Chapter 5.

11th September 2016

*Vanessa's Pov*

Era passato solamente un giorno dall'inizio della scuola e Derek aveva già iniziato a rovinarmi tutti i piani.

Avevo messo ben in chiaro che quest'anno sarebbe stato solo mio e nessuno avrebbe potuto interferire con quello che mi ero pianificata per arrivare a giugno e al diploma sana e salva. Ma a quanto pare mi ero scordata di un piccolo particolare, Lockwood.

Non che gli anni precedenti siano stato più tranquilli; fin da subito ero diventata il bersaglio di tutte le cattiverie del biondo. Non avevo ben capito perché ma sin da subito Derek aveva avuto questa ossessione nel vedermi stare male. La quarta, per colpa sua, fu per me come l'inferno. Tra problemi in famiglia e lui a scuola non sapevo più dove sbattere la testa e per questo mi ero ripromessa di non lasciarmi andare ancora. Non potevo permettermi di perdermi una seconda volo dopo essermi appena ritrovata.

La vita mi aveva posto di fronte a tragedie su tragedie ed io mi ero sempre rialzata e così avrei fatto anche questa volta, anche con Derek come vicino di banco a fare psicologia.

Quella mattina mi ero svegliata con più grinta del solito, così dopo aver dato un'occhiata fuori dalla finestra ed aver respirato l'aria fresca proveniente dal mare, decisi di dover parlare il prima possibile con Derek, così da mettere in chiaro alcune cose.

Se non potevo evitarlo, almeno potevo tentare di fargli capire che da quel momento ero io a dettar legge, o almeno così speravo.

Dopo la scena del giorno prima, nessuno dei due aveva provato anche solo a guardarsi. Quando mi ero accorta che a consolarmi era proprio lui, mi ero ripresa dal mio stato di trance andandomene via. Non capivo come lui, un ragazzo così insensibile, egoista e maschilista, fosse interessato al motivo del mio pianto.

Anche se era stato dolce, non mi ero lasciata abbindolare, nella sua mente c'era solo una cosa ed io non sarei caduta nel suo gioco sporco. Mi domandavo, più che altro, come riuscisse ad essere così sicuro di se, anche dopo aver ricevuto uno schiaffo da parte della mia migliore amica.

L'idea che potesse avere un lato umano non mi sfiorò nemmeno. Mio padre mi aveva sempre avvertito riguardo ai ragazzi come lui e mai avrei tradito l'uomo della mia vita.

Sistemandomi la gonna azzurra scesi velocemente le scale. Mia mamma era già uscita di casa, mentre mio fratello era intento ad osservare qualche cartone.

Gli preparai la colazione e prima di dirigermi verso scuola notai un post-it giallo sullo specchio davanti all'entrata.

"Oggi sono via, resta tu con Charlie.
Mamma"

Buongiorno anche a te mamma, pensai chiudendo la porta alle mie spalle e ricordando a mio fratello che l'autobus sarebbe passato di lì a poco.

Come il solito io, Logan e Avalon ci eravamo dati appuntamento al bar di fronte a scuola, come ormai facevamo da 3 anni. Danny, il cameriere, aveva iniziato anche a farci qualche sconto ed eravamo venuti a sapere che non fosse molto più grande di noi.

Lavorava in quel bar da quando aveva lasciato la scuola, a 16 anni, per potersi prendere cura della sorellina dopo la separazione dei genitori.
Era un ragazzo veramente simpatico, sempre solare, con un sorriso ad incorniciargli le piccole guance rosa. Ci aveva anche confessato di essere gay ma non si sentiva ancora pronta per fare un vero e proprio coming out.

Inutile dire che da quel giorno lui e Logan si avvicinarono e anche se il mio migliore amico continuava a negare, sapevo che in fondo nascondeva qualcosa.

Arrivata al bar parcheggiai la mia Jeep grigia. La usavo raramente, siccome era l'unica cosa che mi era rimasta di mio padre e non volevo che il suo profumo fosse sovrastato dal mio. Entrare in quella macchina mi faceva tornare in mente tanti ricordi e soprattutto, quanto fosse stato fondalmente nella mia vita mio padre.

Subito notai nel parcheggio la moto nera di Lockwood. Roteai istintivamente gli occhi, ma mi resi subito conto che non potevo evitarlo ancora a lungo.

Quando entrai nel bar un forte profumo di caffè mi invase le narici e cercai con lo sguardo i miei migliori amici, che come il giorno precendente, si erano accomodati ad un tavolino laterale.

Entrambi erano intenti ad osservare il telefono, quindi, prima di recarmi da loro decisi di passare da Danny per ordinare la mia classica brioche alla crema con tanto di cappuccino. Il ragazzo mi accolse con un sorriso smagliante, mentre prendevo posto ad uno dei tanti sgabelli del bancone rosso fuoco.

"Mel's" era uno di quel locali un po' stile anni 50 e da quando ci avevo messo piede il primo giorno me ne ero innamorata. Non passava giorno senza che ci tornassi per perdermi ad osservare le luci al neon, i tavoli laccati di rosso e i camerieri slittare velocemente fra i tavoli, grazie ai pattini a rotelle.

