13.2 sole e luna
->>scorrete per la canzone
CRYSTAL'S POV
L'erba ghiacciata scricchiola sotto i suoi piedi. Non c'è un filo di vento e il cielo è bianco, perlaceo, uniforme, il che significa buona visibilità senza lo svantaggio del sole negli occhi. È tutto perfetto per la partita contro Serpeverde.
Tutto perfetto.
Se non fosse per le sue condizioni, per il suo stupido cuore e per l'ancora più stupido cervello che non l'aveva preparata al fatto che anche loro fossero presenti. Difatti, quando vede le loro spalle, il suo più grande incubo diventa realtà. Da sola, con loro, in quel posto. La testa le scoppia, la paura diventa insopportabile. Troppo forte, troppo straripante. Il controllo l'abbandona e adesso non è più lei a comandare la sua stessa vita, è un'ospite sgradito nel suo stesso corpo.
Le mani cominciano a tremare, la vista si annebbia, il petto comincia ad andare a fuoco, la sua gabbia toracica si stringe attorno al cuore e ai polmoni, il diaframma cerca invano di trovare la forza di inspirare, cerca di farlo, si abbassa a più non posso, comprime gli organi addominali, ma non riesce. Le manca l'aria, annaspa per l'aria. Comincia a sentire freddo, il corpo trema sempre con più forza a causa di quei brividi, quegli stupidi brividi di paura ed impotenza. Il torace le brucia. L'addome le brucia. Si sente soffocare, sempre di più. Il cuore cerca di lottare, cerca di compensare l'assenza del cervello, cerca di trovare la forza per quei ricordi felici che generalmente la salvano. Ci prova. Ci prova. Ci prova. Ma fallisce. La sua frequenza aumenta, ma per il cervello questo è troppo, non riesce a collaborare, non riesco neanche a garantire la sopravvivenza. La paura, il dolore, i ricordi scorrono al posto del sangue. Si annidano e bloccano la sua circolazione. Diventa sempre più debole. Ogni volta che annaspa. Ogni battito del suo cuore. Più e più debole. Si sente svenire, si sente impotente ed è terribilmente spaventata.
Ma tutto questo accade solo nella sua mente, dall'esterno sembra una normale persona che guarda le condizioni meteorologiche prima della partita, è un pò più pallida, ma è normale dato che la tensione è sempre presente in partite del genere.
"Bel tempo, eh?" -le domanda George mentre fissa il cielo, ma lei non riesce a rispondere. Apre la bocca ma è come se tutto ad un tratto fosse diventata muta. Vorrebbe chiedere finalmente aiuto, vorrebbe urlarlo, ma non riesce. "Crys?"
Nessuna risposta.
Annaspa. Annaspa. Annaspa.
"Stai bene?" -chiede il ragazzo con sguardo visibilmente preoccupato. "No che non stai bene che cazzo dico, ma ti prego dimmi cosa fare."
Lei non risponde, si limita a fissarlo con gli occhi spalancati ma allo stesso tempo stanchi. Vorrebbe tanto chiedergli di chiamare Fred, lui sa perché lei sta così, ma non può chiamarlo, deve imparare a sopravvivere senza di lui, perché lei non è affatto buona per lui, non è abbastanza per lui. Ha fatto tanto per lei, ha fatto persino troppo per una ragazza che non riesce più a respirare alla semplice vista di due persone.
"Andiamo dentro." -afferma George per poi prendere la sua mano e portarla, inconsciamente, dentro lo spogliatoio. Lui non ne sapeva niente proprio perché Crystal non aveva avuto il coraggio di dire niente, era stato troppo difficile con Arabella e Remus, era stato tutto troppo e non voleva ripetere lo stesso discorso ancora e ancora. Quel discorso è costantemente nella sua mente, quelle scene sono costantemente nella sua mente. Non serve ripeterle. Le conosce fin troppo bene. Effettivamente non lo aveva detto neanche a Fred, lui, fortunatamente, lo aveva capito, o almeno così credeva.
Una volta varcata quella dannata porta, ricorda ogni singolo dettaglio, ogni singolo secondo, azione, movimento, agonia. In questo luogo l'oscurità è infinita.
Il suo sguardo vaga, cerca di cogliere ogni singola differenza da quella sera, cerca di vedere se sono ancora presenti le gocce del sangue che uscivano copiosamente dalle sue ferite, le tracce delle sue lacrime che avevano bagnato gli occhi, le guance, la bocca, qualcuna era persino arrivata a bagnare i capelli. Cerca di sentire le sue urla, le sue grida di agonia, di aiuto. Cerca di percepire il suo dolore, la sua vana speranza.
