ognuno conserva ancora le proprie cianfrusaglie. Le dico io cos'è successo: qualcuno ha dimenticato un copione in giro e noi l'abbiamo fotografato. Non è furto se non si porta via niente! »

La preside la guardò arcigna, mentre la caporedattrice del club incassava la vittoria con espressione fiera. Sarah ebbe l'impressione di star assistendo ad una di quelle serie tv di avvocati che sua madre guardava sempre dopo cena.

« Ci ha dato regole ben precise su come scrivere i nostri articoli e, come può ben vedere, non ne abbiamo infranta nemmeno una. Quelle due paginette sulla recita di Natale sono state controllate almeno una quindicina di volte e non è mai stata riscontrata nessuna irregolarità. » concluse Olivia con professionalità.

La donna strinse i pugni sconfitta, conscia di essere appena stata messa con le spalle al muro da una diciassettenne; la tensione nella stanza e nel corridoio si tagliava con il coltello.

« Vogliate scusarmi. » si congedò la dolce Trinity, girando i tacchi e lanciando occhiate furiose a tutti quelli che incrociavano il suo sguardo.

E sebbene non avesse annunciato dove fosse diretta, ai presenti non occorse uno spiccato ingegno per intuire che gli attori di teatro stessero per passare un brutto quarto d'ora.


Sarah si lasciò l'episodio alle spalle senza alcuna difficoltà: quel fermo scambio di accuse e obiezioni non le aveva fatto apprezzare maggiormente il caratteraccio di Olivia, ma guardarla lottare con le unghie e con i denti con la dolce Trinity era stato uno spettacolo.

Lo scompiglio che la pubblicazione del mensile aveva causato si era dissolto come una nuvoletta di fumo nel giro di poche ore e, passato il week end, si respirava un clima più rilassato. Dopo aver quasi fronteggiato una catastrofe come la chiusura di "Write About Us", e aver assistito al correre qua e là degli alunni più pettegoli, tutto a seguito della sua soffiata, la ragazza cominciava a trovare quella situazione tranquilla noiosa. Non sentiva più un attore lamentarsi di quell'ingiustizia, un artista pregare che un giornalista non riuscisse a mettere le mani anche sulla scenografia o un musicista raccomandare ai compagni di tenere ben stretti gli spartiti.

Calma piatta.

Gli studenti si erano affannati solo per qualche ora, il tempo necessario affinché la notizia della recita di Natale diventasse ridondante e poi, così come accadeva con ogni pettegolezzo, il tutto era finito nel dimenticatoio.

O almeno questo era ciò che credeva Sarah.

La liceale era convinta che dopo quel fine settimana non avrebbe più sentito parlare di quella storiella fino a che non sarebbe stato scoperto qualche particolare più succoso, ma si sbagliava. Seduta in biblioteca con un'aria malinconica per l'assenza del suo bel senior, non aveva la più pallida idea di ciò che sarebbe successo di lì a pochi minuti.

Sarah stava compilando una scheda di compiti di scienze sul sistema solare, un argomento che le interessava parecchio e che studiava con piacere; il test che l'attendeva a gennaio si prospettava essere molto impegnativo, ma la giornalista manteneva un atteggiamento ottimista.

Stava rispondendo ad una domanda sull'atmosfera di Venere, quando la sedia accanto al suo posto si spostò per permettere a qualcuno di sedersi; senza sentire il bisogno di controllare, la ragazza credeva di sapere perfettamente chi avesse osato disturbarla proprio mentre faceva i compiti.

Sbuffò rumorosamente, infischiandosene se il copione di fianco l'avrebbe senz'altro sentita - conoscendolo si sarebbe fatto una risata davanti al suo evidente fastidio. Logan le chiedeva di lasciargli dare una sbirciata ai suoi lavori tutte le volte che si avvicinava una consegna, e Sarah non si sarebbe certo sorpresa se questo avesse deciso di raggiungerla in biblioteca per poterla importunare.

Ormai era abituata alla pigrizia dell'amico verso lo studio, ma ancora non aveva mai ceduto alle sue insistenti richieste.

