9. ricordi
scorrete per la canzone -> (si ho messo quella da un'ora perché quella da 3 minuti non bastava, peace out🧘♀️)
CRYSTAL'S POV
L'aria presente nel piccolo compartimento dell'Hogwarts Express ricorda a Crystal quella che aveva respirato nel viaggio d'andata del suo quarto anno quando, a causa dell'evasione di Sirius Black, i dissennatori avevano fatto visita agli studenti.
Questa volta, però, non c'è traccia di quelle creature, ma comunque l'alone di oscurità, tristezza e paura che emanano è sempre presente. Forse perché la guerra fa riaffiorare tutte le paure nascoste e cancella ogni traccia d'amore o forse è una semplice percezione che ha Crystal perché, dopo aver vissuto nella segretezza più totale per ben tre mesi, tornare al mondo reale e in quel posto che tanto amava ma che ora teme, le fa paura.
Tanta paura.
Ha paura che mentre la sua maschera da persona forte ed indipendente è rimasta attaccata, ora potrebbe cadere e mostrare che, in realtà, lei è ancora terrorizzata, traumatizzata e lo è così tanto da non voler rendere pubblica la sua relazione con Fred, neanche alle sue amiche o a sua sorella.
Troppe responsabilità.
Troppi rischi.
Troppa paura di essere usata nuovamente come una vendetta.
Mentre il sole cala sotto le montagne presenti nella via per Hogwarts, Crystal comincia a pensare alla sua famiglia.
A Remus la cui lettera custodisce gelosamente nel bagaglio.
Ad Arabella, quella persona che le manca più di tutte e più di tutto. L'unica persona che, nel bene e nel male, l'ha accompagnata sempre in questo cammino tortuoso e pieno di ostacoli.
Essere lì nel vagone senza la sua metà, il suo braccio destro, la sua spalla, la fa riflettere e la fa sentire incredibilmente sola.
Circondata da studenti, ma comunque sola perché quelle persone che lei ama con tutto il suo cuore e con tutte le sue forze, non ci sono e questo la fa sentire anche vulnerabile.
Le fa quasi venire la voglia di staccare con la forza quella maschera che in questi mesi ha tanto amato. La fa venir voglia di crollare, di piangere tutte quelle lacrime amare e salate che questi giorni ha dovuto trattenere per paura di mostrarsi debole di fronte ai maghi più potenti, di fronte agli auror che, in futuro, spera di rincontrare in sedi diverse.
Quella sensazione di dolore al petto che tanto l'ha accompagnata durante il suo quinto anno, riaffiora.
Il cuore accelera di colpo.
Lo stomaco si chiude a causa della nausea.
La gola si chiude come se un laccio si stringesse attorno ad essa.
Sente la mente diventare leggera, il controllo scivolare lentamente e dolosamente dalle sue mani.
È immobile.
Ma con la mente che non riesce a stare ferma.
Annaspa, cercando dell'aria che non arriva ai polmoni, ossigeno che non scorre nelle sue vene e che non alimenta il cervello.
Annaspa, cercando di far passare quella sensazione di impotenza.
Annaspa, cercando di eliminare definitivamente quei ricordi.
Il cuore batte all'impazzata. Non si ferma, sembra quasi che le voglia uscire dalla cassa toracica.
Si sente debole, spaventata, terrorizzata. Si sente tutto quello che la maschera nasconde. Si sente come quella sera e i mesi successivi. Si sente sola. Si sente nessuno. Si sente morire.
E la cosa più triste è che pensava che tutto ciò sarebbe stato facile, si era così tanto auto-convinta da crederlo. Da credere che ce l'avrebbe fatta a tornare in quelle quattro mura senza l'appoggio di nessuno, senza la sua metà, la sua spalla.
La parte triste è che sentiva di farcela, ma ora, con il respiro che si blocca in gola e il torace stretto attorno al cuore, capisce che tutto quello che aveva pensato per tre mesi, non era altro che una menzogna. Una grandissima bugia.
