20. bacio del dissennatore

TW: menzioni di violenza sessuale e suicidio

CRYSTAL'S POV

Perché io.
Perché io.

La mente di Crystal non pensa ad altro, continua a farsi questa domanda mentre fissa il vuoto.

È passata una settimana, ma non sembra.

Il dolore fisico ancora non è svanito, mentre il dolore interiore continua a crescere giorno dopo giorno.

È passata una settimana dall'ultimo pasto della ragazza: in tutti questi giorni si è rifiutata di mangiare, o meglio, non c'è riuscita, a volte le sembrava difficile persino respirare.
Il primo giorno ha anche smesso di farlo per qualche secondo, le sembrava una via facile.
È passata una settimana dall'ultima volta che ha frequentato una lezione.
È passata una settimana dall'ultima volta che è uscita dalla camera.
È passata una settimana dall'ultima volta che ha rivolto la parola a qualcuno.
È passata una settimana dall'ultima volta che ha respirato sul serio.
È passata una settimana dall'ultima volta che si è sentita Crystal.
È passata una settimana dall'ultima volta che ha pensato al futuro, che ha visto un futuro.

Vergogna.
È solo questo che sente.
Si sente viscida.
Sporca.

Se solo avesse fatto qualcosa, se solo avesse tenuto la bacchetta con più forza, se solo sapesse fare magie senza la bacchetta, se solo fosse stata più sveglia, se solo non avesse indossato un vestito, se solo non si fosse fidata, se solo non avesse bevuto dal bicchiere di Adrian...

Le sue giornate ora sono monotone: la mattina passa quattro ore sotto la doccia, grattando via quella sensazione, il ricordo di quelle mani, della sua bocca, di lui; il pomeriggio dorme, o meglio ci prova, dato che il suo sonno dura soltanto 2 ore a causa dei continui incubi; la notte la passa sveglia, a piangere, oppure, esce di nascosto per andare a trovare Alexis.

Lei è l'unica persona con la quale ha avuto il coraggio di parlare.

"Non mi sente, non devo vergognarmene." -pensò fra sé e sé cinque giorni dopo l'accaduto, mentre stringeva la mano della sua amica.

Aveva parlato.
Le aveva raccontato cosa le era successo, come si era sentita, cosa le aveva detto.
Aveva pianto.
Singhiozzi.
Aveva smesso di respirare.
Aveva avuto la sensazione di risentire le sue mani.
Le sue parole.
La sua presenza.

Ma dopo Crystal, non ha più parlato, non ha più aperto la bocca.

Non ha nemmeno risposto alle provocazioni di Angelina o alla dolce voce di Alicia, non ci riesce, non ne ha le forze.

Giorno dopo giorno, il digiuno la rende ancora più debole: il suo battito rallenta a poco a poco, la sua forza, già inesistente, sparisce sempre di più e le sue emozioni si stanno spegnendo nuovamente.

Nessuno dei suoi amici è passato a trovarla.

Fred è capitato nella stanza varie volte, ma Crystal ha sempre finto di dormire, non sarebbe riuscita a reggere il peso del suo sguardo, sarebbe crollata, il solo ricordo..
Non può neanche pensarci.

Non ha intenzione di uscire, non riuscirebbe a guardarlo, a incontrarlo senza cadere a terra, inerme, non riuscirebbe a reggere la figura di Adrian.

Non riesce a fare niente.
Non riesce neanche più a piangere, ha finito tutte le lacrime a sua disposizione.
Non riesce a guardarsi allo specchio, a guardare i suoi lividi che si impegna a coprire prima di uscire dal bagno.
Non riesce più ad essere se stessa.
Non riesce più a sentirsi a suo agio con il suo corpo.
Non riesce più a percepire la sua innocenza.
Non riesce più a essere sicura di sé.
Non riesce più ad essere felice, a sorridere.
Non riesce più a provare.
Non riesce più a sentire.
Non riesce più a vivere.

Si sente congelata, come quella sera.