Costui non aveva ancora aperto bocca, ma la ragazza, senza nemmeno alzare gli occhi dai suoi libri e quaderni, giocò d'anticipo:

« Presentarti a sorpresa non mi farà cambiare idea. Fatteli da solo, i compiti, Ross. »

Proprio come previsto, il ragazzo al suo fianco si lasciò scappare una risatina. Allarmata dal diverso timbro di voce, però, la quattordicenne ruotò di scatto la testa verso il suo interlocutore e per poco non si accasciò al suolo per la sorpresa: colui che aveva spostato la sedia non era quel pelandrone di Logan, bensì Ethan.

Sarah si incantò un momento con un'espressione da pesce lesso davanti ai suoi bei occhi scuri, riuscendo a rispondere al sorriso del diciassettenne solo in un secondo momento.

« Tranquilla, non mi serve copiare i tuoi esercizi su... sul pianeta Venere. » scherzò lui.

Le guance di Sarah si colorarono di rosso e abbassò lo sguardo al suolo, spostandosi una ciocca nera dal viso come era solita fare Lauren. Da quando il senior passava i pomeriggi ad esercitarsi per l'opera teatrale, le occasioni per parlare si erano ridotte ai viaggi e ai meri incontri per gli androni, e ora che finalmente poteva farlo come ai vecchi tempi ecco che faceva una figuraccia.

« Scusa, pensavo fossi un mio compagno di classe. »

« Oh, l'avevo capito. Ad ogni modo, credo che ti sia confusa con Mercurio alla domanda numero cinque: credo che la risposta corretta sia la B, non la C. » ammiccò Ethan, indicando con il dito il quesito errato.

Sarah si affrettò a correggere.

« Grazie... » disse imbarazzata.

Detestava commettere sbagli davanti agli altri e, sebbene avesse apprezzato che la sua cotta le avesse dato un aiuto, il suo orgoglio stava strillando frustrato.

Si schiarì la gola a disagio, non sapendo come portare avanti la conversazione, ma quando si accorse dell'assenza di materiale scolastico del senior si domandò immediatamente cosa ci facesse lì.

« Non dovresti essere alle prove di teatro, tu? » gli chiese infatti.

« Ho già provato la mia parte fino allo sfinimento e i ragazzi stanno facendo esercitare quelli meno portati. Mi hanno concesso una piccola pausa e ho pensato di venire qua. » rispose con semplicità il moro.

Il sopracciglio di Sarah tremò impercettibilmente.

« Ma non hai libri. » gli fece notare.

« Lo so, non sono qui per studiare, stavo cercando te. »

Questa volta la ragazza rischiò seriamente di cascare a terra per lo stupore. Boccheggiò insicura mentre sentiva le guance scaldarsi per l'afflusso di sangue e un'improvvisa allegria la costringeva ad assumere un'altra espressione da allocca.

Non poteva credere che l'avesse detto sul serio. Aveva immaginato parecchie volte situazioni simili, in cui il suo Ethan le correva incontro con un mazzo di rose e le confessava di averla sempre amata, ma sentirsi dire così candidamente di essere lì per lei era tutt'altra cosa.

Quel momento era perfetto, mancava solo un bacio che, sebbene sarebbe avvenuto in un luogo pubblico di una scuola parecchio chiacchierona, non avrebbe certo rifiutato.

Anche perché fidanzarsi al primo anno con un senior non poteva che non essere una manna dal cielo per la propria popolarità.

« Ho da farti una domanda. » ruppe il silenzio Ethan.

"Puoi farmi tutte le domande che vuoi" pensò l'altra sognante.

« Mi è venuto in mente che tu sei iscritta proprio al club di giornalismo e volevo chiederti se sapessi dirmi chi sia il responsabile del casino. »

Okay, forse non proprio tutte.

« Oh... » mormorò Sarah delusa.

Ma certo, non poteva mica aspettarsi che questo le chiedesse un appuntamento.

La quattordicenne si sentì una stupida ad averlo pensato.

Negò con il capo.

« No, mi spiace. »

« Ugh! Non fa niente, non speravo di ricevere una risposta ma tanto valeva provare. » borbottò Ethan, lasciando cadere la testa all'indietro come se fosse stanco.

Seguì un breve momento di silenzio in cui nessuno dei due seppe come continuare il discorso. Sarah si strinse nelle spalle, divisa a metà tra la tentazione di mettere da parte l'orgoglio e tornare ad essere amichevole e quella di continuare a fare l'offesa; sapere che lui era venuto a cercarla solo per gettare il colpevole in pasto ai leoni non le andava molto giù.

