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Hongjoong

«Porca troia dove è l'altro orecchino?!»la voce di un Wooyoung urlante mi entrò nei timpani e mi fece strizzare gli occhi a causa della sua acutezza. Lo vidi attraverso lo specchio agitarsi e correre da una parte all'altra della stanza, mentre si infilava le mani tra i capelli.

«Non agitarti e non rovinarti i capelli! Ci ho messo un sacco per farteli cosí!»lo rimproverò Minso mentre era intenta a portare i miei di capelli all'indietro con spazzola, lacca e gel. Sentii l'altro gridare istericamente dietro di noi e io alzai gli occhi al cielo, non potendone piú.

«Wooyoung per l'amor del cielo prendi altri orecchini allora, non farne un dramma.»proposi e lui subito si voltò di scatto, guardandomi poi attraverso il riflesso dello specchio.

«Sei impazzito?! No! Per nessuna ragione al mondo permetterò che tu rinunci ai tuoi maledetti orecchini! Si abbinano perfettamente agli altri gioielli, se li togliamo allora dobbiamo cambiare tutto.»cercò di spiegarmi ma io davvero non riuscivo a comprendere il motivo di tutto quel suo panico.

«Allora andrò senza, sono solo orecchini.»ribattei ancora e lui a quel punto venne, si mise lontano da Minso, e mi tirò uno schiaffo sul braccio, al chè io mugolai per il dolore e voltai leggermente la testa. L'attimo dopo la ragazza mi prese la testa con forza e me la rimise dritta, tirandomi indietro con le mani e cercando di farmi stare fermo.

«Non se ne parla proprio! Devi averli assolutamente!»disse ancora, iniziando ad abbassarsi sul pavimento e al livello del divano per controllare se magari fossero finiti lì sotto.

«Aha! Lo sapevo che stava qui da qualche parte!»esclamò poi quando vidi il suo braccio scomparire completamente tra il mobile e per terra, mentre il suo viso si spiaccicò sulle piastrelle mentre strizzava un occhio e tirava fuori la lingua. L'attimo dopo fu di nuovo in piedi e mi mostrò l'orecchino con un sorriso, prima di prendere l'altro e avvicinarsi a me.

«Ok, sei perfetto Hongjoong!»disse Minso mettendo le mani sulle mie spalle e poggiando il mento su una di esse, guardandomi nel riflesso dello specchio di fronte a noi. Sorrisi e lei fece lo stesso, prima che si allontanasse e andasse a prendere la sua borsetta, me tre Wooyoung si avvicinò a me e mi fece voltare.

«Posso mettermeli da solo, eh.»cercai di oppormi allungando le mani e facendo per prendere i due gioielli ma lui subito me le schiaffeggiò e si sporse su di me, iniziando a infilarmeli nei buchi delle orecchie. Quando poi ebbe fatto si allontanò e applaudì le mani prima di sorridere e fare del saltelli.

«Perfetto, ora possiamo andare! Ti chiamo Jongho.»mi informò e io ringraziai con un sorriso prima di alzarmi in piedi e guardarmi allo specchio. Lo smocking bianco mi modellava il corpo, avevo il papillon nero e le scarpe dello stesso colore dei vestiti. I gioielli erano tutti d'argento, compresi quei maledetti orecchini, in più avevo dei brillantini tra i capelli e sul viso, oltre al trucco sempre su quella tonalità argentata. Sentii il telefono squillarmi in quello stesso istante, allora lo presi ma rimasi sorpreso da quello che lessi.

Io riuscii soltanto a rispondere a quel messaggio che qualcuno bussò alla porta, mi voltai appena in tempo per vedere due volti familiari ma allo stesso tempo così tanto sconosciuti. Mi sentii quasi cedere le gambe non appena li vidi e in un certo senso fui anche spaventato dalla loro possibile reazione negativa.

I miei genitori entrarono dentro guardandomi in viso e poi facendo scorrere gli occhi lungo il mio corpo. Dopo più di metà anno ebbi di nuovo l'occasione di poterli vedere e mi sentii le lacrime agli occhi quando vidi due sorrisi sui loro volti.