Si limita a chiudere gli occhi e a non pensare, a spegnere il suo cervello, le sue emozioni, in modo da far trapelare quella fredda assenza di emozioni, perché per una settimana intera il
dolore ha avuto la meglio su di lei, l'ha consumata, l'ha portata all'autodistruzione.
Ha pianto per tornare a sentire qualcosa, per tornare a sorridere, ad essere felice, ad amare.

Invano.
Lei non si sente più felice.
Non si sente più viva.

Respira, ma è assente: è come se avesse subito il fatale bacio del Dissennatore perché, in fondo, è così che lei vede... Flint.

Lui è il suo Dissennatore, colui che si è nutrito della sua felicità, della sua gioia, di ogni sua emozione o sensazione positiva, rimpiazzandole con uno stato comatoso, con una vita che non può essere definita come tale, con un senso di vergogna e di impotenza.
Ha consumato la sua anima.
Il suo cuore.
Il suo corpo.

La sua camera è diventata la sua cella.
Il suo corpo è la sua prigione.

L'aveva baciata e, proprio come un Dissennatore, le aveva portato via una parte di se stessa, anzi, si era portato via tutto e l'ha portata all'esasperazione.

Crystal si sente un guscio vuoto, esiste e basta e, ora come ora, sa che non riuscirà a guarire, che non tornerà a sentire, a provare.
La sua anima se n'è andata per sempre.
È perduta.

In questo momento Crystal sta dormendo o, meglio, sta per svegliarsi.

Le sue mani sono attorno al suo collo, Adrian ride, lui ride, Arabella ride, Fred ride, Willow ride, Alexis ride. Ridono tutti di lei, del suo corpo, della sua impotenza e poi bruciore, dolore, paura, pianto, terrore.

"È solo un sogno Crys, sei terrorizzata, ma è solo un sogno. Guardati attorno, sei nella tua stanza, al sicuro e non sta succedendo niente. Sei sola e la tua bacchetta è accanto a te."

Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.

Si alza dal letto, ma lo fa troppo velocemente e, non ingerendo cibo da troppo tempo, la ragazza cade immediatamente a terra.

"Lui mi aveva spinta per terra, se solo avessi opposto più resistenza." -pensa fra sé e sé mentre le immagini di quella notte continuano a ripetersi nella sua testa. "Non sta succedendo niente, è un flashback. Sei nella tua stanza, al sicuro e non sta succedendo niente. Sei sola."

Non appena un briciolo di forza le attraversa i suoi muscoli, la ragazza si rialza e, sul suo comodino, nota qualcosa di insolito, qualcosa che non si trovava lì l'ultima volta che aveva gli occhi aperti: un piatto di biscotti.

Al solo odore di quella pietanza, il suo stomaco comincia a brontolare (l'acqua non le basta più), ma, non appena alza il piatto dal comodino per poi appoggiarlo sul letto, un altro ricordo le popola la mente.

Il bicchiere.
Il giramento di testa.
L'impotenza.

Con un rapido gesto della mano, Crystal lascia cadere il biscotto che, non appena entra in collisione con il piatto, si spezza in varie parti.

Chi gliel'ha portato?
C'è dentro una pozione?
Cosa le avrebbe fatto?

La bruna vorrebbe mangiare, ha così tanta fame, ma, con la testa che le vaga fra i ricordi, le è impossibile.

Impossibile fidarsi.

Bicchiere.
Giramento di testa.
Impotenza.
Schiaffo.
Lividi.
Crucio.
Adrian.
Vergogna.
Imbarazzo.

La sua mente viaggia, non si ferma per un secondo, ripercorre quella notte ogni giorno ad un'ogni singola ora.
Lei vorrebbe soltanto mangiare.
Vorrebbe tornare a vivere.

Ma non può gustarsi quei biscotti.
Così, per non cadere in tentazione, si dirige in bagno con l'aiuto del muro della stanza, in modo da non cadere, ma, quando per sbaglio il suo sguardo cade sullo specchio sopra il lavandino, un senso di disgusto pervade il suo corpo ormai diventato pelle ed ossa.

Le occhiaie sono più marcate del solito, il livido sul collo è visibile nonostante la magia che ha effettuato, il suo viso è diventato scheletrico, i suoi occhi non lasciano trasparire alcun tipo di emozione.