Gli gettò un'occhiata in tralice mentre abbassava la testa sul libro aperto, in attesa che questo estrasse dal cilindro un altro argomento che le consentisse di parlare; lei non era mai stato un asso nel scovare spunti di conversazione.

Ethan lasciò dapprima vagare lo sguardo sui jeans larghi della ragazza, che convinta di non vederlo si era vestita un po' alla bell'e meglio, e infine sui suoi compiti incompleti.

« Beh, non ti disturberò oltre. Grazie per aver risposto alla mia domanda, ti lascio stud-. »

« Aspetta! »

Nella fretta di impedire al senior di svignarsela, la ragazza si era protratta in avanti per afferrarlo e aveva alzato la voce senza volerlo. Aveva anche tirato una ginocchiata alla gamba del tavolo, ma l'imbarazzo che stava provando in quel momento superava di gran lunga il dolore.

Ethan lanciò un'occhiata alle dita pallide della quattordicenne – con il busto ruotato di tre quarti e la gamba sinistra tesa per permetterle di schizzare in piedi nel caso si fosse allontanato – strette attorno al suo avambraccio senza dire una parola. Sarah lo liberò della sua presa con lentezza, quasi fosse un vaso antico in procinto di andare in frantumi, e piegò il braccio al petto come un animale impaurito; notò con orrore qualche testa curiosa spuntare da dietro gli scaffali per guardarli e non riuscì ad impedire alle proprie guance di arrossarsi.

Dio, quanto era stata sprovveduta.

« Scusa. »

« Non fa niente, se volevi che rimanessi bastava dirlo. » le sorrise gentile Ethan. « Devi dirmi qualcosa? » 

Oh, Sarah avrebbe voluto dirgli parecchie cose: avrebbe voluto confessargli che l'aveva trovato affascinante sin da subito, che i suoi modi di fare educati la facevano impazzire, che le piaceva vederlo inveire garbatamente quando qualcosa andava storto e che, soprattutto, aveva una cotta spaventosa per lui. Ma quello non era il momento adatto e, sebbene avesse ricevuto dei segnali positivi dalla sua parte, probabilmente non avrebbe mai trovato il coraggio di fare il primo passo. Avrebbe voluto invitarlo a fare una passeggiata per rimanere un po' sola con lui, visto che da due settimane il loro appuntamento tra le librerie saltava a causa delle prove di teatro.

La ragazza si ritrovò a boccheggiare senza emettere alcun suono: niente da fare, le parole sembravano proprio non volerle uscire di bocca.

Ethan la guardò confuso, sicuramente la stava prendendo per pazza.

Sarah abbassò lo sguardo sui propri compiti per evitare di mettersi a piangere per il nervoso e, nel disperato tentativo di riempire quel silenzio opprimente, lesse ad alta voce la prima domanda che si ritrovò sotto agli occhi:

« Qual è l'elemento più abbondante nell'atmosfera di Giove? Idrogeno molecolare, Ammoniaca, Elio o Acqua? »

Ethan sembrò pensarci su un momento, facendo tirare momentaneamente un sospiro di sollievo alla ragazza.

« Sono indeciso tra l'Idrogeno e l'Elio. Dammi il libro che controllo, non ne tocco uno scientifico dall'anno scorso. » rispose allungando il braccio per invitare la quattordicenne a passargli il tomo in questione.

« Hai scelto solo materie umanistiche e letterarie? » chiese Sarah per conoscerlo meglio.

Un paio di anni addietro aveva letto su una rivista per adolescenti che informarsi sul proprio partner è sempre una buona cosa e poteva contribuire a solidificare il legame; Sarah e Ethan si erano scambiati parecchie informazioni, ma per la mora non erano mai abbastanza. Ogni tanto, inoltre, aveva come la sensazione di aver semplicemente sfiorato il coperchio di un baule polveroso e di non averlo ancora mai aperto per davvero.

