« Ordine, ordine! » alzò la voce Amber, seduta dietro alla cattedra.
Al suo fianco, Nick picchiò violentemente il palmo aperto di una mano per attirare l'attenzione della classe, mentre Max se ne stava comodamente stravaccato con tanto di piedi incrociati sul tavolo.
« Ordine? Sei un per caso un cazzo di giudice? » la derise il biondo.
La rossa gli lanciò un'occhiataccia: non le era mai sceso giù il fatto che un tale inetto avesse potuto batterla alle elezioni. Per un momento sembrò sul punto di mettersi ad urlargli contro la solita sfilza di insulti, ma per una qualche ragione cambiò subito idea, limitandosi solo a mostrargli altezzosamente il profilo e a contare mentalmente fino a dieci.
Logan, all'inizio di quella assemblea di classe, aveva preso la propria sedia per sedersi tra Sarah e Lauren; ufficialmente per non rimanere da solo, ma come scoprì ben presto la mora, la sua vera intenzione era solo cercare qualcosa che gli impedisse di annoiarsi.
Fortunatamente, dopo aver disfatto la coda di cavallo dell'amica e aver scompigliato un paio di volte i capelli di Lauren, il ragazzo sembrò trovare più divertente osservare come Amber tentasse di astenersi dal diventare volgare.
« Secondo voi lo detesta davvero? » domandò Logan, guardando le guance della rossa diventare del medesimo colore dei suoi ben curati ricci.
« Naah, altrimenti si sarebbe già staccata dal gruppo. » replicò Sarah.
« Fa solo finta di innervosirsi, credo che in realtà si diverta anche lei. » disse la propria Lauren.
« Odia solo il tuo modo di vestirti una volta finite le lezioni. » aggiunse poi la mora, cogliendo al volo l'opportunità per prendere un po' in giro l'amico.
Logan sbuffò.
« Ma basta! Ma cos'avete tutti contro il mio modo di vestirmi? »
« Niente, è solo inguardabile. »
« Ma tu sen-. »
« Ross, la vorresti finire là in fondo?! Cristo santo, siamo appena riusciti a mettere a tacere tutti e adesso ti ci metti tu. » lo riprese Amber scocciata.
« Ma-. »
« Sta' zitto! Abbiamo solo un'ora per parlare di quel che han detto al consiglio di classe di settimana scorsa! E dobbiamo anche iniziare a proporre delle mete per la gita di classe! »
« Due ore. » la corresse con nonchalance Max.
Amber ruotò la testa con inquietante lentezza verso il biondo, come la bambola posseduta di un film horror.
« Due ore? Credevo fossimo d'accordo nel chiederne una. Il documento che ho firmato parlava di un'ora sola. » sibilò.
« Quando hai firmato non avevo ancora scritto quanto tempo avremmo preferito avere. La prof. Tremblay ha detto che le pareva di aver capito che nel consiglio di classe fossero state dette parecchie cose e che per lei non era un problema cederci entrambe le sue, per questa volta. Ha detto anche che centoventi minuti mensili di assemblea ci spettavano di diritto. »
La docente di arte, una trentacinquenne con una passione smodata per la moda degli anni '70 e i movimenti studenteschi, non aveva proprio saputo dire di no dinnanzi a una tale richiesta. E nonostante ci tenesse a svolgere la propria lezione, era fermamente convinta che le riunioni di classe rappresentassero un'ottima occasione per imparare ad autogestirsi e a sviluppare una sorta di senso civico: dopotutto, per riuscire a toccare tutti gli argomenti trattati ai colloqui con i professori, bisognava imparare a discutere con civiltà e senza prendersi per i capelli.
« La professoressa Tremblay non era nemmeno presente! » contestò Amber.
« Sì, esatto. È per questo che non sa che è durata così tanto solo perché la Wilson ci aveva preso gusto a parlare male di me con gli altri prof. »
Amber strinse i denti e piegò un lato della cartellina contenente le circolari consegnate fino a quel giorno. Anche se il suo istinto combattivo la spingeva a contraddire in tutto e per tutto le decisioni dell'amico – specie se inerenti alla sua posizione di rappresentante di classe – si sforzò di mantenere la calma e smetterla di sindacare: un'ora in più di riposo avrebbe solo potuto fare del bene.
