6. aura
tw: menzioni di depressione e suicidio
WILLOW'S POV
Willow non avrebbe mai pensato che potesse superare il dolore provato alla morte della madre, ma, apparentemente si sbagliava.
Senza di Cedric, senza l'altra parte della sua anima, lei si sente vuota, sente come se non si meritasse di vivere al posto suo.
Inizialmente la tristezza, la solitudine e, soprattutto, l'apatia l'avevano logorata, avevano distrutto ogni singola cellula presente nel suo corpo, avevano aperto i tessuti della sua pelle, infilandosi come dei parassiti all'interno del suo corpo, creando un ponte indistruttibile con il suo cuore.
Poi, una volta realizzata la sua morte, la ragazza ha cominciato a rimproverarsi. Continuava a ripetere che lei doveva opporsi di più, doveva combattere contro quella malsana voglia di soddisfare altre persone. Continuava a rimproverarsi per tutti quegli attimi che aveva perso, quelle sensazioni che si era portata via da sola. Continua a pensare al 'ti amo' mancato, alla sua espressione al regalo che lei voleva farle per i sei mesi.
Era il miglior regalo che la ragazza avesse mai fatto a qualcuno.
Anche a causa delle sue precarie condizioni economiche, dovute al lavoro poco apprezzato e non tanto retribuito di suo padre, Willow non è mai soddisfatta dei suoi regali, pensa sempre che le altre persone meritino di meglio rispetto alle stupide cose che gli rifila; continua a ripetersi che, alla fine, conta il pensiero, ma tutti sanno che non è così.
Le persone non si ricordano mai il pensiero, le persone tendono a ricordarsi degli oggetti materiali che, generalmente, vengono associati ad altri esseri umani.
Dopo aver attraversato la fase del pensiero negativo di sé stessa, la riccia è passata ai desideri regressivi, ovvero alla voglia di fuggire da questo mondo così crudele e brutto, da questo mondo che non guarda in faccia nessuno, neanche l'anima più pura e gentile. Voleva nascondersi dalle grinfie della paura, dalla presa stretta e angosciante del dolore, dalla morsa pungente dei ricordi.
Se ne voleva andare, magari con sua madre e Cedric sarebbe stato tutto più semplice, tutto più bello.
Poi, però, le tornava in mente sua sorella, Luna, che, ogni singolo giorno alle diciassette in punto, passava a farle vedere dei fiori che aveva raccolto nei campi poco lontani da casa loro, li metteva in una piccola bottiglia e ne faceva sentire l'odore alla ragazza.
Si ricordava di questi piccoli attimi e combatteva contro quel mostro silenzioso che si è insediato lentamente dentro di lei, cercando di vincere una battaglia che, in realtà, continuava a perdere in partenza.
In questi mesi la ragazza non ha avuto il coraggio di muoversi dal suo letto.
Sentiva di non meritare la vista del Sole senza di lui.
Così passava le sue giornate sempre monotone a dormire, ritrovandosi stanca anche senza far niente, ritrovandosi senza alcuna voglia di andare avanti.
I ricordi delle loro notti insieme non le causavano nulla di positivo, solo un grande vuoto dentro al petto; stesso discorso per i piccoli gesti che, puntualmente, le ritornavano in mente.
Con il tempo, la ragazza ha anche capito che il dolore interno era così forte, che sovrastava quello fisico.
Lo oscurava, lo faceva passare in secondo piano, le faceva dimenticare di essere viva, così, per ricordarselo, aveva trovato un'unica opzione che la faceva star male, le faceva sentire la vita scorrere lentamente fra le sue dita, ma, allo stesso tempo, le faceva bene.
Era una punizione.
Era un promemoria.
Era tutto ciò di cui aveva e ha bisogno.
Questo è tutto ciò che comporta quel killer silenzioso della depressione.
Non è una predisposizione alla tristezza o dei cambi d'umore rapidi, come molti fanno credere. È molto di più. È quel parassita che si insedia dentro il tuo organismo e contorna la tua anima con un'aura che ti blocca, che ti fa fermare in uno stato catatonico; poi si insedia nel tuo sangue, scorre nelle tue vene, arterie e capillari, mescolandosi con l'ossigeno e l'anidride carbonica, intossicando tutte quelle sostanze che sono dirette nei vari compartimenti del nostro corpo, in modo da inibire le nostre funzioni.
