La Battaglia del Nexus, Prima Parte


"Sì, pronto all'azione!" L'imp si diresse verso il cortile del Nucleo, nella base dedicata ai villain, all'interno del Nexus. Aveva l'ordine di unirsi, come molti altri demoni, all'enorme esercito combinato dello Sciame Zerg e del Flagello dei Non-Morti.


Colui che gliel'aveva ordinato, il Nathrezim Mal'Ganis, si girò verso il leader di questa armata senza fine, il Re dei Lich in persona, per controllare come l'ibridazione delle forze si stesse riflettendo sui due comandanti.

Arthas, infatti, era cambiato, con lo scheletro di due ali, simili ad enormi dita artigliate che si protendeva dalla sua schiena, mentre la saronite della sua armatura era stata ricoperta da uno strato di chitina.

Persino l'elsa e la guardia di Frostmourne erano state trasformate in un volto insettoide, come da grosso scarabeo.


Ma ancora di più era cambiata ciò che una volta era Sarah Kerrigan, la Regina delle Spine.

Ora, chiazze di saronite apparivano in mezzo alla sua pelle chitinosa, il volto semi-umano era stato coperto da una maschera da lich, anch'essa in saronite, catene si erano animate e ora danzavano intorno al suo corpo, una coppia di ali di drago funzionanti era spuntata tra le due che già aveva, e la sua coda terminava ora in una lama runica non dissimile dalla stessa Frostmourne.

Se il Re dei Lich era diventato più simile agli Zerg, la sua Regina era una vera personificazione dell'amalgama dello Sciame con il Flagello.


La lucidità sembrava averla abbandonata, oramai si esprimeva solo sibilando, producendo schiocchi ad alta frequenza con la laringe, o facendo ronzare le placche chitinose e le ali, rimanendo per il resto completamente immobile, come una mantide religiosa che, mimetizzata, aspetta la preda.

La mente aliena dello Sciame era tutt'uno con la mancanza di volontà del Flagello, il freddo dovere di essere nulla più che un'estensione dell'anima nera del Re Lich.


Ore prima, Sarah stava subendo lo stesso empio processo di trasmutazione che era toccato a Sylvanas durante l'assalto del Flagello a Quel'Thalas: incatenata ad un altare blasfemo, Arthas le aveva strappato a brandelli l'anima, lasciando al suo posto un foro martoriato, un foro che aveva poi riempito fino all'orlo e oltre di magia nera.

Ovviamente c'erano state urla e minacce, all'inizio.

Poi era arrivata la disperazione: la Regina delle Lame aveva compreso che si trovava nelle mani di qualcosa di alieno quasi quanto lei, una mente oscura e fredda come il vuoto dello spazio, come il ghiaccio eterno oltre le stelle.

Con la comprensione, giunsero i ricordi di quando, data per morta, era stata riconvertita in un'arma per la fame insaziabile dello Sciame Zerg: il dolore, la profanazione della sua mente e della sua volontà da parte dell'Unica Mente, l'identità e la volontà che le venivano strappate a forza.

Quando era divenuta la Regina delle Lame, aveva giurato che mai sarebbe stata schiava di nuovo: avrebbe dato fuoco alle galassie, estinto le stelle e annegato i pianeti nel loro stesso sangue, prima di permettere a qualcuno di piegarla come un oggetto obbediente una seconda volta.

Non bisognerebbe mai promettere più di quanto si è certi di poter mantenere.

La memoria di quanto aveva subìto, e che stava per ripetersi, spezzò l'orgoglio di Sarah: dimentica del suo potere, dimentica della sua forza, dimentica delle sue legioni di innumerevoli miliardi... la Regina delle Lame cominciò ad implorare.

No.

Questo no.

Non di nuovo.

Ma la misericordia di Arthas Menethil era da tempo evaporata, da ben prima che divenisse il Re dei Lich.