Pensava che stesse migliorando, ma, in realtà, niente di tutto ciò che pensava era vero.
Tutti i suoi demoni, quei terrori che nel passato l'avevano mangiata viva e che lei, poi, aveva sconfitto, stanno tornando. Li sente. Sente che stanno rubando il posto alla sua anima. Li sente ovunque. Sente che stanno tornando più forti di prima, più agguerriti di prima, più affamati di prima. Sente che sono alla ricerca di una battaglia, pronti a vincere e, mentre l'altra volta Crystal ha combattuto con tutte le sue forze uscendone vincitrice, adesso, si sente così sola, così vuota che, forse, potrebbe anche lasciarli vincere.
Magari le porteranno via questa continua solitudine, questo senso di non appartenenza, questo senso di vuoto.
Alla fine non si sente neanche triste, si sente stanca, vuota e, forse, è anche peggio. Perché alla tristezza c'è sempre un rimedio, ma come fai a combattere contro il nulla?
Le lacrime si possono sconfiggere, ma un buco nero?
Vorrebbe parlare con qualcuno, vorrebbe chiamare Fred, vorrebbe urlare, vorrebbe gridare, vorrebbe mettersi in salvo. Ma l'unica cosa che riesce a fare, è annegare nel suo stesso vuoto.
Perché questa sua ansia è come una corda che è costantemente legata al suo collo, non troppo stretta da ucciderla, ma abbastanza da non farla respirare.
***
"Professoressa voleva vedermi?"- domanda Crystal dopo aver chiuso la porta dell'ufficio della McGranitt.
"Si cara, accomodati pure." -risponde la donna che con un rapido movimento della bacchetta silenzia tutta l'area e, successivamente, porge una tazza di the caldo alla bruna che, per non risultare scortese, accetta e lo continua a sorseggiare nonostante la lingua le stia andando a fuoco.
"Spero che il banchetto ti sia piaciuto.. ora però bisogna parlare di cose serie." -afferma con lo sguardo che progressivamente diventa sempre più severo e cupo. "Cose che ovviamente non dovrai dire a nessuno, neanche alle stesse persone con le quali hai vissuto per questi mesi."
"Certo, non ne farò parola ma... è successo qualcosa a Remus?"
Ovviamente il suo primo pensiero non può che essere rivolto al suo padrino. A colui che aveva lasciato così bruscamente quella stessa mattina, colui che poteva aver visto per un'ultima volta, proprio come aveva fatto lui con i suoi amici tanti anni fa.
Ormai non esistono certezze, sicurezze.
Esiste soltanto il forse e la fortuna.
Forse sarebbe sopravvissuto.
Forse la fortuna l'avrebbe aiutato.
Chi lo sa.
Solo il tempo e il destino possono dirlo, ma, in questo momento, Crystal non si fida neanche più di loro.
"Non che io sappia, ma lui adesso non può comunicare con nessuno. Comunque non era di questo che volevo parlarti..." -replica la professoressa che, nel suo discorso criptico, lascia dell'amaro in bocca alla ragazza. "Conosci James Scott?"
"Non era il prefetto di Tassorosso? Lo scorso anno non faceva altro che mostrare la sua spilla." -risponde Crystal mentre accenna un piccolo sorriso.
"Si, ma quest'anno non tornerà."
La bruna non ha neanche bisogno di chiedere il perché, forse non ne ha neanche il coraggio e
in questi casi ha imparato che è meglio vivere nel dubbio che nella certezza
"La sua famiglia è stata uccisa, ora lui ha lasciato l'Inghilterra per questioni di sicurezza personale e Silente ha bisogno di un nuovo Prefetto."
La professoressa parla, ma Crystal ha già staccato la spina.
Lei non ha mai conosciuto personalmente James, ma lo ha sempre visto fra i corridoi.
Con il sorriso.
Con l'aria fiera.