« D'accordo. Allora non abbiamo più l'acqua alla gola. » considerò Amber, con la classica espressione di chi ha dovuto mandare giù un rospo troppo grande.
« Io inizierei a parlare della gita. » la buttò lì Nick. « È quella che potrebbe portare via più tempo. »
Le mete urlate furono così tante che fu difficile per i tre ragazzi distinguerle con chiarezza.
« New York! »
« Buenos Aires! »
« Parigi! »
Amber non aveva nemmeno fatto in tempo ad alzarsi per scriverle alla lavagna. In pochi secondi erano state nominate una decina di città, una più lontana e irraggiungibile dell'altra.
« Ripropongo Las Vegas. » scherzò Max, guadagnandosi un'occhiata di traverso dai due colleghi.
« Okay, colpa mia: avrei dovuto prima dirvi le condizioni. » ammise Nick, afferrando il resoconto del consiglio e decidendo di ignorare la battuta del biondo. « Dunque, siccome siamo al primo anno, i professori hanno specificato che la durata totale della gita non dovrebbe superare i quattro giorni – viaggio incluso – e che non possiamo proporre posti troppo lontani; il che boccia in tronco almeno il novanta per cento delle idee che mi è sembrato di sentire-. »
« E Las Vegas. »
« E Las Vegas... » ripeté torvo il russo, guardando ancora male il rappresentante di classe che, più che ad una riunione seria, sembrava sentirsi in villeggiatura. « In più non possiamo uscire dal Canada, si deve rimanere in Ontario o, al massimo, ci si può spingere in Québec. »
Calò il silenzio. Una piccola calma prima della tempesta.
« Buu! »
« È ingiusto!»
« Allora resto a casa. »
« SMETTELA DI URLARE! » strepitò Nick, picchiando un altro pugno sulla cattedra. « Gesù, inizio a capire perché la Wilson abbia così tanti problemi. »
Intimoriti dai modi di fare non proprio democratici del russo, i ragazzi si impegnarono a mantenere la calma e a suggerire destinazioni uno alla volta; mossa che ovviamente si rivelò fruttuosa e, in poco tempo, li portò ad avere tre opzioni principali: Toronto, Montréal e Hamilton.
Nella mente di Sarah si accese improvvisamente una lampadina talmente luminosa che le risultò impossibile da ignorare: perché non proporre Niagara Falls, città di residenza della sua amica a distanza Arielle? Magari si sarebbero potute accordare per incontrarsi e potersi riabbracciare prima dell'estate.
« Niagara Falls. » scandì infatti.
Amber emise un verso d'apprezzamento mentre scriveva a chiare lettere il nome, imitata da altri ragazzi.
« Ho sempre sognato di vedere le cascate del Niagara! » esclamò Emma.
« A chi lo dici. » le rispose Amber, segnando una grossa "X" accanto alla città. « Hai il mio voto! » disse poi a Sarah, che sorrise felice.
« E il mio! » si aggiunse Logan in mezzo agli assensi dei compagni, che come api operaie avevano preso a seguire la regina della classe.
« Anche il mio! »
« Aggiungi una "X" anche per me, Ambie! »
Lauren si limitò a sollevare pacatamente una mano per farsi aggiungere e Sarah si voltò raggiante verso i due amici al suo fianco, riconoscente per il loro appoggio.
A votazioni finite, Niagara Falls risultò aver superato nettamente le altre tre scelte. Se solo avesse suscitato tanto entusiasmo anche nelle classi che li avrebbero accompagnati, Sarah avrebbe potuto incontrare Arielle.
Amber scrisse il risultato in bella scrittura sul documento dell'assemblea con un sorriso soddisfatto ad incresparle le labbra.
« Bene, adesso direi di passare a parlare d'altro, allora. » decretò questa.
Nick si alzò e annunciò di dover andare un attimo in bagno, ricevendo scarsa attenzione dai presenti.
« Dunque, la professoressa Stewer si è lamentata di-. »
Qualcuno bussò alla porta e, prima ancora che qualcuno potesse esprimersi dicendo "avanti", un inconfondibile caschetto color miele fece capolino nella stanza.