Che sciocca, doveva sapere che il dolore sarebbe durato per sempre e che non esiste nessuna speranza. Essa è la più grande illusione che il genere umano abbia mai prodotto per andare avanti quando non c'è assolutamente un cazzo di scopo. La speranza è un vuoto nero, ti succhia, ti consuma, ti distrugge, ti trascina in una sensazione di nulla, di vuoto. Ti trascina e ti fa sentire senza peso, come quando le onde del suo mare nero ti fanno sbattere contro le rocce. Poi, si sente pesante come la roccia. Annega al solo pensiero dell'acqua, annega nei suoi pensieri, nel suo dolore.
Il suo corpo si sente stanco, la sua mente è irrequieta; non in senso buono.
Si aspetta un altro attacco di panico, ma non arriva. Ormai è così abituata a questa sensazione che riesce a percepirli solo quando la fanno cadere a terra perchè le manca il respiro. Ha imparato a vivere con la morsa, a vivere col fiato corto.
"Che cosa è successo?"- le domanda George, dopo averla osservata per qualche secondo. Inizialmente il ragazzo pensava si trattasse di suo fratello, l'avrebbe voluto strangolare. Ma questo, i suoi occhi vuoti, la sua rigidità, erano troppo.
"Niente, stanotte non mi sono sentita bene." - le risponde lei con gli occhi lucidi mentre cerca di ricomporsi. Non il discorso. Non un'altra volta.
"Vorrei dirti di non fare caso a Fred, lui è un cretino e lo sai anche tu. Mi sono sempre chiesto perché hai scelto il peggiore di tutti gli Weasley ma presumo che non si possa scegliere, anzi lo so fin troppo bene." - dice lui cercando di strapparle un lieve sorriso, invano. "Però so che questo, non ha niente a che vedere con mio fratello o almeno in parte. Capisco se non vuoi parlarmi di tutto quello che succede, ma se dovessi avere bisogno lo sai che puoi sempre venire da me."
"Era un attacco di panico, non è stato niente di importante Georgie." -replica lei cercando di convincere il rosso, ma, in realtà, stava cercando di convincere persino se stessa.
"No, quella era una reazione al tuo problema, non il problema in sé." -afferma lui in piena tranquillità, per poi sedersi nella panchina dal lato opposto.
"È tutta colpa mia." -butta fuori di getto questa semplice frase, la sputa fuori come veleno. È tutta colpa sua, solo colpa sua. "Sono distrutta George, sono a pezzi e per questo sto spezzando anche lui, ma lui non si merita questo, non dopo tutto quello che ha fatto. George non so più cosa fare, mi sento un disastro, anzi sono un disastro perché non riesco ad essere la persona che lui si meriterebbe. Ci provo, ma fallisco costantemente. Lo sto ferendo, molto più di quanto lui possa ferire me e tutto questo dolore, questa agonia è un riflesso di tutto ciò che sto provando, di tutto ciò da cui non sono guarita. "
A volte pensa anche che glielo deve, non sa perché ma se lo sente. Vede il suo sguardo, legge i movimenti del suo corpo e pensa che glielo deve. Ha provato ad accontentarlo più e più volte, ma ogni volta che arrivava a quel punto, le tornava tutto in mente, ogni scena, ogni tocco, ogni dolore. Per questo una parte di lei non fa altro che incolparsi per essere stata così ingenua da poter pensare che a qualcuno potesse importare veramente di lei. Per essere stata stupida. infantile. Per essersi rovinata il resto della sua adolescenza e persino della vita.
"Forse non stai guarendo perché stai cercando di essere quella persona che eri prima del momento che ti ha ferita. Quella persona Crys non esiste più. Devi andare avanti, rinascere. Non devi tornare indietro, quella persona appartiene a quel momento e quel momento, così come la persona, deve rimanere nel passato, non puoi trascinati dietro il ricordo di ciò che eri e come ti sentivi. Deve nascere una nuova persona, deve nascere una nuova vita."
George non dice altro, si limita a guardare la ragazza e dirigersi verso i brusii presenti nel corridoio. Crystal asciuga le lacrime proprio prima che i suoi compagni, e soprattutto Fred, varcassero la porta dello spogliatoio.
La partita con Serpeverde sta ufficialmente per iniziare, ma per la prima volta Crystal non sente l'ansia o l'adrenalina. Non sente niente. Non pensa neanche a Flint o Adrian.
Non pensa a niente. Non sente niente.
Deve andare avanti, deve riuscirci. Deve guarire, migliorare.
Deve farlo, ad ogni costo.
Per la sua famiglia.
Per Fred.
Per sé stessa.