«Hongie non piangere, o ti rovinerai il trucco.»borbottò mia madre venendo subito incontro e posandomi leggermente le mani sulle guance, facendo cautela a non causare problemi al fondotinta e al blush che avevo sulla pelle. Ridacchiai quando lo fece prima di lanciarmi letteralmente tra le sue braccia, pur tenendo i miei occhi chiusi per non permettere le lacrime di uscire da essi. Mi accarezzò la schiena con le mani e io gliela strinsi con le braccia, non volendo nemmeno provare a lasciarla andare.

«Sei bellissimo, figliolo.» disse invece mio padre rimaso in disparte, prima che io allungassi una mano e lo attirassi nell'abbraccio, che prontamente lui ricambiò.

«Mi siete mancati da morire.»mi lasciai scappare. Nonostante tutto, nonostante fossero stati loro a denunciare me e Jongho e nonostante non si fossero nemmeno opposti alla nostra cacciata dal vecchio paese, quando li avevo visti lì, sorridere, non avevo potuto non cedere e pensare che loro in realtà fossero venuti per me, perchè finalmente ero felice.

«Ma come avete fatto...»chiesi indirettamente a me stesso staccandomi da quella stretta, per poi guardare prima l'uno e poi l'altra cercando una spiegazione anche attraverso un loro sguardo.

«A quanto pare il tuo ragazzo ci teneva e ci ha fatti contattare da Jongho, perciò eccoci qua.»spiegò mio padre dandomi una botta sulla spalla con la mano.

«Non potevamo mancare al matrimonio del nostro unico figlio, anche se...»non completò la frase ma io capii perfettamente cosa in realtà volesse dire: anche se non si sarebbe mai aspettata che mi sposassi con un uomo, in realtà.

«Ora non è il momento per parlarne, sono già parecchio in ritardo e...»ma questa volta furono loro a non lasciarmi finire di parlare che sorrisero e scossero le mani per farmi capire che a loro andavano bene così. Allora senza parlare si misero uno da una parte e uno dall'altra, per poi alzare le braccia e piegando i gomiti.

«Andiamo?»mi chiese uno dei due e io annuii, incrociando poi entrambe le mie braccia con le loro e avviandomi verso l'uscita dalla stanza e poi per il corridoio.

Stavo morendo dentro, ero un insieme folle di emozioni che mai prima d'ora avevo provato. Non sapevo esattamente cosa stessi sentendo ma il mio cuore che batteva all'impazzata soprastava qualsiasi altra cosa, nemmeno riuscivo a sentire troppo occupato nell'ascoltare il ritmo cardiaco accelerato.

Non riuscivo a crederci che quello stava succedendo davvero. Da che avevo paura perfino di baciare sulle labbra un ragazzo in una stanza chiusa, stavo davvero per farlo davanti a tutto il popolo. E non stavo sposando poi un ragazzo qualunque, no, stavo per sposare l'attuale re del regno, il ragazzo che tutte volevano lì e che era assolutamente perfetto per me.

Mi sentii tremare quando fummo fuori dal castello e iniziammo a camminare per il cortile. Il matrimonio si sarebbe tenuto all'aperto nonostante facesse molto freddo, volevamo che ci fossero il maggior numero di invitati possibili che potessero assistere alla cerimonia e l'unico modo per far avvenire quel che volevamo era farlo fuori, proprio come avevamo fatto col funerale del padre di Seonghwa.

Ad un certo punto ci trovammo davanti a due pali a cui legato c'era un telo bianco che mi separava dal resto della folla che intanto stava chiacchierando tranquillamente. Sentii forte chiaro la voce dei miei amici e quella di Seonghwa, ma anche degli altri inservienti che ormai consideravo quasi come una famiglia.

Sospirai pesantemente guardando dritto davanti a me nel momento stesso in cui inizió la classica musica che si ascolta durante la camminata per la navata da parte della sposa: di regolare infatti c'era soltanto la musica in quel caso, dal momento che io ero uno sposo e che la navata fosse soltanto un pezzo dell'immenso giardino del castello.

Il telo si tirò giù non appena si sentirono le prime note della canzone e io, i primi occhi che incontrai, furono quelli di Seonghwa. Era quasi come se mi attirassero come una calamita, magnetici e profondi ma, che quando lui si accorse che lo stavo osservando, divennero sottili simbolo di un sorriso.