« Sì. Diciamo che il mio primo biennio passato a studiare storia con Peterson mi ha influenzato parecchio. »

« Perché? »

« Perché sin dal mio primo anno l'ho sempre trovato un ottimo insegnante e, quando è arrivato il momento di scegliere delle materie opzionali, ho voluto provare quelle di letteratura che tiene lui; mi sono innamorato. »

Sarah osservò ammirata il modo in cui il senior parlava dei suoi studi: gli occhi di Ethan brillavano di eccitazione, sulle sue labbra era dipinto un sorriso beato e la sua espressione non era mai stata tanto luminosa. Argomentava tutte le motivazioni che l'avevano portato ad amare la poesia e la prosa con una passione che la ragazza aveva scorto solo in quei pochi film d'amore che aveva visto; particolarità che non faceva altro che farle apparire Ethan come un ragazzo colto e estremamente affascinante.

Gli occhi di lei caddero quasi istintivamente sulle sue labbra carnose, non riuscendo a fermarsi dal domandarsi come sarebbe stato baciarle e come avrebbe reagito il ragazzo se, all'improvviso, si fosse fatta avanti e avesse seguito il proprio istinto.

Ethan, ad ogni modo, preso com'era dal proprio racconto, non si accorse dello sguardo annebbiato della sua interlocutrice.

« ...E quindi ecco come sono finito qui. » concluse lui il discorso con allegria.

Sarah sorrise e annuì, seguendo il consiglio che suo padre le dava sempre (« Faccio la stessa cosa quando tua madre straparla. »). Il senior la guardò felice, del tutto ignaro che del fatto che questa non avesse ascoltato nemmeno la metà delle sue parole e che, mentre le parlava di rime e metriche, nella sua testolina si susseguivano solo immagini di loro due che si sbaciucchiavano.

« Anche a me piace molto Peterson. » disse Sarah.

Il viso del senior si illuminò ulteriormente e la ragazza decise di rincarare la dose.

« Le sue ore passano sempre con velocità, è in assoluto il mio insegnante preferito. »

« Anche il mio! » esclamò il diciassettenne.

Sarah non avrebbe mai giurato che, tra tutto quello che potevano avere in comune, sarebbe stata la stima nei confronti del professore ad unirli.

« Ti va di fare un giro? » domandò di punto in bianco lei.

Doveva essere impazzita, perché altrimenti non si spiegava il perché di quell'improvviso coraggio.

Ethan le rivolse un sorriso.

« Non devi studiare? »

« Posso fare una pausa, il test è a gennaio. » scrollò le spalle Sarah.

Dopodiché, presa dall'ansia che il senior magari non volesse affatto uscire con lei, si affrettò ad aggiungere:

« Sempre se ti va. »

« Certo che mi va! Chiedevo solo perché mi dispiacerebbe avere una tua insufficienza sulla coscienza. » ammiccò lui, afferrando i libri più vicini della primina per portarli al bibliotecario, il signor Thomas, e affidarglieli.


L'aria fresca di fine novembre gli graffiava il viso e, dopo un primo momento di imbarazzo iniziale, i due ragazzi avevano finalmente trovato un altro argomento che permettesse ad entrambi (ma soprattutto a Sarah) di lasciarsi trasportare: l'amata preside della scuola.

Come la mora ebbe modo di scoprire quel pomeriggio, la signora Trinity Ortiz era un personaggio parecchio eccentrico: sulla sessantina e con anni e anni passati dietro alla cattedra, si era lasciata alle spalle una serie di miti e leggende su di lei, una più folle dell'altra. Ethan le disse che alcune dicerie la vedevano come un'assassina di mariti – e il fatto che questa avesse divorziato ben tre volte non aiutava certo a smentirle – mentre altre la figuravano intenta a frustare i propri figli con una cintura per punizione; tutte fesserie senza capo né coda, ovviamente. In realtà, la signora Trinity Ortiz era semplicemente un'amareggiata donna attempata, insoddisfatta della piega che aveva preso la propria vita e sempre più delusa dal mondo che la circondava.

Non si poteva però negare che l'anziana avesse un problema, uno molto grosso, con la preside della Waxbee High School - la più volte citata signora Dubois - e che ogni qual volta i loro cammini si incrociassero a causa di qualche partita extrascolastica, tra le due si denotava sempre una certa tensione. La signora Ortiz era molto competitiva e, quando le squadre della volpi della Forthbay si ritrovavano in campo con le api della Waxbee, sembrava tirare fuori il peggio di sé.