Forse, per una frazione di secondo, al Principe Caduto balenò davanti agli occhi, al posto del volto di Sarah, quello di una cittadina come un'altra, che aveva fatto massacrare durante l'Epurazione di Stratholme, quando ancora credeva che il suo destino fosse di fermare il Flagello con ogni mezzo necessario.

Ma, se accadde, il ricordo venne scacciato.

E così, Sarah Kerrigan cadde.

E così, lo Sciame Zerg cadde.


Ora, la creatura che era stata Sarah Kerrigan non era nulla più che un ripetitore, un modo per assicurarsi che ogni singolo ordine dato da Arthas giungesse perfettamente alle moltitudini dello Sciame.

Le moltitudini si ammassavano: piegati alla volontà assoluta del Re Lich, i Portali spontaneamente attiravano sempre più alleati per la sua immane armata, mentre Non-Morti e Zerg venivano prodotti in massa, a ritmo sempre più accelerato.

Il loro numero era praticamente infinito, e non dava cenno di smettere di crescere.


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"Venti di guerra. Si stanno preparando ad un assalto frontale." Thrall ammonì i suoi compagni.
"Vorrà dire che dovremo prepararci anche noi." Re Varian ordinò.


Presto, i preparativi per l'assedio fervevano, con gli eroi divisi in tre tronconi principali.
L'avanguardia sarebbe stata composta da Xena e The Undertaker, a cui presto si unirono gli Eroi della Federazione e dalla Overwatch, che già scavavano trincee per avere copertura per proteggere la loro linea di tiro.

Dante e Gandalf, con gli altri Incantatori, erano sulle mura della cittadella degli Eroi, pronti a dare supporto arcano dall'alto e a rallentare le forze nemiche sulla lunga distanza, forti del vantaggio dato dall'high ground.

Tutti gli altri si preparavano all'interno della fortezza, pronti a vendere cara la pelle contro l'orda infinita.

Perfino Sylvanas, di norma solitaria, si era unita alla battaglia, con aria grave.


Intento a scavare con una pala da becchino evocata grazie ai suoi poteri, Undertaker afferrò una manciata di terra e la annusò: odorava di morte, una morte in qualche modo peggiore e più innaturale della sua.

Risuonava in lui.

Forse avrebbe potuto assorbirla di nuovo dai nemici, per rafforzare se stesso e indebolire loro.

Sentì una mano muscolosa posarsi sulla sua spalla: apparteneva alla soldatessa nota come Zarya.

"Qualcosa ti preoccupa?" chiese al Phenom, appoggiandosi al proprio immane cannone.

"Poche cose mi preoccupano." fu la risposta del Wrestler "Sono morto e risorto parecchie volte... e ormai c'ho fatto il callo. No, quello che mi preoccupa è cos'altro potrebbe succedermi. Non voglio diventare un burattino nelle mani di questo... Flagello, come lo chiamate voi. Se dovesse succedere... cercate un modo di finirmi una volta per tutte. Meglio la morte finale che essere un oggetto asservito al volere di qualche mostro."


Poco più in là, il mecha da battaglia di Hana Song erigeva un terrapieno per tenere a bada il nemico, e al suo fianco il carrarmato di Bama "Martello" Kowalski spingeva rocce per rinforzare la barricata, pronto a fare fuoco.

D.Va sentì ad un tratto qualcuno che le bussava sul mezzo, e quando guardò in basso, vide il volto incorniciato di dreadlocks di Lùcio.

"Fai attenzione." le disse il DJ, alzando il pollice in un gesto di intesa e incoraggiamento.

"Non sono io che me ne vado in gira senza robottone da combattimento..." sorrise Hana, ricambiando il gesto.


I Protoss si preparavano a vendere cara la pelle contro l'abominevole ondata in arrivo.

Alarak, in particolare, sembrava ansioso di spargere sangue Zerg, di vederlo insozzare la sua armatura nera.