***
"Pucey passa a Warrington, Warrington a Montague, Montague ripassa a Pucey... Fawley interviene, Fawley in possesso di Pluffa, passa a Johnson, buona mossa... invece no, un Bolide di Goyle di Serpeverde colpisce Johnson e la Pluffa ripassa a Pucey.." - la voce di Lee Jordan accompagna la tanto attesa partita tra Grifondoro e Serpeverde, ma, più che commentare le varie azioni, con la sua voce cerca di sovrastare i cori rivolti a Ron che, ad ogni suo errore, aumentavano di volume e di frequenza.
"WEASLEY È NATO IN UN BIDON, HA LA TESTA NEL PALLON VINCEREMO NOI PERCHÉ..."
Crystal, ogni volta che sentiva quel tanto familiare cognome, cercava costantemente lo sguardo di Fred e più volte lo aveva trovato, incontrato e tranquillizzato. La sua mascella era costantemente serrata. Guardava gli spalti, Malfoy, Adrian, Flint. Tirava i bolidi nella loro direzione con tutta la forza che possedeva, ci stava mettendo tutto sé stesso in quei lanci e anche gli spettatori potevano vederlo, anche loro lo avevano capito. Infatti, era il migliore in campo.
La stessa cosa non può dirsi per Crystal che, fino ad ora, stava giocando la partita peggiore della sua carriera, neanche il primo anno, che non aveva mai toccato una Pluffa, giocava così male. Si sentiva intimorita, non riusciva ad alzare troppo testa perché aveva paura di rivederli. Poi pensava ad altro, pensava a ciò che avrebbe fatto dopo la partita. Il solo pensiero le provocava un senso di angoscia che supera persino quello della partita.
"Potter ha visto il boccino... Lo sta inseguendo! Lo prende, lo prende! C'è vicinissmo! Forza Harry!" -urla a squarciagola Jordan. "Potter ha preso il boccino! GRIFONDORO VINCE!"
Un senso di sollievo si pervade lungo tutta la sua spina dorsale e butta fuori tutta la tensione che aveva accumulato fino a quel momento. Tuttavia, quel breve e fugace momento di gioia, viene immediatamente interrotto da un bolide che colpisce il rene di Harry, facendolo così cadere in avanti dalla scopa. Per fortuna era solo a poco più di un metro da terra, visto che si era tuffato così in basso per prendere il Boccino.
"Stai bene?" -urla Crystal nella direzione del ragazzo, mentre con lo sguardo cerca di trovare il responsabile e Harry, con la mano posata a livello del rene, annuisce anche se dolorante.
"È quell'idiota di Tiger."- grida rabbioso George. "Ti ha lanciato il Bolide quando ha visto che avevi il Boccino... ma abbiamo vinto, Harry, abbiamo vinto!"
Mentre Crystal stava scendendo per poter festeggiare con i suoi compagni, si accorge che Draco ed Harry stanno avendo una discussione animata e, proprio quando vede che George e Fred si intromettono, cerca di avvicinarsi per capire il motivo della discussione, ma, non appena scende dalla scopa, la ferma e gelida presa di una mano fin troppo familiare la fa gelare sul posto.
"Perché hai paura, tesoro?" -le domanda Flint mentre gioca con una ciocca di capelli. "Non devi avere paura di me."
La ragazza serra la mascella, mentre il veleno che fuoriesce dalla sua bocca la investe e lei lo raccoglie a pieni polmoni. Non sa cosa dire. Si sente inutile. Immobile. Proprio come quella sera, proprio come tutte le sere da quel giorno.
Vorrebbe tanto usare la sua voce, la sua magia, vorrebbe tanto farlo soffrire per quello che le ha fatto, ma non ci riesce. Ancora non è guarita, lo pensava, ma era soltanto un'altra illusione. L'unica cosa che riesce a fare è staccare la sua presa e allontanarsi rapidamente da quella situazione tanto opprimente, senza guardarsi indietro, senza rendersi conto che, dietro di lei, qualcuno, ora più che mai, aveva bisogno del suo conforto.
Sentire nuovamente la sua voce, il suo respiro gelido sul suo collo, la sua vicinanza non fanno altro che farle pensare che quel ciclo di dolore e ricordi non sarebbe mai terminato, se lo sarebbe portato avanti per sempre. Ogni giorno. Ogni ora. Ogni minuto. Ogni secondo. Alla fine lui, o persino un pensiero su di lui, avrebbe sempre trovato la sua strada nella sua mente. Sempre.