Sarah scoprì anche che la preside teneva così tanto alla recita di Natale imminente perché quella dell'anno precedente, con una corsa al pronto soccorso per un naso rotto dopo che un attore inciampò in un cavo e cadde a faccia a terra dal palco, si era rivelata un fiasco; una ferita nell'orgoglio e una figura barbina davanti alla tanto detestata rettrice rivale, la cui scuola invece era addirittura finita su un giornale locale per la lodevole performance teatrale. La preside Dubois glielo pesare ogni qual volta ne vedeva l'occasione.

Ethan le stava anche raccontando di quello spiacevole episodio che aveva causato la creazione delle linee guida che lei e tutti giornalisti erano obbligati a seguire quando, appena usciti dal perimetro scolastico, una ragazza tutto pepe si mise ad urlare il nome della mora dalla strada che collegava la Forthbay alla Waxbee.

Sarah si voltò verso la fonte della voce allarmata, chiedendosi quale pazza si metterebbe mai a strillare come un'oca in mezzo ad un marciapiede, quando notò l'urlatrice in questione correre a perdifiato nella loro direzione.

« Ehi, Sarah! » la salutò Eva con il fiato corto. « Tornavo dal mio appuntamento con Eddie e guarda un po' chi trovo! »

Sarah evitò di chiederle chi accidenti fosse adesso questo Eddie, non volendo dover ascoltare l'ennesima storia di come l'ennesimo ammiratore avesse preso a corteggiarla. Inoltre era in giro con Ethan, non voleva sprecare quell'occasione corrodendosi dall'invidia mentre l'Ape le elencava lo spropositato numero di spasimanti che erano cascati nella sua ragnatela.

Sarah, però, non fece nemmeno in tempo a salutarla a sua volta e a liquidarla con una scusa qualsiasi che questa, ignorando del tutto il malcelato fastidio sul visetto angelico dell'amica, si lanciò in spiegazioni di cui la mora avrebbe ben volentieri fatto a meno.

« Mi ha portata a mangiare in un diner parecchio carino che ti consiglio vivamente, se mai dovessi trovarti un ragazzo... »

Ecco, quella frase l'aveva già indisposta. C'erano state delle notti insonni in cui Sarah aveva avuto diverso tempo per riflettere sulla propria vita e si era detta che, forse, nell'ultimo periodo era stata troppo prevenuta nei confronti dell'ex compagna di classe, ma in quel momento era decisamente convinta di essersi dimostrata addirittura fin troppo gentile.

Lanciò un'occhiata al senior accanto a lei per studiarne le reazioni e lo vide guardare la studentessa della Waxbee come se avesse insultato lui personalmente; dunque non era l'unica a trovare quella battuta infelice.

« ...Ad ogni modo, è stato davvero pessimo: non mi ha nemmeno offerto il pranzo! Per me è no! » negò platealmente con il capo Eva.

Sarah non aveva ancora aperto bocca e, dopo quanto appena udito, si mise a contare mentalmente fino a dieci.

« Mi ha portata in centro a fare un giro ma è stato così... deludente! Non ha provato nemmeno a prendermi per mano o a-. »

« Eva, se non ti dispiace noi dovremmo tornare a studiare. » la interruppe Sarah.

Finita la sua conta silenziosa, la ragazza si sentiva ancora più infastidita di prima e desiderava solo andarsene. Non le importava se tornare indietro significava interrompere quella fugace uscita con la sua cotta, l'importante era sbarazzarsi di Eva il prima possibile.

Quest'ultima si zittì con un'espressione stralunata e spostò velocemente lo sguardo sul senior, come se si fosse accorta solo ora della sua presenza. Allungò una mano verso di lui per presentarsi e Ethan gliela strinse educatamente.

« Sono Eva. »

« Ethan. »

La studentessa della Waxbee spalancò la bocca stupita.

Sarah cominciò a sudare freddo: ricordava perfettamente di averle rivelato il suo nome e, a quanto pareva, nemmeno l'amica sembrava non averlo dimenticato.

« Ethan? Sei un senior? » cercò di chiarire la situazione Eva.

« Ehm... sì. »

Il viso della ragazza si aprì in un cipiglio meravigliato, mentre i suoi occhi scuri continuavano a spostarsi tra Sarah e quella che ora gli pareva chiaro essere il suo interesse amoroso.

