{21}
Seonghwa
Riuscii a pararmi da un pugno dell'uomo col coltello quando un urlo attirò la nostra attenzione, anche se avrei sperato di non sentirlo mai.
«Fermi!»gridò mio zio, alzai lo sguardo su di lui e la scena che mi si parò davanti mi fece gelare il sangue, ebbi una gran voglia di piangere e di urlare quando vidi quel che stava succedendo ma rimasi immobile, deglutendo soltanto.
Hongjoong aveva un braccio dell'uomo attorno al collo e dall'altra parte una pistola caricata puntata in testa. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime in quell'esatto momento e io, che non potevo fare nulla per lui, mi sentii così improvvisamente inutile che non riuscii nemmeno a dire una parola.
«Basta con le stronzate, passiamo alle questioni serie.»affermò colui che stava tenendo in ostaggio il ragazzo dai capelli bianchi, lo stesso a cui soltanto il giorno prima avevo promesso di sposarlo e di renderlo mio re, lo stesso a cui avevo promesso che nulla gli sarebbe successo. Che tipo di persona sarei stato, se fosse morto?
Sapevo che non avrei dovuto lasciarlo uscire da quella maledetta camera, avrei preferito fargli mangiare un pezzo di me stesso per la fame piuttosto che finire in questa situazione.
Una lacrima gli rigò una guancia e io ebbi l'istinto di avvicinare una mano per asciugargliela ma subito vidi il dito premere ancora di più sul grilletto, perciò feci un passo indietro e alzai le mani in segno di resa, per poi far cadere il fucile che ancora non avevo utilizzato fino a quel momento e inginocchiarmi sul pavimento.
«Va bene, mi arrendo. Ora lascialo.»intimai a denti stretti ma questo provocò soltanto una risata argentina da parte di quello psicopatico che stava tenendo il ragazzo per cui provavo sentimenti fin troppo forti da essere persino reali.
«Il frocetto non va da nessuna parte, non finchè non ti sarai deciso a darmi ciò che voglio.»mi rispose e io strinsi la mascella al sentire il modo in cui lo aveva chiamato. Cercai di mantenere la calma e lo guardai negli occhi, cercando di ignorare le lacrime che scendevano sul viso di Hongjoong: se lo avessi guardato per anche qualche secondo sicuramente non sarei stato in grado di trattenermi.
«E che cos'è che vuoi?»gli chiesi nonostante sapessi perfettamente quel che lui voleva; non avrei mai permesso che ottenesse il castello, il popolo e il regno su cui mio padre aveva governato, non ora che riuscivo a vere la luce alla fine del tunnel: ovviamente grazie ad Hongjoong.
«Diventare re.»affermò tenendo il mento alto, fiero delle parole che disse. Io mi trattenni dallo scoppiare a ridere per quanto tutta quella situazione fosse ironica: un pazzo del genere al governo del mio regno.
Non era più una questione di obbligo, non sentivo più il bisogno di dovermi sposare per prendere il posto di mio padre sul trono come voleva mia madre: adesso volevo difendere il mio popolo, la mia gente. Volevo rendere quel posto come avevo sempre sognato e non avrei mai permesso che qualcuno avrebbe potuto portarmi via quel sogno.
«O se vuoi gli piazzo una pallottola dritta nel cervello.»aggiunse poi spingendo la punta della pistola contro la testa del ragazzo che era ancora tra le sue braccia e che chiuse gli occhi in quello stesso momento, strizzandoli e facendo scendere altre lacrime che non fecero altro che farmi perdere la ragione.
«Se tu lo fai ti darò la caccia per il resto dei tuoi giorni.»lo minacciai sapendo però che il coltello dalla parte del manico lo avesse lui, non io. Era lui a tenere la persona più importante della mia vita tra le sudicie mani, mentre io rimanevo soltanto a guardarlo invano.
«Potrai pure uccidermi poi, ma io mi sarò portato il tuo fidanzatino nella tomba.»disse semplicemente con un sorriso maligno e una scrollata di spalle, a quel punto Hongjoong aprì gli occhi e mi guardò.
«Non farlo, v-va bene così.»mormorò sul braccio stretto al suo collo che in quel momento si strinse ancora di più se possibile, facendolo gemere dal dolore.
«Aww, che carino, è pronto a sacrificarsi per te, Seonghwa! Quando amore vedo tra voi due...sará un vero peccato ucciderlo davanti ai tuoi occhi.»mi prese in giro e io ringhiai un imprecazione, prendendo a pensare a cosa avrei dovuto fare in quel momento.
Quando l'ennesima goccia dal pianto di Hongjoong scivolò lungo la sua guancia la mia mente prese a ragionare più in fretta, capendo perfettamente che non avevo più troppo tempo per inventarmi qualcosa. Non avrei mai permesso che facesse del male al ragazzo, però non volevo nemmeno che ottenesse il regno.
«Tic toc, nipote, non abbiamo tutto il giorno!»esclamò e, a quel punto, ebbi un lampo di genio. Mi chiesi mentalmente come avessi potuto non pensarci prima e poi misi su un piccolo ghigno.
