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Hongjoong

Gli ultimi giorni di agosto erano quelli che segnavano il termine dell'estate e, di conseguenza, anche il termine della stagione reale annuale. Erano ormai quasi due mesi che vivevo in quel castello e che ogni giorno che passava speravo sempre che quella tortura di dover lavorare quasi tutte le sere per quelle dannate feste finisse.

Ovviamente quella serata non era diversa dalle altre dal momento che si stava tenendo l'ennesima festa. Mancavano soltanto circa tre settimane alla conclusione della stagione estiva e io non potevo esserne più felice.

Da quando c'era stato che piccolo battibecco con il principe Park avevo evitato di incontrarlo in giro per il castello ed ero riuscito a farmi rimuovere dal mio orario la pulizia della sua stanza, in modo tale da avere il minor numero di opportunità di incontrarlo per caso.

Quel giorno avevo rischiato tanto, fin troppo. Sapevo che Jongho, se mi fossi fatto licenziare, non mi avrebbe mai perdonato, per questo per un paio di giorni non mi aveva nemmeno rivolto la parola, incazzato a tal punto da mettere due cuscini in mezzo al letto per non far nemmeno toccare i nostri corpi.

Ero abituato ai suoi momenti di rabbia nei miei confronti, per questo avevo aspettato che si calmasse e che riprendesse a parlarmi, così poi tutto era tornato alla normalità.

Nonostante tutto avevo avuto paura di trovarmi, per la seconda volta in due mesi, sbattuto fuori di casa. Sapevo che non avrei mai dovuto permettermi di rispondere ad un reale, figuriamoci rivolgersi verso di lui dandogli del tu, eppure quel pomeriggio non ero stato in grado di tenere a freno la mia lingua.

Al vecchio castello non mi era mai capitato, avevo sempre ubbidito ad ogni comando e non mi ero mai fatto alcun problema nel farlo e, soprattutto, se venivo sgridato semplicemente abbassavo lo sguardo e a pugni stretti mi prendevo qualsiasi rimprovero o insulto. Ero infatti sempre passato per quello silenzioso, quello che si fa gli affari suoi e che nonostante tutto fa anche un ottimo lavoro, ero davvero perfetto...se non fossi stato gay, ovviamente.

E ora, in questo nuovo castello, avevo già avuto modo di farmi riconoscere. Da quando avevo saputo del comportamento del popolo nei confronti delle persone omosessuali ero nervoso e spaventato dall'idea di venire scoperto, tant'è che spesso mi era capitato anche di rispondere male a Jongho, a Wooyoung e a San. A loro chiedevo sempre scusa e loro mi capivano alla perfezione, trovandosi anche nella stessa esatta situazione, però per il principe era diverso. Avevo osato rispondergli, quella era considerata come una delle cose più irrispettosi che possano capitare da parte di un inserviente, per questo mi ero anche stupito che non mi avesse licenziato o picchiato su due piedi davanti ai suoi amici.

«Vai Hongjoong, porta questo.»mormorò San passandomi un piatto di tartine che aveva appena preparato il suo ragazzo. Quella sera i due si erano messi all'opera in cucina mentre tutti gli altri si stavano occupando di trasportare le portate.

Presi quindi il vassoio e senza nemmeno dire una parola mi indirizzai verso l'uscita, facendo come al solito attenzione a chi andavo incontro, cercando di schivare ogni ostacolo che mi si presentava davanti.

Posai poi il piatto sul primo tavolo che mi capitò davanti e mi guardai attorno, controllando che ci fosse ancora abbastanza roba da mangiare; quando capii che in realtà le cose stavano andando in eccesso mi decisi a tornare indietro per avvertire i due cuochi ma qualcosa attirò la mia attenzione.

Infatti non appena alzai la testa incontrai tre paia di occhi fissarmi e ci misi qualche attimo per capire di chi si trattasse: erano i ragazzi che avevano accompagnato il principe Park quel pomeriggio a cavallo e che avevano assistito all'intera discussione che si era tenuta quel giorno. Deglutii quando mi accorsi che avevano l'attenzione puntata su di me mentre bevevano dai loro calici di champagne super costoso.