Perché c'era riuscito, aveva vinto i pregiudizi, aveva vinto contro i continui insulti.
Cedric lo nominava spesso, lo vedeva come un suo simile. Come una persona che cercava in tutti i modi l'approvazione dei suoi genitori e che, con le continue vittorie e soprattutto con quella spilla da Prefetto, era riuscito ad ottenere.
Chissà cosa di prova a perdere una madre ed un padre dopo averli conosciuti.
Ha fatto male a Crystal che non ricorda neanche le loro voci e non può neanche pensare quanto possa essere difficile per un ragazzo che fino a poco prima aveva la possibilità di parlare con loro, di mangiare con loro e di sorridere insieme a loro.
Chissà che vuoto nel petto sta sentendo James. Quel dolore che anestetizza, che ti rende vulnerabile.
La notte continuerà a svegliarsi e pensare che sia un sogno?
Crystal, dopo tutti questi anni, continua a farlo ma ogni volta che apre gli occhi si rende conto che deve sopportare questa realtà definitiva ed oggettiva.
Chissà se riuscirà a riempire quel buco nel cuore con i ricordi. Chissà se questi riusciranno a confortarlo nei momenti più oscuri, nei momenti in cui la loro mancanza gli toglierà il respiro, gli bloccherà il cuore. Chissà se i ricordi gli sapranno far digerire lacrime e sangue.
Chissà se anche lui, a volte, vorrà scomparire. Vorrà allontanarsi da quel peso forte, costante, difficile da tenere a bada.
Chissà se riuscirà a rimanere a galla grazie alla certezza dell'amore che li legava. Quel sentimento che non morirà mai, che non cadrà mai nel dimenticatoio.
"Silente, o meglio, l'Ordine vuole che tu sia il nuovo Prefetto di Hogwarts." -continua la direttrice di Grifondoro fra un sorso e l'altro del suo the.
"Non posso accettare, non posso prendere la sua spilla." -replica la ragazza con espressione sicura, anche se, dentro di sé sente il petto chiudersi attorno al cuore.
"Non hai scelta, è l'Ordine che ti ha dato questo comando e tu servi proprio per aiutare a combattere quello che ha rovinato James. Tu dovrai osservare gli studenti, dovrai sentire tutto, conoscere tutti e non lasciarti influenzare da niente e nessuno. Tu devo essere i nostri occhi e orecchie all'interno delle Sale Comuni perché per quanto possiamo essere al sicuro grazie al professor Silente, la minaccia è anche dentro il nostro Castello." -afferma Minerva che, nel mezzo del discorso, si è alzata verso la bruna in modo da posarle una mano sulla spalla.
"Lo so che questa non è la miglior circostanza per diventare un Prefetto, ma proprio per questo ha un valore e una responsabilità diversa. Aiuterai a proteggere quelli che ancora non ci riescono, sarai il filo fra l'Ordine e gli studenti. Tu non te rendi ancora conto, ma svolgi un ruolo cruciale. Dovrai seguire i Serpeverde e riferire a Silente e tua sorella tutti i loro piani, dovrai contattare l'Ordine in caso di emergenze e mettere in salvo tutti gli studenti che ancora non sanno e non possono combattere. Tu sarai il filo fra la salvezza e la morte, sarai la loro sicurezza, la loro guardia. Tu non puoi permetterti errori signorina Fawley e tutto l'Ordine la ritiene la migliore per poter avere questo ruolo, quindi mettiti l'anima in pace e comincia a combattere. È giunta l'ora di mettere in campo i nostri cavalli."
Crystal sente tutta la pressione del discorso sulle sue spalle.
Ancora non si è abituata all'idea di essere ritornata fra quelle quattro mura e un nuovo segreto ancora più difficile di quello precedente pende dalle sue dita, stringe la sua anima, corrode le sue ossa.
Non è pronta ad avere un nuovo segreto con le persone a cui vuole bene.
Non è pronta.
Ma alla fine dovrà abituarsi.
Dovrà farlo per gli altri.