« Buongiorno, prof. Mi scusi se la disturbo, ma-. » iniziò meccanicamente Chloe, prima di bloccarsi all'improvviso e guardarsi spaesata nella stanza.
Dopodiché guardò Max, che per rendersi ancora più ribelle agli occhi della ragazza si era stravaccato maggiormente emettendo un pigro rantolio, e sbatté in sua direzione le lunga ciglia.
« State facendo un'assemblea? »
« Proprio così. » replicò Max, portando le mani dietro la nuca.
« Allora ti va di fare un giro con me? Il professor Clue è assente. »
« Non può! È il rappresentante di classe, deve rimanere! » si intromise seccamente Amber.
« Decreto questa riunione ufficialmente terminata. » annunciò Max alzandosi in tutta fretta e indirizzandosi verso l'uscita.
« Ma se abbiamo ancora tutte queste cose di cui parlare! »
La rossa gli si parò davanti e gli schiacciò l'elenco degli argomenti trattati con i professori contro al petto, provocando un tonfo sordo che risuonò nella classe. Max accusò il colpo senza battere ciglio; nonostante la manata piena priva di alcuna delicatezza, i suoi muscoli allenati da anni di atletica leggera l'avevano protetto. Senza distogliere lo sguardo fiero da quello inferocito dell'opposizione politica, il biondo fece scivolare una mano sui pettorali per afferrare il documento e vi gettò una veloce occhiata, prima di ricominciare a parlare ad alta voce.
« Per i professori siete troppo poco reattivi e vi consigliano di studiare a voce alta per migliorare nelle interrogazioni. Hanno anche detto che non le elimineranno perché la preside è convinta che sia importante sapersi esporre oralmente. »
Amber incrociò le braccia al petto, contrariata da quel modo così sbrigativo.
« Rich, la Stewer vuole che ti stacchi da tuo fratello e che la smetta di distrarlo con il tuo Game Boy. Ha detto che la prossima volta che te lo vede in mano te lo sequestra e sarà la preside stessa a decidere se tu debba riaverlo indietro o no. L'assemblea è finita. » disse Max, seguendo la sua fidanzatina fuori dalla classe.
Amber seguì il biondo con lo sguardo, incredula dalla sua immaturità. Si voltò verso la classe con le guance rosse per la rabbia, quasi a volerli – giustamente – incolpare per il fatto che Max fosse diventato il loro rappresentante.
« Io ci rinuncio. Fate quel cazzo che volete. »
Un malumore che si protrasse fino all'ora di pranzo, quando Sarah raccontò indignata di come, il giorno precedente, Olivia le avesse dato della bugiarda solo perché non era in grado di fornire delle prove. Gli epiteti appioppati al Sergente da cinque dei sei ragazzi furono tutti poco lusinghieri e affatto carini, ma erano il nulla in confronto a quelli decisamente più offensivi che la rossa mormorava in direzione di Max.
Solo a fine pasto il biondo riuscì a trovare lo stratagemma per rallegrarla momentaneamente: le offrì una barretta di cioccolato.
Nel pomeriggio, la classe si diresse pigramente verso la palestra numero uno, dove un timido professor O'neil li attendeva con ansia.
« Avete fatto firmare il consenso ai vostri genitori per andare in piscina da gennaio? » domandò flebilmente lui, nel corridoio degli spogliatoi.
« Certo, prof! Ci lasci il tempo di cambiarci prima, però. » gli fece notare Nick, cercando per una volta di non sembrare troppo duro.
L'uomo annuì per poi avvicinarsi con passi brevi e veloci alla cattedra vicino all'uscio, in prospettiva dell'arrivo dei ragazzi del primo anno.
Quando questi lo raggiunsero – diversi minuti dopo – si posò sul naso arcuato degli occhiali appesi al collo tramite un filo arancione. Circondato dai suoi indisciplinati alunni, armeggiava con il tablet scolastico per potersi appuntare il numero di permessi siglati con la sua tipica flemma.