Aspettai qualche attimo, incapace di muovere un muscolo, fino a quando uno di loro, quello biondo, non alzò il suo bicchiere in segno di saluto verso di me. Sgranai gli occhi per la sorpresa e mi girai di scatto per vedere se dietro di me ci fosse qualcuno con cui potesse star parlando ma, quando capii che in realtà si stava davvero rivolgendo a me tornai a guardarli per poi fare un leggero inchino con la testa e sparire in mezzo alla folla, di nuovo diretto verso la cucina.

Capendo che entro almeno un quarto d'ora sarei finito in pausa e avendo notato che quella sera non c'erano stati particolari problemi, tirai fuori il mio cellulare e sfogliai la pagina home di instagram. In quello stesso momento, prima che mi tornasse di nuovo l'ansia per la questione dell'omofobia di quel luogo, mi ricordai anche delle foto scattate quella sera al locale e, tornando a guardarle, mi resi conto che sarebbe stato un peccato non postarle.

Con Jongho non ne avevo scattata nessuna mentre con San e Wooyoung si, anche se quelle fatte col più piccolo erano nettamente più belle dal momento che quelle col rosa erano di quando avevo iniziato a diventare leggermente brillo. Perciò trovai una delle tante foto e la postai senza pensarci due volte.

Non appena l'ebbi postata sentii dei passi farsi presenti nel corridoio in cui avevo sostato e feci in tempo ad alzare lo sguardo per vedere che si trattasse del principe Park. Rimasi a fissarlo, mentre camminava lungo il tappeto disteso sul pavimento, con un portamento tipico e degno dei reali. Riuscii a notare come le gambe lunghe e magre si muovessero quasi a ritmo di una melodia nemmeno esistente e di come la schiena non tentennava nemmeno un momento nel perdere la sua posizione eretta, simbolo che probabilmente da piccolo aveva fatto i classici esercizi di camminare con una pila di libri in testa.

Mi ritrovai a deglutire quasi sentendomi inferiore a quel ragazzo che in realtà era mio coetaneo, anche se in realtà era proprio così che avrei dovuto sentirmi: inferiore a lui.

Non si era accorto di avere i miei occhi puntati addosso, forse fu proprio per questo che continuò la sua strada verso la cucina. Aggrottai la fronte quando mi accorsi della sua direzione e fui quasi tentato di seguirlo per capire cosa stesse facendo in quella parte del castello, ma poi abbassai la testa semplicemente capendo che magari non erano nemmeno affari miei.

Ripresi quindi a sfogliare la pagina home di instagram soltanto per qualche secondo, fino a quando non sentii qualcosa cadere nella stanza in cui il principe si era diretto.

Alzai di nuovo la testa di scatto e guardai avanti a me, vedendo che il ragazzo era sulla soglia della porta, come se avesse appena assistito a qualcosa a cui non avrebbe mai dovuto nemmeno immaginare e io subito mi preoccupai per i miei due amici.

Non riuscii a trattenermi dall'avvicinarmi alla stanza, per questo a passi veloci e silenziosi mi diressi verso l'entrata e, quando fui abbastanza vicino al grigio mi bloccai, iniziando a sentire quello che stava succedendo all'interno.

Arrivai davanti alla schiena dell'altro e, mettendomi in punta di piedi per superare la vista della sua spalla, trovai Wooyoung seduto su un mobile mentre San era in mezzo alle sue gambe, la bocca sul suo collo e le mani sul fondoschiena dell'altro che semplicemente aveva buttato la testa all'indietro nell'essere sottomesso a tutte quelle carezze.

Mi portai subito la mano alla bocca con talmente tanta velocitá e forza che probabilmente si udì il rumore della mia pelle scontrarsi e i due si separarono all'istante, voltando la testa verso di me...e verso il principe.

Appena se ne accorsero vidi il completo panico nei loro occhi. Riuscii a vedere le loro parole di quella sera volare via per aria, lontane anni luce dalla cucina in cui erano appena stati scoperti dal figlio del re. Si allontanarono immediatamente, non perdendo il contatto visivo con il ragazzo davanti a me e con i miei occhi, i quali cercavano semplicemente di dargli conforto in un momento del genere.