***
La musica proveniente dalla Sala Comune era così alta che, nonostante Crystal fosse nella sua stanza, non riusciva più a formulare alcun pensiero. Non aveva avuto il coraggio di uscire dalla sua stanza perché ancora non aveva ben capito ciò che era successo al campo.
Si sentiva così delusa da sé stessa, neanche il Mangiamorte le aveva fatto così paura, quella volta aveva reagito, aveva vinto il suo stesso terrore. Allora perché ora non è più in grado di farlo? Perché la sua sola voce la fa immobilizzare?
Il corpo della ragazza ancora risponde al suo tocco, al suo veleno, alle sue parole. Lei lo detesta. Odia il fatto che lui abbia questo dannato effetto su di lei, non riesce a sopportarlo e non riesce a capirlo.
Forse George ha ragione, forse deve diventare una fenice. Morire per poi rinascere dalle sue ceneri.
È stanca di essere terrorizzata, di non essere in controllo delle sue stesse emozioni o del suo corpo. È stanca di vivere in questo buco nero, in questa oscurità che la circonda. È stanca di non fare niente, di essere immobile. È stanca di essere questa persona. Vorrebbe tornare a sorridere, ma, finalmente, ha capito che non può più essere la vecchia Crystal, deve rinascere per essere una persona nuova, con una storia nuova e senza un passato. Deve lasciarsi andare, proprio come quella sera, deve smettere di combattere per restare attaccata al passato, deve smettere di cercare di essere una persona che ormai non c'è più. Non deve rincorrere una parte di lei che non esiste più, che è morta quella sera. Deve ripartire da zero, senza nessuno al suo fianco perché questa è la sua battaglia da vincere, non può farsi aiutare. Deve essere il suo stesso punto di riferimento.
Con questo pensiero e con le idee chiare per la prima volta dopo molto tempo, Crystal esce dalla stanza per andare da George, perché vorrebbe andare a ringraziarlo perché, nonostante non avesse idea di quello che ha passato, è rimasto l'unico a non averle voltato le spalle, a non essersene andato.
Tuttavia, una volta varcata la soglia della Sala Comune, gli occhi della ragazza si posano immediatamente su Fred, sul suo atteggiamento e sul gruppo di ragazze che lo circondano. Lo vede a suo agio, vede quel sorriso che le ha portato via. Glielo deve. Gli deve la sua felicità.
Ma allo stesso tempo anche lei capisce che si merita di meglio di questa constante sensazione di inadeguatezza, capisce che questo non è quell'amore che lei pensava di avere con lui. Amare non significa forzare. Amare significa aspettare, rispettare.
Ma niente di tutto questo era presente nella loro relazione.
Così, per evitare di piangere un'altra volta, i suoi occhi lo guardano per un'ultima volta e, quando si accorge che anche il suo sguardo era rivolto verso di lei, se ne va.
Ancora una volta si è voltata ed è scappata via dai suoi problemi, proprio come tutte le persone accanto a lei. Odia essere questa persona.
"Crystal?" -al semplice suono della sua voce, la testa della ragazza si alza rapidamente. Lei può allontanarsi quanto vuole, ma ogni volta che lui chiamerà il suo nome sarà sempre come la prima volta che lo ha incontrato. Ed è per questo che è tutto così dannatamente difficile, anche se si comporta come se tutto questo non fosse importante, in realtà, doverlo fare, le stava spezzando sempre di più il suo stupido ingenuo cuore.
"Perché non ti importa?" -biascica Fred visibilmente ubriaco mentre piano piano si avvicina alla bruna. Aspetta qualche secondo per assimilare la domanda, le sembra tutto così paradossale.
"Cosa intendi?"-le domanda lei di rimando, non riuscendo a comprendere da dove potesse venire. "Lo sai bene che mi importa."
"Allora perché non lo dimostri? Perché non fai altro che voltarmi le spalle?"
"Fred non è così semplice, non lo controllo e neanche io vorrei questo, ma oggi ho.."
"Oggi te ne sei andata proprio quando avevo bisogno di te, Crystal." - la interrompe prontamente il ragazzo e, nel tirare fuori queste parole così velenose, la bruna nota che qualche lacrima solitaria scorre fra le sue guance rosse. "Io non l'ho mai fatto, non ti ho mai abbandonato, sono stato sempre al tuo fianco quando ne avevi bisogno. Non sono perfetto, ne sono a conoscenza e ci sto lavorando, ma... io non me ne sono mai andato, tu... perché sei scappata?"
Le parole gelide e dirette del ragazzo la colpiscono e ora capisce veramente il discorso di George. Ora capisce fin troppo bene che la sua decisione è quella giusta, che non può continuare a riflettere il suo dolore sul ragazzo.
