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Seonghwa
«Sposare?! Non se ne parla proprio!»urlai appena sentii le parole di mia madre. Mi alzai dal mio letto matrimoniale e andai ad affacciarmi alla vetrata della mia stanza, appoggiandomi poi alla parete accanto. Fissai il cortile sottostante e concentrai la mia attenzione sulle mura che circondavano il prato, dove delle guardie camminavano e giravano la testa sia a destra che a sinistra.
«Seonghwa, ne abbiamo già parlato...»la voce della donna mi fece alzare gli occhi al cielo e mi portai una mano alle labbra, cominciando a mangiucchiarmi le pellicine del dito indice.
«Sei l'unico che alla tua età ancora non ha trovato moglie, presto nessuna ti vorrà più.»disse avvicinandosi a me e io non mi mossi, non volendo darle nemmeno la soddisfazione di potermi parlare guardandomi negli occhi.
«Ts, da come lo dici sembra che abbia quaranta anni.»commentai mettendo su un sorriso infastidito dalle sue parole. Quando la sua mano si poggiò sulla mia spalla volli scostarmi da quel contatto, invece rimasi immobile e lasciai che continuasse.
«Hai ventitré anni, molti tuoi coetanei sono sposati già da mezzo decennio.»a quel punto mi spostai e la guardai in faccia, non riuscendo più a mantenere la calma.
«In tutti i libri che ho letto nessuno mai si sposava prima dei venticinque anni! Perchè non posso essere normale, mh?»dissi puntando prima la libreria della mia stanza e poi me stesso, sull'orlo di tirare un pugno alla parete o di mettermi a piangere.
Mia madre mi guardò con uno sguardo intenerito, fece un passo avanti e mi poggiò una mano sulla guancia. Subito mi allontanai, non volendo avere in minimo di contatto con lei in quel momento, e mi voltai di nuovo verso la finestra.
«Sai bene che non sei come i giovani dei romanzi, tesoro.»commentò prima di girarsi sui tacchi e incamminarsi verso l'uscita della mia camera.
«Già, ho un regno a cui badare, non è così?»chiesi ironicamente per poi sospirare con una risata ironica. Sentii i passi bloccarsi ma, quando parlò di nuovo, mi prese uno spavento dato che era stata troppo tempo senza parlare, talmente tanto che mi ero quasi scordato che fosse ancora dentro la mia camera da letto.
«Non mangiarti le unghie, non voglio che le pretendenti pensino che tu non ti curi.»disse poco prima di uscire dalla stanza, accompagnata da una badante che aveva assistito a tutta la nostra conversazione.
Appena sentii la porta sbattere non mi privai di tirare un cazzotto al muro, talmente forte da far cadere un pezzo della pittura sul pavimento. Sentii il dolore immediato che mi percorse l'intero arto ma semplicemente me ne fregai, girandomi e andandomi a buttare sul letto.
«Le serve qualcosa, signorino Seonghwa?»mi chiese uno dei membri della servitù, che io nemmeno degnai di uno sguardo dal momento che fui troppo occupato a tenere la faccia schiacciata sul cuscino: chissà, se mi fossi messo nella posizione giusta, avrei potuto finire per soffocarmi, e preferivo morire di una morte del genere piuttosto che vivere in quella situazione.
«No, puoi andare San.»congedai il ragazzo con una voce completamente impastata dal tessuto bianco su cui tenevo la testa e poi sentii un movimento di scarpe e la porta aprirsi.
«Con permesso.»appena fu fuori, sbuffai a pieni polmoni e tirai un secondo pugno sul mio materasso. Presi forza e mi misi a sedere, guardandomi attorno nella stanza.
Era da quando avevo compiuto diciotto anni che mia madre e mio padre mi dicevano di trovare una donna. Ovviamente era molto raro che qualcuno riuscisse a trovare qualcuno durante la prima stagione a cui partecipava, però era anche equivalentemente raro che un principe a ventitrè anni ancora non aveva nemmeno una pretendente.
Ogni anno, con l'inizio dell'estate, perciò alla fine di giugno, cominciava la stagione dei debuttanti, ovvero principi e principesse si radunavano in diversi castelli del paese per trovare la persona con cui passare il resto della propria vita. Per i ragazzi, la prima stagione era quella subito dopo i diciotto anni, per le ragazzi quella dei sedici anni.
Ogni anno si sceglieva la città in cui sarebbe avvenuto questo "raduno" in base a una lista che veniva utilizzata da almeno tre secoli e, guarda un po' il caso, quell'anno sarebbe avvenuto proprio nella nostra città.
Durante la mia prima stagione ero ancora un ragazzino, troppo curioso di scoprire il mondo e di conoscere persone nuove al di fuori delle mura del mio castello: era stato così che infatti avevo conosciuto i miei due migliori amici, Mingi e Yunho. Quei due erano due conti di due terre diverse e, avendo il primo una sorella maggiore e il secondo una minore, si erano ritrovati entrambi al castello in cui anche io avevo debuttato quell'anno.
Essendo loro due un anno più piccoli di me e non essendo i primogeniti, avevano più fortuna di me: non avevano il dovere di sposarsi entro una certa età e potevano fare praticamente quel che volevano al mio contrario. Infatti partecipavano a dei festini, andavano nei locali a divertirsi e, cosa più importante, potevano andare a letto con tutte le donne che volevano senza doversi preoccupare dell'immagine che avrebbero dato al loro popolo.