« Ooooh, tu allora sei quell'Ethan... » iniziò con la voce più acuta di qualche ottava. « Sarah mi ha parlato così tanto di te! »

La giornalista desiderò sparire.

Non sapeva se mettersi a piangere per l'imbarazzo o tirare un pugno sul naso di Eva; era arrabbiata, non poteva credere che la ormai ex amica le avesse appena tirato un colpo così basso. Sapeva quanto detestasse che i suoi segreti venissero confidati ad esterni, eppure aveva comunque deciso di spiattellare in faccia al diretto interessato che avesse già parlato di lui.

Sarah non era mai stato tanto ferita.

« Penso ti stia sbagliando, con tutti i ragazzi che stai frequentando devi star confondendo i nomi. Sicura che "Ethan" non fosse uno dei tuoi? » intervenne la mora.

Sperava proprio di averla offesa.

Eva la guardò sbalordita, presa in contropiede da quel chiaro insulto nemmeno troppo velato, mentre il senior aveva osservato la scena con un misto di stupore e curiosità.

« Andiamo, Ethan? Devo assolutamente ricominciare a ripassare per quel test di scienze di gennaio, non vorrei mai rovinarmi le vacanze natalizie con gli anelli di Saturno. »


Sarah non ricevette alcuna scusa da Eva nel corso della settimana.

Ethan era sempre stato impegnato con lo studio e le prove per lo spettacolo di Natale, che era sempre più vicino, ma ogni tanto riusciva comunque a ritagliare un angolino del proprio tempo per scambiare quattro chiacchiere con lei.

Quel sabato mattina avevano parlato parecchio sul pullman di ritorno e Sarah aveva avuto modo di raccontargli della sua amicizia travagliata con l'Ape della Waxbee. Alla fine il senior le aveva dato il medesimo suggerimento che i suoi genitori le ripetevano ogni qual volta ricevesse un torto da lei: mandarla a quel paese.

Eppure Sarah non riusciva a decidersi: forse perché troppo educata per farlo o forse perché sotto sotto sapeva che chiudere i ponti con Eva significava, in un certo senso, lasciarsi alle spalle la propria infanzia. E la ragazza, sebbene avesse scelto una scuola così lontana con il preciso intento di chiudere un capitolo, ne rimaneva comunque spaventata.

Quella medesima sera era seduta a gambe incrociate sul letto della propria stanza intenta a guardare la propria serie tv preferita, quando ricevette un messaggio dalla sorella maggiore di Eva:

>Ciao, Sarah. Eva per caso è a casa tua?

La giornalista aggrottò le sopracciglia: per quale motivo doveva averla invitata da lei? Che Eva non avesse raccontato niente dell'ennesimo bisticcio era scontato, dal momento che la ragazza era solita non dire mai ai propri genitori di tutte le loro liti, ma non riusciva a capire il perché di quella domanda.

La famiglia di Eva era piuttosto eccentrica e Sarah non sempre comprendeva alcuni loro atteggiamenti, ma con quella domanda le appariva più strana della norma.

Confusa si affrettò ad afferrare il cellulare.

>Ehi, Eleonore! No, non la vedo da lunedì. Perché?

La risposta non tardò ad arrivare e, sebbene non condividesse più un rapporto così amichevole con la piccola di casa Young, il sangue le si gelò nelle vene.

>Eva è scomparsa


***

Ehilà! E' passato un sacco di tempo dall'ultimo aggiornamento, I know. Ma come vi pare questo capitolo? Pareri, dubbi, perplessità, incertezze?

Piccolo sondaggio: ma se aprissi una pagina instagram, dove vi potrei tenere aggiornati con quello che mi passa per la testa, fare sondaggi e via dicendo? 

E ora passiamo alle domande sul capitolo stesso: la coppia Ethan - Sarah? Come vi sembra? Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate. 

Mentre Eva? Pensate che Sarah stia esagerando e che, in fin dei conti, Eva non sia del tutto da buttare via? O invece la considerate un'egocentrica e come Ethan pensate che Sarah dovrebbe mandarla a quel paese? 

Ma soprattutto: che fine ha fatto?

Prossimamente sui nostri schermi, 

un bacio:*

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