"Buongiorno bellissima, come mai non sei al tavolo con gli altri?" mi chiese Danny mentre versava in una grande tazza il mio cappuccino. Lo osservai decorarlo con il cacao in polvere per poi "Sono molti impegnati al momento" rispondere e non mi trattenni dal ridere.

"Capisco" disse Danny mostrandomi quel sorriso che era capace di contagiare chiunque. Se non fosse stato gay ci avrei fatto un pensierino, come al solito la mia me interiore non poteva evitare di fare certi ragionamenti.

"Un espresso, grazie" ordinò una voce roca alle mie spalle e in quel momento mi resi conto che il profumo dolce del cappuccino era stato sostituito da quello forte e deciso del ragazzo alle mie spalle.

Immediamente la mia schiena si irrigidì e involontariamente trattenni il respiro, mentre il suo profumo continuava a solleticarmi le narici.

Mi feci piccola sullo sgabello, quando un suo braccio si allungò al mio fianco per poter afferrare la piccola tazzina di caffè.

"Mi devi stare così vicino?" chiesi roteando gli occhi. Sentii il suo respiro caldo sul mio collo scoperto, siccome avevo deciso di legare i capelli in una coda alta. Dei brividi mi percorsero da capo a piedi e sperai non se ne fosse accorto.

Danny continuava a spostare lo sguardo tra me e il ragazzo alle mie spalle che non aveva intenzione di togliersi dal mio spazio vitale.

"Ti ho detto di non roteare troppo gli occhi piccola. E poi non ti avevo visto, sai, sei veramente bassa" disse con una nota di ironia nella voce che mi fece ruotare gli occhi una seconda volta nell'arco di due minuti.

"Non chiamarmi piccola. Forse non mi hai vista perché il tuo ego smisurato ti copriva gli occhi" digrignai leggermente i denti, nessuno poteva offendere il mio metro e sessantacinque di altezza.

Mi sporsi sul balcone per poter baciare Danny sulla guancia e velocemente afferrai la mia brioche e il mio cappuccino, ormai freddi, per andarmi a sedere al tavolo con Ava e Logan.

"Finalmente sei arrivata" dissero in coro appena strisciai la sedia sul pavimento per sedermi. I due non si erano resi conto proprio di nulla e rilasciai un sospiro di sollievo, siccome attirare l'attenzione non era di certo nei miei intenti, ma ci rimasi male nel constatare che nessuno dei due aveva alzato lo sguardo dal telefono nell'arco di dieci minuti.

Decisi in ogni modo di lasciare cadere l'argomento e di riporre in un angolino della mia mente quello che era successo poco prima.

"Scusatemi, Charlie mi ha fatto perdere del tempo ma eccomi qua finalmente" dissi tra un boccone e l'altro. Le brioche di quel bar erano qualcosa di veramente delizioso.

Bevvi un sorso del mio cappuccino mentre Avalon mi spiegava di come la mano ancora le dolesse dopo aver dato uno schiaffo a Derek.

"Piccola, hai i baffi" disse il soggetto di cui si parlava fino a poco tempo prima.

A quanto pare non gli é bastato il discorso di prima, pensai mentre il biondo rubava una sedia dal tavolo vicino per potersi autoinvitare al nostro.

"Ma non hai i tuoi amici a cui rompere? E poi ti sembra una cosa da dire ad una ragazza?" chiesi perdendo quel briciolo di pazienza che mi era rimasta.

E addio anche alla mia felicità mattutina.

"No, sono solo soletto" disse assumendo una faccia da cucciolo e per qualche secondo pensai che fosse veramente adorabile, ma realizzai subito dopo che dietro a quel faccino dolce si nascondeva uno stronzo.

"Vedi? Non sei voluto da nessuno, vattene o devo cacciarti come ha fatto tuo padre?" sapevo di aver toccato un tasto dolente per lui, ma in quel momento a parlare era stata la mia parte non razionale, infatti poco dopo mi pentii delle mie stesse parole.

Mi portai le mani alla bocca per cercare di rimediare al danno ma ad udire la sedia di metallo schiantarsi con il pavimento capii che le mie parole si erano sentite e anche per bene.

Gli occhi di Derek si erano spalancati a dismisura mentre Avalon e Logan osservavano il biondo quasi spaventati da quello che sarebbe potuto accadere.

"Ma vaffanculo" urlò prima di lasciarsi alle spalle il tavolo e poi successivamente il bar. Sentii il rombo della moto allontanarsi trasformandosi sempre di più in un eco lontano.

"Sei stata cattiva..." iniziò Logan facendomi sentire veramente in colpa. Non avrei voluto dire quelle cose, soprattutto sapendo come ci si sente a non avere un padre, ma in quel momento non mi ero trattenuta.
"Comunque i baffi, a cui si riferiva, sono quelli del latte." concluse il mio migliore amico e in quel momento avrei voluto sprofondare.

Quel giorno e quello a seguire Derek non si presentò a scuola, tanto meno al bar e mi sentii dannatamente male, non era decisamente così che avrei voluto mettere in chiaro il nostro rapporto.

💫💫💫

Ed eccomi con un nuovo capitolo!
Scopriamo sempre di più i nostri personaggi e pian pianino stiamo entrando nella storia!

Il capitolo è più breve rispetto agli altri ma come vi é sembrato?

Lasciatemi i vostri pareri e se vi è piaciuto votate ☆

Alla prossima!

Mels 💘

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