Il professore di ginnastica, nei primi giorni di scuola, aveva ricordato a Sarah quello che lei avrebbe immaginato un incrocio tra un bradipo e una gelatina: indolente, del tutto incapace nel tenere una classe e a tratti anche divertente – a suo discapito. Col passare del tempo, però, aveva appurato che un bradipo avrebbe comunque avuto molto più carattere.
Sommerso da una pioggia disordinata di foglietti, il poveretto era inizialmente riuscito solo a balbettare qualche protesta sconnessa.
« Ragazzi, tornate qua. » aveva detto debolmente lui, vedendo la maggior parte degli studenti disperdersi per la palestra in quattro e quattr'otto, intenti a farsi i fatti propri e ad ignorare le molli richieste dell'insegnante.
Gli unici ad avere pietà per lui furono Sarah, Lauren, Nick e qualche altro compagno di classe più sensibile.
« Ragazzi? Aiutatemi a riordinare. »
Ancora niente. Max aveva addirittura trovato un pallone da pallavolo abbandonato dai precedenti inquilini della struttura e lo stava tirando addosso a chiunque entrasse nel suo campo visivo; Amber si era già seduta su una panchina, abbozzando un colpo di tosse poco credibile, affermando con voce piatta di essere malata e di volersi giustificare; ovviamente seguita da Emma che, sebbene avesse intenzione di fare sport con gli altri, non aveva alcuna intenzione di lasciare da sola l'amica due minuti più del dovuto.
Sarah e Lauren stavano cercando di sistemare il disordine creatosi sul banco, quando una voce poderosa rimbombò sulle pareti del locale.
« PIANTATELA! »
Era stato Nick a urlare, e il tono era stato così fragoroso da far calare il silenzio in tutta la palestra numero uno. Sarah giurò anche di aver sentito cessare alcuni schiamazzi dalla numero due.
Il professor O'neil guardava il suo studente con un misto di gratitudine e nervosismo, Max aveva lasciato cadere il pallone sbalordito – rinunciando a colpire Logan – alcuni compagni osservavano il russo con la bocca aperta in una comica "O" e la classe con cui dovevano dividere lo spazio si zittì all'istante.
« E che cazzo! Tornate qui per riordinare il casino che avete fatto! »
I ragazzi si avvicinarono in silenzio per raccogliere i permessi e sistemarli in ordine alfabetico. Sebbene ormai si fossero tutti fatti il callo ai suoi improvvisi scatti d'ira e sapevano che questo non avrebbe mai alzato le mani su di loro, ogni tanto il seme del dubbio veniva ripiantato e qualcuno riprendeva a temere che un giorno il russo li avrebbe presi tutti a cazzotti in faccia.
Nick, dietro a quell'aria da brontolone e da perenne polemico, era in realtà il teenager meno propenso alla violenza del mondo. Forse perché non gli era mai risultato necessario e la sua lingua biforcuta era sempre riuscita a tenere a largo le seccature – prima di conoscere Max Torres, si intende.
« Mamma - Nick, va bene se lo poggio qui? » lo provocò infatti quest'ultimo, l'unico a non temere un pugno sul naso, poiché sicuro che questo non sarebbe mai arrivato.
« Taci. »
Il biondo sghignazzò divertito, prima di riporre il proprio documento di assenso sopra gli altri.
« Prof, io mi sono fatta firmare l'esonero. » disse Emma, sventolando sotto il naso di O'neil un foglio stropicciato.
L'uomo lo afferrò per leggerlo e rivolse all'alunna uno sguardo deluso.
« Perché? Non ti piace l'idea di nuotare un po'? »
Un'altra particolarità dell'insegnante era che, sebbene non ci fosse nulla di personale, tendeva a prendere male qualsiasi parere discordante dal suo, quasi si ritenesse colpevole; Sarah cercava di fare tutto quello che le diceva solo per evitare che questo si offendesse e le rivolgesse un'occhiata ferita.
« Non proprio, non ne sono capace. » rispose con una scrollata di spalle lei.
Sul volto di O'neil si dipinse un'espressione di puro sollievo.
« Oh, d'accordo. Allora posso provare a dividermi e, mentre gli altri sono in acqua, farti fare esercizi di aerobica e stretching. » propose quindi, provocando alla studentessa una smorfia contrariata.