Io, invece, essendo l'unico erede al trono di un re a cui restava poco da vivere, dovevo sbrigarmi. Mio padre si era ammalato durante la mia quarta stagione, quindi l'anno scorso. infatti proprio a causa di questo imprevisto non avevo potuto partecipare al raduno che si era svolto.
Gli era stato diagnosticato un tumore ai polmoni, i dottori avevano iniziato sin da subito con tutte le cure possibili ed immaginabili ma, nonostante tutto il potere che la mia famiglia possedeva, un male del genere non poteva essere controllato.
Così, mi era stato detto che quell'estate avrei dovuto assolutamente trovare moglie, dato che non si sapeva quanto ancora mio padre sarebbe potuto rimanere in vita. Sapevo di non avere scelta, che davvero avrei dovuto farlo, altrimenti sarebbe salito al trono mio zio, il fratello di mio padre, eppure non riuscivo proprio a far scattare in me quella volontà che animava tutti i giovani della mia età.
Perchè non avrei potuto semplicemente innamorarmi di qualcuno quando volevo e come volevo, senza tutti questi problemi. Dovevo trovare una donna che era mia pari, quindi una principessa, o al massimo una contessa, doveva essere bella perchè ovviamente andiamo, io ero considerato il ragazzo più bello del regno, perciò non potevo assolutamente sfigurare e inoltre dovevo farlo entro quell'estate.
Come potevano pretendere che mi innamorassi in poco più di due mesi? Era impossibile. Ma la cosa che in realtà mi spaventava di più era un'altra: e se non avessi trovato nessuna che riuscisse a soddisfare le mie esigenze? E se non sarei stato in grado di trovare qualcuna con cui voler spendere il resto della mia vita?
Scossi la testa a quei pensieri, cercando di scacciarli da ogni meandro della mia mente e poi mi alzai, stiracchiando la schiena e infilandomi le scarpe. Passai accanto al pianoforte della mia camera e ci passai un dito sopra, poi uscii dalla stanza e mi diressi verso le scale. Ignorai tutti coloro che mi rivolgevano uno sguardo o un saluto, semplicemente perchè non sapevo quanto ancora sarei potuto resistere senza dover sfogare la mia rabbia.
Arrivai al piano terra del castello e mi indirizzai verso il retro, dove c'erano le cucine, gli alloggi della servitù e la seconda uscita, quella appunto per le donne e gli uomini di servizio.
«Buon pomeriggio, signorino Seonghwa.»mi salutò uno degli aiutanti dei cuochi, o almeno così pensai dal momento che era fin troppo giovane. Conoscevo i nomi di tutti quelli che lavoravano nel castello ma spesso mi capitava di dimenticare le loro mansioni.
«Dove sono tutti, Wooyoung?»gli domandai guardandomi attorno. Stavo cercando lo stalliere, ma non c'era alcuna traccia dell'uomo che solitamente mi aiutava nell'attrezzare un cavallo.
«Sua madre ha licenziato lo stalliere stamattina stessa, gli altri ora sono in pausa pranzo.»mi spiegò, togliendosi il grembiule che teneva legato in vita e posandolo su un ripiano della cucina e uscendo poi dalla stanza, sicuramente anche lui diretto a mangiare qualcosa: nonostante fossero almeno le tre di pomeriggio, lui e gli altri stavano mangiando ora, non potevo non sentirmi in colpa per questo dal momento che mi dispiaceva del fatto che io mangiassi ad un orario decente grazie al loro duro lavoro.
«Per quale motivo?»chiesi allora, ritornando alla prima frase che mi aveva detto il ragazzo. Lo guardai e notai quanto sembrasse giovane, probabilmente aveva soltanto qualche anno in meno a me, mi stupiva come un ragazzo della sua età si fosse ritrovato a lavorare in un posto del genere.
«Non ne sono certo, signorino.»rispose semplicemente. Io annuii soltanto e poi congedai anche lui come avevo fatto col suo collega qualche minuto prima, per poi uscire dal castello decidendo che quel giorno avrei preso soltanto una boccata d'aria.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, beandomi del silenzio segnato soltanto dai passi degli uomini sulle mura di protezione del castello.
Vivevo in quel luogo da anni e mai come in quel momento mi sentii oppresso. Nonostante fosse un posto enorme, dove chiunque avrebbe potuto sentirsi libero di fare ciò che voleva, io non volevo starci, viverci era diventato il mio incubo e ogni giorno invidiavo i personaggi dei libri che tanto amavo.
In quello stesso istante poi, sentii squillarmi il cellulare nella tasca dei pantaloni bianchi che stavo indossando e subito andai a prenderlo per vedere di chi si trattasse. Mi era proibito avere qualsiasi social che non fosse instagram, infatti la notifica veniva proprio da quella applicazione.
Scossi poi la testa rimettendo il telefono in tasca e continuai a guardare il nulla, cercando di calmare ogni mio pensiero: quella stagione sarebbe stata un inferno.
Beh, benvenuti in questa nuova storia! È da molto tempo che la scrivo e mi sono abbastanza impegnata per questa, spero vi piaccia!<3
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