"Sono quasi stato sospeso e chissà dov'eri." -continua lui con la rabbia che cresce dopo ogni parola. "Eri tornata a piangere un'altra volta perché mi hai visto parlare con una ragazza diversa da te? Oppure stavi rifiutando un'altra persona?"
Le lacrime tanto controllate ormai fuoriescono, bagnando ogni singolo centimetro della guancia della ragazza. Sono così distruttivi l'uno per l'altro, ma doveva capirlo, il Sole non fa mai bene al ghiaccio. Si odiano, sono gli opposti, si fanno del male.
"Flint era venuto da me." -sussurra la bruna abbassando la testa e puntando il suo sguardo verso il piccolo braccialetto che Remus le aveva regalato. Non appena lei pronuncia queste frase, il ragazzo si risveglia dal suo stato di trance e si avvicina rapidamente a Crystal, posando la sua mano ghiacciata sulla guancia rosea della ragazza.
"Mi dispiace, ti prego non volevo. Mi dispiace infinitamente. Ti prego non andartene, non voltarmi le spalle." -dice lui mentre fissa gli occhi stanchi della grifona. "Crystal ti prego, io mi sono innamorato di te, lo sono da tempo, da più di quanto io voglia ammettere. Non mi aspettavo una storia così, è difficile per me, per te, ma possiamo farcela insieme Crys, ci siamo quasi."
"Quasi non è abbastanza Fred. Non siamo giusti l'uno per l'altro, non ora." -afferma lei posando la sua mano su quella del ragazzo. "Guarda che disastro abbiamo fatto Fred. Ci stiamo soltanto facendo del male, non è giusto."
"È un bellissimo disastro." -continua lui mentre cerca di convincere sé stesso e la ragazza. "Non puoi farmi questo, non lasciarmi andare. Crys io sono innamorato di te, io voglio cambiare per te."
"Fred ti sto trascinando nel mio disastro, non voglio farti questo ed è proprio perché ti amo più di me stessa che ti sto dicendo di lasciarmi andare."
Le lacrime ormai sono le vere sovrane di questa conversazione, le emozioni sono tutte impacchettate, nascoste, perché era quello che aspettavano da tempo, ma niente era come si aspettavano. Prima che la ragazza se ne accorgesse, le loro labbra si incontrano in un bacio pieno di sentimenti diversi, di inizio, ma di addio. Una volta terminato, Crystal alza lo sguardo e sorride.
Le fa male, ma è giusto. Sa che lo è.
"Crys non lasciarmi, io ti amo." -implora il ragazzo.
"Anche io ti amo ed è proprio per questo che ti dico che meriti di più. Meriti molto più dell'amore di una persona circondata dall'oscurità, dal dolore e da questioni irrisolte e ti chiedo scusa se l'ho capito solo ora, ma non voglio più farti soffrire. Prima devo imparare a vivere con me stessa, devo fare dei piccoli passi per provare ad andare avanti, ma io ti amo e ti amerò per sempre. Fred sei il mio primo amore, ma adesso so che non ti amo come meriteresti."
"Crys a me non interessa, io ti amo e sono disposto ad aiutarti in tutto perché anche tu sei il mio primo amore."
"Forse non sono destinata ad essere l'ultimo."
La mano del ragazzo scivola rapidamente dalla guancia della bruna, con uno sguardo carico di consapevolezza. Anche lui sa che è la cosa giusta, ma non riesce comunque ad accettare. Non riesce ad accettare che loro sono come il Sole e la Luna, destinati a stare insieme, ma sempre dannatamente lontani.
"Crystal io ti aspetterò, ti prego, quando sarai pronta torna da me."
"Fred, lasciami andare."- La ragazza lo guarda con un dolce sorriso, comprensivo. Si sente morire dentro, ma sa che quello che sta facendo è giusto. Sente che lo è, magari questo sarà un altro errore, ma, nonostante sia una delle cose più dolorose che lei abbia mai fatto, sente di doverla fare.
Il ragazzo la guarda un'ultima volta e, capendo che niente potrà cambiare la sua idea, le volta le spalle e se ne va, proprio come tutte le persone a cui si era aggrappata. Adesso anche lei si lascia andare, lascia che le lacrime scorrano fra le sue guance.
Le sembra la fine, ma non lo è.
È soltanto l'inizio e, anche se il loro capitolo termina qui e lui entra a far parte di quei ricordi da trattenere nel suo bracciale, la sua storia continua.
a/n :
vvb❤️ quindi vi lascio un meme di wannabearabella che amo perché mi è stata dietro e mi ha aiutato tanto a scrivere questo capitolo (ha letteralmente messo un timer ogni 30 min🥲)
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