Tutto questo non fa altro che portarci all'autodistruzione sia dal punto di vista mentale, con la sua aura, sia dal punto di vista fisico, con la sua contaminazione.
Willow, da quando ha realizzato la morte di Cedric, ha cominciato ad alterare dei momenti di puro dolore interiore che possono essere inibiti soltanto da quello fisico, a degli attimi di puro vuoto.
In quei momenti che generalmente sono predominanti, la ragazza non fa altro che spegnere tutti i sensi del suo corpo, in modo da rifugiarsi in una parte precisa della sua mente, in un luogo così sicuro e accogliente, dove non esiste dolore, non c'è un sapore dolceamaro.
C'è solo lui.
Con il suo sorriso.
Con i suoi occhi.
Ci sono quei ricordi che ancora l'aura di tenebre non è riuscita a strapparle, quelli ai quali si aggrappa con tutte le forze, a cui si aggrappa con la speranza che un giorno, anche lontano, riuscirà a provare nuovamente quelle emozioni uniche che solo il Tassorosso è riuscito a farle provare.
Quello che le piace ricordare di più è molto semplice e, in fondo, li rappresenta alla perfezione, non ci sono grandi gesti, ma semplicemente delle piccole cose che parlano sempre ad alta voce.
"Ma allora è vero che le sirene sono delle creature meravigliose?" -domanda Willow mentre fissa il Lago Nero, luogo dove, qualche giorno prima, si è tenuta la seconda prova del Torneo Tremaghi.
"Assolutamente no, sono spaventose e i tritoni fanno ancora più paura di loro." -replica il ragazzo con la schiena poggiata sulla gelida pietra della riva. "Tu mi avevi raccontato di quella cal..come si chiama?"
"Calypso." -risponde la riccia con un sorriso divertito e con il cuore pieno di gioia.
Dopo la litigata con Cho, il ragazzo non si è allontanato, anzi, sono più uniti che mai.
Mano su mano. Cuore su cuore. Anima su anima.
"Eh si, proprio lei!" -esclama Cedric con gli occhi incastonati in quelli di Willow. "Mi avevi raccontato che le sirene erano delle creature magnifiche, le più belle. Io ero tutto tranquillo e poi una di loro mi è spuntata all'improvviso e ho seriamente pensato di morire dalla paura."
"Che cuor di leone sei." -commenta la ragazza con un sorriso che fa capolino dalle sue labbra. "Comunque ti avevo detto che l'Odissea è soltanto un poema epico greco, non corrisponde alla realtà e la sua storia si basa principalmente sui fondamenti presenti nella società di quel tempo, ovvero la gloria e la bellezza."
Cedric, per seguire il discorso della sua fidanzata, si poggia sui gomiti e la fissa attentamente, in attesa di sentire la sua voce.
Alla fine, anche se lui non riesce a capire niente di questi libri babbani, ascolterebbe Willow parlare di ciò che le interessa per tutta la giornata, vedere quel sorriso spuntare fra le sue labbra quando riesce a fargli capire un concetto, è impagabile.
D'altro canto, alla riccia piace che lui si interessi così tanto a ciò che le interessa, la fa sentire speciale, voluta.
La fa sentire incredibilmente amata.
"Quindi hanno sempre avuto quell'aspetto?" -le domanda il ragazzo per poi spostarle delicatamente una ciocca di capelli dal viso.
"Questo nessuno può saperlo, non è neanche certo che chi ha scritto l'Odissea le abbia viste, può essere frutto della sua immaginazione." -replica la ragazza mentre Cedric gioca con le dita delle sue mani.
"Si, ma mi hanno comunque fatto paura." -ribatte il Tassorosso con un'espressione che esprime il suo stato d'animo. "Quindi anche quella che si trova nel Bagno dei Prefetti è sbagliata."
"Non è detto, non corrisponde alla tua realtà." -controbatte la Corvonero con lo sguardo fisso sul ragazzo. "Ti avevo detto che le Sirene sanno essere ingannevoli, con la loro voce attirano gli uomini e nessuno sa come questi poi le vedono, si sa soltanto che sono completamente assoggettati da loro, tanto da poter uccidersi."