Sulle alte e ripide mura, erte a tempo di record intorno alla base degli Eroi, Dante osservava il terreno sottostante, che stava per trasformarsi in un sanguinario campo di battaglia.

Era qualcosa su una scala che non aveva mai visto, e sperava di avere abbastanza potere magico da mantenere i suoi Titani in azione fino a quando fosse stato necessario.

Poco lontano, Gandalf il Grigio discuteva con Deckard, pianificando cosa fare.

Dopo una breve discussione di materia puramente strategica, lo Stregone della Terra di Mezzo si allontanò, dirigendosi verso la figura di Jaina Produmoore.

"Qualcosa ti turba, giovane incantatrice?" le domandò Gandalf.

"È così evidente?" esalò Jaina, sforzandosi di concentrarsi sul proprio bastone magico.

"Meriterei ben poco la qualifica di 'saggio', se non mi accorgessi dell'ombra che grava sul tuo cuore..." sorrise Gandalf, mestamente.

"Io e Arthas... il Re Lich..." cominciò Jaina, ponderando le parole da usare "Abbiamo un passato in comune. Eravamo amici e... più che amici."

"E adesso hai timore che questi ricordi influenzino il tuo giudizio, dico bene?" chiese Gandalf, accendendosi la pipa.

"Non è solo quello." ribattè Jaina, sedendosi stancamente sulle merlature "Non solo mi ostino a credere, contro ogni buon senso, che ci sia ancora del buono, in lui... ho anche visto il futuro. Nel mio mondo d'origine, la perdita di Arthas mi porterà a compiere le più terribili azioni. Resto qui spinta dal desiderio di cambiare il mio futuro. Non voglio diventare il mostro che è scritto debba essere."

Gandalf le mise una mano sulla spalla, tentando di confortarla.

"Credimi." le disse, guardandola dritta negli occhi con intensità "Il futuro non è già scritto. Ciò che ti è stato rivelato è solo uno dei futuri possibili. Già in passato ho visto un destino che sembrava scolpito nella pietra mutare, ad opera di una persona apparentemente insignificante... che ha semplicemente compiuto la scelta giusta."

Si sedette accanto a lei.

"Lascia che ti racconti di Bilbo Baggins, e di come sfidò il drago Smaug per recuperare il tesoro dei Nani..."


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Mal'Ganis, il Signore delle Tenebre, stava osservando i pozzi creati dagli Zerg partoriti dalla Kerrigan dopo la fusione con il Flagello.

Il Macellaio era stato affiancato da una sua replica contaminata da quegli insetti, un essere dal cranio allungato noto come Butcherlisk, e ora entrambi seguivano Garrosh Hellscream fedelmente, trattenendo a malapena l'esaltazione per il massacro imminente.

Ma altri pensieri occupavano la mente del Nathrezim.

Pensieri di tradimento.

Pensieri di vendetta.

Arthas Menethil l'aveva ucciso, a Northrend, manipolato dal Re Lich... come aveva osato, quell'infimo Stregone Orco mettere i propri piani davanti al volere assoluto della Legione Infuocata e di Lord Archimonde?

Ora che erano entrambi una sola entità, in un unico corpo... l'occasione di distruggerli entrambi era a portata della mano artigliata di nero di Mal'Ganis.

Ma non era così folle o accecato dalla collera da colpire da solo.

Il Giovane Principe l'aveva abbattuto facilmente prima ancora che Frostmourne avesse una presa salda sulla sua anima, e successivamente, come Cavaliere della Morte, pur indebolito dal veleno di Sylvanas Windrunner, aveva avanzato di vittoria in vittoria.

Aveva combattuto Illidan Stormrage, che pure aveva prosciugato le energie del terribile Teschio di Gul'Dan, e aveva lasciato l'Elfo della Notte per morto, come uno scarto al bordo della strada.

Da allora, la sua forza era solo cresciuta, e Mal'Ganis non sapeva cosa fosse divenuto, ora che si era fuso con lo Sciame Zerg.