Appurando con piacere di non dover più sistemare la cattedra del docente, Sarah aveva colto al volo l'occasione per andarsi a sedere su una panchina. Con la schiena e la testa poggiate al muro, la quattordicenne si compiaceva della pace della solitudine prima della lezione.
« Ti godi la quiete? »
Sarah aprì un occhio e si voltò verso la fonte della voce per trovarsi davanti il viso allegro di Logan. L'amico era in piedi al suo fianco, con i capelli spettinati come al suo solito e la divisa sportiva blu mare della scuola.
« Precisamente. » replicò serrando nuovamente le palpebre.
Logan si sedette al suo fianco senza smetterla di guardarla con un mezzo sorriso. Sarah respirò a fondo il profumo di deodorante maschile dell'amico, ma evitò di fargli complimenti in proposito per paura che questo potesse fraintendere.
« Mi rilasso un po', ora che posso farlo senza mandare in depressione O'neil. » aggiunse poi con un profondo sospiro.
Ross ridacchiò ironicamente.
« È per questo che ti sei improvvisata massaia poco fa? »
« Per questo. E perché sono educata, soprattutto. »
E nella speranza che l'uomo lo tenesse in considerazione e che quindi le alzasse il voto di educazione fisica a fine anno, ma questo preferì tenerselo per sé.
I due rimasero per un paio di minuti in silenzio, guardando i loro compagni cercare di impilare in ordine alfabetico i permessi e controllare che tutto fosse stato compilato correttamente con scarsi risultati.
« Facciamo partire un giro di scommesse: chi sarà il primo che Torres cercherà di affogare in piscina? » si interrogò il ragazzo.
Sarah lo guardò di sbieco, con un sorrisetto nascente che minacciava di mostrarsi: non si era mai posta una simile domanda, ma ora che ci pensava e che guardava il suo amico pensava di avere la risposta.
« Senza offesa, ma credo che il primo sarai tu. »
Il ragazzo guardò per un istante Max con aria pensierosa.
« Sì, forse hai ragione tu. » dovette ammettere. « Io puntavo su Nick, ma pensandoci bene credo che Torres voglia vivere una vita lunga e serena. »
I loro scambi di opinioni, che con il passare dei minuti stavano diventando sempre più rumorosi e accesi, vennero sedati dall'arrivo di Amber. La rossa si sedette accanto a Sarah sbuffando, con ancora addosso la divisa scolastica e i capelli ricci raccolti in una tirata coda di cavallo.
« Ti giustifichi anche oggi? » le domandò incredula Sarah.
« Ho il ciclo. »
« Hai usato la stessa scusa la scorsa settimana. » le fece notare Logan.
« Tu l'hai mai avuto? »
« No, ovviamente no, ma- »
« Allora che vuoi saperne? »
Logan sapeva che quel periodo del mese durava al massimo sette giorni, ma a quel punto, non essendo sicuro al cento per cento quando Amber avesse mentito, si tirò fuori dal discorso e raggiunse in tutta fretta i suoi amici maschi; se c'era una cosa che aveva imparato da sua sorella Virginia, era quanto fosse poco consigliabile imbastire un dibattito con una donna con scompensi ormonali.
« È meglio che vada anche tu dagli altri, prima che O'neil ti veda seduta e si metta a piangere perché nessuno fa quello che dice. » la esortò Amber, aggiustandosi la gonna e strizzandole un occhio.
Fissato per qualche strana ragione con il basket, il timido professore di ginnastica aveva messo tutti i suoi alunni a correre dietro alla palla in una specie di percorso a ostacoli che li aveva tenuti buoni per a malapena un quarto d'ora; iniziati i primi fiatoni, alcuni ragazzi avevano iniziato a sparpagliarsi e a fare alcuni tiri liberi a canestro. Gli unici del gruppo che ancora stavano seguendo le indicazioni impartitegli erano, di nuovo, Sarah, Lauren e Nick; Emma aveva raggiunto Amber, che seduta in corridoio si portava avanti con lo studio, mentre Logan e Max si si stavano improvvisando cestisti di alto livello, disturbando i compagni.