L'espressione di Cedric diventa sempre più preoccupata grazie al discorso di Willow e lei, nel vedere il terrore trasudare dalla sue pelle, non può far altro che scoppiare a ridere.
"Non ti avrebbero ucciso scemo, avranno stipulato un accordo con Silente!" -dice la ragazza fra una risata e l'altra. "Poi ti sto parlando delle Sirene nel mondo letterario, queste qui presenti non le conosco."
"Ma quindi Calypso ha ingannato Odisseo?" -chiede lui, facendo riferimento alla pagina del poema che avevano letto qualche giorno prima.
"No, Calypso, nonostante molti lo credano, non è una sirena, ma una ninfa e non aveva ingannato Odisseo, ma lo aveva aiutato a guarire."
"E poi?" -domanda il ragazzo mentre continua a fissare i lineamenti perfetti della Corvonero.
"Beh, Odisseo non era il primo eroe che finiva nell'isola, era una vera e propria maledizione per punirla dato che si era schierata con suo padre. Quindi lei doveva ospitare tutti questi uomini gloriosi dei quali, alla fine, si innamorava, ma poi, puntualmente, la lasciavano per tornare dalle loro mogli. Odisseo è una di queste persone alle quali la ninfa si era affezionata, l'aveva aiutato dopo la distruzione della sua nave." -afferma Willow mentre continua a scavare fra i ricordi e le metafore di quel poema che l'affascina così tanto.
"Ma non sembra essere malvagia, l'ha solo aiutato." -commenta Cedric, cercando di trovare una risposta alle sue domande. "Sembra essere gentile."
"Sembra, ma poi lo ha tenuto nell'isola per 7 anni, nonostante lui volesse tornare da sua moglie Penelope. Lei gli aveva promesso l'immortalità, l'amore eterno, ma lui voleva soltanto tornare dalla sua amata." -replica la ragazza con la testa che frulla fra varie osservazioni che continua a farsi ogni volta che i suoi occhi scorrono lungo le parole di quel libro.
"Scusa, ma che senso ha restare per 7 anni senza neanche tentare di tornare indietro?" -le domanda il Tassorosso che è completamente immerso nel discorso, anche se il modo in cui le parole scivolano fra le labbra della ragazza, lo distrae.
"Questo non l'ho capito bene, mi ricordo soltanto che Calypso e Odisseo hanno un figlio, quindi potrebbe essere rimasto per quello, però, in cuor suo, lui ha sempre saputo di voler tornare ad Itaca, perciò non ha ceduto alla proposta della ninfa." -risponde la ragazza per poi giocare con l'anello presente nell'indice destro del Tassorosso.
"Quindi Calypso non è altro che una donna passeggera che ha curato le sue ferite in modo da salvarlo?" -chiede Cedric mentre fissa i movimenti delicati della riccia, percependo il leggero freddo che emana la sua mano.
"Si, Calypso ha permesso ad Odisseo di tornare a vivere e, non volendo, l'ha preparato per un viaggio nel quale lei non c'era."
Questa storia, dal momento in cui Crystal ha prestato il suo libro a Willow, popola sempre i suoi pensieri perché, nonostante le difficoltà che si incontrano per leggerla, essa è un vero capolavoro, pieno di metafore e valori che, letti da un occhio estremamente attento, possono essere applicati anche e soprattutto alla società di oggi.
La riccia è così persa nei suoi ragionamenti mentali, da non rendersi conto che delle gocce d'acqua stanno entrando in contatto con la sua pelle.
"Willow!" -la richiama Cedric mentre esegue un incantesimo sui libri che hanno portato, in modo da non bagnarli. "Ha iniziato a piovere, rientriamo."
Ma la ragazza non lo ascolta.
Sta così bene in questo momento che non ha alcuna intenzione di muoversi, perciò lascia che la gelida acqua entri in contatto con il viso che ha volutamente alzato verso l'alto.
"Se vuoi rientra, io resto qui." -commenta la riccia con un sorriso che emana tutta la sua felicità.
Cedric, dopo aver stilato mentalmente dei pro e dei contro, decide di prendere la mano di Willow e sollevarla dalla pietra presente nella riva del Lago.
Così facendo i due ragazzi si fissano negli occhi, mentre entrambi pensano a quanto siano fortunati nell'essersi trovati.