Dovrà rimanere a galla per loro, essere forte per quelli che non riescono.
Dovrà mettere da parte i suoi dolori, le sue paure e le sue mancanze per quelli più deboli di lei.
Dovrà essere più forte, più preparata, più coraggiosa.
In fondo si è allenata per questo.
In fondo lei è una Grifondoro.
"Ovviamente il Preside ha detto di darti la spilla da Prefetto perché nessuno dovrà mai sospettare di questo tuo ruolo..." -comincia la professoressa e mentre porta avanti il suo discorso, rovista nel grande cassetto presente sulla parte sinistra della scrivania. "Però sapevo che tu non avresti mai accettato la spilla di James e, sinceramente non posso neanche biasimarti. Per questo ho deciso di darti questa che non è una vera e propria spilla perché non è in argento come tutte le altre, ma è un semplice oggetto trasfigurato."
Crystal, dopo averlo preso dalle mani della McGranitt, comincia a guardarlo e nota che è caratterizzato dai colori dei Grifondoro, ovvero dal rosso e dall'oro.
"Vedo che sei confusa." -commenta la professoressa che, per la prima volta dopo tanto tempo, si lascia scappare un sorriso. "Come hai studiato in Difesa Contro le Arti Oscure, l'argento indebolisce o uccide i lupi mannari."
Con la mente concentrata a non far uscire delle lacrime, Crystal fa un respiro profondo e, proprio mentre sta inspirando, quella sensazione di gioia mista a malinconia le entra nei polmoni e si dirama nei vari lobi, permettendone così la diffusione in tutto il corpo.
"Era di.."
"Remus." -conclude Minerva per lei. "L'aveva trasfigurata Sirius nel primo giorno. Per quanto fosse terribile, lui aveva un vero e proprio talento per la mia materia e poi combinato al bene che voleva al tuo padrino, è riuscito a creare una soluzione che gli permettesse di conciliare tutto. Poi però Remus, durante il settimo anno, aveva deciso di abbandonare il suo ruolo perché era convinto di non essere un esempio per gli altri studenti. Aveva avuto dei problemi e stava passando un momento molto difficile, sai, credo che quell'anno sia stato l'inizio della fine. Molte cose successe in quel periodo hanno poi condizionato il futuro..." -conclude la McGranitt con lo sguardo cupo e perso nel vuoto, nel dolore dei ricordi.
Crystal, mentre ascoltava le parole della direttrice di Grifondoro, stava ripensando alle parole del suo padrino. Lei aveva già sentito questa storia dal suo punto di vista, sapeva anche di quanto i suoi genitori l'avessero aiutato.
Era abituata a sentirla.
Ma ora fa ancora più male.
"Comunque... io sono convinta che lui sarebbe molto contento di dare la sua spilla a te, quindi ecco qui." -afferma la professoressa dopo aver riacquistato la compostezza e serietà che la caratterizza. "Ora puoi andare, il tuo lavoro comincerà da domani ma ti prego nuovamente di non farne parola con nessuno."
La bruna, non riuscendo a parlare a causa della tempesta di emozioni che sta provando in questo momento, si limita ad annuire e, dopo essersi fatta dire la nuova stanza dalla McGranitt, esce velocemente da quell'ufficio che la stava soffocando.
Con le lacrime che ormai scorrono copiosamente lungo le sue guance, la ragazza si dirige verso la Torre di Grifondoro e una volta arrivata, non guarda in faccia nessuno, non rivolge neanche la parola agli studenti lì presenti.
In questo momento pensa solo ad una cosa.
Ha bisogno di fare una cosa.
Per poter essere forte.
Per poter combattere per gli altri.
Per poter chiudere le preoccupazioni.
Così, dopo aver chiuso la porta della sua nuova stanza, Crystal si fionda sul suo bagaglio e non appena lo apre, in cima a tutti i vestiti, trova quello che stava cercando.
La sua lettera.