La mora guardò i due ragazzi con un pizzico di invidia: se non fosse stato perché proprio non aveva voglia di tornare al dormitorio con l'espressione triste di O'neil sulla coscienza, si sarebbe ben volentieri unita a loro.
In un momento in cui la tentazione stava vincendo sul proprio autocontrollo, la quattordicenne gettò un'occhiata al professore per decidersi definitivamente a distaccarsi dalla minoranza che ancora seguiva le sue direttive, o se invece andare avanti a fare la brava alunna; ma quando vide un paio di ragazzi di teatro raggiungerlo e picchiettargli un dito sulla spalla per richiamare la sua attenzione, la giovane non seppe resistere.
Borbottando ai suoi amici di avere avuto un crampo al polpaccio, Sarah zoppicò fino ad una panchina vicina al docente per poter udire in modo discreto l'argomento della loro conversazione.
Probabilmente non avrebbe riferito niente a quelli di giornalismo – voleva davvero evitare di sentirsi accusare nuovamente di aver raccontato balle solo per attirare l'attenzione – ma spiare la gente rimaneva comunque una fonte di soddisfazione personale.
« ...Oggi? Ma i corsi non dovrebbero essere solo il martedì e il giovedì nell'auditorium? » domandò l'insegnante di ginnastica con la sua solita intonazione timida, come se si vergognasse quasi a chiedere spiegazioni.
La ragazza della coppia, con la stessa voce che aveva sentito nell'ufficio della preside e che presumibilmente era la presidentessa del club, si grattò la nuca a disagio.
« Sì, in teoria sì. Ma è sotto manutenzione fino al sette dicembre e non possiamo permetterci di perdere tempo aspettando la fine dei lavori o facendo i turni per recitare, ci serve spazio per farlo tutti insieme. » replicò questa.
« In più dobbiamo abituarci a dover urlare. » aggiunse l'altro.
« Oh... » esclamò debolmente il professor O'neil.
« La prego, questa è la palestra con il suono migliore. » lo supplicarono i due attori.
Per un momento O'neil sembrò sul punto di dir loro un no secco, ma successivamente la sua esagerata timidezza gli cucì la bocca.
« E-ecco, non posso lasciare le chiavi a due alunni... » tentò lui.
La presidentessa del gruppo di teatro estrasse orgogliosamente un permesso dalla borsa a tracolla.
« Non si preoccupi, abbiamo già avuto il consenso dalla preside stessa: se dovesse smarrirsi o danneggiarsi qualcosa, saremo noi e la professoressa Austen a risponderne. »
Il professor O'neil studiò attentamente il foglio, in cerca di qualche passaggio omesso che avrebbe potuto causargli qualunque tipo di problema, ma il messaggio parlava chiaro: il docente era estromesso da ogni genere di responsabilità.
« Beh, d'accordo allor-. »
« Grazie mille! Vedrà, saremo tutti rispettosi. » esultò allegra la presidentessa del club, facendo sobbalzare per lo spavento il signor O'neil.
I due attori lo ringraziarono e si congedarono tirando un sospiro di sollievo: O'neil non aveva comunque voce in capitolo, ma il fatto che alla fine avesse accettato senza discutere troppo - quindi evitando loro il mal di testa - era stata davvero una fortuna.
Solo allora il professore di educazione fisica notò la sua studentessa in disparte, seduta su una panchina vicina.
« Williams, non hai più voglia di fare un po' di movimento? » le domandò con un tono atterrito.
Sarah si alzò di scatto con i sensi di colpa, domandandosi internamente perché O'neil avesse deciso di insegnare ginnastica se non era in grado di contenere la propria emotività davanti alla pigrizia altrui.
« No, niente affatto! Mi sono seduta un attimo perché ho avuto un piccolo crampo ad una gamba! Torno subito in campo. »
A fine lezione Sarah si diresse verso lo spogliatoio femminile con le sue amiche.
Si cambiò lentamente, dissociandosi completamente dalle chiacchiere femminili delle proprie compagne, rispondendo ai messaggi di Arielle riguardanti Ethan e infischiandosene dello svuotarsi progressivo della stanza. Quando il novantacinque per cento delle presenti si era già ri-infilata nella tenuta scolastica, Sarah aveva ancora addosso la maglietta a mezze maniche di quella sportiva.