Non lo dicono ad alta voce, ma lo sanno.
Gli occhi parlano.
Tutto di loro parla.
Mente. Cuore. Anima.
Con la pioggia che accompagna il loro momento, Willow si adagia sul petto di Cedric ed insieme cominciano a muoversi a ritmo di una musica che può essere sentita solo da loro.
E dopo questo momento di vuoto, nel quale si rifugia nel ricordo che è riuscita a conservare, la ragazza torna a percepire un dolore su tutto il suo petto, che, tramite le vene, le arterie e i capillari, si dirama in tutto il suo corpo, in modo da inibire tutti quegli impulsi neuronali che ci fanno sentire vivi.
"Willow." -la richiama dolcemente una voce e, quando la riccia ritorna alla realtà, sposta lo sguardo verso destra e incontra quello premuroso di Theo Nott. "La riunione dei Prefetti è terminata, siamo quasi arrivati ad Hogwarts."
La Corvonero, non avendo alcuna voglia di parlare, si limita a sorridergli cordialmente e il ragazzo, capendo quel piccolo gesto, si congeda fuori dallo scompartimento.
In questo momento ha solo bisogno di ricordarsi che ancora è viva.
***
Dopo aver visitato la sua nuova stanza, ottenuta grazie al ruolo di Prefetto, la riccia cerca di svolgere il suo ruolo come meglio riesce e, proprio per questo, sta accompagnando i ragazzi della casa di Corvonero nella Sala Grande, dove, come da tradizione, vi è la Cerimonia di Smistamento.
Dopo essersi seduta nel suo solito posto, ovvero a destra di Luna, la ragazza non può fare a meno che guardarsi attorno.
Gli stendardi neri che popolavano questa stanza l'ultima volta che la ragazza ci aveva messo piede, sono stati rimpiazzati da quelli delle Case che, per la prima volta, sono presenti tutti e non soltanto quello dei vincitori.
Facendo vagare il suo sguardo nei tavoli delle altre case, la riccia nota che Crystal sta borbottando qualcosa nell'orecchio di Fred, mentre la preoccupazione marca i suoi lineamenti, invece, Alexis si trova isolata, accanto alla porta d'ingresso, con lo sguardo fisso nel piatto vuoto dinanzi a sé.
"E adesso il Cappello Parlante vi appella e certo sapete qual è la novella che a voi tutti quanti annunciare dovrò: ma sì, nelle Case io vi smisterò. Però questa volta è un anno speciale, vi dico qualcosa ch'è senza l'uguale: e dunque, vi prego, attenti ascoltate e del mio messaggio tesoro ora fate. Mi spiace dividervi, ma è mio dovere: eppure una cosa pavento sapere. Non so se sia utile voi separare: la fine che temo potrà avvicinare. Scrutate i pericoli, i segni leggete, la storia v'insegna, su, non ripetete l'errore commesso nel nostro passato. Adesso su Hogwarts sinistro è calato un grande pericolo, un cupo nemico l'assedia da fuori, pericolo antico. Uniti, e compatti resister dobbiamo se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo. Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho... e lo Smistamento or comincerò." -l'unica cosa che riesce a distogliere l'attenzione di Willow, è la voce del Cappello Parlante che intona una canzone diversa rispetto agli anni precedenti.
"Cosa ha detto?"-chiede Willow per poi concentrare il suo sguardo sulla sorella che, come ogni volta, fissa con occhi incantati il pezzo di stoffa che è seduto sullo sgabello al centro della Sala.
"Ha cambiato il suo discorso." -replica Luna per poi voltarsi lentamente verso la riccia. "Ha raccontato dell'armonia iniziale, presente fra i fondatori, poi del cambiamento una volta che Salazar Serpeverde li ha abbandonati, generando un clima di ostilità. Alla fine ha fatto un appello per dirci di restare uniti, anche se dobbiamo essere smistati in Case diverse."
Willow non continua il discorso, lo lascia cadere e si immerge nuovamente nei suoi pensieri.
Questa volta però non ricade nel suo preferito, ma in uno di quelli che sono circondati da quell'aura infettata, da quel parassita oscuro che le lacera le interiora.
Comincia a ricordare il volto del Tassorosso sorridente, mentre rideva ad una battuta probabilmente fatta da Cristopher.
