{10}

Hongjoong

Quando il mattino dopo mi alzai sentii la testa scoppiare. Scostai il braccio di Jongho che avevo poggiato sulla vita e mi misi gli indici sulle tempie, massaggiandole mentre tenevo gli occhi chiusi. Dopo un attimo portai le dita tra i capelli, tirandoli leggermente dalle punte come a volermeli strappare dalla cute, avvertendo un dolore lancinante in tutta la testa, come se la notte prima mi fossi ubriacato.

Quanto avrei voluto ubriacarmi, in quel momento, avrei preferito qualsiasi tipo di dolore alla realtà.

Mi voltai per vedere se Jongho stesse ancora dormendo e, quando lo vidi, sorrisi leggermente nel vedere le guance rosse a causa del cuscino su cui aveva tenuto il viso durante la notte.

E poi, inevitabilmente, i miei pensieri andarono a quello che era successo la sera prima. Non ero riuscito a trattenermi, il mio lato impulsivo, come sempre da quando eravamo giunti in quel castello, aveva fatto capolino e mi aveva messo nei guai per l'ennesima volta.

Quando avevo visto Wooyoung piangere mi aveva tanto ricordato me, quando mi era successo lo stesso e avevo subito pensato che anche io avevo voluto qualcuno che facesse qualcosa per salvarmi da quella maledetta situazione, perciò mi ero impegnato di essere quel qualcuno che per me non c'era stato.

Accarezzai i capelli del mio ragazzo, facendo passare le sue ciocche rosse tra le mie dita, e poi semplicemente sospirai, prendendo il bordo del materasso tra le mani. Era presto, era appena sorto il sole e non avrei mai svegliato Jongho soltanto per tenermi compagnia, anche perchè lui non era ancora a conoscenza di quello che avevo fatto la sera prima.

Sapevo che, quando glielo avrei detto, avrebbe dato completamente di matto e si sarebbe incazzato da morire con me, ma in quel momento non ci avevo pensato mentre ora tutta la paura e l'ansia mi stava pian piano salendo dalla bocca dello stomaco al petto.

Presi il telefono e controllai le notifiche e, come avevo immaginato, trovai anche un messaggio da qualcuno con cui non avevo mai parlato prima: il principe.

Dato che mi ero messo a sua completa disposizione dovevo aspettarmi mi scrivesse anche cosí presto, proprio per questo mi ero messo la sveglia a quell'ora; fortunatamente Jongho aveva il sonno pesante e lui non si era svegliato a causa del suono incessante dell'apparecchio elettronico.

Spensi subito dopo il telefono e mi alzai dal letto, andando poi verso l'armadio che avevamo nella stanza cercando di fare il meno rumore possibile: se Jongho si fosse svegliato sarei stato costretto a dovergli dire perchè ero già in piedi cosí presto e in quel momento non avevo la minima voglia e forza di farlo.

Non appena fui pronto mi guardai allo specchio e mi sistemai i capelli, per poi sospirare per almeno l'ennesima volta prima di prendere un pezzetto di carta ed una penna per almeno lasciare un biglietto al rosso. Gli scrissi un "non riuscivo a dormire e sono andato a fare una passeggiata" per poi lasciarlo attaccato all'armadio.

Mk feci coraggio ed uscii dalla camera, consapevole che da quel momento in poi sarei stato nelle mani del principe per il resto della giornata, e lui di me avrebbe potuto far quel che voleva.

Mi diressi in cucina nel silenzio più totale e, una volta dentro, ci trovai San intento ad impastare il pane mentre un Wooyoung addormentato teneva la testa poggiata su un tavolo, impiastrandosi la pelle e i capelli di farina.

«Che ci fai sveglio?»mi chiese il rosa appena si rese conto della mia presenza e io scrollai soltanto le spalle, avvicinandomi al frigorifero per poi aprirlo e dare un'occhiata a quello che c'era dentro.