Presi a camminare, improvvisamente impaziente di averlo ancora più vicino. Dietro di lui come testimoni c'erano Yunho, Yeosang e Mingi mentre dal mio lato c'erano San, Wooyoung e Jongho. Mentre continuavo la mia "passeggiata" sentii gli occhi di tutti addosso, tant'è che nemmeno riuscii a ricambiare lo sguardo della gente, troppo preso da quello del mio futuro marito.

Quando fui abbastanza vicino i miei genitori si fermarono, allora prima mi voltai verso mia madre per lasciarle un bacio sulla guancia, e poi feci lo stesso con mio padre, prima che entrambi mi lasciassero da solo e io mi rincamminassi per quei pochi rimasti.

In poco tempo allora fui di fronte a Seonghwa, vestito di uno smocking nero con soltanto un papillon bianco, all'esatto opposto del mio outfit, come se ci stessimo completando come lo Yun e lo Yang. Sorrisi quando fui di fronte a lui e l'attimo dopo il prete ingaggiato per celebrare quella cerimonia iniziò a parlare ma inutile dire che io non ascoltai nemmeno una parola, troppo intento nel continuare a fissare il ragazzo che mi era di fronte il quale stava facendo lo stesso con me.

«Vuoi tu, Park Seonghwa, prendere in sposo quest'uomo, per amarlo e onorarlo, in salute e malattia, finchè morte non vi separi?»mi risvegliai da quella mia breve trance soltanto quando udii questa frase, la frase che avrebbe segnato l'inizio del nostro matrimonio, l'inizio della vita che d'ora in poi avremmo trascorso insieme.

Lo guardai e in quel momento mi sentii improvvisamente in paradiso, capii perfettamente i sentimenti dei personaggi delle favole ogni volta che si trovavano di fronte alla persona amata e non potei fare a meno di sorridere per almeno l'ennesima volta.

«Si, lo voglio.»tremai come una foglia a causa di quelle parole e in un attimo fui catapultato al settimo cielo, quelle parole furono tra le più belle che io avessi mai sentito e mi fecero star bene come mai ero stato; erano soltanto delle parole si ma segnavano qualcosa di fin troppo importante che sarebbe iniziato proprio quel giorno e proprio in quel momento.

«E vuoi tu, Kim Hongjoong, prendere in sposo quest'uomo, per amarlo e onorarlo, in salute e malattia, finchè morte non vi separi?»chiese poi il prete riferendosi a me. Rivolsi l'attenzione sull'uomo soltanto per qualche altro secondo prima di guardare di nuovo il ragazzo che amavo.

«Si, lo voglio.»risposi allora, creando il sorriso più bello che avessi mai visto sulla faccia della terra proprio sul viso del ragazzo di fronte a me. Entrambi voltammo gli occhi verso l'uomo per sentire l'ultima frase, la quale stavamo aspettando con fin troppa ansia e eccitazione.

«Per il potere a me conferito vi dichiaro marito e marito, puoi baciare lo sposo.»concluse e soltanto a quel punto allora mi precipitai sulle sue labbra. Gli misi le mani sulle guance e le sue finirono sulla mia schiena mentre la folla del pubblico si alzò in un applauso generale che non fece altro che farmi emozionare ancora di più.

Mossi leggermente la bocca sulla sua, ci assaporammo per l'ennesima volta in quei mesi ma nessuno dei due volle approfondire, ovviamente dare spettacolo ora non sarebbe stato proprio il massimo. Sorridemmo entrambi quando ci staccammo l'uno dall'altro e. io poi gli diedi un ultimo bacio a stampo prima di sussurrargli sulle labbra:

«Ti amo.»allora a quelle parole anche lui fece lo stesso e mi diede l'ennesimo piccolo bacio prima di ricambiare la frase.

«Ti amo anche io.»

Entrambi poi ci voltammo verso le persone in piedi che ci guardavano con gli occhi a cuoricino, i nostri amici che applaudivano e saltavano emozionati per noi, poi iniziammo a camminare verso di loro e passammo in mezzo alle due file di sedie mentre la gente urlava felice e lanciava dei chicchi di riso sulle nostre teste.

E se, come avevo pensato prima, quando mi ero sentito come i personaggi delle favole, avessi dovuto mettere a paragone il nostro amore con una di esse, considerando tutte le nostre diversità e tutte le complicanze che avevamo trovato nel tragitto, l'avrei messo a paragone con l'intero paese delle meraviglie.

Fine.

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