« Sbrigati! » la spronò Amber, posandole una mano sullo schermo del cellulare con l'intento di corprilo. « Aspettiamo solo te. » le fece notare bonariamente.
Quel gesto infastidì la mora, poiché le ricordava fin troppo il modo che da sempre Eva usava per zittirla e tornare al centro dell'attenzione quando si distraeva al telefono, ma era sicura che Amber non l'avesse usato con lo stesso proposito e si sforzò di non fare smorfie.
« Andate pure, io mi cambio e arrivo. Ci vediamo a cena. » replicò questa.
Sarah aspettò che le sue amiche la lasciassero sola per sostituire i pantaloni con la gonna. Una volta infilatosi i collant di lana, afferrò la borsa e si diresse frettolosamente verso i bagni, ma non appena la sua figura minuta sparì in uno dei cubicoli, un cigolio acuto la immobilizzò.
Udì dei passi e delle voci femminili entrare nello spogliatoio; dovevano per forza essere le ragazze di teatro. Il cuore cominciò a palpitarle nel petto al pensiero che anche Ethan si trovasse nello stanzino dei maschi, a pochi metri di distanza.
« Che palle, abbiamo già risolto il problema, non capisco proprio perché vada avanti a fare scene! » si lamentò una.
« Beh, mi sorprenderei di più del contrario. Sappiamo tutti quanto detesti la Dubois, soprattutto da quando è venuta a sapere che era stata lei stessa a mettere in giro voci poco carine sulle sue capacità da rettrice in giro per la Waxbee. » rispose l'altra.
« É la prima volta che sento di due presidi che si sparlano alle spalle come due tredicenni... » borbottò una terza voce.
« Non lagnamoci troppo e festeggiamo perché non ci sta sempre con il fiato sul collo, avete visto tutti che razza di strega diventa con quelli dei club sportivi. » si aggiunse una quarta.
Sarah tese l'orecchio, curiosa di sapere cosa combinasse l'anziana nello specifico, ma oltre a sentire che alle partite questa si trasformasse in una donna assetata di sangue, non udì altro. Grazie a Dio non aveva la passione per lo sport.
Abbandonò il proprio nascondiglio solo quando udì nuovamente il cigolio della porta e il silenzio tornò ad abbracciare lo spogliatoio.
Era ironico: per una volta che Sarah non aveva desiderato spiare le ragazze di teatro, queste le erano praticamente piovute addosso. Certo, avrebbe anche potuto fargli avvertire la propria presenza e andarsene, ma una volta che queste avevano iniziato a chiacchierare tra loro le era risultato impossibile smettere di ascoltare.
Decisa ad andarsene – sperando che nessuno la vedesse sgattaiolare via come una ladra – la ragazza non tirò lo sciacquone per non farsi scoprire e si indirizzò verso l'uscita, ma dei fogli abbandonati su una panchina richiamarono la sua attenzione. Prima ancora che la sua coscienza potesse suggerirle di ignorarli e correre via, era già scivolata verso di essi con l'agilità di un felino.
Quando li prese tra le dita, il cuore nel suo petto fece una piccola capriola; erano parti di un unico copione, con tanto di appunti e nomi per ricordarsi chi avesse determinate parti. In alto al centro un titolo in maiuscolo non lasciava spazio a dubbi:
"Sotto la neve".
***
Ehilà ragazzuoli! Come vi sta sembrando questa storia? Se vi piace non dimenticate di darmi un feedback e lasciare una stellina a questo capitolo!
Voglio stimolare la vostra curiosità: secondo voi cos'accadrà ora? Sappiamo tutti che Sarah è una testona, dite che andrà avanti a tenere il muso al Sergente e eviterà di passarle informazioni utili per il giornale per ripicca? O invece credete ritornerà all'attacco?
Quale lato avrà la meglio, la vendetta o la sete di fama?
Ma ora la domandona del secolo: perché cavolo O'Neil ha deciso di diventare professore di una materia che quasi tutti evitano come la peste, se non è capace di reggere emotivamente al rifiuto?
Fate i bravi,
Lily:*
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