Occorreva usare prudenza.

"Quindi posso contare sulle vostre forze demoniache, quando sarà il momento?" domandò al trio che attendeva insieme a lui.

Diablo e Mephisto annuirono, e anche Azmodan ci provò, trovando difficoltà a causa della sua corporatura strabordante.

"Sia chiaro." disse Diablo, emettendo lapilli dalle fauci "Questo non significa che mi inginocchierò a te, Nathrezim. Ma le Prime Evil hanno tollerato fin troppo di sottostare ad un miserabile essere umano."

"Già che stiamo discutendo di inganno e tradimento..." intervenne Mephisto, congiungendo le dita delle quattro braccia in un gesto elaborato "Ti suggerisco di non voltare mai le spalle ad Azmodan. Questo infido essere rigonfio ha tempo fa esiliato noi e Baal... il comune obiettivo di abbattere il Re Lich è l'unica cosa che mi trattiene dall'aprirlo in due per vedere se c'è qualcosa di valore sotto la sua putrida pelle."

Saggiamente, Azmodan non rispose.

Nel suo stato indebolito e senza le sue armate, non poteva affrontare da solo due delle Prime Evil.

Mal'ganis sorrise, lasciandoli alle loro sciocche diatribe.

Lui era al di sopra di quei giochi di potere: dopotutto, era stato scelto da Lord Archimonde come avanguardia per l'assalto al mondo di Azeroth... senza contare che aveva altri assi nella manica.

Non sapeva che, appena sotto la superficie del suolo, qualcuno lo stesse osservando.


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Le lame venivano affilate scrupolosamente.

Dalla punta del tridente di Cassia, agli spadoni gemelli di Sonya.

Johanna era raccolta in preghiera, pronta a condurre in battaglia ancora una volta gli eroi che in passato avevano combattuto Diablo.

Xul il Necromante tentava di concentrarsi: non aveva mai percepito un tale numero di Non-Morti avvicinarsi in una sola volta, e un dubbio assaliva la sua mente.

E se anche quelli da lui evocati fossero stati asserviti al Flagello, strappati al suo volere?

Involontariamente, tornò a pensare allo straniero che era giunto da lontano, quello che si faceva chiamare The Undertaker: aveva dato prova di poter quasi divorare la Non-Morte.

Un tipo interessante.

Le lame continuavano a venire affilate: Shimada Genji voleva essere sicuro che la sua katana ad alta tecnologia trovasse il bersaglio e penetrasse a colpo sicuro.

Aveva già combattuto Diablo, ma questa era una guerra come nessun altra che avesse mai visto.

Sorrise mestamente all'ironia della cosa.

Si trovava a combattere legioni di morti viventi, lui, che in un certo senso era più morto che vivo.

Scacciò quei pensieri: non era salutare pensare a se stesso in termini di qualcosa di rotto e meno che umana.

Osservò la foto che teneva in tasca: era ormai spiegazzata dal tempo passato nel Nexus, ma la teneva ancora stretta.

Lui, il saggio Zenyatta che gli aveva insegnato a vedersi di nuovo come un uomo... e Angela.

Sospirò di nuovo e mise via la foto, lanciando di sottecchi uno sguardo a suo fratello Hanzo.

Stava controllando metodicamente l'arco... e si stava sforzando attivamente di ignorare Genji.

Le faccende di famiglia tendevano a complicarsi, quando due fratelli sono eredi di un potente Oyabun della Yakuza e uno ha cercato di uccidere l'altro su ordine del padre.

Al suo fianco si trovava il Drow, Drizzt, pronto a combattere.

Riponendo la lama nel fodero, Genji recitò il credo.

"Fumeiyo no mae no shi."

"Cosa significa?" domandò Drizzt, incuriosito da quella nuova lingua.