Se solo ci fosse stata quest'unità magari lui sarebbe ancora lì.
Ecco che torna quell'oscurità che le popola la mente, che le rende difficile persino una cosa semplice come respirare, parlare.
Non riesce neanche a concentrarsi in ciò che sta succedendo all'infuori della sua bolla e percepisce il passare logorante dei minuti, sente il loro scorrere nelle sue vene, fra le sue dita, come aria che corre alla velocità della luce.
"Ai nuovi arrivati."- dice Silente con voce forte, le braccia allargate e un gran sorriso sulle labbra, "Benvenuti! Ai nostri vecchi amici... bentornati! C'è un tempo per i discorsi, ma non è questo. Dateci dentro!"
Non appena il Preside termina di pronunciare questa parole, c'è fragorosa risata di approvazione e degli applausi da parte degli studenti che, come ogni volta, aumentano con la comparsa di arrosti, pasticci, verdure, pane, salse e boccali di succo di zucca lungo tutti i tavoli delle Case.
Mentre Luna si getta volentieri nel pasticcio, Willow non può far altro che reprimere un conato alla vista di tutte queste pietanze.
Il suo corpo non è più abituato, non riesce più a guardare tutte queste cose senza sentirsi male, senza sentire che quell'aura le sta stringendo lo stomaco.
Per andare incontro alle esigenze del suo corpo e per evitare domande da parte di altri studenti, le dita ormai ossute della ragazze afferrano un piccolo pezzo di arrosto e delle verdure, ingoiando il tutto con una lentezza ed una fatica disarmante.
"Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi." -comincia Silente. "Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti... e ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani." -continua per poi posare lo sguardo nel tavolo dei Grifondoro, puntandolo su Harry, Ron ed Hermione. "Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto, per quella che mi riferisce essere la quattrocentosessantaduesima volta, di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo ufficio. Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure."
In segno di rispetto ed educazione, tutti i ragazzi cominciano ad applaudire e Willow, con sguardo spento, nota che nel tavolo dei professori, oltre che mancare Malocchio Moody, non c'è neanche il guardacaccia Hagrid, nonché uno dei suoi insegnanti preferiti.
"Poi quest'anno ho il piacere di annunciarvi del ritorno del nostro amato Torneo di Quidditch" -afferma Silente per poi fare una pausa in modo da scrutare i vari sorrisi presenti nei tavoli delle quattro case. "I provini si terranno il.."
Tuttavia, per la prima volta in cinque anni di frequentazione, il Preside di Hogwarts non riesce a completare il suo discorso a causa di un'interruzione e questo, finalmente, cattura la poca attenzione di Willow.
"Hem hem." -quella che la riccia presume essere la nuova insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, con il suo completo rosa, si è alzata dal tavolo dei Professori e agli occhi di tutti è chiaro che vuole tenere un discorso.
Silente, non essendo abituato, rimane stupito, un pò come tutti gli studenti lì presenti, è chiaro che questa donna non sa come funzionano le cose ad Hogwarts.
"Grazie, Preside." -dice in tono lezioso la professoressa Umbridge. "Per le gentili parole di benvenuto."
La sua voce è così acuta che riesce a penetrare nelle orecchie di Willow, causandole un terribile fastidio che, molto probabilmente, sarebbe sfociato in un mal di testa.
"Be', devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts!" -sorride, rivelando denti molto aguzzi. "E vedere queste faccette felici che mi guardano! Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amici!" -continua la donna vestita di rosa e, proprio mentre Willow comincia a pensare a quanto ella sia fastidiosa e non degna della sua fiducia, la Umbridge ritorna a parlare, questa volta però con una voce più dura e seria, come se non fosse altro che un semplice disco rotto.
"Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell'insegnamento. Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione...perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite."
Sempre con quel tono gelido, la donna si congeda e torna a sedere nel tavolo degli insegnanti dove un'ostile McGranitt continua a mandare delle occhiatacce.
Mentre le chiacchiere attorno a Willow cominciano a popolare la Sala, la ragazza si richiude nuovamente in sé stessa, non cercando neanche di ragionare sul discorso appena fatto.
È troppo stanca.
Vorrebbe soltanto dormire e, magari, sognare due paia di occhi grigi.
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