«Principe possiamo spiegare...»si fece avanti San, facendo qualche passo verso di noi, al chè io fui costretto a farmi leggermente indietro quando anche l'altro fece lo stesso. Mi infilai poi fra il suo corpo e lo stipite della porta, passando dentro e avvicinandomi al ragazzo dai capelli neri che era rimasto a fissare il pavimento con un'espressione che segnava soltanto che preso sarebbe crollato.

«Cosa dovete spiegare? Non solo non stavate lavorando in orario lavorativo e in un luogo di lavoro, come se non fosse già abbastanza grave questo, siete anche omosessuali.»quelle parole mi ferirono dritte al cuore, quasi come se fossi stato io quello ad essere stato appena colto in flagrante o come se qualcuno mi avesse pugnalato al petto.

Tuttavia, il modo in cui disse quelle parole fu diverso da quello che venne usato quando io e Jongho eravamo stati scoperti al nostro vecchio castello. Quella volta avevamo dovuto subire un monologo fatto di rabbia, delusione e soprattutto disgusto, questa volta quella frase era quasi segnata da presa in giro.

«È stato un incidente, noi non lo faremo più, lo giuriamo...»ma questa volta venne interrotto dal più alto che con una risata sarcastica si guardò attorno prima di andare verso il rosa con fare intimidatorio.

«Sai perfettamente quali sono le regole, gli omosessuali vanno banditi dal regno, nessuno escluso.»

A quelle parole sentii le mani di Wooyoung stringersi attorno al mio braccio in ricerca di anche un minimo di conforto che io, in quel momento, non riuscii a dargli.

Provai soltanto tanta rabbia, furia e ira nei confronti del principe, dei reali, del castello e della vita che ero stato destinato a dover fare per il resto dei miei giorni. Non era giusto mon poter amare chi si vuole solo perchè si viene criticati da persone che nemmeno provano amore se non per sè stessi e per la propria dinastia.

Vidi la schiena di San tremare e notai come sembrò per un attimo nemmeno in grado di reggersi sulle sue stesse gambe, infatti barcollò indietro fino a quando non si scontrò con il mobile su cui era ancora seduto il suo fidanzato, istintivamente gli portò una mano sulla coscia che il più piccolo non si privò di stringere.

Mi allontanai dai due, sentendo evidentemente i primi singhiozzi da parte di quello più basso, non riuscendo a vivere di nuovo quel momento. Era un sentimento straziante quello di essere stato appena scoperto. Ti senti vulnerabile, la persona che più odi è quella che hai accanto perchè è solo grazie a lei che ti sei ritrovato in questo casino, però è anche l'unica di cui necessiti.

Lanciai un'occhiata ai due, intenti a darsi delle carezze e a sussurrarsi delle rassicurazioni all'orecchio e non resistetti. La tristezza che avevo provato quella notte era sostituita dalla rabbia e sapevo per esperienza che nessuno dei due sarebbe stato in grado di prendere posizione contro la realtà dei fatti. Adesso però, con tutta la furia che tenevo incanalata nelle vene e nei muscoli sentii quasi la voglia di tirare un pugno sul viso apparentemente perfetto di quel ragazzo che, ancora, era nella stanza fissando la coppia in preda ad un dolore che lui nemmeno avrebbe mai dovuto sopportare.

«Andrò a dire a mia madre di quello che è successo domani mattina, questa notte preparate i bagagli perchè...»

«Non farete proprio un bel niente.»

Non mi accorsi che ad aver parlato fossi stato io finchè non mi resi conto di avere tre paia di occhi puntati addosso. Non seppi con quale coraggio avessi aperto bocca e quasi non capii come quell'idea mi passò per la testa, eppure non esitai nemmeno un attimo a prendere atto di quello che presto avrei detto, alzando anche il mento fiero di quello che avevo appena pensato di fare.

«Come prego?»disse allora il più alto, storcendo leggermente la testa e inclinandola verso il basso come a volersi abbassare alla mia altezza, cosa che ovviamente non fece altro che farmi incazzare ancora di più.

«Mi ha sentito benissimo, qui nessuno farà niente. Non prima che voi abbiate ascoltato la mia proposta.»

SUSPENSE SCUSATEEEE

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