"Letteralmente, la morte prima del disonore." spiegò Genji "Ho vissuto buona parte della mia vita credendomi disonorato per aver disobbedito a mio padre, e aver combattuto mio fratello... ma il vero onore l'ho conosciuto soltanto al fianco della Overwatch. Proteggere chi non può proteggere se stesso... è una buona ragione per morire."

"Mi trovi d'accordo." annuì Drizzt, prima di sorridere "Ma cerchiamo di rimandare la morte il più possibile, sì? Così gli indifesi avranno un po' di gente in più su cui contare."

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Abathur stava osservando cosa facevano Gazlowe e Junkrat.

In specie, stavano alternando il costruire macchine da guerra per l'assedio allo strangolarsi a vicenda al minimo diverbio; puntualmente, ogni volta che Gazlowe stava per rimetterci la pelle a causa della superiore stazza dell'Umano, questi veniva distratto da un bullone particolarmente scintillante o da una farfalla di passaggio.

Il Maestro dell'Evoluzione Zerg era pienamente conscio e certo di star collaborando con due imbecilli completi, e se il cosiddetto "Re Lich" non stesse usando la Regina dello Sciame come ripetitore per la sua volontà, Abathur avrebbe squartato quegli idioti da un pezzo.

Mentre si girava per tornare a migliorare lo Sciame, qualcosa colpì il suo cranio bulboso.

Un pezzo di metallo arrugginito.

"Posso riaverlo?" domandò Junkrat, saltellando sull'unica gamba rimasta, mentre Gazlowe tentava di azzannargli il cuoio capelluto... e veniva ignorato dal bombarolo.


"Parlami della tua visione, Kel'Thuzad." ordinò il Re Lich, agitando le nuove ali e ammirando la sua armata che cresceva sempre di più.

"Ho avuto come un lampo di chiarezza." rispose lo stregone Non-Morto, con la sua solita voce sepolcrale "Ho visto un nuovo incantatore giungere a rimpolpare le nostre forze. Ha grande potere, e benché sia ancora vivo, i suoi occhi brillano della luce azzurra dei Non-Morti. Veste di nero, con degli strani fiori di un blu spettrale indossati come mantella, e sembra avere molti secoli di esperienza e potere..."

"Molto interessante..." considerò Arthas, carezzandosi il mento con fare meditabondo "Non viene da Azeroth, vero?"

"Non ho mai visto magia come la sua, in effetti, né ne ho mai letto." confermò Kel'Thuzad.

Proprio allora, si avvicinò loro Anub'Arak, incedendo sulle sei zampe da insetto, il Nemes lievemente scosso dal vento.

"Porto notizie preoccupanti, mio Re." annunciò il Nerubiano, mentre uno dei suoi Scarabei strisciava da sotto il suo esoscheletro chitinoso "Il mio servo ha visto Mal'Ganis cospirare con Mephisto, Diablo ed Azmodan. Sta diffondendo i semi del tradimento nei tuoi confronti, e già stanno germinando."

Arthas rimase qualche istante in silenzio, contemplando la notizia.

"Hai fatto bene ad informarmi." disse infine "So esattamente cosa fare."

"Dai l'ordine." lo incitò Kel'Thuzad "Dicci cosa dobbiamo fare."

"Assolutamente niente." sorrise il Re Lich sotto l'elmo "Finchè Mal'Ganis non sa che noi sappiamo, sarà cullato da un falso senso di sicurezza, come un bambino tra le braccia della madre. E questo..."

"Lo rende prevedibile." finì Anub'Arak, facendo frinire le ali compiaciuto.

"Precisamente." confermò Arthas "Senza contare che, se dovesse tentare una mossa imprevista..."

Sorrise di più, ammirando il rombo di tuono del dispiegarsi d'ali in lontananza, mentre Deathwing spiccava il volo.

"Abbiamo qualcuno che potrà occuparsene."

Una luce accese ulteriormente gli occhi del Re Lich.