Disgusto.
Vergogna.
Le pervadono tutto il corpo fin quando un conato di vomito la porta ad inginocchiarsi e a lasciar andare tutto.

Dopo un'infinità di lacrime, Crystal si rialza, si lava velocemente e poi si dirige sopra il letto, ma quando entra nuovamente in contatto con l'odore dei biscotti, la sua mente viaggia ancora su quel pensiero.

Bicchiere.
Giramento di testa.
Impotenza.
Schiaffo.
Lividi.
Crucio.
Adrian.
Vergogna.
Imbarazzo.

Guarda quel piatto, è tentata, ma non può.
Vorrebbe, è così invitante.

Pozione.
Dolore.
Disgusto.

Non riuscendo più a sopportare quella piccola voce nella sua testa, Crystal prende il piatto e lo lancia, assieme al suo contenuto, contro il muro lasciando uscire dalla sua bocca un grido di disperazione, di dolore.

Mentre guarda il disastro sparso per la sua stanza, il suo corpo cade in avanti, le sue mani afferrano la testa, mentre le dita stringono i capelli con una presa così forte che Crystal ha l'impressione che potrebbero staccarsi da un momento all'altro.

Lacrime.
Singhiozzi.
Vuoto.

Trattiene il respiro, vorrebbe andarsene, sarebbe tutto più facile.
Il dolore se ne andrebbe.
Il disgusto se ne andrebbe.
L'imbarazzo se ne andrebbe.
L'impotenza se ne andrebbe.
I lividi se ne andrebbero.

"Crystal." -una voce preoccupata la richiama non appena varca la soglia della stanza, ma, quando si avvicina alla bruna e le posa una mano sulla testa, la ragazza scatta all'indietro.

Il tocco di una persona le risveglia la mente.

Le sue mani su di lei.
I suoi schiaffi.
Non sopporta un tocco.
Non sopporta la presenza di un uomo nella sua stanza.
Non si sente più al sicuro.

Le lacrime continuano a scendere, i singhiozzi cessano, il battito accelera e il respiro si ferma.

"Crys sono io, Fred." -afferma il ragazzo mentre la guarda confusamente, ma, quando tende una mano verso di lei, ha ancora una volta la stessa reazione.

Il corpo della ragazza scatta involontariamente.

La sua mente non è lì, è tornata a quella notte, a quel tocco.
Dai suoi occhi escono delle lacrime salate, ma il suo sguardo è spento, assente.

"Ehi.." -comincia a parlare e cerca di tendere nuovamente la mano, ma, quando vede il suo corpo irrigidirsi, la ritrae all'istante. "Cosa succede?"

Nessuna risposta.

Bicchiere.
Giramento di testa.
Impotenza.
Schiaffo.
Lividi.
Crucio.
Adrian.
Vergogna.
Imbarazzo.

"Crys sono Freddie, puoi fidarti di me." -la frase del ragazzo esce quasi come una supplica, odia vedere la sua migliore amica in quelle condizioni, odia vedere quella persona così speciale con il terrore che le attraversa gli occhi.

"Te li avevo portati io quei biscotti." -afferma con un timido sorriso per cercare di contagiare la bruna, ma, quando capisce che niente l'avrebbe rallegrata, comincia a studiarla.

Le sue guance sono sparite.
Le occhiaie popolano il suo sguardo.
I suoi occhi sono spenti.
La sua gioia è sparita.
Il suo sorriso sembra essere un lontano ricordo.

Crystal, nel sentire la calma voce del ragazzo, si è risvegliata dal suo stato di trance.
Fred non le avrebbe mai fatto del male, non in quel modo, lei si fida di Fred.
Ma si fidava anche di Adrian.
Ora?
Si fida veramente di qualcuno?

Involontariamente la ragazza distoglie lo sguardo e, non appena il suo collo si sposta verso destra, la coperta che aveva addosso le scivola, rendendo possibile la vista di quel grande livido viola che si trova sul suo collo.