«Accetto il tuo patto ad una condizione.»affermai allora, notando lo sguardo sorpreso che apparve sul suo volto. Raddrizzò le spalle e in quel momento sembrò che c'eravamo soltanto io e lui in quella stanza, mentre ci fissavamo intensamente negli occhi pieni di sfida ed ira.
«Quale condizione? Sono io che posso uccidere il tuo ragazzo, le regole di questo gioco le decido io.»mi ribattè e io seppi che probabilmente avrebbe potuto dire qualcosa del genere, ma non mi diedi per vinto, e semplicemente cercai di puntare a ciò che per lui era più caro: il suo orgogli.
«Allora non ti dispiacerà giocare al mio, di gioco, giusto?»chiesi allora in modo ironico, al chè lo vidi alzare un sopracciglio e allentare anche se di poco la presa sul ragazzo, il quale tornò a respirare quasi normalmente. Capii da quei gesti di aver ottenuto la sua attenzione, ora stava a me soltanto continuare a tenere in piedi quella falsa.
«Di che gioco parli?»mi domandò allora e io seppi di aver giá vinto in partenza: conoscevo bene quell'uomo, a tal punto da sapere che non avrebbe mai rifiutato una sfida.
«Una gara, tra me e te. Saranno tre prove che determineranno chi di noi potrà governare questo posto. Proveremo la nostra forza e il nostro coraggio, chi sarà il migliore vincerà la corona.»spiegai in breve prima di allungare la mano verso di lui per stringere la sua che ancora era attorno al collo del ragazzo dai capelli bianchi.
Attesi alcuni secondi, sperando che accettasse quella proposta, non sapevo cosa inventarmi altrimenti e quella mi sembrò l'unica soluzione migliore. Certo, avrei di certo rischiato la vita per combattere contro di lui, ma almeno ne sarebbe valsa la pena. Non mi sembrò vero infatti quando lasciò andare Hongjoong che cadde sul pavimento e prese a tossire, soltanto per prendere la mia mano e stringerla.
«Non rifiuto mai una sfida.»mormorò con un sorriso sbilenco prima di lasciarmi andare e fare un gesto ai suoi uomini per far capire loro di ritirarsi da quelle quattro mura. Quando fui certo che fossero andati lontani, mi chinai e andai a soccorrere il ragazzo, lo presi per il busto e lo tirai a me.
«Hongjoong, dimmi che stai bene...»dissi guardandolo in viso mentre lo gli mettevo un braccio sotto le gambe e l'altro dietro la schiena per sollevarlo. Avanzai di poco nella cucina e poi andai a premere quel bottone che qualche giorno prima mi aveva fatto scoprire quella stanza segreta: non volli rischiare troppo tornando nella mia camera da letto.
Sentii lui fra le mie braccia tremare mentre si lasciava andare in tanti piccoli singhiozzi che per me parvero interminabili e dolorosi. Mi sbrigai per andare a poggiarlo sul divano e l'attimo dopo mi misi in ginocchio accanto a lui, prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli le lacrime che si era fatto cadere poco prima.
Lo vidi guardarmi e ancora potevo ben notare quello strato di lucidità nei suoi occhi a causa del pianto e non riuscii a non sentirmi ancora peggio nel ricordare ciò che era appena successo.
«Mi dispiace, non avrei dovuto nemmeno farti uscire, la prossima volta sono disposto a farti mangiare il mio cadavere piuttosto che vederti ad un passo dal morire.»dissi allora attaccando la mia fronte alla sua, in quel momento anche la sua mano fece il suo percorso sulla mia guancia e mi carezzò la pelle tirata in delle smorfie mentre parlavo.
«Seonghwa non è colpa tua, anzi, mi hai salvato la vita.»mi riprese poi e io mi staccai dalla sua fronte soltanto per guardarlo di nuovo in viso e accarezzargli le guance delicatamente, come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Beh, nonostante tutto, per me lo era. Era la cosa più bella, preziosa e buona del mondo e avrei pagato con la mia stessa vita pur di proteggerlo.
«Te ne sarò eternamente grato.»aggiunse poi e io non riuscii a resistere. Unii le nostre labbra in un ennesimo bacio, lui ricambiò fin da subito ma non fu nulla di burrascoso e passionale come gli altri baci che ci eravamo scambiati fino a quel momento.
Semplicemente rimanemmo lì a farci sfiorare le labbra e le lingue in modo da mostrare tutti i sentimenti che provavamo e la paura che avevamo avuto poco prima ma che ora era completamente passata grazie al fatto che ci trovavamo insieme.
Mi staccai da lui e poi gli diedi un bacio sulla fronte prima di raggiungerlo sul divano e sedermi al suo fianco; mi portai le sue gambe sulle mie e le presi ad accarezzare lentamente prima di decidermi a mandare un messaggio anche agli altri per avvertirli di ciò che era appena successo.
Beh nei prossimi capitoli ci saranno queste sfide, vedremo chi sarà il vincitore😶
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