«Devo portare la colazione al principe.»risposi semplicemente per poi prendere la bottiglia di latte e aprirla, prendendo un sorso direttamente da essa, per poi pulirmi la bocca col polso.

«Al principe non piace il latte.»affermò San continuando a fissarmi e io abbassai la testa guardando la bibita, per poi riporla dove era stata fino all'attimo prima. Solo in quel momento mi resi conto che in realtà non conoscevo affatto i gusti del ragazzo a cui avevo offerto il mio servizio, perciò capii che sarebbe stato più difficile del previsto.

San scosse la testa e si avvicinò a me, per poi cingermi le braccia dietro la schiena, fregandosene della farina di cui erano cosparsi i suoi indumenti, in una stretta amichevole che in quel momento non mi ero proprio aspettato, infatti ci misi qualche secondo prima che ricambiai l'abbraccio.

«Nom avresti dovuto, lo sai? Wooyoung non ha dormito stanotte per i sensi di colpa.»mi sussurrò all'orecchio prima di allontanarsi da me e avvicinandosi a uno degli sportelli che contenevano diverse bustine di tisane, te e camomille varie. Non sapevo nemmeno esistessero certi tipi di quelle bevande, infatti fui anche tentato di prenderne una ma mi trattenni, sapendo perfettamente che quello non era il momento.

«Non potevo permettere che accadesse di nuovo, non a voi due.»ribattei con un sorriso mentre lo guardavo intento a prendere una bustina di te al limone e accompagnandolo poi con una tazza di ceramica bianca.

«Grazie.»mormorò poi quando mi avvicinai alle bottiglie d'acqua che utilizzavamo al posto di quella de rubinetto, non volevamo certo che qualcuno bevesse del calcare. Mi voltai verso il rosa e gli feci un'occhiolino per poi avvicinarmi al mobile delle pentole.

Presi un pentolino e ad occhio versai all'interno di esso dell'acqua, lasciandolo poi a bollire su una delle tante fiamme presenti in quell'enorme cucina. Quando fui certo fosse abbastanza calda, la versai nella tazza che poco prima mi aveva passato San e, sotto suo consiglio, ci misi un cucchiaino di zucchero per renderlo come sua maestà preferiva a quanto capii.

«Non mangia nulla?»domandai stranito dal fatto che beveva soltanto per colazione. L'altro scrollò le spalle, passandomi soltanto un fazzoletto per non bruciarmi la mano, e poi si girò tornando ad occuparsi del pane. Io non dissi più nulla e semplicemente uscii dalla stanza, dirigendomi per le scale che mi avrebbero portato alla camera del principe.

Tenni gli occhi fissi sulla tazza per concentrarmi e non far cadere il suo contenuto sul tappeto che copriva quasi ogni centimetro del pavimento in marmo e in poco meno di un paio minuti fui davanti alla porta del mio coetaneo.

Presi un lungo sospiro, per cercare di prepararmi alla giornata a cui stavo per andare incontro, poi bussai con la mano libera, prima di riportarla sulla ceramica.

In un attimo la porta fu aperta e io mi ritrovai di fronte al principe, evidentemente appena svegliato dati i capelli grigi scompigliati e le ciglia ancora attaccate tra loro. Si spostò dall'entrata e io chinai poco la testa, rimanendo in silenzio e entrando soltanto quando il ragazzo si voltò di spalle.

«Vi ho portato la colazione.»annunciai, posando la tazza su un comodino che aveva nella stanza, per poi legare le mani dietro la schiena e drizzando la mia postura, guardando dritto davanti a me e evitando ogni tipo di contatto visivo con il proprietario della stanza.

Questi senza nemmeno dire una parola si avvicinò al mio corpo per prendere il tè e sentii una delle sue ossa scrocchiare, anche se non seppi dire quale con esattezza. Afferrò poi la bevanda per il manico e se la portò alle labbra. Soffiò all'interno, girandosi completamente verso di me, e attese che si raffreddasse almeno di poco prima di avvicinare la bocca e prendere un piccolo sorso.