Il cuore di Fred perde un battito.
Il respiro si ferma.

Chi può aver fatto del male alla sua Crystal? A quella ragazza così dolce ed innocente.
Chi l'ha resa così? Chi l'ha distrutta?

"Crys chi è stato?" -domanda lui mantenendo un tono di voce basso e, capendo la situazione, si allontana un po' dalla ragazza, in modo da non farla sentire in pericolo o sotto alcun tipo di pressione.

La bocca della bruna non si apre, non ha la forza di parlare, l'ha persa tutta quella sera per urlare il nome di un ragazzo che non è più tornato, così si limita a scuotere la testa.

Non vuole parlarne, non riesce a parlarne.
Si sente viscida.
È colpa sua.
Avrebbe dovuto cogliere i segnali.

"Crys." -la richiama il ragazzo e ciò la porta ad alzare lo sguardo.

Due paia di occhi marroni si incontrano, entrambi sono carichi di lacrime.

Lei perché si sente impotente, viscida, sporca; mentre lui condivide il senso di impotenza, ma soprattutto non riesce a vedere la sua amica sempre sorridente in uno stato come questo.

"Ti prego ti ho portato questo, mangia qualcosa."

La ragazza vorrebbe farlo, ha così tanta fame che non riesce neanche a restare seduta, le mancano le forze, le mancano le sue guance, le manca non sentire tutte quelle ossa al semplice contatto con la pelle.

Ma come può mangiare?

Vorrebbe fidarsi di Fred, lo vuole con tutto il suo cuore, ma non può.

Il ragazzo capisce la situazione, o meglio, prova a capirla e, quando vede che Crystal non ha alcuna intenzione di toccare quel cibo nel piatto, si alza, prende la sedia accanto alla scrivania di Angelina e si siede in fondo al letto, il più lontano possibile dalla bruna, cercando così di metterla a suo agio.

Ma è impossibile che le si sentisse a suo agio.
Non riesce neanche a sentirsi bene nel suo stesso corpo.

"Ti prego Crystal, mangia con me, anche solo un morso. Non farlo per me o per tua sorella o per qualsiasi altra persona.. fallo per te. Cerca di prenderti cura di te stessa." -fa una pausa per poi avvicinare il piatto al centro del letto. "Quando sarai pronta io e tutti gli altri saremo qui per parlare, ma ora devi andare avanti, devi muoverti." -conclude il ragazzo mentre una lacrima solitaria bagna la sua guancia.

Non appena morde il suo panino, Crystal sente un pizzico di fiducia scorrere nelle sue vene, così, rispondendo ai bisogni del suo corpo, afferra il suo pranzo e comincia a dargli dei piccoli morsi.

Il suo corpo, non essendo più abituato a ingerire alimenti, vorrebbe farle mangiare l'intera cucina di Hogwarts, ma il suo cervello, invece, la spinge a fare il contrario e ovviamente esso, che comanda tutto il corpo, ha sempre la meglio.

"Hai paura?" -le domanda il ragazzo e la bruna, in risposta, si limita ad annuire.

"Sai quando avevo paura di muovermi? Quando da piccolo avevo perso il controllo della scopa e mi sono risvegliato dopo ben cinque giorni. Per un mese non ho più voluto vedere una scopa, ma, con l'aiuto degli altri sono riuscito, passo dopo passo, a riacquistare sicurezza e sai cos'ho fatto alla fine? Mi sono mosso lo stesso ed questo che tu devi fare, continua a muoverti, a camminare, ad andare avanti. Promettimelo." -afferma Fred preoccupato mentre nota che la ragazza di fronte a lui si sta lasciando andare.

Crystal sa che non riuscirà a muoversi.
Il dolore è troppo grande, troppo forte, troppo persistente.

Ma allo stesso tempo sa anche che non riuscirebbe mai a sopportare una vita così.
Vorrebbe smetterla di respirare, ma il pensiero di abbandonare Arabella e Remus la lacera, così comincia a pensare attentamente alle parole del rosso di fronte a lei.

Che cosa costa provarci?
Che cosa costa fare un passo alla volta?

"Promesso."

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