"Che si allei pure con Azmodan o con qualunque altro demone. Che vada a bussare alle porte dei nostri nemici per strisciare a implorare ai piedi di quella miserabile di Sylvanas o di quell'idiota di Kael'Thas, per quello che mi riguarda. L'ho passato a fil di spada quando ero vivo, lo farò di nuovo da morto. Che si ricordi il suo giusto posto."

"Sei sicuro di te, giovane Re dei Lich..." disse la voce gutturale di Gul'Dan.

L'Orco doveva aver ascoltato l'intera discussione, e presto si palesò da dietro un masso.

"Eppure vedo una crepa nella tua potenza..." sogghignò Gul'Dan "Diciamo... come un'imperfezione nella tua nuova armatura."

"Parla, idiota." ordinò Arthas, annoiato e leggermente irritato dal parlare per enigmi del Warlock.

"Vedo una scintilla di debolezza... tu e lo spirito di quel vecchio bastardo di Ner'Zhul avete compagnia, lì dentro, vero?" rise di più l'Orco, picchiettandosi la tempia con un dito.

"Parla chiaro e non deridere il Re dei Lich, se non vuoi che mandi i miei scarabei a mangiare la tua lingua bugiarda!" tuonò Anub'Arak, adirato.

"Vedo un bambino..." spiegò Gul'Dan, venendo saggiamente al dunque "Forse... un ultimo barlume di innocenza perduta? Forse pensa ancora a suo padre, e ai giorni di sole, e a quella giovane che ha conosciuto e che non gli è rimasta accanto a Stratholme?"

Spinto dalle sue nuove ali, Arthas fu su Gul'Dan più veloce del pensiero, afferrandolo per il collo e stringendolo con tutta la forza di un corpo defunto che non sente la fatica.

"Osi deridermi?" ringhiò, pronto ad aprire l'Orco dalla gola all'inguine.

"Il mio... è solo... un... avvertimento..." annaspò il Warlock, tentando vanamente di allentare la presa "Non affrontarla... direttamente... sul c-c-campo di battaglia, o quella scintilla di... memoria... potrebbe... arrestarti la m-m-m-mano!"

Arthas lasciò la presa, per poi accarezzarsi il mento con fare meditabondo.

Era un'eventualità implausibile... ma non da ignorare del tutto.

Forse era meglio non prendere gli avvisi del vecchio Orco sotto gamba... ma c'era da chiedersi cosa Gul'Dan avesse da guadagnarci, nel metterlo in guardia.

Quel cane era l'opportunismo fatto carne.


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Thrall era sugli spalti, ad osservare il Sole al tramonto.

Gli Spiriti erano impazienti.

La battaglia, inevitabile.

Tanto il cielo quanto il suolo erano coperti dalle orde del nemico, evocate attraverso i portali del Nexus dalla combinazione del Flagello e dello Sciame, o prodotte sul posto dalle forze oscure capeggiate da Arthas Menethil.

Sapeva qualcosa di chi il Principe fosse prima di diventare il Re Lich, voci che gli erano giunte di un giovane coraggioso e amato dal suo popolo.

Avrebbe potuto essere una speranza di pace, un ponte tra Orda e Alleanza come era stata Jaina... se solo le cose fossero andate diversamente.

E invece, adesso la guerra continuava nel Nexus, come aveva continuato su Azeroth.

L'Orco strinse la presa sul martello e inspirò profondamente, aguzzando la vista per meglio osservare cosa stesse arrivando.

Scricchiolando, gli Scheletri Guerrieri tanto Umani quanto Orcheschi tenevano pronte le scimitarre, le asce, le alabarde e gli archi, ed erano sovrastati da quelli giganteschi, armati di spade lunghe quanto un uomo, mentre dietro di loro, più numerosi di quanto Thrall riuscisse a contare, caracollavano gli Zombie del Flagello e i Terran infestati dallo Sciame Zerg.

Decine di volte più numerosi di quella pur immane orda brulicavano gli Zergling, che agitavano le falci e digrignavano i denti simili a pugnali, imitati dalle centinaia di serpentine Idralische.