La rigira per le mani per molti minuti, per un'eternità.
La rigira per paura.
La rigira.
Una volta. Due volte. Tre volte.
Chiude gli occhi. Respira e lascia che l'aria arrivi nei suoi polmoni.
Ripete questo per varie volte, fin quando non si sente pronta, così, dopo essersi asciugata una delle tante lacrime che scorrono nelle sue guance, la ragazza apre la lettera.
Cara Crystal,
Non so neanche se ancora si comincia così, è da molto tempo che non scrivo una lettera importante. L'ultima volta che la mia piuma d'oca tremava mentre l'inchiostro macchiava la pergamena, era per dire ai miei amici che la leucemia aveva vinto la sua lotta contro mia madre.
Non so neanche da dove iniziare, è tutto così difficile e ancora fatico a realizzare ciò che sta accadendo e sta per accadere. Ancora non ho ben capito che non vedrò o sentirò più te e tua sorella per molto tempo, chissà per quanto.
Chissà se ci risentiremo.
Avrei tante di quelle cose da dirti, ma tu già sai tutto. Sai già come il vostro arrivo mi ha salvato dalla rovina, come mi avete portato ad essere una persona migliore per due piccoli esseri umani che cercavano la mamma e il papà. È stato difficile, questo non te l'ho mai detto perché non ne ho mai avuto il coraggio. È stato incredibilmente difficile dovervi guardare tutti i giorni e vedere tutto quello che avevo perso per colpa di una lotta alla supremazia. Difficile guardare Arabella che era identica ad Anna, difficile guardare te che eri identica a John. Difficile vedervi sorridere, ignare che il mondo vi aveva costretto a vivere una vita infelice, una vita come la mia, senza una famiglia, senza amore, senza certezze, ma piena di rabbia e di dolori.
È stato straziante dover rispondere alla domanda 'quando torna mamma?' di Arabella o al tuo 'dada'. È stato il mio dolore più grande vedervi crescere e capire che i vostri genitori non sarebbero mai più tornati. È stato orribile, ma allo stesso tempo mi ha salvato la vita.
Mi avete salvato e per questo ve ne sarò sempre grato. Mi avete fatto capire che dal peggio si può soltanto risalire e non andare più a fondo. Mi avete insegnato ad amare incondizionatamente persone che neanche sapevo di volere, mi avete insegnato che tutta quella rabbia che portavo nel mio cuore, poteva essere scaldata e trasformata in amore, mi avete insegnato ad andare avanti, ad indossare sempre un sorriso, a giocare a nascondino anche in una camera con solo un letto.
Ma mi avete anche insegnato ad avere paura. A temere di perdere delle persone, di non essere abbastanza, di deludere. Mi avete rafforzato: mi avete dato la forza per non lasciare la mia vita e nascondermi nelle foreste. Mi avete dato la forza per affrontare tutte quelle lune piene nelle quali pensavo soltanto a tornare a casa per poter continuare a prendere il the con tutte le vostre bambole.
Mi avete dato tanto e non mi avete mai tolto niente.
È stato bellissimo vedervi crescere nelle meravigliose donne che oggi siete diventate, è stato magnifico sapere che anche io sono parte della vostra personalità.
È stato bellissimo, ma è anche stato straziante.
Ogni nuova candelina spenta, vi sentivo sempre più lontane da me. Prima è partita Arabella e fra le difficoltà iniziali, io e te ce la siamo cavata. Poi però sei partita anche tu. E la casa era vuota, silenziosa, ma anche rumorosa.
Era un disastro. Un continuo riaffiorare di dolori, di ricordi repressi e combattuti con i vostri sorrisi. In quel periodo ho dovuto affrontare tutto ciò che avevo accantonato per quegli anni. Tutto ciò di cui avevo paura.