«Desidera altro?»domandai allora, già stanco di quella ridicola situazione, per poi attendere che mandasse giù il liquido che aveva appena sorseggiato. Lui sembrò che nemmeno mi sentisse, tant'è che fece schioccare la lingua sul palato e io buttai gli occhi al cielo quando mi accorsi che stava fingendo di star degustando il tè che gli avevo appena preparato.

Probabilmente però sarebbe stato meglio non fare quella "smorfia" con i miei occhi perchè in quell'esatto momento lui si voltò verso di me e si rese conto di quello che avevo appena fatto. Non ebbi il tempo di dire nulla che lui mise su un piccolo ghigno prima di mollare completamente la presa della tazza e lasciarla cadere sul pavimento, facendola rompere in mille pezzi e macchiando contemporaneamente il pavimento, il tappeto e il lenzuolo del letto vicino.

«Caz...»mormorai soltanto, cercando di trattenermi il più possibile quando mi resi conto che una buona quantità mi aveva anche sporcato i pantaloni della divisa che stavo indossando in quel momento, ma fortunatamente riuscii a trattenermi da lanciare altre imprecazioni e a fermarmi in tempo.

Alzai la testa, che fino a quel momento avevo tenuto chinata a guardare il casino appena accaduto, e trovai il principe con un odioso sorrisetto dipinto sul viso, cosa che mi fece innervosire ancora di più. Non dissi comunque nulla, capendo perfettamente a che gioco stesse giocando: voleva farmi impazzire, voleva farmi capire che io non potevo comportarmi come avevo fatto senza ricevere qualcosa in cambio. Mi stava punendo, lo sapevo bene. Fu per questo che quindi cercai di trattenermi da qualsiasi cosa avrei voluto fare e semplicemente tralasciai l'ira che sentivo nei suoi confronti.

«Pulisci, Hongjoong.»ordinò e io strinsi la mascella per poi annuire e voltarmi a cercare il fazzoletto che avevo avuto in mano fino a qualche attimo prima almeno per tamponare le aree più bagnate.

«Voglio trovare tutto pulito quando uscirò dalla doccia.»aggiunse poi andando verso il suo armadio e spalancandolo, iniziando a tirare fuori degli asciugamani e dei vestiti vari. Distolsi lo sguardo però quando mi resi conto che si stava spogliando davanti ai miei occhi, senza sentirti minimamente in imbarazzo davanti a me.

«Poi mi aiuterai a preparare gli outfit che indosserò oggi e mi acconcerai i capelli per l'uscita che terrò con una pretendente, intesi?»disse ma quella non sembrò affatto una domanda quanto un'affermazione. Io non alzai la testa, troppo imbarazzato da vedere il suo corpo mezzo nudo e sapendo perfettamente che in realtà non mi sarei dovuto nemmeno sentire cosí: non sapevo perchè mi faceva questo effetto vederlo in questo stato, forse perchè se lo avessi guardato mi sarei sentito in colpa nei confronti di Jongho.

«D'accordo, signorino Park.»risposi semplicemente chinandomi sul pavimento ancora intento a pulirlo dalle macchie più grandi che, pian piano, andavano espandendosi sul tessuto del tappeto.

Sentii i suoi passi dirigersi verso il bagno in camera che aveva ma poi si bloccarono all'improvviso e udii come ne fecero qualcuno indietro.

«Sappi che questo è solo l'inizio.»furono queste le sue ultime parole prima di uscire del tutto dalla stanza, lasciando un senso di rabbia e di disperazione dentro di me, a tal punto che tirai un conseguente pugno al letto su cui stavo passando uno dei fazzoletti che stavo utilizzando.

E questo è solo l'inizio, preparatevi al prossimo capitolo gente...

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top