Sopra a tutta quell'ondata infinita in rapido avvicinamento, gettavano la loro ombra le ali dei Gargoyle, delle Vipere Zerg, delle Mutalische e dei Frost Wyrm rianimati dal potere del Re Lich.

Sotto quella sciamante oscurità, che parimenti ronzava e scuoteva putride ali di pelle sfilacciata, il terreno dietro l'avanguardia tremava: le torreggianti, immani Ultralische corazzate erano state convertite in mezzi d'assedio, e trasportavano gruppi di Abomini Non-Morti e vaste orde di Ghoul sbavanti e affamati della carne dei viventi, mentre le Carneficine, le ancor più gigantesche e marcescenti cugine degli Abomini, incedevano con passo pesante, spargendo liquidi putridi, larve e brandelli di organi in cancrena da ogni poro.

Tali Carneficine e gli Abomini a piedi circondavano, con fare festante e demente, sbavando e latrando, un grottesco trono di assi mal inchiodate assieme e di carne cucita grezzamente, su cui sedeva Stitches, trainato da quattro Mammut Non-Morti coperti di piattaforme da cui Scheletri Arcieri prendevano la mira.


Anche Gandalf stava osservando l'esercito in avvicinamento: quei bestioni pelosi che trainavano il trono erano grandi almeno il doppio di un Mumak Haradrim, e l'Istari riusciva a sentire fin da quella distanza il fetore della loro carne che si decomponeva a vista d'occhio, tenuta insieme solo dalla magia nera.

Altri di quei mastodonti, di statura più ridotta, trasportavano gli insetti dello Sciame che gli erano stati descritti come "Roaches", mentre i Magnatauri si preparavano alla carica.

Lo Stregone Grigio chiamò a raccolta tutti i propri poteri, mentre percepiva Thrall, Jaina e gli altri Incantatori fare altrettanto.

"Tempesta, Terra e Fuoco, rispondete al mio richiamo!" tuonò Thrall, alzando il maglio al cielo e caricandolo di folgori, per poi scagliarle con la forza di un'arma d'assedio contro il Magnatauro più vicino, perforandolo da parte a parte.

Primo sangue versato.

E così s'iniziò.



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OMAKE DI FINE CAPITOLO


"Medivh, qui ci aprono peggio di come l'opinione pubblica del web ha aperto la Blizzard dopo l'annuncio della cancellazione di Overwatch in favore esclusivo del sequel!" sbottò Thrall, all'indirizzo del mago che, pur avendo un bastone, pur essendo fissato coi corvi, e pur parlando per indovinelli, NON era Odino.

"E che vuoi che faccia?" domandò Medivh, osservando Gandalf e considerandolo uno spirito affine.

Capitelo, uno si trasforma in corvo, l'altro lo chiamano anche Corvotempesta (ma siate gentili e non fateglielo notare)...

"Non so, sei quello dei portali, no?" chiese Thrall "Chiama qualcuno, chiama il Vindicator Maraad, magari!"

"Yrel non va bene?" domandò Medivh, alzando un sopracciglio e indicando la Draenei che ora brandiva il martellone di cristallo di Maraad.

"Ma anche no, il suo fanatismo mi ricorda troppo Jaina quando le gira male. Chiama qualcuno da qualche altro MOBA, magari, chiama Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda da "SMITE", chiama Don Matteo... chiama quel mostro sacro di tuo figlio Med'an!"

"Lui non è Canon, chiudi il becco al riguardo." rispose il Profeta, secco.




Ed eccomi qui col primo, vero capitolo di questo sequel.

Avrebbe dovuto essere lungo almeno il doppio, ma poi mi sono reso conto che era troppo e diventava difficile da seguire.

Penso che alternerò i capitoli di questa grand'epica battaglia a quelli della trama su Frodo e compagnia cantante.

Commentate numerosi, orsù!

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