Così sono uscito e sono tornato nella vostra vecchia casa e sul comodino di tua madre ho trovato due braccialetti che avevo già visto, che conoscevo fin troppo bene. Li ho presi e ora ho deciso di lasciarne uno a te e uno a tua sorella. Lì dentro, nel piccolo diamante presente all'interno del cuore, troverai tutti i ricordi di tua madre e Dorcas e anche quelli della nostra piccola famiglia disfunzionale.
Troverai tutto lì in modo da non poterli dimenticare e in modo da poterli vivere.
Troverai finalmente il volto di tua madre e di tuo padre, sentirai le loro voci, ma sentirai anche la mia.
Perché questa volta non sarete voi a lasciarmi, ma sarò io a partire per una destinazione lontana e che non posso rivelarvi.
Mi sento male a dirtelo così, so quanto tu avresti voluto salutare i tuoi genitori, ma non ce l'ho fatta, non avrei retto il tuo sguardo, la tua realizzazione e il doverti salutare. L'ultima volta che ho lasciato una persona alle mie spalle, non l'ho più rivista e, sinceramente, non riuscirei a sopportarlo un'altra volta.
Quindi perdonami per non essere stato coraggioso come te.
Perdonami per tutto.
Perdonami per essermene andato nell'ombra.
Perdonami per tutti gli errori che ho commesso.
Perdonami per averti rotto la tazza con l'unicorno.
Perdonami per tutte le volte che ci siamo scontrati.
Perdonami per non esserti stato vicino tanto quanto dovevo.
Perdonami se non dovessi tornare. Perdonami , ti prego. Non portare rancore, non essere triste, ma continua a combattere. Proprio come ho fatto io per i tuoi genitori.
Promettimi che non dovessi farcela, tu ti rialzerai in piedi come solo Crystal Fawley sa fare. Promettimelo perché io sono la dimostrazione che dal male può nascere solo il bene, che la luce prima o poi tornerà a brillare sulle tenebre. Promettimelo perché altrimenti non riuscirei ad andarmene in pace.
Io, d'altro canto, ti prometto che combatterò con tutto me stesso e con tutte le mie forze per poter tornare da te e Arabella.
Ora devo andare oppure perderò la Passaporta.
Ricordati che io sono fiero di te. Sono fiero di ciò che sei. Sono fiero dei traguardi che hai raggiunto. Sono fiero di te perché non ti sei mai arresa. So che è dura, ma conto su di te e, quando sentirai la mia mancanza o quella di tua sorella, chiedi al diamante chi deve mostrarti e lui lo farà.
Ti voglio bene,
Remus.
Lacrime e singhiozzi popolano il silenzio straziante presente nella camera di Crystal.
Le fa male leggere quelle parole, quelle promesse, quelle scuse. Fa tutto male.
Ma deve lasciar andare.
Per il bene di tutti.
Deve dimenticare il dolore e deve ritornare ad essere quella lastra di ghiaccio.
Deve farlo, ma per questa sera si concede di essere debole.
Così mentre i ricordi di sua madre e della sua migliore amica scorrono davanti ai suoi occhi, la ragazza si abbandona ad un pianto sempre più forte. Si abbandona a delle lacrime che ha tanto combattuto. Si abbandona al dolore, all'ansia.
Si abbandona alla vecchia sé.
Si abbandona per poter rinascere dalle ceneri, proprio come una fenice.
"Crystal." - la voce di Fred fa distogliere lo sguardo della ragazza dal picnic fra Dorcas e Anna e, una volta che i loro occhi si incontrano, il rosso chiude rapidamente la porta dietro di se e, senza dire alcuna parola che in questo caso sarebbe risultata futile, si limita ad abbracciare la ragazza.
Si limita a stringere la sua esile figura.
Si limita a farle capire che lui è lì e che non ha intenzione di andarsene.
E allora, in questo momento, la ragazza si lascia andare a tutto ciò che ha nascosto. Si lascia andare e fa cadere la sua maschera. Si lascia andare e mostra il suo sangue.
Ma purtroppo Crystal non ha ancora capito che non deve mai mostrare il sangue in un mondo pieno di squali.
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